Videocamera Canon EOS C100

(Estratto da Tutto Digitale 83 – Settembre 2013)

Videocamera Canon EOS C100

Una videocamera ben disegnata attorno al sensore Super 35mm, compatta e leggera, con innesto EF e dinamica estesa: in poche parole, la Canon EOS C100, la più piccola macchina della gamma EOS Cinema, che strizza l’occhio alle necessità e al portafogli dei filmmaker indipendenti (& esigenti)…

Che si sarebbe trattato di un sistema e non di un singolo apparecchio, in Canon lo avevano detto già quel pomeriggio di novembre 2011 ad Hollywood. Ma che il sistema sarebbe stato disponibile anche in una versione accessibile a una vasta platea di filmaker, beh, non era poi così chiaro da subito. Dopo aver introdotto la EOS C300, la C500 e la 1D C, Canon ha dunque completato con la C100 la sua offerta di videocamere disegnate con il cinema nella testa: una macchina con (quasi) tutte le caratteristiche di base delle altre, ma più leggera e ben più economica.

In comune con la C300 ci sono il sensore CMOS da 8.29 MP in formato super35 mm, la compatibilità con il vasto parco ottiche Canon e la possibilità di girare in Canon Log, per sfruttare i 12 stop di gamma dinamica; in meno alcune impostazioni ergonomiche, una sola versione con innesto EF (manca – per ovvie ragioni – quella con attacco PL per ottiche cine), assenza di frame rate variabile e di uscita HD-SDI ed un codec più compresso rispetto all’MPEG-2 MXF 50 Mbps della C300.

Ma c’è anche qualcosa in più: visto che i destinatari della C100 saranno probabilmente impegnati da soli o in troupe snelle, la macchina offre alcune funzioni semiautomatiche ed intregra una nuova curva del gamma, il Wide Dinamic Range, pensata per offrire tutta la gamma dinamica disponibile senza bisogno di color correction, come è appunto nel caso del Canon Log. Ma andiamo con ordine.

Piccola e leggera, davvero!

Come accennato, la sorella minore della C300 è progettata con un occhio di riguardo nei confronti dei videomaker: il design è modulare, con l’impugnatura in stile reflex che può essere installata o rimossa a seconda delle necessità. Anche la maniglia superiore è rimovibile ed è allungata verso il davanti, per accogliere i connettori audio XLR (con alimentazione phantom) e il microfono integrato. L’allungamento consente anche di variare la posizione della mano per cercare il baricentro nelle inquadrature in low angle: la distribuzione dei pesi quando si installano zoom come il 16-35 o il 24-70 o il 24-105, è eccellente.

Sempre per adattarsi all’uso prolungato da parte di un singolo operatore, il peso del corpo macchina è contenuto ai minimi termini: a secco la camera pesa 1.020 grammi, che diventano 1.835 g con batteria, schede, impugnatura e maniglia installate. A questo si aggiunge il peso dell’ottica che varia tra i 600 e gli 800 grammi delle lenti standard e wide, fino ai 1.490 g del 70-200 per passare poi a valori anche molto superiori degli altri tele: per molti di questi, ovviamente, si rende necessario l’uso del treppiede. In ogni caso, il peso complessivo a pieno carico e con ottica non troppo spinta (come quelle che vi troverete ad usare con questa macchina, considerato anche il fattore di crop) non è superiore a quello di un palmare di tipo professionale, come ad esempio la XF300, che pesa circa 2.7 Kg, così come la C300 senza obiettivo.

EOS-C100-FRT

Il corpo ha il nucleo centrale in metallo, disegnato intorno all’innesto EF e circondato da parti in plastica di buona qualità: l’insieme è compatto e, per quanto di peso non eccessivo, sembra solido e costruito in modo corretto, senza spreco di materiale ed ingombri non essenziali. Come se fosse un marchio di famiglia, anche la C100 sfoggia un elegante piede, ovvero la base di appoggio protesa verso l’avanti, per migliorare l’aderenza alla piastra del treppiede. Al peso contenuto e ben bilanciato si affianca un layout dei comandi intuitivo, con piccole limitazioni rispetto alla C300, che ha molto più spazio per posizionare un maggior numero di controlli, pulsanti e ghiere. Sul lato sinistro si trova il selettore di accensione a 4 posizioni: media, off, camera e locked, per bloccare tutti i pulsanti ad eccezione di quello di start/stop. A fianco al selettore di accensione, in corrispondenza del piano focale, c’è la vite di assistenza per la misurazione del fuoco, e subito sotto un anello per la cinghia a tracolla (il secondo è sull’impugnatura).

Sempre a sinistra troviamo poi due file di 4 pulsanti. La prima comprende il tasto magnification per ingrandire la parte centrale dell’inquadratura (ma non provate a spostare l’area ingrandita: al contrario di quello che accade con le reflex, questa è fissa), dal peaking, dallo zebra e dal waveform monitor: i pulsanti sono personalizzabili dall’utente, ma non abbiamo sentito la necessità di variazioni. Nella seconda fila di tasti, lo status visualizza le impostazioni correnti della camera, i due pulsanti subito sotto gestiscono il bilanciamento del bianco e il quarto apre il menu dei Custom Picture, di cui parleremo più avanti. Nella parte bassa dal lato sinistro ci sono la ghiera meccanica per i filtri ND integrati (2, 4 e 6 stop), il pulsante Auto Iris, quello per il Gain/ISO e quello per la velocità dell’otturatore. L’elemento più visibile del lato sinistro è però lo sfogo della ventilazione forzata della camera: un vero e proprio canale, che attraversa il corpo da parte a parte subito dietro il sensore. Questo permette il raffreddamento dell’unità, che può operare senza problemi anche in contesti molto caldi: la ventola (a due stati: full on e automatic, in cui si accende solo in caso di temperatura eccessiva) emette un rumore abbastanza presente che può essere captato dal microfono integrato sulla maniglia in condizioni di particolare attività.

EOS-C100-FSL

Il frontale è sostanzialmente tutto dedicato all’innesto per le ottiche EF, con due pulsanti nella parte bassa: il primo è l’unico tasto rec presente sul corpo, mentre il secondo è l’autofocus one shot, una delle funzioni semiautomatiche offerte dalla macchina. Questo secondo pulsante è facilmente accessibile: durante le riprese in esterno, quando il controllo del display si fa arduo, poter contare sull’AF – per quanto non continuo – è un grande aiuto. Il sistema è a contrasto, preciso ma non molto veloce e richiede di attivare l’autofocus dell’obiettivo; Canon ha pianificato un futuro aggiornamento del firmware per abilitare l’AF continuo con le lenti STM. Il lato destro del camcorder ospita l’innesto della maniglia, orientabile in 24 diverse inclinazioni: sul grip si trovano un pulsante rec, una ghiera che controlla il diaframma, un altro pulsante magnification ed il joystick di navigazione nel menu. Se si rimuove la maniglia non c’è modo di variare l’apertura manualmente o agire sul menu. C’è da dire che una camera come questa si userà principalmente a mano con l’impugnatura quasi sempre installata: in pratica non si tratta dunque di un limite importante. In alto due sportelli in gomma coprono il terminale a cui attaccare il cavo audio della maniglia ed un ulteriore ingresso audio stereo mini jack, per un microfono esterno in assenza della maniglia stessa.

Sul retro troviamo infine il tasto menu, 6 tasti per il playback delle clip che sono anche tasti personalizzabili (in tutto la macchina ne offre 15, alcuni dei quali però sono di default abilitati a funzioni irrinunciabili), un pulsante per la selezione dello slot di registrazione, uno per la visualizzazione delle info sul display ed un ultimo che consente di rivedere l’ultima clip registrata. A differenza della C300, la C100 integra il display sul corpo principale, leggermente più piccolo (3.5″) e meno risoluto (922.000 pixel), e che può essere chiuso o aperto sostanzialmente in tre posizioni, per riprese con la macchina a livello occhi, oppure in low angle o infine dall’alto.

Il mirino integrato – la cui presenza è benedetta specialmente in esterno giorno – offre una buona risoluzione, ma non è molto confortevole: non è estensibile rispetto al corpo, e per osservare le immagini bisogna quindi far aderire quasi completamente una parte del viso al corpo della C100, mentre per operare l’aggiustamento delle diottrie, nascosto sotto la gomma dell’oculare, c’è bisogno di unghie lunghe. Il retro della macchina non accoglie il display di servizio che abbiamo visto sulla C300, ed ospita le connessioni, tra cui quelle per cuffie, per il controllo remoto, USB, per il collegamento per l’alimentazione a rete e la porta HDMI di tipo A, da usare come monitor o come fonte di segnale per un registratore esterno.

Cuore di cinema

Dentro la C100 c’è lo stesso sensore CMOS che si trova nella C300, in formato Super35 mm, e ha una architettura che sfrutta la risoluzione di 8.29 MP per ottimizzare sensibilità e definizione delle immagini. La lettura del sensore avviene infatti in quattro canali: uno dedicato al rosso, uno al blu e due per il verde, che porta anche informazioni di luminanza, molto importanti per il risultato dell’immagine finale.

Il sensore della C100 consegna al processore Digic DV III quattro canali RGGB Full HD a piena banda ed ogni pixel dell’immagine finale è composto dalla risultante di 4 fotodiodi adiacenti. In questo modo da un lato si evita il processo di debayerizzazione – comune sui dispositivi monosensore – e dall’altro si aumentano la sensibilità e la gamma dinamica, si ottimizza la riproduzione dei colori e si consente alla macchina di ridurre ai minimi termini il moiré e l’aliasing. La C100 può lavorare con guadagno impostato da – 6 a +30 dB, che tradotto in sensibilità ISO vuol dire un range compreso tra 320 e 20.000 (ventimila): 0 dB corrisponde a 640 ISO.

L’interfaccia utente permette di scegliere quale scala visualizzare. Durante le nostre prove abbiamo registrato un’ottima gestione del rumore video, anche amplificando il segnale oltre i 3.200 ISO. Salendo di livello si inizia a percepire la presenza di grana che resta però abbastanza gradevole fino ai 6.400 ISO. A dir la verità la macchina resta utilizzabile fino a 12.800 ISO, anche se il tipo di filmato che si sta realizzando ha una grande influenza sulle valutazioni in merito a quanta grana sia accettabile nelle immagini. A 16.000 e 20.000 ISO il rumore è molto evidente ed ha anche un aspetto più artificiale. Stiamo parlando comunque di valori molto elevati, con la macchina che è in grado di vedere quasi al buio.

3200-1-4

6400-2-2

12800-3-2

20000-4-5

Una sequenza di immagini girate a lume di candela, con l’EF 50 mm f/1.4 ed otturatore a 360 gradi. Ai valori ISO crescenti il diaframma è progressivamente più chiuso (1.4, 2.2, 3.2 e 4.5), per mantenere l’esposimetro a centro scala. Il rumore a 20000 ISO è abbastanza evidente e di aspetto non molto gradevole: ma stiamo parlando di una macchina che vede quasi al buio. 

 

La sensibilità è dunque elevata, al punto che nelle riprese con molta luce è necessario impiegare i filtri ND integrati per ricondurre alla ragione la quantità di luce che colpisce il CMOS: durante le nostre prove abbiamo però notato che scegliendo il filtro più spinto, l’ND6, non si riesce a lavorare a tutta apertura e con lo shutter a 180 gradi, ma è necessario chiudere tra f/8 ed f/10 per esporre correttamente. Oppure bisogna abbassare gli ISO, con una conseguenza sull’escursione dei 12 stop di gamma dinamica.

Quando si gira in Canon Log (che, ricordiamo, è il modo corretto per ottenere dalla C100 immagini con la più ampia latitudine), la casa infatti consiglia di girare ad 850 ISO (+2.5 dB): a partire da questo valore, la dinamica dichiarata si assesta sui 6,7 stop sotto e 5.3 stop sopra, mentre scendendo con gli ISO la stessa si estende sulle basse luci a discapito delle alte, fino agli 8,1 stop sotto e 3,9 sopra di ISO 320. Se si gira in esterno giorno e si vuole spingere i giochi di profondità di campo al massimo, sarà bene avere anche un filtro ND esterno.

Canon Log e Wide DR

Per catturare tutta la gamma dinamica espressa dal sensore e dal processore della C100 è necessario registrare i video in Canon Log. Questa è una curva del gamma di tipo logaritmico, appositamente studiata per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili nelle aree molto scure e molto chiare dell’immagine. Il C-Log si attiva dal menu dei Custom Picture, che offre 9 posizioni preimpostate.

La numero 9 è composta da parametri ottimizzati per la ripresa cinematografica, che preveda poi un passaggio di color grading. Le immagini riprese in C-Log infatti appaiono grigie, sottoesposte e prive di contrasto, al punto che per aiutare l’utente la macchina offre una funzione View Assist: questa applica una lut (tavola di conversione) alle immagini sul diplay LCD, e consente di valutare meglio l’esposizione. Alla posizione 8 un altro Custom Picture ‘hot & cool’, il Wide Dynamic Range: questa curva del gamma – assente sulla C300 – è studiata per ottimizzare la gamma dinamica senza bisogno di color, ed è dunque indicata per le produzione più snelle.

Altra opzione possibile è l’EOS Standard, che simula il risultato di riprese fatte con le HDSLR con picture style Standard, con i tipici colori accesi e il contrasto spinto. I Custom Picture consentono di impostare anche altri valori dell’immagine. Il gamma, ad esempio ha 9 posizioni: alle tre già descritte si aggiungono normal da 1 a 4 e cine 1 e cine 2.

Altri parametri selezionabili dall’utente sono il Master Pedestal, Master Black, Black Gamma, Low Key Saturation, Knee, Sharpness, Noise Reduction, Skin Detail, Selective Noise Reduction, Color Matrix, White Balance, Color Correction ed altre. Come si intuisce, il livello di personalizzazione del look è al massimo grado: ovviamente i Custom Picture possono essere salvati su scheda e protetti. Per l’uso in contesti cinematografici, è possibile attivare il cinema locked, cioè bloccare la macchina in CP9, con il Canon Log attivo e tutti i parametri impostati per la resa ottimizzata in color. Oltre all’assistenza per Canon Log, che offre all’operatore una LUT preliminare per valutare meglio l’esposizione dell’inquadratura, la C100 offre altri strumenti di aiuto, dal peaking all’ingrandimento dell’inquadratura, dai marker per l’aspect ratio allo zebra, dal waveform monitor fino all’edge monitor, che mostra il fuoco complessivo dell’immagine e quello spot di tre punti al centro del display.

Tra le sorprese positive al tempo della prova della C300 (Tutto Digitale n. 74) c’era di sicuro il contenimento degli effetti del rolling shutter; la C100 presenta il fenomeno con un’incidenza molto limitata, praticamente assente nella quasi totalità delle normali situazioni di ripresa. Osservando le immagini registrate con la C100 si resta piacevolmente colpiti dal dettaglio, estremamente più definito rispetto alle reflex della casa. Ovviamente la scelta di quale ottica usare pesa molto sul risultato finale… La C100 è disponibile in un’unica versione con innesto EF: si tratta di una macchina relativamente economica, pensata per corti, clip, documentari, video aziendali e – magari – matrimoni.

Tutte situazioni dove un’unità connessa alle lenti da cinema non è prevista. A dir la verità se si volessero usare ottiche cinematografiche sulla C100 si potrebbe far riferimento alla serie CN di Canon, dotate di innesto EF ma a tutti gli effetti ottiche da cinema: il catalogo ne annovera ad oggi 4 di tipo zoom (che esistono anche in versione PL) e 4 di tipo prime (14, 24, 50, 85mm). Si tratta di ottiche molto costose (e di qualità elevata) che generalmente si noleggiano presso i rental. L’innesto EF consente dunque di montare ottiche fotografiche, da scegliere nel vasto parco obiettivi della casa (e dei produttori terzi…) senza escludere quelle per il formato ridotto EF-S: su queste ultime però pesa il rapporto di crop del sensore (1.53x contro 1.6x), che ha un’area leggermente più ampia dell’APS-C. Tradotto in termini operativi, alcune ottiche EF-S possono esprimere una vignettatura eccessiva ai bordi del quadro.

Per ovviare al problema, la macchina offre due soluzioni: la prima è la correzione automatica della vignettatura, attraverso i dati trasmessi dalla lente al corpo camera. La seconda è un leggero zoom digitale che di fatto equipara l’area del sensore a quella dell’APS-C. Entrambe le soluzioni riducono la vignettatura, al prezzo di insorgenza di rumore nelle aree corrette e di un leggero overscan del quadro. Il consiglio, se si intende operare con lenti EF-S è di fare qualche prova preliminare. In ogni caso, le compagne più adatte alla C100 sono senza dubbio le ottiche EF. Nel corso della prova abbiamo usato quattro EF ed una EF-S: si tratta del 16-35 1:2.8 L II USM, del 24-105 1:4 L IS USM, del 70:300 1:4-5.6 IS USM, del 50 1:1.4 USM e dell’EF-S 17-85 1:4-5.6 IS USM. La scelta è stata fatta in base alle caratteristiche del test, che vedeva molti spostamenti a piedi con una troupe di due persone (leggerezza e portabilità) ed un consistente numero di riprese con macchina a mano (ottiche con stabilizzatore). Siamo rimasti piacevolmente colpiti dal comportamento del 24-105, per dettaglio, bokeh e contrasto: l’obiettivo si è rivelato un valido sostituto del 24-70, più luminoso, inciso e con bokeh ancora più morbido, ma privo di stabilizzatore e con una escursione meno versatile.

Con questa ottica abbiamo anche girato delle immagini molto ravvicinate, sfruttando la corta distanza di messa a fuoco, costante su tutta l’escursione focale. Il 70-300 non ci ha deluso, dimostrandosi un buon compromesso tra peso, ingombro e qualità, per quanto in condizioni diverse avremmo optato per un 70-200 1:2.8. Il 16-35mm (che dopo il crop diventa equivalente ad un 24-50mm) è stato scelto per la sua luminosità e per la sua ampiezza, non eccessiva ma adeguata alle richieste generiche dell’impiego in ripresa. Con il 50 1:1.4 abbiamo realizzato alcune riprese notturne e un test di risposta della macchina agli ISO crescenti. Infine, per pura curiosità abbiamo usato anche un’ottica davvero inconsueta, il 75mm della Lomo Diana F+, per osservare il comportamento di una macchina al top con un’ottica… di plastica.

Progettata per coprire i fotogrammi di pellicola da 120, il 75mm presenta un crop davvero eccessivo, che costringe ad allontanarsi molto dal soggetto ripreso. La messa a fuoco manuale è imprecisa e l’assenza di diaframma costringe l’operatore a variare ND o velocità dell’otturatore per scongiurare i bruciati. Le immagini hanno però un effetto toy-camera molto particolare, con aloni evidenti attorno ad ogni area al limite della sovraesposizione: nel complesso, un’aria di sogno, ricca di imperfezioni, pervade queste inquadrature. Tornando alle lenti in vetro – quelle serie – un’ultima considerazione: nel catalogo Canon sono presenti fish-eye, macro, decentrabili, a focale fissa o zoom, pesanti o leggeri, ingombranti o portatili, con stabilizzatore o senza… insomma ce n’è per tutti i gusti, con scelta ampia che consente di adeguarsi ad ogni tipo di produzione, potendo sempre contare su un’ottima qualità di immagine, specialmente se confrontata con le ottiche standard integrate nelle videocamere ‘pro’ della fascia di mercato della C100.

AVCHD, non sarà troppo poco?

Ricapitolando: il sensore è quello della C300 e consegna ottima sensibilità, immagini dettagliate e con artefatti ai minimi termini e latitudine di posa davvero ampia; le ottiche si possono scegliere in un catalogo vasto e ricco di opzioni; l’ergonomia è studiata per favorire la ripresa a mano ed il peso è ridotto al minimo; il Canon Log e il Wide DR permettono di ottenere ottimi risultati.

Ma qual’è il supporto di registrazione impiegato dalla macchina? e lo standard di codifica? La risposta è veloce: schede SD ed AVCHD. A prima vista proprio il codec sembra il principale limite della C100: 24 Mbit/s di banda massima bastano per la qualità espressa dagli altri componenti della videocamera? La scelta di un codec più compresso rispetto a quello della C300 non è solo di tipo economico, ma ha alcuni risvolti pratici, legati al minor peso delle riprese. In una scheda da 32GB, infatti, si possono registrare quasi 3 ore (175 minuti, per essere precisi) alla massima qualità e con audio LPCM. Se consideriamo che gli slot sono due e che la macchina può operare in relay recording (passaggio automatico da uno slot all’altro senza perdere fotogrammi) l’autonomia di ripresa sale a livelli molto alti.

Anche la batteria in dotazione aiuta in questo senso, con una durata effettiva praticamente coincidente con quella dichiarata. Il doppio slot può anche lavorare in parallelo, consegnando all’operatore un backup istantaneo del girato sulla seconda scheda: una possibilità molto interessante che consente, grazie al costo in discesa dei supporti, di immaginare una produzione senza la routine dello scarico in doppia copia a fine giornata.

Altra possibilità in camera è quella di downconvertire le clip HD in SD (9Mbps MPEG-2), per favorire la trasmissione dei file a clienti o revisori. Lo standard AVCHD impone il sottocampionamento colore 4:2:0 e la quantizzazione ad 8 bit (lo stesso valore per la C300, che però lavora in 4:2:2): un compromesso legato solo alla fase di registrazione, al quale gli ingegneri Canon hanno pensato di ovviare.

La porta HDMI, infatti, può essere la sorgente di un segnale privo di indicazioni, non compresso, in 4:2:2 e sempre ad 8 bit: con un registratore esterno si può dunque registrare il video della C100 con una compressione più generosa come l’Apple ProRes o il DNxHD o altri codec proprietari. L’HDMI veicola audio, video ed anche il timecode, fondamentale per l’editing delle riprese.

Adoperare un registratore esterno aggiunge di certo qualità, insieme a peso e scomodità: come tutte le scelte va fatta tenendo conto di tutti i fattori in campo (portabilità, costi, reperibilità ecc…), alla luce delle specifiche di ogni lavoro. La compressione in camera, tuttavia, non è poi così terribile, anzi: al massimo bitrate l’insorgenza di artefatti di blocking è veramente limitata alle situazioni impossibili (distese di erba mossa dal vento o cielo di un unico colore), e ancora meno presenti le solarizzazioni.

L’impressione che si ha vedendo il girato è che un pizzico dell’ottimo dettaglio della camera sia sacrificato proprio alla compressione, che sembra ammorbidire il quadro qua e là, in corrispondenza dei punti critici. Un po’ di rumore sulle aree scure proprio al limite della gamma dinamica consiglia di provare a fidarsi della copertura sulle alte luci, e di far pesare di più le aree scure nell’impostare l’esposizione, in particolare se si vuole spingere molto sul grading. Quello che ci ha invece stupito è l’assenza di opzioni di registrazione a 50/60p anche solo a 1280×720. La macchina lavora esclusivamente in Full HD, progressivo o interlacciato, in PAL o NTSC a 30, 25 o 24p oppure 50/60i.

Questa mancanza è oggigiorno un limite importante, forse l’unico limite strutturale della C100. Le riprese ad alta velocità sono infatti sempre più attuali: è vero che esistono macchine dedicate da noleggiare all’occorrenza, ma poter girare magari anche solo a 60p per offrire uno slow motion fluido – per quanto non esagerato – è una opzione importante. L’AVCHD prevede questa possibilità, al punto che Sony e Panasonic hanno da tempo integrato l’opzione sulle loro macchine concorrenti della C100.

Per quale motivo Canon non lo fa? La posizione ufficiale – espressa in seguito a molte domande su questo tema che la nostra redazione ha posto in occasione di eventi di settore – è che i 28 Mbps dell’AVCHD 2.0 non siano sufficienti per una codifica di alta qualità di un numero elevato di fotogrammi. A nostro avviso una simile funzione non può più mancare in una videocamera di questa fascia di prezzo. In ogni caso, nell’ambito delle codifiche AVCHD attualmente integrate in macchine di questo segmento di mercato, l’encoder della C100 si piazza ai primi posti della classifica. Tra le risorse ulteriori della C100 segnaliamo il PreRec (circa 3 sec), il controllo fine dell’apertura del diaframma (con tre step tra un valore e il successivo) e la possibilità di scattare foto in 1920×1080, con risultati più che discreti.

PER VIDEOMAKER E FILMMAKER

Insomma, la C100 è una macchina piacevole da usare, ben progettata e con tanta tecnologia dentro, dal sensore Super35 mm a quattro canali, al processore Digic DV III, al Canon Log o al Wide DR, per finire ai molti comodi dispositivi di assistenza. Il peso ben contenuto e la versatilità offerta da ottiche intercambiabili, filtri ND integrati ed ingressi audio pro, la rendono estremamente adatta alla ripresa di documentari, alle immagini industriali, al wedding e agli eventi, laddove si vogliano ricercare profondità di campo e definizione, senza dimenticare il cinema indipendente. Un mix ben riuscito e versatile, dunque, con un ottimo rapporto tra prezzo e prestazioni che farà sicuramente gola a molti professionisti della ripresa creativa.

 

COSTRUTTORE: Canon Inc., Giappone

DISTRIBUTORE: Canon Italia, Strada Padana Superiore 2b, 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) – tel 0282481 – www.canon.it

CARATTERISTICHE TECNICHE DICHIARATE DAL DISTRIBUTORE

Sensore di immagine: CMOS Super 35 mm, 8,29 MP effettivi

Compressione video: AVCHD MPEG-4 AVC/H.264, 24 e 17 Mbps 1920×1080, 7 Mbps 1440×1080 Registrazione audio: 16 bit 2 canali (48 kHz) PCM lin; Dolby Digital AC3

Supporti di registrazione: Schede SD/SDHC/SDXC, 2 slot

Innesto obiettivo: EF (compatibile con EF-S), fattore di crop 1.53x Filtro ND: 4 filtri in vetro clear, 2, 4 e 6

Illuminazione minima: NTSC 0,3 lux NTSC F1.2, 24 dB, 1/30. PAL 0,25 lux F1.2, 24 dB, 1/25 Sensibilità: NTSC: F9 [1920×1080/59,94i, ISO640 (0 dB), 2000 lux, riflessi 89,9%]. PAL: F10 [1920×1080/50,00i, ISO640 (0 dB), 2000 lux, riflessi 89,9%]

Gamma dinamica: Modalità normale: 300% Con Canon Log Gamma: 800% (Almeno 850 ISO/almeno 2,5 dB)

Messa a fuoco: manuale tramite obiettivo o modalità AF one-shot

Otturatore: Da 1/3 a 1/2000

Diaframma: Tramite impugnatura, telecomando o Push Auto Iris.

Ingressi: minijack audio stereo, 2xXLR (su maniglia), remote

Uscite: HDMI tipo A (con timecode), cuffie, USB, AV

Display: 8,8 cm (3,5″), visualizzazione 100%, 922,000 pixel Mirino: 0,61cm (0,24″), 1.55 MP Consumo: 7,3 W; VF + LCD, 24 Mbps (modalità PAL)

Accumulatore in dotazione: BP-955, aut. circa 285 minuti

Accessori in dotazione: maniglia superiore, impugnatura laterale, poggiapollice, adattatore base cavalletto, tracolla, tappo, alimentatore a rete

Dimensioni: 182 x 281 x 236 mm (impugnatura, monitor e maniglia inclusi) Peso: 1020 g solo corpo, circa 1835 g a pieno carico

La pagella

ESTETICA 10/10

A noi il look insolito della gamma EOS Cinema piace molto, in particolare nella versione snella ed agile della C100.

COSTRUZIONE 9/10

Robusta ed affidabile, la macchina è ben realizzata, con tutti i tasti al posto giusto: includere lo stesso sensore Super35 mm montato su macchine molto più costose è un bel regalo fatto ai videomaker. Unica pecca, il mirino non estendibile.

VERSATILITÀ 8/10

Una macchina leggera e portatile, con l’ampio parco ottiche Canon a disposizione, dotata di filtri ND e con la possibilità di registrare il video anche in 4:2:2 su registratore esterno: il paese delle meraviglie, se non fosse per l’assenza del 50/60p.

PRESTAZIONI 9/10

Le immagini sono molto belle, con latitudine ampia e ottima sensibilità, prive di artefatti evidenti e con un ottimo dettaglio. Veramente un buon lavoro!

RAPPORTO Q/P 9/10

Disporre di tante opportunità e di qualità ad un prezzo di mercato concorrenziale è una bella cosa. Ovviamente stiamo sempre parlando di un investimento di un certo peso, considerati anche i costi degli obiettivi: ma la qualità è alta, provare per credere.

PRO

✔ Gamma dinamica

✔ Sensibilità

✔ Filtri ND integrati

✔ Peso contenuto

✔ Uscita HDMI pulita 4:2:2

CONTRO

✔ Manca 50/60p

✔ Mirino fisso

✔ LCD poco mobile

 

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