Videocamera Canon Cinema EOS C500

(Estratto da Tutto Digitale 89 – Maggio  2014)

Videocamera Canon Cinema EOS C500 – Prezzo: 16.700,00€ + IVA

A un anno e mezzo dal suo debutto, Canon taglia di quasi il 30% il prezzo della EOS C500, la macchina da presa digitale top di gamma, frutto della grande esperienza della casa giapponese nei mondi del video e della fotografia. Nel frattempo ecco affacciarsi sul mercato nuove soluzioni per la registrazione 4K, sempre più efficienti, portatili e facili da usare. Il cinema digitale ‘alla grande’ oggi è davvero un sogno possibile!

Il cinema secondo Canon
Sin dal 2008, Canon è stata la azienda che più di tutte ha creduto nella possibilità di trasformare le proprie fotocamere reflex in strumenti di ripresa video professionali, con prestazioni paragonabili – e in alcuni aspetti addirittura superiori – a quelle delle videocamere tradizionali. Dopo il successo clamoroso delle cosiddette HD-SRL, il passo successivo è stato quello di sfruttare i sensori di grande formato su macchine ottimizzate per l’uso video, in modo da superare anche quei piccoli difetti tipici di una fotocamera vera e propria (impugnatura scomoda, connessione audio, regolazioni manuali limitate ecc.). La possibilità di giocare con profondità di campo ristrette e di utilizzare un vasto parco di lenti fotografiche hanno permesso così di sviluppare una nuova generazione di macchine da presa digitali, dal costo relativamente contenuto e dalle altissime prestazioni, destinate alla produzione di spot, documentari e fiction di qualità cinematografica. In questa nicchia di mercato la EOS C500 rappresenta oggi la punta di diamante della casa giapponese, una camera capace di lavorare in 4K a 4096×2160 pixel, pensata e costruita appositamente per il cinema digitale.

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Da questa schermata del menu si può selezionare il formato di registrazione: MXF per lavorare in Full-HD con le memorie interne del camcorder, 4K o 2K se si utilizza un registratore esterno.

Compatta ma non troppo
A prima vista la C500 appare del tutto identica per aspetto e caratteristiche al modello inferiore C300 (cfr. il test sul numero 74 di Tutto Digitale). La differenza sostanziale tra le due macchine è che la prima può lavorare in 4K, mentre la seconda è limitata al Full-HD. Per il resto la carrozzeria è la stessa, così come la maggior parte dei componenti interni ed esterni. Il corpo macchina è compatto ma allo stesso tempo ricco di pulsanti – alcuni programmabili dall’utente – per accedere rapidamente alle funzioni più frequentemente utilizzate (zebra, peaking, bilanciamento del bianco, diaframma, volume cuffie ecc.); il design modulare prevede inoltre la possibilità di collegare la maniglia superiore, il display LCD da 4″ (dotato di ulteriori pulsanti per l’accesso al menu) o entrambi gli accessori in diverse posizioni e angolature, adattandosi perfettamente a ogni tipo di setup. Sulla maniglia sono anche presenti due ingressi audio XLR con controlli indipendenti, mentre non è presente un microfono integrato sul corpo macchina; al di là della scarsa qualità che i microfoni integrati generalmente offrono, tale mancanza può rappresentare un problema nel caso si voglia utilizzare un registratore audio esterno: senza una traccia sonora di riferimento, infatti, sarà più difficile accoppiare audio e video in fase di post-produzione. Sul retro dell’apparecchio sono presenti le varie connessioni audio/video: due porte per collegare il modulo audio e l’LCD, un slot SD Card per memorizzare impostazioni personali, le uscite HDMI e HD-SDI, le porte Timecode, Genlock e Sync Out, l’uscita cuffie e la presa di alimentazione. Fin qui nulla di diverso dalla C300. Ciò che distingue l’ammiraglia C500 da questa è una seconda fila di connessioni, con due uscite per monitor 2K/HD e due porte 3G-SDI per l’output 4K. Per utilizzare tali collegamenti e accedere alle relative opzioni da menu è necessario svitare un piccolo coperchio in plastica, che protegge i 4 terminali BNC. Sotto ai connettori si trova il processore del segnale 4K, con il suo relativo sistema di raffreddamento (una ventola è sempre in funzione quando la macchina non sta registrando). Il modulo 4K prende così il posto di quello che sulla C300 era l’alloggiamento per l’impugnatura; ne risulta la difficoltà di manovra a mano libera, a meno di non utilizzare uno spallaccio o un altro di supporto (rig, steady ecc.). Dunque, nonostante il design compatto, la C500 non può essere considerata una macchina ‘maneggevole’, anche perché la necessità di ricorrere ad un recorder esterno per registrare in 4K aumenta ulteriormente l’ingombro del sistema.

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Il display integrato offre una buona definizione e diverse opzioni di assistenza per la regolazione manuale del fuoco e dell’esposizione, tra cui un oscilloscopio in tempo reale molto affidabile.

La scelta del recorder
La Canon C500 integra due slot per schede di tipo Compact Flash, sulle quali può però registrare solo in formato Full-HD (in MPEG-2 MXF, a 8 bit e 50 Mbit/s), mentre per lavorare in 4K sarà necessario ricorrere a un recorder esterno. Sembrerebbe, quella di Canon, una scelta obbligata, visto che al momento della progettazione della C500 le memorie Compact Flash sul mercato non offrivano ancora quella velocità e quell’affidabilità per registrare un flusso dati 4K, specialmente in formato RAW non compresso. Tuttavia oggi la situazione è cambiata: le schede CF di ultima generazione, come le Lexar 1000x o le SanDisk Extreme Pro, garantiscono velocità di oltre 150 MByte/s (oltre 1 Gbit/s) e capacità che arrivano a 256 GByte, per non parlare delle nuovissime – e costosissime – CFast 2.0, che sfiorano i 350 Mbyte/s in scrittura (2.8 Gbit/s). Insomma sarebbe davvero molto utile, in un prossimo aggiornamento del firmware, avere la possibilità di registrare in 4K anche internamente, se non in RAW, almeno in un formato compresso. La stessa Canon, d’altra parte, ha già sperimentato sulla reflex 1D C la possibilità di registrare in 4K direttamente su Compact Flash: in questo caso è stato scelto il Motion-JPEG a 8 bit, un algoritmo di compressione ormai superato che non è immune da qualche problema di banding e di artefatti a blocchetti, nonostante l’elevato di bitrate di 500 Mbit/s. Ma con lo stesso flusso dati si potrebbe optare per un più efficiente Apple ProRes 422 10bit, che a 524 Mbit/s garantirebbe una resa d’immagine più che accettabile, almeno in 25p (per il 50p ci vorrebbe invece oltre 1 Gbit/s, 1.5 Gbit/s in ProRes HQ). Insomma le soluzioni per registrare in 4K su Compact Flash con una qualità professionale esistono, perché non sfruttarle? È chiaro che le produzioni cinematografiche di alto budget preferiranno comunque un flusso di lavoro RAW, per avere maggiori possibilità creative in fase di editing e di color-grading, per cui la scelta di un recorder esterno basato su hard disk a stato solido sarà obbligata. Ma in molti casi la scelta di un formato compresso, più facile da gestire in post-produzione, può soddisfare anche i professionisti più esigenti. In attesa, dunque, di future opzioni per la registrazione 4K in macchina, gli utenti della Canon C500 dovranno affidarsi per il momento ad una delle poche soluzioni portatili disponibili sul mercato: l’Onboard S PLUS di Codex Digital, l’HR-7510 di Astrodesign, il Gemini444 e il nuovo Odyssey7Q di Convergent Design, infine l’Aja Ki Pro Quad. Si tratta di registratori basati su hard disk SSD o similari, con prezzi che oscillano tra i 4.000 e i 15.000 euro, tutti dotati di un design compatto che ne permette l’installazione sulla stessa staffa su cui è alloggiata la camera. La Canon fornisce un output 4K RAW 10 bit fino a 50/60 fotogrammi al secondo su singola uscita 3G-SDI e fino a 120 fps in Half-RAW (a metà risoluzione) utilizzando entrambe le porte 3G-SDI. Non tutti i registratori, tuttavia, supportano l’intera gamma di formati disponibili in uscita. Durante la nostra prova, ad esempio, abbiamo utilizzato l’Aja Ki Pro Quad, una delle soluzioni più economiche in commercio (vedi il test nelle pagine successive); il recorder Aja può lavorare in tutte le varianti del formato ProRes (standard, HQ, Lite, Proxy e 444), ma non può registrare internamente in RAW non compresso, anche se consente il pass-through del segnale RAW attraverso la porta Thunderbolt ad un sistema fisso di dischi in RAID. Il Ki Pro Quad non può inoltre registrare a frequenze superiori ai 30 fps. La registrazione è perfettamente sincronizzata con quella della C500, per cui basta premere il pulsante rec della camera per catturare i file 4K anche sul recorder esterno. Contemporaneamente è possibile registrare un backup sulle memorie CF interne in formato Full-HD: in questo modo sarà possibile montare il girato a risoluzione ridotta e acquisire in batch le riprese originali in 4K solo in fase di finalizzazione, rendendo molto più agile la fase di editing vera e propria.

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Accessori indispensabili
Un setup minimo per lavorare in 4K prevede l’uso di alcuni accessori fondamentali: il recorder esterno, ad esempio, avrà bisogno di una batteria professionale (V-Mount o Gold Mount), di relative memorie SSD e di una piastra cinematografica su cui essere montato. Un supporto a canne sarà indispensabile anche nel caso di ottiche cinematografiche e follow focus. La Canon C500 è disponibile anche in versione PL, il sistema di innesto normalmente utilizzato dalle macchine Arri, ma ricordiamo che esiste ormai una vasta gamma di lenti cinematografiche anche con innesto EF, prodotte sia da Canon che da terze parti. Inoltre anche nel caso si scelga la versione EF, la C500 presenta una attacco modificato rispetto a quello delle normali macchine fotografiche, denominato Cinema Lock: in pratica l’innesto è circondato da un anello che va stretto manualmente dall’operatore, in modo da ancorare saldamente l’obiettivo al corpo macchina. In questo modo viene eliminato il rischio di vibrazioni indesiderata anche con l’utilizzo di lenti particolarmente pesanti e teleobiettivi molto spinti. Una buona ottica, il corpo macchina, il recorder 4K, il follow focus e il supporto a canne richiederanno ovviamente un cavalletto pesante, possibilmente di tipo cinematografico. Infine, nonostante lo schermo LCD da 4″ abbia un’ottima definizione e buone opzioni di focus assist, per un controllo più fedele del girato sarà preferibile installare un display opzionale più grande. Si comprende dunque che l’acquisto o il noleggio di tutti questi accessori farà lievitare il costo del sistema. E fin qui abbiamo descritto un setup agile, leggero e senza cavi; una produzione cinematografica ad alto budget potrebbe preferire invece a una configurazione più pesante, collegando la camera ad una postazione di registrazione fissa anziché portatile (in modo da registrare direttamente su uno storage ad alta capacità) e ad uno o più monitor 2K o 4K di grande formato, per permettere al regista, al direttore della fotografia e al digital imaging technician di avere un controllo accurato dell’inquadratura. In questo scenario la presenza sul set del D.I.T. sarà fondamentale per testare le varie LUT (lookup table), ovvero i filtri di interpretazione del segnale che permettono di ottenere la resa e l’esposizione desiderata. Anche la C500, infatti, come tutte le mdp digitali di ultima generazione, può catturare un segnale logaritmico (Canon Log Gamma), che incorpora al suo interno un maggior numero di informazioni di quelle normalmente registrate da un camcorder broadcast. Quando si gira in modalità Canon Log l’immagine che ne risulta appare piatta e priva di contrasto, ma applicando in post-produzione la giusta LUT si ottengono invece riprese ricche di dettagli su ogni sfumatura, con una gamma dinamica estesa fino a 12 stop e con la possibilità di correggere a posteriori l’esposizione, recuperando luci bruciate o neri troppo compressi. Dunque il lavoro del D.I.T. sul set sarà proprio quello di testare diverse soluzioni e mostrare al regista un’anteprima di ciò che si potrà ottenere in fase di color grading. La modalità di ripresa Canon Log Gamma può essere utilizzata anche quando si lavora in un formato non-RAW, come ad esempio il ProRes, e la casa fornisce già alcune LUT pre-impostate. Dunque anche il filmmaker indipendente, che non ha a disposizione gli strumenti e il personale qualificato di una produzione high-budget, potrà comunque sfruttare a pieno le potenzialità offerte dalla C500, a patto però di comprendere la profonda differenza che c’è tra una macchina da presa per il cinema e una videocamera tradizionale: girare con una camera cinematografica come la C500 presuppone una grande attenzione in tutta la gestione del flusso di lavoro, a partire da una pianificazione dettagliata di ogni inquadratura fino alla messa a punto di un sistema di montaggio e color-grading adeguato. Insomma la C500 non è certo la soluzione ideale per la produzione di news o di programmi televisivi di genere factual.

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Cuore della C500 è il sensore Super35 da 8 Megapixel, capace di prestazioni straordinarie anche con pochissima luce.

Perfetta anche con poca luce
Veniamo ora alle considerazioni sulle prestazioni offerte dall’accoppiata Canon C500-Aja Ki Pro Quad. Cominciamo col dire che il formato di registrazione ProRes rappresenta oggi il miglior compromesso tra qualità delle immagini e facilità di gestione dei dati. I formati RAW, infatti, siano essi compressi o non compressi, garantiscono sulla carta una resa ancora più pulita e maggiori possibilità di post-elaborazione, ma appesantiscono enormemente la fase di montaggio; talvolta presentano problemi di compatibilità con alcuni software di editing e soprattutto richiedono decine e decine di TeraByte di storage. Anche il ProRes, d’altra parte, presenta un flusso dati non trascurabile, che arriva a 1.5 Gbit/s in modalità 444 4K/30p, ovvero oltre 600 GigaByte per ogni ora di girato! Per tale ragione ci sembra preferibile utilizzare il ProRes 422 HQ o anche il ProRes 422 standard: in questo caso si ha un bitrate rispettivamente di 786 Mbit/s e 524 Mbit/s in 25p, con una qualità assolutamente cristallina e senza alcun tipo di artefatto visibile a occhio nudo. Al di là della grande mole di dati, inoltre, il codec di Apple è facile da lavorare con qualsiasi sistema di editing professionale, anche con una workstation non troppo recente (nel nostro caso abbiamo usato un MacPro 6 core con 12 GB, un mostro di potenza, ma già ‘vecchio’ di un paio d’anni). Configurare la C500 è molto semplice: basta scegliere tra le impostazioni del menu la voce System Priority>4K, la risoluzione (4096×2160 oppure 3840×2160), la frequenza (50 o 60 Hz) e il frame rate. Si tenga presente che la camera Canon può lavorare anche a 50p e 60p, ma l’Aja Ki Pro Quad può registrare solo a 24p, 25p o 30p. Per collegare il registratore basta un unico cavo BNC da connettere ad uno dei quattro ingressi 3G-SDI dell’Aja (altri registratori prevedono invece l’uso di due cavi in contemporanea). Sul menu del recoder, oltre a impostare il formato ProRes desiderato, bisognerà poi selezionare il modello Canon C500 alla voce Camera Data. A questo punto tutto è pronto per cominciare a girare. La qualità d’immagine è all’altezza delle grandi produzioni cinematografiche: i dettagli sono cristallini e la sensibilità del sensore Super35 è eccellente. La Canon C500 lavora nativamente a 850 ISO, ma può spingersi con l’ultimo aggiornamento del firmware fino a 80.000 ISO; un valore così elevato produce un rumore piuttosto evidente, ma fino a 12.000-20.000 ISO la grana è molto fine e la qualità d’immagine ancora ottima, il che consente l’uso della macchina anche in condizioni estreme di scarsa illuminazione. Per quanto riguarda la resa cromatica, molto dipenderà dalle impostazioni utilizzate, ovvero dai gusti del direttore della fotografia e del regista: la C500 offre già in macchina una serie di regolazioni avanzate per impostare il punto di nero, il ginocchio sulle alte luci, il livello del dettaglio, la saturazione, la matrice colore, l’incarnato e via dicendo. A ciò si aggiungono 8 preset gamma, 4 per una resa televisiva, una per un look simile a quello delle reflex HD, 2 impostazioni gamma cinema e infine la già citata Canon Log. Quest’ultima modalità rappresenta in molti casi la scelta migliore, perché permette di cambiare l’esposizione e la colorimetria delle immagini anche a posteriori, correggendo eventuali decisioni prese sul set. Dunque è preferibile non ‘smanettare’ troppo con le regolazioni offerte dalla macchina e rimandare le scelte in fase di color grading, quando ci si trova di fronte ad un monitor adeguato e si possono provare varie soluzioni creative. Con i valori di fabbrica, in ogni caso, i neri tendono a essere un po’ compressi, per cui è preferibile sovraesporre leggermente l’inquadratura, con la certezza che in post-produzione sarà possibile recuperare senza problemi i dettagli sulle alte luci. Molto utili sono i tre filtri ND integrati, che permettono di ridurre la quantità di luce di 2, 4 e 6 stop così da permettere l’uso di diaframmi aperti anche in piena luce. Nella prova abbiamo usato varie ottiche fotografiche ed anche ‘cine’. La C500 può sfruttare sia i normali obiettivi EF costruiti per le reflex full-frame, che quelli EF-S per reflex APS-C. Bisogna tener presente che a 4096×2048 si ha un fattore di crop di 1.46x, mentre a 3840×2048 di 1.53x, per cui ad esempio un obiettivo normale 50 mm diventa un leggero tele da 73mm. Tutte le ottiche fotografiche hanno dimostrato di reggere perfettamente il 4K, compreso il piccolo ed economico 50 mm F1.8, ma ovviamente girare con le ottiche Cine è tutta un’altra storia: oltre ad un effetto bokeh più gradevole e a una pasta più cinematografica, sono soprattutto le regolazioni manuali di fuoco e diaframma a fornire quel livello di precisione superiore, indispensabile quando si lavora sul set.

Per Canonisti e non solo
Tirando le somme, il nostro giudizio sulla C500 è più che positivo. La concorrenza, rappresentata soprattutto da Red e da Sony, è sicuramente molto agguerrita, ma Canon ha dalla sua una base vastissima di utenti affezionati al marchio e abituati ormai a lavorare con le reflex video e con le lenti EF. Proprio per questi utenti, la C500 rappresenta una naturale evoluzione, un salto di qualità verso il mondo del cinema digitale in 4K, una soluzione senza compromessi per liberare la propria creatività e pensare in grande.

Marco Zamparelli

Costruttore: Canon Inc., Giappone
Distributore: Canon Italia, Strada Padana Superiore 2b, 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) – tel 02.82481 – www.canon.it

Caratteristiche dichiarate dal costruttore
Sensore: CMOS Super35, 8.85 MP effettivi
Formati di ripresa: 4096 x 2160 RAW su recorder esterno a 10 bit 24/25/30/50/60p (fino a 120p in Half-RAW); 2K (fino a 120fps 10 e 12 bit), 1080p, 720p (MXF)
Ottiche: Canon EF e Canon EF Cinema
Supporti di registrazione: 4K richiede registratore esterno, schede CF solo per registrazione HD
Sensibilità ISO: 320-80000 Display: 4″ da 1.23 MPixel
Connessioni: doppio ingresso audio XLR, ingresso microfono mini-jack stereo, uscita cuffie, uscita video BNC, uscita HDMI, 2x 3G-SDI, 2x monitor 2K, Sync out, Genlock, Timecode, HD-SDI, terminale di controllo remoto
Dimensioni: 160 x 179 x 171 mm solo corpo
Peso: 1820 g solo corpo, 2885 g con monitor, maniglia, batteria e schede CF

La pagella

ESTETICA     8/10
Minimo ingombro e design modulare, con possibilità di diverse configurazioni della maniglia e dello schermo LCD. Il look è certamente più elegante rispetto a quello di altre camere cinematografiche compatte.

COSTRUZIONE     8/10
Carrozzeria robusta, componenti di qualità e qualche aspetto migliorabile, ad esempio la mancanza di una impugnatura vera e propria per le riprese a mano libera, eliminata per fare spazio alle connessioni 4K.

VERSATILITA’     8/10
In generale, versatilità adeguata. La possibilità di lavorare in Full-HD o in 4K a seconda delle esigenze aumenta sicuramente le possibilità creative rispetto alla meno costosa C300. Sarebbe stato molto utile avere la possibilità di registrare in 4K direttamente su schede Compact Flash.

PRESTAZIONI     9/10
La resa d’immagine è eccellente anche in condizioni di scarsa illuminazione; la qualità del codec in 4K dipenderà ovviamente dal recorder esterno a disposizione.

RAPPORTO QUALITÀ PREZZO     8/10
Il costo, recentemente ribassato da Canon, è in linea – anzi, più che concorrenziale – con quello di altre macchine per il cinema digitale, ma risulta elevato se si vuole lavorare solamente in Full-HD. In ogni caso, una soluzione compatta, versatile, di eccellenti prestazioni, adatta a tutte le applicazioni video televisive e cinematografiche: un vero jolly!

PRO
✔ Registrazione in 4K
✔ Sensibilità alle basse luci
✔ Ampia gamma dinamica
✔ Design modulare

CONTRO
✔ 4K solo su recorder esterno
✔ Impugnatura scomoda

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