Solo pochi mesi fa Tutto Digitale, sul numero 120, ha provato in anteprima – e con risultati lusinghieri – la Sony PXW-Z90V, una videocamera dotata di un sensore da 1”, che ricorda un modello di grande successo del passato (la DSR-PD100).
Ora è il momento del test di un nuovo modello che si ispira, per forme ed ergonomia, ad altre macchine Sony dal passato glorioso, come le DSR-PD150 e 170 (nate per la televisione ed usate nei più disparati contesti), oppure alla FX1 HDV, che ha introdotto nel 2004 il monitor sulla maniglia in posizione avanzata proprio come su questo modello, ed alle EX1/EX1R, che hanno portato su una sfera ancor più professionale il concetto di palmare con ottica integrata.
Studiando la scheda tecnica di questo camcorder ci si rende subito conto che Sony ha voluto fare davvero sul serio, senza rinunciare a nulla in termini di innovazione tecnologica; la stessa casa giapponese, sul proprio sito web, nella prima pagina dedicata alla macchina, esordisce dicendo di aver creato, con la PXW-Z280V, un nuovo standard di qualità per le palmari e per la distribuzione in diretta dei contenuti nell’era dell’IoT, Internet of Things, l’era degli oggetti collegati direttamente in rete.
Due prime assolute
Sony ha dotato questo camcorder di due novità tecnologiche assolute. La prima è il primo, scusate il gioco di parole, sensore 4K 3CMOS da 1/2”, volutamente piccolo ed in controtendenza rispetto alla moda recente. Una scelta per poter ottenere la massima profondità di campo, anche a diaframma completamente aperto, pur mantenendo livelli qualitativi delle unità di dimensioni maggiori, grazie ai sensori separati per catturare separatamente la luce rossa, blu e verde.
La seconda novità è legata al networking. La PXW-Z90V è la prima camera al mondo ad avere la connettività cellulare LTE dual link integrata, per massimizzare velocità di trasferimento e sicurezza della trasmissione. Per dirla in poche parole, basta utilizzare delle chiavette USB da collegare sulle porte della camera, per poter gestire una connessione in diretta, ripartendo il carico dati su due connessioni internet separate, magari di due operatori telefonici diversi. In questo modo diviene possibile rinunciare ad un uplink cellulare dedicato, quello che in gergo viene chiamato “lo zainetto”, con grossi vantaggi economici e funzionali per l’operatore o la troupe impegnati sul campo per news o broadcasting.
Filtri ND avveniristici
Le grandi novità non si fermano qui. Già in passato lontano Sony aveva introdotto dei filtri ND elettronici, che offrivano una maggiore duttilità rispetto a quelli ottici tradizionali.
Ma è sui modelli recenti, come FS5 ed FS7 MK II e sulla PXW-Z280, che questa tecnologia fa un grosso passo in avanti. I filtri possono essere regolati da 1/4 ad 1/128 in maniera assolutamente lineare e graduale senza scatti, anche in modalità automatica. Passando da ambienti bui ad illuminati o viceversa, il sistema è in grado di valutare ed attuare le compensazioni necessarie senza che si notino salti di luminosità.
L’operatore può anche intervenire sul diaframma per variare la profondità di campo senza che la luminosità della scena aumenti o diminuisca, grazie all’adeguamento automatico dei filtri. Gli ND possono comunque essere utilizzati in maniera preset, con quattro posizioni, una clear, e le altre tre programmabili dall’utente, sui valori classici, come 1/4, 1/16, 1/32, 1/64, 1/128.
Ottica Pro Fujinon
L’ottica integrata in passato è stata considerata un limite dai professionisti, per via dei comandi semplificati e per l’assenza dei fondo corsa. Su questo modello non è certamente il caso. L’obiettivo integrato ha una griffe molto importante, Fujinon, e caratteristiche da ‘servo’ professionale, che non fanno rimpiangere unità pro con mount B4. Sul suo corpo ci sono tre ghiere separate per fuoco, zoom e diaframma. L’apertura massima, F1.9, è costante su tutta l’escursione focale, 17x, che copre da 30,3 a 515mm equivalenti in 35mm.
La ghiera del fuoco scorre in longitudinale per sbloccare o meno la funzionalità completamente manuale. La ghiera centrale aziona lo zoom, con tanto di leva. Quando attivato, il servo zoom si aziona con un comando a bilanciere dotato di grande escursione e permette all’operatore di modulare la velocità con accuratezza. Come sulle ottiche professionali, il comando per attivare o disattivare il servo si trova nella parte inferiore.
Il paraluce è dotato del pratico comando di protezione a doppia tendina, senza tappo.
Sul corpo dell’ottica sono presenti anche altri comandi fisici per attivare una serie di funzioni: lo stabilizzatore, steady shot ottico, l’IRIS automatica, il macro, che riduce la distanza di messa a fuoco in grandangolo da 80 a 50cm, il fuoco automatico e instant autofocus.
Sfruttando la maggiore risoluzione del sensore, quando si gira in Full HD, può essere attivata la funzione per estendere lo zoom sino a 34x senza nessun degrado delle immagini.
HDR con dual workflow
Dopo il 3D ed il 4K, il trend tecnologico attuale è quello dell’HDR, high dinamic range, ben diverso da quello fotografico, lo standard che permette di sfruttare i miglioramenti in termini di luminosità e gamma dinamica fatti dai televisori LCD ed OLED odierni.
Sony ha equipaggiato la Z280 di ben due workflow differenti per poter gestire questo maggiore potenziale. Si può selezionare l’HLG, hybrid log gamma, che permette in televisori e monitor compatibili, di applicare automaticamente la LUT di sviluppo corretta durante la riproduzione dei file, o in alternativa il profilo Sony S-Log3. Quest’ultimo, già usato da mirrorless e cinema camera di casa, permette di preservare al massimo la gamma dinamica sia per la riproduzione in un contesto HDR, sia per ottenere un range aggiuntivo di gamma dinamica da sfruttare in post produzione nello spazio colore normale; una sorta di Raw senza però le notevoli dimensioni dei file correlate. Quando si seleziona una di queste modalità, la camera applica a monitor e viewfinder automaticamente la LUT giusta per poter valutare correttamente, in fase di ripresa, saturazione e contrasto, semplificando anche la messa a fuoco manuale.
Autofocus che ti guarda Al pari del modello provato qualche mese fa, anche questo camcorder è dotato di un sistema autofocus con riconoscimento facciale, che permette di seguire automaticamente un volto all’interno della scena. Con il pratico joystick presente sull’impugnatura accanto al tasto rec, a portata di pollice, si può commutare il viso da seguire nella scena.
Le impostazioni per questa funzionalità sono due, priorità sui volti, quindi non vengono esclusi altri elementi, o esclusivamente sui visi.
Per aiutare l’operatore a trarre il meglio dalla macchina da presa, sono necessari monitor e viewfinder di ottimo livello, ed in questa sezione Sony non ha fatto rinunce. Il monitor è, come abbiamo già detto, in posizione molto avanzata, cosa che permette di utilizzarlo anche come viewfinder appoggiando la camera sulla spalla. Non è molto grande, 3,5”, soprattutto in considerazione degli ingombri della camera, ma è ben risoluto, 1,56MP e dotato di ottima qualità e visibilità. Pertanto permette una visione ottimale della scena e soprattutto del fuoco, che può essere centrato anche senza utilizzare le assistenze come peaking ed ingrandimento. Quest’ultimo è molto pratico e si attiva e disattiva con la punta dell’indice con un tasto dedicato posizionato opportunamente sulla maniglia principale. Per lo schermo non sono presenti funzionalità touch.
Il viewfinder, basato su un pannello OLED da ben 0,5” e 2,36MP, offre una visione perfetta, con un contrasto molto elevato ed una riproduzione dei colori vivida e fedele. Un’articolazione permette di adattarlo a qualsiasi angolo di ripresa verticale ed, essendo disposto in posizione centrale, può essere usato indifferentemente con l’occhio destro o sinistro.
12G e non solo
Anche per quanto riguarda le connessioni, non manca nulla. Su questo camcorder fa la comparsa il 12G-SDI, che consente di collegare, con un singolo cavo, il camcorder ad altre attrezzature, come mixer video, o matrici, in 4K a 60 fps, semplificando enormemente i flussi di lavoro.
Per il collegamento dati, è presente una porta gigabit ethernet RJ45 e ben tre porte USB (una micro e due standard di tipo A, di cui una 3.0, con velocità sino a 5Gbps). A sottolineare l’appartenenza al settore broadcast, sono presenti genlock In e timecode In, entrambi commutabili in uscite con un unico interruttore. Per il comando remoto c’è un connettore mini jack da 2.5mm. La porta HDMI è del tipo A a piena grandezza.
Audio, super
La sezione audio può contare su ben 4 ingressi separati; 2 sono XLR e 2 vengono forniti tramite le slitte hot shoe, che supportano nativamente i ricevitori dei radiomicrofoni Sony, facendo passare attraverso la slitta sia l’audio che l’alimentazione, senza dover aggiungere cavi o batterie. Accensione e spegnimento dei radiomicrofoni vengono regolati automaticamente dalla camera.
Sul lato sinistro, protetto da uno sportellino, ci sono i comandi fisici per regolare i volumi ed il tipo di segnale di tutti e quattro gli ingressi. Infine, non mancano un microfono stereo integrato dalla buona resa ed un jack per le cuffie. Sulle hot shoe si possono installare anche altri accessori dedicati, come il faro HVL-LBPC, che necessita di una batteria dedicata, e la cui accensione può essere vincolata all’inizio della registrazione o all’accensione della camera.
Le schede SxS
Sulla macchina è presente uno slot per card SD, ma non può essere utilizzato per la registrazione; serve unicamente per memorizzare e richiamare preset ed altre utilità. Per memorizzare i video devono essere utilizzati i due slot per schede SxS di Sony, un sistema proprietario, sviluppato con SanDisk espressamente per le videocamere professionali. Utilizza il form factor e le specifiche degli slot PCI Express 34, e pertanto le schede possono essere lette con notebook Windows e Mac OS dotati di slot express card, o tramite dei lettori dedicati di Sony, come lo SBAC-US30, USB 3.0, dal costo di circa 300 euro.
Sul mercato ci sono anche dei modelli proposti da produttori terzi, anche con interfaccia Thunderbolt 3. Come per le altre Sony SxS, la PXW-Z280 può usare schede SDXC o QXD per la registrazione tramite adattatori, rinunciando ai formati di qualità superiore; su SDXC non è disponibile nessun formato 4K, ci si ferma al Full HD, e su QXD non è supportata la modalità XAVC-I Intra a 600Mbps. La durata massima di registrazione per singola clip è di 6 ore su singola scheda, e 9 ore sfruttando la modalità relay, ossia continuando la registrazione su un’altra. La capacità massima dei supporti SxS attualmente in commercio è di 256GB.
Miriade di formati
Abbiamo poc’anzi parlato dei supporti di registrazione; le opzioni per riempirli sono davvero notevoli. Essendo una camera pensata per la televisione, lo standard 4K supportato è quello dell’UHD o QFHD, ossia 3840×2160, con un frame rate massimo di 60 fps. Per quanto riguarda la compressione, il container scelto è il professionale MXF, e come codec debutta la possibilità di memorizzare i file nel formato XAVC-I, dove l’ultima lettera sta per Intraframe: la compressione viene operata indipendentemente su ogni fotogramma, per ottenere il massimo della qualità, anche se a discapito del contenimento dello spazio. Il bit rate massimo è notevole, 600 Mbps in UHD e 222 in Full HD.
In modalità long gop, con la compressione che viene operata su un gruppo di fotogrammi, è possibile scegliere tra più opzioni. La prima è l’XAVC-L, che permette di impostare bitrate massimo di 150Mbps in UHD e 50 in Full HD; per questa risoluzione esistono poi altre opzione, come AVC-L a 35 o 25 Mbps, e l’ MPEG HD422 ed HD420. Non manca una modalità in standard definition, DVCAM 720×576@25i per il PAL, per adattarsi al workflow di molte emittenti che usano ancora questo formato nato per le videocassette negli anni novanta.
Simultaneamente alla registrazione di alta qualità, la Z280 può registrare una copia ad un bitrate ridotto, detto proxy, che agevola notevolmente le operazione di upload dei file in rete. Abilitando la funzione Backup, è possibile addirittura registrare ed arrestare, con i due pulsanti di rec della camera, due registrazioni indipendenti sui due slot SxS. I formati disponibili per la bassa qualità proxy vanno da 480×270 a 0,5 Mbps sino a 1.920 x 1.080 a 9 Mbps, con molti step intermedi. Rispetto alla piccola Z90 mancano le opzioni di fast recording estreme, che su quel modello arrivano sino a 1000 fps; qui ci si ferma a 60.
Mezzo pollice, e il bokeh?
Dopo questa introduzione alle funzioni e tecnologie è finalmente giunto il momento di passare alla pratica.
Il nuovo sensore da 1/2” fa esattamente ciò per cui è stato progettato. Con l’obiettivo in massimo grandangolo, si riesce a tenere tutta la scena a fuoco, sia i soggetti vicini che quelli lontani, anche con diaframma completamente aperto ad F1.9. Questa caratteristica è stata cercata da Sony per chi deve raccontare tutto ciò che accade con una sola inquadratura, cioè per chi opera in news e documentari. Tuttavia il bokeh non è una chimera. Basta spingere un po’ sullo zoom, su due ingrandimenti, per cominciare a vedere dei cambiamenti; a 3X, 90mm equivalenti, i soggetti assumono una profonda differenziazione spaziale sul fuoco. Utilizzando focali maggiori, l’effetto si potenzia rapidamente fino a diventare davvero importante.
Tutta l’ergonomia è studiata correttamente; quella hardware è caratterizzata da comandi ben posizionati ed una nutrita serie di tasti fisici che permettono di ridurre al minimo gli accessi al menu, che da parte sua risulta comunque essere pratico e ben studiato. L’ottica è certamente uno dei punti forti di questo strumento di lavoro. I comandi manuali con i fine corsa ed il bilanciere del servo zoom sono da ottica B4 professionale. Il fuoco in manuale, grazie anche al monitor e viewfinder, si gestisce con precisione. Come già evidenziato, a tutte le focali, e con tutte le aperture di diaframma, non si fa fatica a trovare il punto focale ottimale, anche senza utilizzare le assistenze.
L’AF, come da tradizione Sony, funziona benissimo, così come la modalità di inseguimento dei volti, che riconosce un viso tra tante persone nella scena. Con il joystick si passa agevolmente da una persona all’altra. Ci sarebbe piaciuto avere, come sulle mirrorless di casa, la possibilità di usare il joystick per poter definire l’area del fuoco anche in assenza di persone, per effettuare giochi focali sulle quinte sfalsate, in automatico.
Dal punto di vista ergonomico, stranamente manca la possibilità di regolare l’angolazione verticale della maniglia destra, caratteristica distintiva di Sony introdotta con la EX1, che è poi stata copiata anche da altri produttori.
Sony dichiara per questo modello un rapporto segnale/rumore molto elevato, di 64dB, ben superiore rispetto a quello delle sorelle EX1 ed EX1R, che si evidenza sulle riprese diurne, sulle quali non c’è nulla da eccepire; il design con i tre CMOS separati per ogni componente colore permette alla Z280 di rivaleggiare alla pari con macchine dotate di sensori di taglia ben superiore, anche S 35.
In assenza di luce, è evidente una grandissima sensibilità della telecamera, che “vede” agevolmente al buio. Aumentando il guadagno, che viene espresso in dB e non in ISO, la risoluzione reale rimane elevatissima, senza calare. Tuttavia, questa super sensibilità si paga, con una tendenza ad introdurre rumore video sulle scene o sulle parti di immagine completamente prive di luce, anche impostando il guadagno a 0dB. Utilizzando valori maggiori, aumenta anche la rumorosità, ma a differenza di tante altre macchine, il dettaglio non cala e resta sempre notevole. Il gain massimo impostabile è 42dB; unito alla già notevole sensibilità a 0dB ed all’ottica super luminosa, permette alla camera di trasformarsi in un visore notturno. Per aumentare ulteriormente le prestazioni in caso di scarsa luminosità, si può attivare la modalità “high sensitivity mode”, che fornisce una spinta apprezzabile, ma che rende il rumore, quando presente, più visibile. Il processore della camera permette di effettuare la noise reduction su quattro livelli, spenta, bassa, media ed alta.
Di default è attivo sulla posizione media, che ci è sembrata la scelta più equilibrata. Sia chiaro, non pensiamo che il rumore sia un problema per questa telecamera; è nata per raccontare la realtà e ci riesce benissimo.
Guarda come dondolo
Essendo una palmare, la macchina è certamente soggetta a vibrazioni ed oscillazioni. Per questo motivo Sony ha equipaggato la Z280 con uno stabilizzatore ottico, di cui si apprezzano le doti; confrontando le riprese fatte abilitandolo o disabilitandolo si nota una grande differenza. Tuttavia non può far miracoli quando si utilizzano le focali più spinte che l’ottica Fujinon permette di raggiungere. A 515mm di lunghezza focale, anche le minime oscillazioni determinano uno spostamento sensibile sull’inquadratura, e gli spostamenti vengono amplificati dal rolling shutter, che in massimo tele genera un leggero effetto gelatina. Nulla di drammatico ovviamente, ma semplicemente per avere riprese stabili utilizzando il teleobiettivo, sarà opportuno posizionare la Z280 su un cavalletto. Gli altri effetti del rolling shutter, skew o deformazione orizzontale e flash banding, sono abbastanza marcati quindi nella norma dei sensori dotati di questo tipo di tecnologia.
Uso broadcast
Veniamo infine al settore in cui questa telecamera fornisce il meglio di sé, quello della televisione sul campo ed in diretta, grazie alle tecnologie integrate ed in particolare quelle dedicate alla connettività. Abbiamo detto in apertura che la Z280 è la prima camera dotata di connettività cellulare LTE doppia, per consentire ridondanza e ripartizione del flusso dati su due connessioni simultanee. I modem però non sono integrati. Vanno aggiunti sulle porte USB, e sul sito web non sono attualmente riportati dei modelli specifici, ma si consiglia di chiedere suggerimenti al proprio rivenditore autorizzato. Per la ricezione del video in diretta, si possono utilizzare anche le workstation PWS-110RX1/RX1A, che occupano una sola unità rack da 19”. Sia chiaro comunque, l’LTE non è però l’unico modo di connettere al cloud la Sony, che supporta il WiFi sia sulla banda da 2,4 che da 5GHz, per adattarsi a qualsiasi rete. Inoltre, è presente un connettore di rete RJ45 gigabit che permette di collegarsi ad una rete cablata senza adattatori, con altissima velocità. La Z280 si guadagna l’appartenenza al gruppo dei camcorder più prestazionali di Sony, XDCAM, sinonimo non solo di qualità ma soprattutto di ottimizzazione dei workflow produttivi, XDCAM air incluso. Quest’ultimo richiede un abbonamento, e fornisce strumenti avanzatissimi per la condivisione dei filmati tra più camcorder e la sede di lavoro remota, emittente televisiva o azienda organizzata che sia. Tra i servizi supportati, per visualizzare a distanza ciò che la camera sta inquadrando, c’è lo streaming con QoS, quality of service, che minimizza anche problemi di trasmissione tipici delle connessioni mobili, e l’invio automatico, via FTP, su un server remoto, dei media registrati. è possibile effettuare l’editing in camera, eliminando dalle clip le parti indesiderate, riducendo così i tempi di trasferimento, tanto preziosi per chi deve andare in onda. Possibile anche inviare un file mentre si continua a registrare un’altro. L’applicazione Content Browser Mobile consente di controllare le funzioni principali del camcorder PXW-Z280 tramite uno smartphone o un tablet dotati di sistema operativo iOS o Android.
Tra le opzioni segnaliamo l’RM-30BP, un piccolo ma potente pannello remoto, in grado di controllare sino a tre camcorder simultaneamente, e dotato di funzioni molto avanzate, tipiche dei CCU, control camera unit, professionali.
In dotazione sono forniti il caricabatterie/alimentatore U1A-B e la batteria BP-U30 da 23Wh che risulta un po’ piccola per la sete di energia della Z280, che consuma tra i 24 ed i 31W. Sono disponibili in opzione modelli da 56 ed 85Wh, che sono decisamente più adatti, e il caricabatterie doppio U2A-BC.
Perfetta? no, ma quasi…
La PXW-Z280 è ricchissima di contenuti tecnici, per cui risulta davvero difficile riassumerne in poche righe i tantissimi pregi; nella nostra prova ha dimostrato di avere tutte le carte per giocare un ruolo importante nel settore video professionale, nel presente e nel futuro. Emittenti televisive e società di service per i live potranno utilizzarne tutte le funzioni, in particolare quelle del workflow XDCAM legate alle produzioni in diretta e sul campo, grazie alla doppia connettività cellulare LTE, ed al supporto avanzato di WiFi e gigabit ethernet. Tutti i professionisti potranno però sfruttare la simbiosi tra le potenzialità del nuovo sensore 4K 3CMOS, la superba ottica Fujinon 17x con apertura costante F1.9, e l’elettronica raffinata, con i codec dalla versatilità totale, con bitrate selezionabili da 0,5 a 600Mbps.
La forza di questo camcorder non sta solo nel video, in quanto la sezione audio è super, con 4 ingressi separati per altrettanti canali di registrazione, grazie all’integrazione con i radiomicrofoni della serie D-UWP, che forniscono audio e prendono alimentazione senza utilizzare cavi.
L’investimento è protetto per il futuro grazie al 4K UHD che supporta tutti i frame rate sino al 60p ed ai due workflow HDR. Insomma una camera super, (quasi) perfetta. Quasi per i pochi difetti, tra cui la tendenza alla rumorosità notturna, prezzo da pagare all’elevatissima sensibilità: piccole cose, che non riescono ad offuscare le doti della macchina.
Costa, ma conviene
Per acquistare una PXW-Z280 è necessaria una somma discreta, ma considerate tutte le caratteristiche tecniche, anche quelle ottiche dell’obiettivo Fujinon 17x, ci sentiamo di definire il rapporto qualità prezzo comunque molto vantaggioso, per quella che possiamo definire la regina delle palmari con ottica integrata.