Videocamera Canon EOS C100 Mark II

Test estratto da: Tutto Digitale 97 – Giugno 2015
Videocamera
Canon
EOS C100 Mark II
– Prezzo: € 5.307,00
A poco più di due anni dal lancio della C100, arriva da Canon la versione Mark II della videocamera, che arricchisce le doti della “piccola” di casa Cinema EOS con le principali richieste arrivate dal mercato: il risultato è la macchina super35 mm con i 12 stop di gamma dinamica che conoscevamo già, ma più versatile, più comoda e al passo coi tempi
Canon C100

Prendere una base di sensore Super35 mm, Canon Log e gamma dinamica estesa, funzioni semiautomatiche per l’one man band ed aggiungere versatilità di registrazione, un nuovo processore, un oculare degno di questo nome, la ripresa a 60p ed altri piccoli – ma importanti – accorgimenti: è questa la ricetta della C100 Mark II, la nuova entry level (se così si può dire…) tra le pro della gamma Cinema EOS di Canon.
Il sensore CMOS Super35 mm da 8,29 MP e l’innesto per obiettivi EF piazzano la macchina direttamente nel segmento più caldo del mercato, ovvero quello in cui si producono immagini di estetica cinematografica con budget molto più contenuti di quelli della produzione classica. In questa direzione vanno il Canon Log, ovvero la particolare curva del gamma che massimizza la dinamica ed offre una maggiore libertà in color, e la possibilità di registrare in 4:2:2 su recorder esterno HDMI.
Il processore di immagine, DigicDV IV, è nuovo, potente e capace di elaborare il segnale del sensore in modo diverso da quanto avveniva in passato, con l’obiettivo di produrre immagini con meno moiré ed aliasing e di offrire una migliore resa ad ISO elevati: il valore massimo della sensibilità della camera raggiunge infatti un ragguardevole 102.400, contro gli 80.000 della versione precedente. Nella pratica dei nostri test, questo dato si è tradotto in un ottimo comportamento ad ISO crescenti, con immagini utilizzabili fino ai 6400 ISO, ed anche oltre per quegli impieghi particolari in cui la presenza di un minimo di grana non sia un problema. In particolare, siamo rimasti colpiti da quello che abbiamo potuto vedere subito sopra i 3200 ISO, con rumore al limite della percettibilità e per nulla invasivo. Se si sale sopra i 25600 ISO, ovviamente, si noteranno sempre più grana ed artefatti, ma stiamo parlando di riprese nella quasi totale oscurità che, fatti salvi gli usi estremi di cronaca o di camera nascosta, non rappresentano certo uno standard. Invece una chiesa poco illuminata o un esterno notte in città sono scenari molto più comuni, nei quali la buona sensibilità della C100 Mark II, unita ad ottiche veloci, può dare belle soddisfazioni. La sensibilità della macchina, però, non si riflette solo nella quantità di luce necessaria per le riprese, ma influenza anche la distribuzione della gamma dinamica tra basse ed alte luci, come vedremo più avanti.
Oltre al nuovo processore di immagine e quello che consegue, la videocamera porta con sé altre innovazioni che aumentano facilità e versatilità d’uso, a cominciare da alcuni piccoli/grandi ritocchi al design, che migliorano il progetto originario, senza stravolgerlo.

A me gli occhi, please

La C100 Mark II è una macchina molto intuitiva e di facile gestione: quando la si prende in mano per la prima volta è come se la si conoscesse da sempre, con tutti i comandi al posto giusto, un ottimo bilanciamento e la giusta modularità. A questa base interessante, comune alla prima versione, oggi si aggiungono alcuni particolari – molti dei quali richiesti a gran voce dal mercato – che ne rendono l’uso ancora più comodo.
Iniziamo dal particolare a nostro avviso più importante: il mirino. Nella prima C100, questo componente era poco utilizzabile, privo di possibilità di movimenti, caratterizzato da scarsa risoluzione e con un posizionamento scomodo ai limiti dell’impossibile: per guardare nel mirino, l’operatore era costretto ad appoggiare completamente la guancia sul display. In molti fra gli utenti avevano ovviato al problema con l’uso di una loupe esterna applicata al display, pure caratterizzato da uno snodo a movimenti limitati.
Sulla Mark II invece abbiamo un EVF che sporge dal dorso della macchina ed è orientabile in tre posizioni (orizzontale, 45° e 68°). Il dispositivo è dotato di correzione diottrica, offre risoluzione e luminosità adeguate e dispone di un oculare in gomma che ne rende l’uso molto confortevole.
In caso di riprese in esterni, il viewfinder è spesso l’unica speranza di lavorare con precisione sull’inquadratura, oltre a migliorare la posizione della camera in caso di riprese a mano. Segnaliamo che quando si installa la maniglia superiore l’oculare non raggiunge più la terza posizione (68°).
Il display è un OLED da 3.5” e 1.23 MP di risoluzione, dalla luminosità regolabile e che può essere usato anche in esterni: chi scrive preferisce l’uso dell’oculare, ma ci sono situazioni in cui è necessario usare il monitor integrato. L’OLED, ad esempio, si rivela indispensabile per la visualizzazione del waveform, del vettorscopio e dell’edge monitor, uno dei dispositivi di assistenza alla messa a fuoco presenti sulla camera. Nuovo è l’alloggiamento e la possibilità di ruotarlo molto più di quello precedente, ovvero fino a 270 gradi sugli assi verticale e orizzontale. Tradotto in termini pratici, ciò vuol dire controllo dell’inquadratura quando si è in auto ripresa, oppure posizionamento del display sul lato sinistro della macchina.
Sulla cornice del display sono presenti anche un piccolo joystick e tre tasti: menu, cancel e display. La presenza del joystick permette di gestire il menu anche quando si stacca l’impugnatura, ad esempio se si installa la macchina su un supporto stabilizzato. A dirla tutta, la copertura in plastica del display non è realizzata con materiali esaltanti, ed è sensibile ai graffi.
Per il resto l’impostazione generale del camcorder resta invariata, con la struttura modulare composta da corpo, impugnatura stile reflex e maniglia superiore rimovibile, che porta gli ingressi XLR con connettori Neutrik e i controlli audio. Su questo punto, una piccola ma importante novità è la presenza di un microfono interno mono, posto sul frontale dell’apparecchio: un’altra miglioria provieniente dalle richieste dei clienti, che possono oggi ottenere riprese con audio guida senza bisogno di microfoni esterni e senza perdere tempo in regolazioni e menu.
Altre piccole novità sono lo sportello trasparente per l’alloggiamento delle schede, i pulsanti per ISO e shutter raccolti in un piccolo sbalzo che ne migliora la raggiungibilità ed il vezzo dei tasti rec di colore rosso. Il modello in prova, inoltre, era dotato di una base con doppio attacco per viti da 1/4” e 3/8”, in luogo delle due piastrine rimovibili con attacco singolo, di cui fatalmente si finisce per scordare sempre quella necessaria.
Se questa fosse la dotazione standard sarebbe una piccola semplificazione della vita del filmmaker che non guasterebbe affatto.
La dotazione di controlli si completa con i 17 pulsanti personalizzabili, la rotella per i tre filtri ND integrati, il selettore di accensione, la vite a sbalzo per il punto di fede per la misurazione dei fuochi e le due prese d’aria per il raffreddamento: la ventola può lavorare in modalità bassa, elevata e automatica, con l’ultima che interrompe il movimento del dispositivo alla partenza in registrazione.
Da quello che traspare in queste righe, Canon ce l’ha messa tutta per ascoltare ed integrare nel progetto della videocamera le richieste degli utenti della prima versione della macchina. Proviamo dunque a formularne una nuova, in attesa del futuro: è possibile eliminare il cavo di connessione della maniglia al corpo camera?

Finalmente slow motion

Come accennato, un’altra delle novità importanti è la registrazione in Full HD fino a 59,94 fotogrammi progressivi al secondo, un’opzione che consente di realizzare ralenti fluidi. La prima versione della videocamera si fermava al 29,97p e di fatto non consentiva di realizzare slow motion neppure a 720p, come ad esempio facevano le reflex della casa inclusa la 5D Mark III.
In realtà, come ben sanno i possessori della C100 “atto primo”, un modo di ottenere in post riprese al ralenti c’era, ma prevedeva l’uso di riprese interlacciate con un impoverimento finale della risoluzione delle immagini.
La nuova C100 offre due distinte opzioni per lo slow motion. La prima è girare a 50 o 59,94 e poi conformare a 25p le immagini nel software di montaggio. La seconda, invece, consiste nel girare direttamente a velocità diverse da quelle di registrazione, e di realizzare così le clip rallentate (o accelerate) in macchina. Questa seconda modalità si chiama Slow&Fast Motion ed è disponibile solo registrando i file in MP4.
Quali sono i pro e i contro delle due opzioni? La prima conserva l’audio originale, utilizza il massimo bitrate (28 o 35 Mbps) ed è compatibile con il pre-rec, la registrazione doppio slot e quella in relay recording.
Con la seconda, invece, le riprese sono mute, già rallentate e registrate a massimo 24 Mbps al secondo: se si imposta il flusso dati sui 35 Mbps, la modalità Slow&Fast produrrà immagini accelerate e non rallentate, il che può servire in caso si voglia ottimizzare lo spazio su scheda per registrazioni lunghe che andranno comunque accelerate in post.
Il dato del bitrate non tragga però in inganno: le clip rallentate direttamente in macchina saranno codificate infatti con 24 Mbps effettivi per ogni secondo di filmato finale, mentre i 35 o 28 Mbps fanno riferimento alla larghezza di banda prima delle operazioni di conforming, per un dato reale dunque leggermente inferiore. Tuttavia, nel corso delle nostre prove non abbiamo notato enormi differenze sulle immagini ottenute nei due modi, ma un certo intuito ci fa propendere verso la seconda modalità, magari con ripresa a 59,94p, registrazione a 29,97p e un piccolo rallentamento ulteriore in post fino ai 25 fps, per una velocità finale pari a circa il 40% di quella iniziale. Per andare oltre bisogna affidarsi alla post e a plug-in tipo Twixtor, con tutte le cautele appropriate del caso. Certo un bitrate maggiore per il ralenti non sarebbe male…
Quello che invece fa la differenza nella ripresa ad alta velocità è l’otturatore che, lo ricordiamo, deve viaggiare almeno al doppio della frequenza di registrazione, ovvero 1/100 a 50p e 1/120 a 59,94p, a salire in presenza di movimenti veloci. Se infatti si imposta un otturatore uguale al frame rate, il risultato sarà un motion blur molto fastidioso e per giunta amplificato dal ralenti. Corollario importante: per lo slow motion serve molta più luce che per le riprese a velocità normale…
Altro elemento per ottenere un buon risultato è la scelta del soggetto: 60p è infatti una buona velocità di ripresa per rappresentare con enfasi movimenti abbastanza lenti. Ritratti con espressioni che cambiano, persone che camminano, animali in stato di quasi quiete sono i soggetti più indicati per simili velocità: per eventi a sviluppo più rapido – o per esaltare ancora di più i movimenti, rallentandoli più che al 40% – servono velocità superiori, che però richiedono attrezzature di ripresa dedicate. Dunque, visto che non tutti i filmmaker lettori di questo articolo si troveranno a girare il remake di Inception, con l’interminabile caduta del pulmino dal Commodore Schuyler F. Heim Bridge di Los Angeles (e nemmeno angurie che esplodono, strette da mille elastici), la ripresa a 60p ci sembra un giusto, appropriato ed inevitabile passo avanti da parte di Canon.

Autofocus che passione!

Il CMOS della C100 Mark II ha una risoluzione di 8,29 MP, con ogni fotosito del sensore composto da due fotodiodi accoppiati. Oltre ad avere effetti sull’estensione della gamma dinamica, questa architettura permette di implementare anche su questa macchina il Dual Pixel CMOS AF.
Questo sistema di AF continuo aveva debuttato già sulla C100, con un aggiornamento del camcorder dopo circa un anno dall’uscita. La presenza dei due fotodiodi permette di migliorare la lettura della differenza di fase: frasi da manuale a parte, possiamo dire che i risultati sono davvero degni di nota, soprattutto per l’assenza dei movimenti progressivi di ricerca del fuoco, tipici dei sistemi a contrasto. Il DAF è veloce (ma non fastidioso) e preciso, anche se è necessario provare il sistema con i propri obiettivi, in quanto è possibile riscontrare alcune differenze di performance con diverse lenti. Con il Canon EF-S 18-135 STM, ad esempio, le variazioni di fuoco sono morbide e non sfigurano affatto nel montato finale, mentre con un EF 50 f1.4 i movimenti sono risultati più scattosi. C’è da dire che gli obiettivi STM sono progettati proprio per offrire un AF continuo morbido ed utilizzabile anche in ripresa.
Il sistema lavora solo nel centro del frame e in un’area non molto estesa, e dunque va usato con criterio: per esempio, su una steady o su un Movi può aiutare, a patto che il soggetto da riprendere sia sempre centrale. Insomma, a Kubrick e a Wes Anderson questo AF sarebbe piaciuto molto…
Battute a parte, se riconduciamo questa possibilità al tipo di utente per il quale la macchina è progettata, ovvero operatori in produzioni al limite dell’one-man-band, la possibilità di disporre di uno strumento di questo tipo è senza dubbio un plus, così come lo è il pulsante Auto Iris o quello One Shot AF, posto sotto l’innesto degli obiettivi, che attiva temporaneamente la messa a fuoco automatica, per poi tornare al controllo manuale.
Non ci ha invece particolarmente impressionato il Face Detection, disponibile solo con le lenti STM. Il sistema è basato su un più tradizionale metodo a contrasto, con immancabile ricerca progressiva del punto di messa a fuoco, a dire il vero abbastanza veloce, ma comunque percepibile.
DAF a parte, nella maggior parte delle situazioni di ripresa l’operatore farà bene a controllare il fuoco manualmente, affidandosi se necessario ai consolidati sistemi di assistenza presenti sulla C100: peaking, ingrandimento ed edge monitor sono infatti tre distinti aiuti che possono incontrare le diverse necessità (e abitudini) degli utenti.
Per quanto riguarda l’esposizione, la dotazione di assistenza della macchina prevede due zebra e il già citato waveform, uno strumento imprescindibile per la lettura accurata della luminosità delle inquadrature.

Canon Log e Wide DR

Anche la C100 Mark II può lavorare in Canon Log, la particolare curva del gamma logaritmica che permette di sfruttare tutta la gamma dinamica del sensore. Le immagini registrate in questa modalità risultano prive di contrasto ed apparentemente sottoesposte: in realtà riescono a reggere meglio sulle alte luci, ma andranno poi passate in color per riacquistare un tono gradevole, con regolazioni personalizzate, oppure applicando una LUT. Il Canon Log consente una discreta flessibilità nelle scelte in post produzione, oramai sempre più necessarie nel mondo del filmmaking.
Oltre al Canon Log, la macchina può lavorare in Wide DR, ovvero una curva che offre già immagini pronte all’uso, pur conservando una gamma dinamica estesa e non molto inferiore rispetto al Canon Log. Tra gli altri custom picture preimpostati figura EOS Standard, in caso si voglia emulare il profilo di base delle reflex Canon. In tutto l’utente ha nove posizioni da personalizzare (fino a 20 se le conserva su una SD card), alla ricerca del look che più risponda alle sue esigenze. Oltre alla curva del gamma, si possono scegliere la matrice colore, livello del nero, black gamma, ginocchio, nitidezza, riduzione del rumore, dettaglio dell’incarnato, riduzione del rumore selettiva, calibrazione del WB e correzione colore selettiva su due diverse aree.

Il momento della verità

Elenchi a parte, come si comporta questa macchina alla prova sul campo? Oltre alle note sulla sensibilità già espresse in apertura di questa prova, possiamo aggiungere che il quadro è molto positivo. Il livello di dettaglio delle immagini è decisamente invitante e restituisce un ottimo Full HD, pulito e privo di aliasing e con una resa dell’incarnato morbida e molto piacevole. I colori in generale sono ricchi di sfumature, più di quanto il dato degli 8 bit di compressione colore possa lasciar sperare.
Le immagini sono pulite ed in grado di restituire un’ampia latitudine di posa, ovvero la differenza tra il massimo delle alte luci e il minimo delle basse. Il valore di sensibilità ISO impostato in macchina influenza lo spostamento verso il basso o verso l’alto della gamma dinamica: se infatti si abbassa il valore ISO sotto il valore ottimale di 850 – consigliato dalla casa – si otterrà una migliore coperture sulle aree scure. Se invece si vuole essere più coperti sulle alte luci, allora è necessario impostare una velocità pari o superiore proprio ad 850 ISO. Dunque per ottenere basse luci con dettaglio leggibile in esterno notte è bene abbassare gli ISO, per preservare proprio la lettura delle aree scure, ovviamente sostenendo la fotografia con un minimo di illuminazione.

AVCHD e non solo

I file vengono compressi in h.264 4:2:0 con bitrate fra i 7 e i 35 Mbps, a seconda della frequenza di registrazione e del formato (AVCHD o MP4). La compressione non si fa notare quasi mai e, a meno di non spingere in maniera esagerata in post, non si manifestano particolari artefatti. La C100 Mark II dispone comunque di uscita HDMI pulita, dove il segnale in 4:2:2 ad 8 bit può essere registrato su un dispositivo esterno in ProRes o in altro codec meno compresso di quello entrobordo: in questo modo si spinge la macchina al massimo della sua qualità di immagine, al prezzo di una piccola scomodità legata all’ingombro del recorder, che però – a seconda di marca e modello – può funzionare anche da monitor e dunque offrire una più comoda visione delle inquadrature. Ovviamente i file ottenuti senza compressione sono più adatti alla postproduzione più elaborata.
In caso di registrazione in Canon Log, sul segnale in uscita dall’HDMI si possono applicare due LUT a scelta tra Wide DR e BT. 709, per offrire a chi guarda al monitor un’idea dell’immagine corretta. Una funzione simile era già presente sulla C100 per il monitor integrato e si chiamava View Assist: la stessa è ancora presente sulla macchina ma è limitata ai display di bordo e non influisce sul gamma del segnale che passa dall’HDMI.
Oltre alla possibilità di registrare su dispositivi esterni in formati molto comodi e ad alta qualità come il ProRes, la C100 Mark II ha due slot per SD card, destinati alle immagini in AVCHD o MP4, che possono lavorare in diverse modalità. La prima è la registrazione continua, che all’esaurirsi dello spazio sulla prima scheda passa alla seconda automaticamente, senza perdita di fotogrammi; l’ideale per registrazioni molto lunghe. La seconda invece è la registrazione a doppio slot, che permette di avere due copie del girato per il backup oppure di averne una in Full HD a pieno bitrate ed una seconda più snella, da trasmettere o spedire via rete, in 720p a 4 Mbps o in 360p a 3 Mbps. Abbiamo notato con piacere che se si opta per l’MP4 è possibile registrare sulla stessa card con la macchina impostata sia a 50 Hz che a 59,94 Hz, operazione non permessa lavorando in AVCHD.
Questa è un’opzione utile se si lavora ad un progetto con frequenze PAL ma non si vuole rinunciare al ralenti a 59,94p, una frequenza tipica dell’NTSC. Certo, cambiare la frequenza della macchina è un’operazione in più da incastrare dentro le routine frenetiche della produzione, ma impostando opportunamente il My Menu si possono rendere accessibili in modo veloce le relative voci del menu. Ricordiamo infine che la macchina può lavorare in progressivo ed interlacciato, con questa seconda opzione possibile solo in AVCHD.

Occhio all’obiettivo

La C100 Mark II ha l’innesto per obiettivi EF, ma può montare anche lenti EF-S o quelle della serie CN-E dotate di baionetta EF. Il parco obiettivi compatibile è dunque molto ampio anche solo restando in casa Canon. Ovviamente in presenza di un sensore in formato Super35mm le lunghezze focali si allungano secondo il fattore di moltiplicazione di 1.5x: in caso di uso di lenti EF-S, che sono progettate per la copertura del sensore APS-C, leggermente più piccolo del S35, è importante verificare la presenza di vignettatura e, in caso ci sia, attivare le correzioni previste nel menu. La prima è un leggero overscan mentre la seconda è la correzione dell’illuminazione periferica.
Durante le nostre prove abbiamo potuto sperimentare la macchina con diversi obiettivi, tra cui il notevole CN-E 50 mm T 1.3L, che copre il full frame e restituisce una pasta cinematografica invidiabile, oltre ad offrire una ghiera del fuoco dalla corsa lunghissima ed una costruzione solida e robusta.
Abbiamo poi utilizzato tre obiettivi EF-S: il primo è l’EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS STM, ideale se si vuole sfruttare l’autofocus DAF. Una lente leggera, portatile e tutto sommato economica che non fa più di quello che promette, manifestando in tele un po’ di vignettatura. Lo stabilizzatore IS si è rivelato poco incline al video, con compensazione indesiderata dei movimenti di macchina.
Abbiamo poi montato un EF-S 17-85mm f/4-5.6 IS USM, anch’esso leggero e compatto e con una resa più lineare lungo tutta l’estensione focale ed uno stabilizzatore meno invadente. Lo stabilizzatore ottico può essere importante nelle riprese a mano, ma va usato con cautela.
Infine abbiamo potuto innestare un Sigma 18-35 f/1.8 che ci ha regalato immagini molto gradevoli ma che è privo di IS e non è compatibile con il DAF. Tutte e tre le lenti hanno richiesto l’attivazione della modalità EF-S per ridurre la vignettatura.
La camera dispone inoltre di una funzione di correzione della compensazione dell’iris, specifica per gli obiettivi EF-S: in effetti, attivandola, le piccole variazioni di diaframma che si possono verificare durante le zoomate con questa classe di obiettivi sono di molto ridotte.
Il classico EF 50 mm f/1.4 ha chiuso la serie delle nostre prove sul campo, mostrando immagini con un grado di dettaglio apprezzabile ed un bokeh gradevole: ovviamente il CN-E 50 mm T1.3 è molto più bello da vedere, ad un prezzo economico e pratico, visti peso e dimensioni, decisamente impegnativo.
Oltre ad una qualità di immagine superiore, se c’è qualcosa che una macchina come la C100 Mark II può dare in più rispetto ad una reflex è di sicuro la registrazione professionale dell’audio: a parte i due canali separati e la dotazione di connettori e controlli dedicati sulla maniglia, che già di per sé costituiscono un estremo vantaggio nell’uso pratico, la videocamera offre una registrazione sonora di qualità superiore a quella delle reflex, con meno rumore ad inficiare i segnali.
Di base la macchina registra in formato compresso (AAC a 256 kbps o Dolby Digital), che può essere sostituito con il PCM a 16 bit 48 kHz, disponibile quando si sceglie l’AVCHD ad alto bitrate. L’utente può impostare inoltre il low cut, la sensibilità del microfono integrato, l’attenuatore e livello di sensibilità, oltre a disporre di uscita cuffie con livello regolabile.

WiFi che passione

Già la C300, la prima delle videocamere Cinema Eos, era predisposta al controllo via wifi, con l’installazione di un piccolo modulo esterno: la C100 MarkII è invece equipaggiata con trasmettitore integrato, e dunque può essere remotata da un PC o da un dispositivo portatile, che sia un notebook, un tablet o uno smartphone, attraverso un’interfaccia web-based.
Il setup della connessione non è semplicissimo: andare sul set e pensare di impostarlo da zero prima di iniziare le riprese non è una buona idea. Niente di proibitivo, ma comunque un’operazione che necessita di un minimo di tempo e di calma.
Una volta messa a punto la connessione, il sistema consente di controllare start e stop, apertura del diaframma, tempi, sensibilità ISO, WB, slot di registrazione e, in presenza di ottiche fotografiche AF, anche la messa a fuoco manuale, l’one shot AF e la modalità continua, oltre ad offrire un’anteprima video dell’inquadratura: non si tratta di una vera e propria monitoria fluida e continua, ma di un utile strumento per verificare la composizione del quadro.
In fase di playback, è possibile riprodurre le clip MP4 e scaricare quelle in AVCHD.
La portata del segnale durante i nostri test si è spinta fino ai 30/40 metri in esterni, mentre in interni la conformazione degli ambienti condiziona la copertura, che andrebbe verificata caso per caso. La comodità del controllo via wifi è indubbia quando si installa la macchina in posizione poco accessibile o nascosta, aumentando la versatilità d’uso dell’apparecchio.
Se si installa poi il controller GPS opzionale, la C100 Mark II inserirà tra i metadati delle clip anche latitudine e longitudine, per favorire l’archiviazione dei contenuti su base geografica.
Dopo aver letto queste pagine, i possessori di C100 “atto primo” si staranno probabilmente chiedendo se le aggiunte e i miglioramenti apportati giustifichino un nuovo acquisto, o se l’uscita di nuovi modelli in 4K, come la C300 Mark II presentata al NAB, non spinga a passare alla risoluzione superiore (ad un costo, nemmeno a dirlo… superiore): la risposta come sempre è legata alle condizioni di lavoro personali. La qualità di immagine è leggermente migliorata, in particolare alle basse luci, così come le possibilità operative e la comodità d’uso: non sappiamo se esista un campionato del mondo dei camcorder, ma di certo con l’aggiunta del mirino orientabile, la C100 Mark II sarebbe un candidato serissimo per la categoria “ergonomia”. Oltre alla solida qualità di immagine e al piacere d’uso, la nuova C100 offre una serie di strumenti che possono essere molto utili al filmmaker, dal ralenti a 60p finalmente anche in 1080p, alla doppia codifica dei file…
Certo non stiamo parlando di una macchina 4K, formato che conquista sempre nuovi spazi, ma se si cerca uno strumento di lavoro creativo in Full HD – lo standard della stragrande maggioranza delle produzioni attuali, e probabilmente anche dell’immediato futuro – solido, affidabile e vicino al top per la categoria – con la C100 Mark II di certo non si resterà delusi.

 

Stefano Blasi

Pagella

ESTETICA         8/10
Il look della famiglia Cinema EOS si conferma affascinante, senza particolari variazioni significative rispetto agli altri modelli. I tasti rec rossi sono un vezzo piacevole.
COSTRUZIONE   9/10
La macchina è solida e ben progettata, pensando ad un target specifico di utenti. L’unico appunto per la plastica dell’alloggiamento dell’OLED che sembra di qualità non all’altezza.
VERSATILITA’  10/10
Una macchina davvero universale, per fare tutto, non esiste, ma con la C100 Mark II si possono fare un sacco di cose grazie alla sensibilità, al ralenti, ai filtri ND, alla doppia registrazione, al WiFi, alla gamma dinamica estesa, al peso contenuto, alla disponibilità di tantissime ottiche, alla costruzione modulare…PRESTAZIONI      9/10
Un Full HD davvero al top, per livello di dettaglio, pulizia e pasta dell’immagine.
RAPPORTO Q/P        9/10
Il costo del camcorder rispecchia il suo vero valore: costa il doppio di una reflex e si vede.

PRO
✔ EVF notevole
✔ Canon Log
✔ HDMI out
✔ 60p
CONTRO
✔ Plastica display
✔ Cavo maniglia
✔ No PCM in .MP4

Costruttore: Canon Inc., Giappone
Distributore: Canon Italia, Strada Padana Superiore 2b, 20063
Cernusco sul Naviglio (MI) – tel 02 82481 – www.canon.it

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

Sensore: CMOS Super35 mm, 8,29 MP
Attacco obiettivo: Canon EF, EF-S, EF Cinema
Fattore di crop: 1,53 x
Filtro ND: filtri in vetro clear, 2 stop, 4 stop, 6 stop con ghiera meccanica
AF: Dual Pixel AF One shot, Continuo. Face detection (TTL-video)
Processore: Digic DV IV
Supporti di registrazione: SD/SDHC/SDXC
Formato file: AVCHD / MP4. Disponibile registrazione Dual Format
Formato di registrazione: AVCHD: MPEG-4 AVC/H.264 28/24/17 Mbps 1920 x 1080; 7 Mbps VBR 1440 x 1080. VBR/4:2:0
MP4: XAVC/H.264 35/24/17 Mbps 1920 x 1080. 4 Mbps 1280 x 720, 3Mbps 640 x 360. VBR/4:2:0
Frame rate: AVCHD: 59,94P, 59,94i/PF29,97/23,98P; 50,00P, 50,00i/PF25
MP4: 59,94P. 29,97 P/23.98 P, 50,00P. 25,00 P
Slow/fast motion: Sì con registrazione MP4. Fino a 2,5x più veloce (modalità 59.94Hz/23,98P)
Audio: AVCHD: LPCM (16 bit 2ch 48 kHz) o Dolby Digital 2 canali
MP4: MPEG-4 AAC-LC (16 bit/48 KHz) Bit rate: 35 – 17 Mbps 256kbps, meno di 4Mbps: 128kbps
LCD: OLED 3.5”, 1.23 MP
Mirino: EVF 0.45”, 1.23 MP con correzione diottrie
Connessioni: 2 XLR con +48V, ingresso minijack, uscita cuffie, HDMI tipo A con Time Code, USB 2.0, AV out, remote
Sensibilità ISO: 320-102400
Personalizzazione immagine: 9, incluse 3 preselezioni (CINEMA, Wide Dynamic Range (Wide DR) e EOS Std)
WiFi: IEEE 802.11 b/g/n (2.4GHz)/IEEE 802.11 a/n  (5GHz. Non disponibile in tutti i territori)
Autenticazione: Open, WPA-PSK/WPA2-PSK. Sistema di cifratura: WEP-64, WEP-128, TKIP, AES
Velocità trasmissione max.: 150Mbps (2.4/5GHz, IEEE802.11n)
Accessori in dotazione: software, maniglia con microfono, impugnatura, cinghia, tappo EVF, caricabatteria, accumulatore BP-955, oculare, base treppiede TB-1, adattatore di corrente compatto.
Dimensioni: 147 x 174 x 169mm (corpo macchina con appoggio pollice); 188 x 189 x 219 mm (corpo macchina, impugnatura laterale e oculare) 188 x 280 x 334mm mm (corpo macchina, impugnatura, maniglia superiore e oculare)
Peso: 1.125g, 1.950g completamente accessoriata.

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