Smartphone Huawei P20 Pro

Test estratto da: Tutto Digitale 121 – Maggio 2018
Smartphone
Huawei
P20 Pro
– Prezzo: € 899,00
Dopo aver scosso il mercato degli smartphone con i suoi dispositivi a buon mercato, Huawei punta in alto: il nuovo top di gamma P20 Pro promette prestazioni al top e introduce una fotocamera ‘tripla’ sviluppata in collaborazione con Leica
Huawei P20_PRO

Oltre un anno dopo l’arrivo sul mercato degli Huawei della serie P10, che ha definitivamente mostrato come il costruttore cinese sia in grado di giocarsela ad armi pari con i grandi del settore, eccoci giunti al nostro test del P20 Pro, un dispositivo di fascia alta molto atteso anche da fotografi e videomaker vista la particolare sezione ‘camera’ con tre obiettivi realizzata in collaborazione con Leica. Come è lecito aspettarsi da un vero top di gamma le novità non si fermano però alla sola fotocamera: basta un primo sguardo al design ed in particolare al frontale del P20 Pro, che esibisce il cosiddetto ‘notch’ sullo schermo. Il controverso particolare estetico è stato introdotto inizialmente su iPhone X e, incredibilmente (o forse no, visti i tempi di forum e social network ove tutti possono esprimere pareri su tutto) oggetto di scontro fra sedicenti ‘fanboy’ esperti di industrial design.

Cangiante oppure sobrio

Le prime impressioni di ‘unboxing’ sono in linea con quanto ci si aspetta da uno smartphone che ha un prezzo comunque importante: la scatola del P20 Pro racchiude oltre al device i ‘soliti’ accessori: caricabatterie USB, cavo USB-C, auricolari stereo e adattatore USB-C per spinotti 3.5″; purtroppo anche Huawei sembra aver deciso di puntare sulla ‘porta unica’ e dobbiamo probabilmente rassegnarci alla graduale sparizione del vecchio caro jack 3.5″, una strada scelta da un numero sempre maggiore di produttori. In compenso il primo impatto con il dispositivo vero e proprio è decisamente piacevole: una volta rimosse le due pellicole di protezione anteriore e posteriore si riesce ad apprezzare appieno la scelta degli ingegnieri Huawei di realizzare il dispositivo senza fare economie sui materiali. Frontale e posteriore sono infatti in vetro, mentre la cornice laterale è completamente in metallo lucido. Il telefono è sottile ma abbastanza pesante, e in mano restituisce la senzazione di trovarsi davanti a un dispositivo ‘premium’; anche giocando con i tasti laterali per il volume e lo standby si ha una bella impressione di solidità. Lo smartphone è anche certificato IP67, resistente a polvere e acqua fino a un metro di profondità per 30 minuti.  Certo si tratta di un dispositivo grande (lo schermo è da 6.1″) e l’ampiezza delle superfici in vetro rendono caldamente consigliato l’uso di una custodia (di solito Huawei ne fornisce una in silicone nella scatola ma nel nostro esemplare di pre-lancio non era presente; dovrebbe comunque essere inclusa nella versione definitiva ora disponibile nei negozi).
P20 Pro è disponibile in quattro colori: Black, Pink Gold, Midnight Blue e Twilight; quest’ultimo\ è di grande impatto e muta tra il viola ed il blu a seconda dell’incidenza della luce; siamo sicuri che piacerà molto ai più anticonformisti, mentre i più ‘seriosi’ potranno comunque puntare sul classico ed elegante nero. Il telefono è decisamente bello esteticamente. L’unico appunto che possiamo fare riguarda il modulo fotocamera posteriore, che sporge di qualche millimetro: bisogna fare attenzione a poggiare lo smartphone su superfici piane, dato che rimane ‘in bilico’ e c’è il rischio, alla lunga, di graffiare le ottiche. A proposito di graffi, da segnalare come il retro in vetro sembri abbastanza resistente a questi ultimi ma i segni delle  ditate sono inevitabili; un panno in microfibra è mai come in questo caso un alleato indispensabile per chi vuole che il proprio smartphone abbia sempre un aspetto ‘come nuovo’.
Huawei ha deciso di posizionare sul frontale in basso rispetto allo schermo il lettore di impronte digitali; esteticamente non siamo quindi davanti ad un telefono ‘borderless’ ma la posizione del sensore è comoda e funge anche come tasto ‘home’. Assieme al P20 ed al P20 Pro Huawei ha presentato il Mate RS (realizzato in collaborazione con Porsche Design) che, a un prezzo di listino decisamente elevato, ha il lettore di impronte digitali integrato nello schermo, segno che la tecnologia c’è ma manca ancora un po’ per renderla popolare.

Esplosione di colori

Eccoci giunti alla prima accensione: lo schermo OLED da 6.1 pollici ha una risoluzione di 1080×2240 pixel ed è decisamente la star dello show; come tutti gli OLED che abbiamo visto su smartphone tende a restituire dei colori un po’ troppo saturi, ma siamo entro limiti accettabili per il tipo di dispositivo.  I neri sono profondi tanto che nella maggior parte delle condizioni il display  ‘affoga’ nel nero della cornice e la risoluzione, pur non da record, è sufficiente per non permettere di distinguere il reticolo di pixel. In condizioni di sole pieno la visibilità non è al top, ma è comunque buona ed in linea con quanto visto su altri display OLED. Insomma, se questo non è il miglior display che abbiamo visto su uno smartphone, ci si avvicina molto. Come da tradizione Huawei è possibile calibrare la temperatura colore e altre impostazioni e sono inoltre presenti diverse funzioni di gestione automatica per luminosità, eye confort, tonalità e via dicendo. Da citare poi la presenza di un tema nero del sistema operativo che permette di risparmiare un minimo la batteria sfruttando le caratteristiche intrinseche dell’OLED, e la possibilità di rendere completamente nera la banda delle notifiche superiore, per ‘inglobare’ e nascondere il notch.
Già, il notch, la ‘tacca’ posta nella parte superiore dello schermo: sul P20 Pro integra la fotocamera anteriore (che è da ben 24 MP), lo speaker auricolare per le chiamate (veramente ottimo per potenza e qualità del suono, e che intelligentemente diventa un secondo speaker ad esempio quando si guarda un video), il LED per le notifiche e i diversi sensori (come quelli di prossimità oppure quello IR per il riconoscimento del volto per lo sblocco, rapido ed efficiente). Siamo d’accordo con chi pensa che il ‘notch’ non sia il massimo della vita sul piano estetico, ma bisogna accettare il male minore se si vuole il massimo dello schermo utilizzabile a parità di dimensioni dello smartphone; in questo caso poi, a differenza di iPhone X ad esempio, il notch non si estende per la maggior parte della larghezza ma solo per una porzione ridotta di schermo, e lo spazio di display che rimane a disposizione è sufficientemente ampio ad accomodare l’orologio, lo stato della batteria, l’indicatore di segnale e Wi-fi  e qualche icona di notifica (non troppe). Durante l’uso di applicazioni fullscreen, se l’App in uso è stata ottimizzata per il notch si avrà disposizione una sottile area di schermo in più, altrimenti sarà come utilizzare un telefono con una normale barra di stato nella parte superiore dello schermo.

AI, Oreo 8.1, EMUI & oltre

Il sistema operativo degli ultimi smartphone Huawei è  l’ultima versione di Android, Oreo 8.1, affiancata dalle personalizzazioni EMUI. Ne abbiamo già parlato ampiamente in occasione degli altri test Huawei ed Honor e non è cambiato molto: l’estetica è curata ma ancora c’è qualche sbavatura e non riusciamo ad esempio a renderci conto di come ancora Huawei non riesca a uniformare lo stile delle icone. Quelle delle App Huawei sono infatti quadrate con gli angoli tondeggianti, quelle delle App native di Google sono rotonde e quelle delle App scaricate dal Play Store possono essere di qualsiasi forma: non si tratta di un grosso problema e non incide assolutamente sulle funzioni dello smartphone, ma è un segnale di come ci sia ancora qualcosa da sistemare e di come EMUI manchi ancora di una propria identità, e questo stona un po’ su questo P20 Pro così curato sul piano dell’aspetto esteriore. Anche il menu delle impostazioni – che, c’è da dirlo, è veramente ricco e include tutto quello che si possa volere su uno smartphone moderno – è un po’ confusionario e con alcune opzioni utili spesso nascoste all’interno di sottomenu non proprio facilmente raggiungibili, che costringono all’uso della funzione di ricerca (che è in compenso veramente rapida).
Rapide sono anche le funzioni di sblocco, sia quella via riconoscimento facciale che, in particolar modo, quella tramite impronta digitale, praticamente istantanea. A gestire il tutto c’è il Kirin 970 (4 x Cortex A73 2.36 GHz + 4 x Cortex A53 1.8 GHz), con 6 GB di RAM: abbiamo stressato il P20 Pro con App di tutti i generi, e non abbiamo mai riscontrato alcun tipo di problema a livello di attesa nel caricamento o fluidità nella navigazione web o nella riproduzione di media. Il processore poi è sempre dotato di una ‘Intelligenza Artificiale’ che ‘studia’ l’uso giornaliero del telefono e lo adatta al singolo utente (ne abbiamo parlato abbastanza ampiamente in occasione del test del predecessore Huawei P10 Pro, sul numero 117); non sappiamo ancora quanto il tutto sia marketing e quanto realtà, ma è impossibile non citare ad esempio una durata della batteria davvero da record, che permette di arrivare a fine giornata anche con un uso massiccio dello smartphone e che si traduce per maggior parte degli utenti nella possibilità di arrivare anche a due giorni di uso. Da citare poi un’ottima sezione telefonica, con supporto 4G dual SIM, uno speaker stereo veramente potente, anche se a volume alto distorce un po’, tanti ‘extra’ utili, come il sensore IR per sostituire i telecomandi di TV e dispositivi vari, l’App esclusiva per le traduzioni che sfrutta l’AI e funziona bene, e una sufficente dotazione di memoria integrata (128 GB) che però non può essere espansa.

Tris d’assi

Abbiamo lasciato per ultimo il dettaglio della sezione fotocamera, che è senza dubbio la novità sulla quale Huawei punta di più per questo P20 Pro (basti pensare che durante la presentazione a Parigi, l’azienda ha dedicato la maggior parte del tempo alle dimostrazioni fotografiche, anche lanciandosi in improbabili paragoni con fotocamere reflex di livello). Come anticipato in apertura, la sezione fotocamera di P20 Pro, realizzata come di consueto in collaborazione con Leica, adotta tre sensori con tre relative ottiche: la prima è quella ‘principale’, da 40 MP con ottica f/1.8; la seconda è monocromatica da 20 MP con ottica f/1.6 e la terza è da 8 MP con ottica tele 3x f/2.4 e stabilizzatore ottico. Le tre fotocamere sono affiancate ad un sensore AF con laser, rilevamento di profondità e phase detection. Nella modalità Auto, quella più pratica, alla pressione dello scatto il tutto è combinato dalla CPU in un immagine da 10 MP; Huawei non spiega nel dettaglio il funzionamento, ma si può supporre che una grande parte del lavoro sia effettuato dall’algoritmo di macchine learning della sezione ‘AI’ del processore, che rileva quello che è stato catturato dai sensori ed elabora una grande quantità di dati per ottenere nella pratica una evoluzione dei classici modi scena (il modo scelto dalla CPU appare in basso sullo schermo durante lo scatto, e raramente è sbagliato). Grazie all’AI abbinata al tris di sensori e ottiche P20 Pro permette inoltre di ottenere uno zoom ‘ibrido’ 5x con perdita di dettaglio veramente ridotta (oppure 3x senza perdita di dettaglio), una funzione che su uno smartphone è sempre ben accetta. Se vengono rivisti a schermo gli scatti in modalità auto sono veramente incredibili, anche quelli in condizioni di luce ridotta (Huawei dichiara una sensibilità combinata dei sensori che arriva a 102.400 ISO EQ), e al top per la categoria per dettaglio e colori; è solo quando vengono ingranditi molto oppure stampati che può capitare di notare l’aggressività del trattamento del processore, che può far apparire alcuni particolari fini come vere e proprie ‘pennellate di colore’. Questi scatti in modo Auto sono comunque perfetti per la maggior parte dell’utenza odierna, che vive di post sui social network e le cui immagini sono destinate al massimo alla riproduzione su un TV 4K. I fotografi duri e puri non devono però disperarsi: c’è sempre la possibilità di scattare direttamente in Auto a 40 MP (le immagini sono sempre molto buone e il trattamento del processore sembra meno invasivo, ma si perde qualcosa in gamma dinamica) oppure in Manuale (con controllo di tempi e modi esposizione, ISO ecc.) anche in RAW: probabilmente queste ultime sono le immagini che i ‘fotografi’ preferiranno, visto che con una oculata postproduzione su PC/Mac è spesso possibile tirare fuori i dettagli fini senza quell’effetto ‘impastato’ che può essere notato quando le immagni sono invece ‘sviluppate’ dalla CPU.
L’altra modalità di scatto di P20 Pro sulla quale vale spendere qualche parola è quella ‘Notte’, che sfrutta diversi scatti (un massimo di 32) e li unisce; questa modalità permette di ottenere a mano libera immagini per le quali normalmente serve un cavalletto, a patto di non riprendere scene particolarmente movimentate.
Non mancano infine i tanti altri modi di scatto che ormai siamo abituati a vedere sugli smartphone moderni, dal portrait con bokeh passando per il panorama, l’HDR, il Time Lapse…
E anche le opzioni per la videocamera frontale sono molte (la resa di quest’ultima però, nonostante i 24 MP, non ci ha stupito particolarmente).
Anche la sezione video è ricca di opzioni: la novità è il super-slow motion a 720p a 960 fps (per un quarto di secondo, che si traduce in un video di 8 secondi riprodotto a 30 fps) ed è decisamente divertente e ben fatta, anche se le condizioni di luce devono essere più che buone per ottenere video privi di rumore e con soggetti distinguibili. Oltre a questo è possibile registrare senza limiti di tempo a 240 fps a 720p oppure a 120 fps a 1080p ed ovviamente in questi casi il sensore può immagazzinare molta più luce e la qualità in condizioni difficili migliora decisamente; non vi consigliamo di girare la scena di azione del vostro prossimo cortometraggio con il P20 Pro invece che con una Arri Alexa, per carità, ma si tratta comunque di funzioni che possono aggiungere qualcosa ai video da condividere via smartphone – ed è anche facile gestire il materiale slow motion dopo averlo girato grazie ad una apposita timeline che permette di decidere se  applicare l’effetto solo su una parte della clip.  Le opzioni video ‘tradizionali’ permettono di girare in 4K (30 fps) oppure a 2160×1080 18:9 o 1920×1080 a (60 fps). I video girati in queste modalità sono però solo discreti: nonostante una buona fluidità e una pulizia generale delle immagini, anche in condizioni di luce non perfette, i cambi di esposizione e messa a fuoco risultano abbastanza bruschi e ‘scattosi’. Viste le prestazioni  fotografiche ci saremmo aspettati di più, segnale che, almeno per il momento, la CPU dell’Huawei P20 Pro non può essere in grado di applicare in tempo reale ai video la stessa ‘magia’ che applica alle immagini statiche. Nelle funzioni video P20 Pro non sfrutta lo zoom ottico ed il relativo stabilizzatore e si affida alle funzioni digitali;  in genere lo stabilizzatore è efficace, ma può capitare che venga tratto in inganno e agisca in modo troppo aggressivo; questo accade solo in condizioni di luce molto ridotta e può generare artefatti nelle aree più contrastate come i bordi degli oggetti più chiari. Si tratta di un difetto di gioventù che probabilmente Huawei avrà già risolto con l’aggiornamento disponibile mentre leggete queste righe, ma per dovere di cronaca lo riportiamo. Se la sezione foto merita il massimo dei voti insomma, siamo convinti che per il video, comunque buono come già detto, ci siano ancora margini di miglioramento.
In conclusione, se con P10 Pro Huawei aveva voluto dimostrare di potersela giocare alla pari con i grandi (Apple e Samsung in primis), con questo P20 Pro l’azienda cinese mette in mostra i muscoli e alza l’asticella di quanto ci si aspetta da un top di gamma; il P20  non è lo smartphone perfetto ma ci si avvicina, e anche il prezzo, che può apparire elevato, è del tutto giustificato.

Alessandro Belli

Pagella

ESTETICA  9/10
Nulla di rivoluzionario ma decisamente bello: se il sensore di impronte digitali fosse nascosto nello schermo e diventasse  ‘borderless’, probabilmente sarebbe lo smartphone perfetto, in attesa di eliminare il notch… Particolare e ‘fresca’ la colorazione Twilight. L’interfaccia però è ancora indietro rispetto al resto.
COSTRUZIONE  9/10
Materiali esterni ottimi e all’interno c’è il massimo o quasi.
VERSATILITA’  8/10
Tutto e anche di più, ma il trend che elimina il jack da 3.5″ e la memoria espandibile si poteva non seguire.
PRESTAZIONI  9/10
Tutto bene o benissimo, dalle prestazioni del processore alla durata della batteria passando per la qualità dello schermo o le funzioni telefono. La fotocamera è il fiore all’occhiello.
RAPPORTO Q/P  8/10
Senza dubbio questo smartphone non costa poco, ma tutto considerato visti anche i prezzi dei top di gamma della concorrenza, è quasi un affare.

PRO
✔  Bello e solido
✔  Prestazioni al top
✔  Fotografie ottime
CONTRO
✔  Niente jack cuffie e memoria espandbile
✔  Interfaccia EMUI ancora non all’altezza del resto

Costruttore:  Huawei Technologies, Cina
Distributore:  Huawei Technologies Italia, Torre B, via Lorenteggio 257, 20152 Milano – www.huawei.com

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

Colorazioni: Black, Twilight, Midnight Blue, Pink Gold
Display: OLED 6.1”, 18:9, 2240×1080 pixel
Chipset: Khuawei Kirin 970 CPU, octa-core + micro core i7, 4 x Cortex A73 2.36 GHz + 4 x Cortex A53 1.8 GHz
Memoria RAM: 6 GB
Memoria flash: 128 GB
Fotocamera: Frontale: 24 MP, f/2.0; Principale: 40 MP (RGB, f/1.8) + 20 MP (Monochrome, f/1.6) + 8 MP (Telephoto, f/2.4)
USB: USB-C
Altri sensori: A-GPS, impronte, accelerometro, prossimità, luminosità, giroscopio, bussola, ambiente
Sistema operativo: Android 8.1
SIM: 2xnanoSIM
Batteria: 4000 mAh
Dimensioni: 73,9 x 155 x 7,8 mm
Peso: 180 g

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