Dolby Atmos Music, intervista a Claudio Coccoluto

Claudio Coccoluto in una immagine di Stefano Belli © Motopepetuopress

Il parere del dee jay italiano più noto ed apprezzato, Claudio Coccoluto, sul Dolby Atmos Music. Intervista tratta dall’articolo dedicato alla nuova frontiera del suono nei club, pubblicato su Tutto Digitale 116, attualmente in edicola 

Una ventina di anni fa, il manipolo di eroi (beh, diciamo un gruppo di amici) che firmava già al tempo le sue produzioni editoriali come motoperpetuopress, su incarico di un editore romano, lancia una rivista dal nome esplicito: Mister Dee Jay. La prima – e rimasta tuttora unica – pubblicazione tecnica dedicata al mondo del clubbing e ai suoi protagonisti (uomini e macchine), come del resto la stessa testata suggerisce.

Quel numero 1 era impostato con un concetto semplice, il punto della situazione sui…numeri 1 che operavano nei vari aspetti del settore!

E così, la sezione test offriva le prove del #1 dei giradischi analogici, ovviamente il Technics SL-1200, e via discorrendo. L’articolo di mercato presentava la realtà di Goody Music di Claudio Donato, principale organizzazione italiana con punto vendita, produzione e distribuzione, scuola per dj e molto altro. In quanto all’intervista al n. 1 della consolle, non potevamo non prendere in considerazione il re dei dj italiani, già allora ben noto anche all’estero, Claudio Coccoluto.

A distanza di due decenni, è interessante notare che i numeri 1 di allora sono i numeri 1 ancora oggi. Il giradischi analogico #1 resta il Technics SL 1200, nella versione più recente, come è per quello digitale, sempre firmato Pioneer. In quanto a Goody Music, continua ad avere un grande impatto sul settore, del quale si occupa a tutto tondo, e, per ciò che riguarda il DJ sempre in cima nella preferenze dei clubbers, non crediamo di dire nulla di nuovo nel suggerire un nome: Claudio Coccoluto…

Per parlare di oggi, e di Dolby Atmos for Music, partiamo da lontano, proprio da quella primavera del 1997, un mese prima dell’uscita di Mister Dee Jay. Al tempo Coccoluto aveva già raggiunto una fama mondiale per il grande successo di Belo Horizonti (sì, con la i, anche se la località si chiama Belo Horizonte), creato basandosi su un sample di Airto Moreira ed entrato subito ai primissimi posti nelle charts internazionali. Un brano oscuro e solare al tempo stesso, con un ritmo che ‘costringeva’ a ballare, un brano che oggi rivive in un‘edizione celebrativa in vinile dorato, a testimonianza della sua ‘attualità’. Insomma, un pezzo ‘giusto’ il cui successo – se possibile – rese il ‘Cocco’ più impegnato che mai, e, di conseguenza, l’intervista venne realizzata non senza qualche difficoltà di ‘sincronizzazione’, trovando infine il momento giusto in una tarda serata, con una telefonata lunga e interessante che consentì di mettere in luce non solo il dj, ma anche l’uomo.

Da allora è iniziato un rapporto molto più agile, grazie anche alla passione di Claudio per la tecnologia in genere e le possibili applicazioni al mondo del clubbing, l’ascolto audio audiophile ed altre quisquilie del genere, che ci ha tenuto in costante contatto al di là delle serate al ‘suo’ Goa ed in altri club. Insomma, l’interlocutore giusto a cui chiedere un parere sulla nuova idea di Dolby, visto anche che – guarda caso – è stato per anni l’unico italiano dj resident proprio al MoS (Ministry of Sound), nel momento del suo massimo splendore…

Stefano Belli: Allora, Claudio, alla fine il surround, o meglio l’immersione sonora, è arrivata in discoteca. Che ne pensi?

Claudio Coccoluto: Per dare un parere obiettivo credo che dovrei se non provare, almeno ascoltare una situazione del genere. Certo, in linea di principio, anche se personalmente sono legato per molti versi alla tradizione (Claudio è da sempre fedele al vinile, ndr), non posso non essere contento di uno sviluppo in senso ‘spaziale’ della musica, un mezzo per poter offrire nuove sensazioni…
Per quel che mi riguarda, ho guardato al suono multidimensionale sin dai tempi della quadrifonia, con la quale mi sono divertito a ‘giocare’, e di conseguenza ho sempre pensato all’idea di creare nei locali qualcosa di ‘spaziale’, di immersivo, per coinvolgere i partecipanti ancor di più…

In realtà non è poi così semplice passare al suono multidimensionale, perché il tutto in primis dipende dall’ambiente disponibile, che deve essere studiato ad hoc. Molti locali hanno piante dal disegno ‘strano’, che obbligano ad un’emissione sonora monofonica… Inoltre, nel caso del Dolby Atmos, bisogna capire quanto si è ingegnere del suono e quanto dj!

Esatto, il dj suona in tempo reale, e non so se al tempo stesso si riesce a piazzare i suoni nello spazio acustico a 360°… sarebbe una sfida interessante, però.

Se son rose fioriranno… del resto il mondo del clubbing è in fermento, proprio sul fronte qualitativo: pensiamo ai sistemi PA di tipo audiophile, come il Despacio di McIntosh, il Funktion One e così via… sarai contento!

Certo! Come ben sai uno dei miei sogni è quello di realizzare un club audiophile, o meglio un club audiophile per ascoltare buona musica e non solo in completo relax. E chissà che prima o poi…

©Stefano Belli/Motoperpetuopress – Riproduzione vietata

L’intervista è tratta dall’articolo dedicato alla nuova frontiera del suono nei club, pubblicato su Tutto Digitale 116

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