Per testare la qualità di una fotocamera, videocamera o anche macchina da presa per il cinema, ci sono tanti sistemi. Sistemi più o meno scientifici, più o meno empirici, metodi che possono fornire indicazioni oggettive o soggettive.
Ci sono ad esempio le misure di laboratorio, che di certo nelle situazioni più evolute possono davvero spaccare il capello, fornire numeri con tanti decimali, ma spesso le misure non dicono tutto; per fortuna, anche negli anni del nuovo millennio, l’esperienza umana, in qualche modo ‘analogica’ (che fa rima con logica), aiuta a comprendere i dati per quello che valgono e a percepire sensazioni che i numeri non possono fornire.
All’eccesso opposto c’è chi rifiuta non solo qualsiasi misurazione, ma anche qualsiasi riflessione tecnica tout court, fidandosi, in qualche modo, del proprio istinto, anche solo dopo aver visto un paio di scatti e aver girato un minuto di video.
Insomma, il mondo è bello perché è vario, e lungi da noi l’idea di voler imporre un metodo assoluto, buono per tutti e per tutte le stagioni… resta il fatto che il solito, vecchio buon senso di cui sono dotati gli esseri umani, può essere utile anche in questa occasione.
Senza nulla togliere quindi agli strumenti di laboratorio, e all’opposto nemmeno all’esperienza individuale professionale, c’è una soluzione pratica e logica adottata da fotografi e film maker per avere un’idea della qualità di una macchina (o un obiettivo, di un sistema di ripresa…) ed è quella basata sull’uso di un cosiddetto ‘target’, un ‘cartello speciale’, con indicazioni ad hoc, che va inquadrato e fornisce immediatamente una risposta a determinati parametri. In funzione del target usato, si può controllare la geometria, la risoluzione, la resa cromatica…
In commercio esistono strumenti di varie dimensioni e costo; ovviamente i modelli più professionali offrono migliori prestazioni, ovvero sono caratterizzati da superiori capacità di visualizzazione della definizione e maggiore accuratezza cromatica, ma anche con un modello non particolarmente costoso si possono ottenere ottimi risultati; al di là delle prestazioni assolute, infatti, quello che conta è la capacità dell’utente di capire la resa della macchina in prova in base alle caratteristiche di un determinato strumento, che costituisce a tutti gli effetti un ‘riferimento’.
In altre parole, se è nota una certa qualità, si può vedere se la macchina in prova raggiunga questo livello oppure no. Ancora più facile poi confrontare due o più macchine con lo stesso cartello, oppure, come facciamo anche noi nei test foto e video, vedere cosa cambia con una macchina cambiando ad esempio l’impostazione ISO…
L’americana X-Rite Incorporated, fondata quasi 60 anni fa (1958), è un’azienda che vanta un’esperienza invidiabile in tema di ‘scienza e tecnologia del colore’. Esperienza aumentata, se possibile, con l’acquisizione (2007) di Pantone LLC, attiva da mezzo secolo e di fatto sinonimo di sistema di catalogazione ed identificazione dei colori, standard di fatto per la grafica e molto usato dall’industria.
Un’azienda, insomma, con la quale bisogna di certo fare i conti quando si parla di colori e dintorni. Fra i tanti prodotti, noti ed utilizzati da tempo dai fotografi professionisti sono i vari modelli di target ColorChecker, offerti a prezzi sempre non proibitivi, al punto che sono stati utilizzati in passato anche in ambito video.
Non sorprende quindi che di recente siano stati lanciati sul mercato i target ColorChecker Video, che, come lascia intuire la sigla, sono rivolti specificamente al mondo video cine televisivo, a vantaggio della versatilità della messa a punto sul set e della produttività nella fase di montaggio.
I nuovi target ColorChecker per ora sono disponibili in due ‘taglie’ diverse, comunque adatte entrambe a fornire – nello spirito dello ‘strumento di laboratorio’ – risultati coerenti e replicabili.
Un passaporto (o quasi)
Il modello più compatto si chiama ColorChecker Passport Video; quasi tascabile, è fornito in una robusta custodia rigida, all’incirca delle dimensioni di un contenutore Blu-ray Disc cartonato.
ColorChecker Passport Video offre sostanzialmente quattro cartelli distinti. Per iniziare c’è il riferimento cromatico per valutare specifici ‘cromatic colors’ (colori cromatici) allineati per la produzione video, oltre ai toni della pelle, il bilanciamento dei grigi, luci e ombre.
Un colore cromatico è un colore nel quale domina una particolare lunghezza d’onda o tinta (hue). Ad esempio, il verde e il blu sono colori cromatici, mentre il bianco, il nero, il grigio sono acromatici, perché non hanno tinte dominanti (in questi colori tutte le lunghezze d’onda sono presenti nella stessa quantità).
La cosiddetta luce bianca è considerata acromatica, dato che non possiede dominanti cromatiche; anzi, per essere corretti, questa si dovrebbe definire ‘luce acromatica’. è solo quando una particolare lunghezza d’onda (corrispondente, ad esempio, al rosso) è filtrata che la luce diventa cromatica, possedendo il colore che è opposto (complementare) della luce filtrata; così, nel caso del rosso, avremo il cyan, ciano, talvolta definito azzurro o blu-verde.
Un cartello ad hoc, poi, offre la possibilità di effettuare una precisa regolazione del bilanciamento del bianco per la creazione di un punto neutro costante, eliminando la necessità di correggere eventualmente i fotogrammi in post produzione.
Un ulteriore cartello, con tre sezioni, costituisce il grey target: a disposizione bianco acceso, grigio mezzotono 40 IRE, e nero saturo. Infine, c’è un classico focus target che facilita la messa a fuoco al centro e ai bordi.
Assistente silenzioso
E passiamo alla versione più completa, corrispondente al target di formato più grande. Denominato semplicemente ColorChecker Video, questo strumento si presenta come una sorta di lavagnetta double face di dimensioni all’incirca pari a quelle di un foglio in formatoA4 (21 x 29,7 cm).
ColorChecker Video offre qualche possibilità in più di Passport, almeno per quello che riguarda i colori. Su una facciata c’è un target del bilanciamento del bianco a schermo intero sul retro. L’altra facciata ospita invece invece tutto quello che serve per la gestione del colore. Al centro, per iniziare, quattro rettangoli orizzontali di generose dimensioni per i livelli di grigio, tra cui un nero lucido, per catturare il nero più profondo; una seconda scala dei grigi, con 7 quadrati (a passi lineari, per grigi bilanciati, con patch aggiuntivi in prossimità delle regioni di luci ed ombre), è a sinistra della prima.
All’estrema sinistra, lungo il bordo esterno, sei quadrati corrispondenti ai toni della pelle, dal chiaro allo scuro, passando per i semitoni. All’estrema destra, una doppia fila di quadrati in verticale, con colori cromatici (saturi e non saturi) per la precisa regolazione di colore e saturazione.
Realizzazione ed uso
Fin qui la descrizione delle possibilità offerte dai due modelli; basta piazzarli nei pressi di un soggetto ‘noto’ prima delle riprese per avere un’idea della potenzialità della macchina e delle regolazioni necessarie; naturalmente, i dispositivi vanno tenuti in posizione stabile e con illuminazione costante, per non falsare i risultati. Risultati che poi possono essere confrontati sempre usando i checker, anche durante la fase di post produzione. Ripetiamo, anche se quella realizzata con strumenti tipo quelli presentati in queste pagine è una misurazione sostanzialmente soggettiva, mantenendo lo stesso cartello un utente esperto troverà utilissime indicazioni per analogia.
Resta da dire qualcosa sulla costruzione, che appare studiata per contenere il prezzo, ma per fortuna piuttosto accurata per quello che riguarda la qualità delle varie sezioni.
D’altro canto, la durata di oggetti come questi non può essere eterna; al di là di possibili micro choc – fra trasporti, usi sul set e in studio e simili – la prolungata esposizione alla luce, in qualche modo, può nel tempo alterare leggermente i vari colori, e questo di conseguenza causerebbe regolazioni poco accurate. Non a caso X-Rite suggerisce di rimpiazzare il cartello dopo 12-24 mesi, in funzione della frequenza d’utilizzazione.
Per un uso non esasperato, e conservazione ad hoc, nella sua custodia e al buio, in ogni caso, i termini possono essere decisamente più lunghi.
Per concludere, dopo aver acquistato una macchina e il suo obiettivo, qualche scheda e un accumulatore di ricambio, un treppiede e una borsa, pensate a quest’altro accessorio, che può rivelarsi utile in tante situazioni…