Sono passati ormai 5 anni da quando Canon, con il lancio della EOS C300, ha rivoluzionato in qualche modo il settore della ripresa video. In un momento in cui le cosiddette video reflex – ed in particolare, quelle proposte proprio dalla casa giapponese – si stavano affermando per le loro innovative caratteristiche, Canon ha creato una classe di prodotti completamente nuova, orientata alla ripresa video e cinematografica ma con la flessibilità, maneggevolezza e compattezza delle videoreflex.
La EOS C300 si è rapidamente affermata sul mercato, trasformandosi in una scelta ideale come strumento principale specialmente in tutte le produzioni in cui la maneggevolezza e la compattezza costituivano un elemento di differenziazione essenziale.
Dopo ben 4 anni il mercato, di cui Canon è stata apripista, si è radicalmente trasformato con l’arrivo di svariate proposte concorrenti, nonché si è evoluto con l’arrivo delle nuove tecnologie. Senza contare che nel frattempo la stessa Canon ha presentato due importanti varianti sul tema, una entry level (la C100, giunta alla seconda versione), e una top level (la C500, capace di registrare in 4K): insomma, una famiglia di videocamere di simile impostazione, e differente esecuzione, per tre target diversi (o utilizzazioni multicamera coordinate all’interno di una stessa famiglia di prodotti).
Il mercato si è evoluto, insomma, ed è pertanto arrivato il momento di un aggiornamento che prende il nome di EOS C300 Mark II, a significare un evoluzione importante ma nel segno della continuità.
Sorelle quasi gemelle
La EOS C300 MKII sotto il profilo ergonomico e realizzativo è simile al modello precedente. Il peso è leggermente aumentato così come le dimensioni, ma in modo non significativo, mentre si può notare un maggiore utilizzo di materiali più robusti che rendono ancora più solida ed affidabile la macchina.
Il risultato è forse una macchina un po’ meno ‘leggera’ del passato, anche se ancora trasportabilissima.
La disposizione dei comandi è praticamente identica a quella della C300, il che rappresenta una buona notizia per chi è già abituato con la versione precedente e potrà quindi effettuare il passaggio con una curva di apprendimento rapidissima. Confermiamo quindi le ottime impressioni in termini di semplicità e flessibilità operativa, assicurate da una disposizione comoda delle funzioni più importanti, accessibili direttamente mediante gli appositi pulsanti disposti sul fianco sinistro dell’apparecchio. Da qui si possono gestire i filtri ND (fino a 10 stop, in modalità espansa), le funzioni di ausilio per la messa a fuoco ed il controllo di esposizione, la selezione della sensibilità o del guadagno, il controllo dell’otturatore e l’impostazione del frame rate.
Oltre al tasto di avvio della registrazione, presente anche nell’impugnatura accessoria, e tasti e ghiere per il controllo del menu che, a sua volta, a parte le voci necessarie per la gestione delle nuove funzioni della MKII ed un riarrangiamento delle opzioni, rimane del tutto assimilabile a quello della C300.
Il parco connessioni offre tutto il necessario per integrare la C300 MKII nelle diverse impostazioni di workflow di produzione. La registrazione diretta in camera può avvenire sulle schede CFast, per le quali sono presenti due slot, e su una scheda SD, destinata alla cattura di fotografie ma anche del proxy video HD. Per la registrazione esterna sono disponibili le uscite HDMI e 3G-SDI, dalle quali è possibile estrarre video RAW fino al formato 4K a 30 fps, nonché i connettori per il timecode ed il genlock, e le funzioni di monitor e rec.out.
In prossimità dei connettori esterni sono presenti anche i connettori per i moduli audio e display. Rispetto alla C300, ora i cavi possono essere staccati per quanto siano pur sempre proprietari. Questo semplifica di molto le operazioni di stoccaggio della macchina e, nel caso in cui i cavi si danneggino, si elimina la necessità di mandare a riparare l’intero modulo con impatti pesanti sul tempo di inutilizzo (o complicazione nell’uso) della macchina.
Sempre rimanendo nell’ambito delle caratteristiche hardware e realizzative dell’apparecchio, segnaliamo che ora la C300 MKII può essere sì acquistata a scelta con attacco PL o EF, ma a differenza della C300 l’attacco può anche essere sostituito (da un centro di assistenza). Questo significa che volendo passare da un sistema EF ad un PL o viceversa, sarà sufficiente effettuare lo switch (ovviamente a pagamento) e non rimpiazzare l’intero apparecchio.
Arriva il 4K, ma non solo
Le novità più importanti della Mark II, però, sono nascoste all’interno dell’apparecchio e coinvolgono pesantemente l’intera sezione video, modificata nel sensore, nella risoluzione, nel codec e nei frame rate disponibili.
Naturalmente la prima importante novità riguarda la risoluzione. Con la C300 MKII ovviamente arriva l’upgrade al 4K. Il sensore è un CMOS Super35 mm da 4206×2340 pixel (8.85 milioni di pixel) che può lavorare sia in modalità 4K DCI (4096×2160 pixel effettivi) che UHD (3840×2160 pixel effettivi) oltre che in 2K e Full HD.
Secondo Canon, grazie alle generose dimensioni dei fotodiodi. il sensore è in grado di offrire ottime prestazioni in termini di densità di rumore e sensibilità alle basse luci. Il range di lavoro, infatti, è stato aumentato ad ISO 160-25.600 -espandibile ad ISO100–102.400 – e, grazie all’implementazione di nuove curve di gamma (in particolare la Canon Log 2), secondo l’azienda la C300 MKII è in grado di offrire una dinamica equivalente a ben 15 stop.
Si tratta di un range elevatissimo, superiore sulla carta anche alla Arri Alexa, considerata un riferimento di mercato e dichiarata per 14 stop. Importante, comunque, che Canon si sia dedicata non soltanto all’incremento della risoluzione ma anche all’aumento della dinamica, elemento sempre più importante (specie con l’arrivo dei formati HDR) per produrre immagini dettagliate e spettacolari.
La curva Canon Log 2 non è l’unica novità della C300 MKII sotto questo profilo; sono stati infatti introdotti gli spazi colore Rec.2020 (per intenderci quello adottato anche per l’Ultra HD Premium) ed il DCI-P3, in aggiunta al Cinema Gamut ereditato dalla C500 ed il Rec.709 “tradizionale”. Il Cinema Gamut è il più ampio disponibile nella C300 MarkII, superiore anche al DCI-P3 ed il Rec.2020 e disegnato da Canon specificamente sulla base delle caratteristiche del sensore: il suo impiego necessita di post-produzione successiva secondo il workflow ACES, per sfruttarne interamente le caratteristiche.
Se non si vuole ricorrere a post-produzione, ma realizzare riprese immediatamente disponibili per la visione e distribuzione, è presente una curva di gamma Wide DR, associabile sia allo spazio colore Rec.709 che al Rec.2020, che permette di registrare direttamente in camera anche in formato 4K e con una dinamica molto ampia.
Anche sul fronte della profondità di colore ci sono interessanti novità, con il supporto di 12 bit e 10 bit di quantizzazione. È ora possibile registrare video 2K/Full HD fino al frame rate di 29.97p nel formato RGB 4:4:4 a 12 bit per componente, mentre nel caso del 4K (fino al 29.97p) e dei formati 2K a frame rate superiori (max 120p) la massima risoluzione colore disponibile è a 10 bit in 4:2:2.
È possibile estrarre video 4K RAW (max 30fps) dalle uscite 3G-SDI, così come registrare direttamente in camera su supporto CFast o entrambe le cose simultaneamente.
Per offrire una notevole autonomia di registrazione sono presenti due slot dedicati che possono essere utilizzati sia in registrazione continua (relay recording), per proseguire la scrittura sulla seconda scheda una volta che la prima si è riempita, che in modalità backup (double recording) in cui lo stesso filmato viene immagazzinato in entrambe le schede per assicurarsi una copia di riserva.
La registrazione si avvale del codec XF-AVC sviluppato da Canon e pensato per offrire la registrazione in 4K ‘in camera’ pur mantenendo una qualità molto elevata. L’XF-AVC, basato ovviamente sul formato H.264 ormai diffusissimo, sostituisce il più vetusto MPEG2 implementato nella originale EOS C300.
In modalità 4K/UHD la compressione è di tipo Intraframe ed il codec lavora a 410 Mbps in formato 10 bit 422.
In 2K/Full HD, invece, è possibile scegliere diversi bitrate sempre in modalità Intraframe: con un bitrate di 420 Mbps è possibile registrare in HFR fino a 120 fps in 4:2:2 a 10 bit, mentre scendendo a 225/210 Mbps si può lavorare sempre a 10 bit 4:2:2 fino al frame rate 59.94p oppure a 12 bit 4:4:4 fino al frame rate 29.97p. Infine con bitrate ridotto a 110 Mbps è possibile registrare sempre a 10 bit 4:2:2 con framerate massimo 29.97p oppure 59.94i. Sono presenti dei profili per la codifica ancora più compressa in modalità interframe L-GOP: a 50 Mbps si può codificare video Full HD a 50 Mbps a 10 bit 4:2:2. In tutti i casi l’audio viene registrato in formato LPCM a 4 canali 24 bit/48 kHz.
La registrazione slow/fast motion a frame rate variabile più essere impostata a passi di 1 fps da 1 fps fino al massimo frame rate possibile con la modalità video impostata (ad esempio 120fps in 2K a 420 Mbps o 30fps in 4K).
Simultaneamente alla scrittura su CFast è possibile salvare foto e video proxy su scheda SD separata, in formato 2K/Full HD ad 8 bit 4:2:0 con i bitrate di 35 o 24 Mbps.
Chiaro quindi che da un punto di vista video la C300 MarkII offre una versatilità nettamente superiore rispetto alla precedente versione. Vero anche che il mercato oggi offre numerose proposte alternative, in fasce di prezzo anche più competitive ed in qualche caso con maggiore flessibilità e versatilità sul fronte video. Sotto questo profilo va notato il limite video 4K al formato 30fps, sia per la registrazione interna che, soprattutto, per quella RAW esterna.
Attacco PL, EF e auto focus
La EOS C300 era disponibile a scelta con attacco EF o PL. Stesso discorso per la EOS C300 MarkII ma con una differenza. Portando l’apparecchio in un centro assistenza Canon è possibile effettuare la modifica dell’attacco, passando da EF a PL e viceversa.
Per l’utilizzo con obiettivi EF autofocus, la C300 MKII implementa un sistema molto evoluto, indicato come Dual Pixel AF, che offre tre modalità di lavoro: continuo, manuale “AF-boosted” e one shot. La tecnologia utilizza due fotodiodi indipendenti per ciascun pixel dell’immagine che permette quindi di catturare per ciascun fotosito due segnali differenti. In questo modo viene implementato l’autofocus per differenza di fase che offre una messa a fuoco naturale e veloce.
Ora è possibile impostare l’AF sia per focalizzare al centro che su un’area selezionabile dall’utente entro l’80% circa dell’area totale di ripresa. È anche disponibile una funzione Face AF che impiega algoritmi di riconoscimento dei volti per inseguire e tenere a fuoco un eventuale soggetto in movimento. Infine, è anche possibile impostare la velocità di rimessa a fuoco nel caso in cui si sposta il punto di focalizzazione fra un soggetto ed un altro dell’immagine ripresa.
Nella modalità AF-boosted la messa a fuoco inizia in manuale e termina in automatico. Inoltre l’apparecchio suggerisce all’utente come focalizzare, indicando la direzione in cui girare l’anello di messa a fuoco e quando si raggiunge la massima nitidezza: un sistema intuitivo e preciso.
La C300 Mark II è così compatibile con l’intero range di ottiche fotografiche EF ed EF-S, con cui può sfruttare la messa a fuoco automatiche, nonché con gli obiettivi cinematografici CN-E, sia fissi (‘prime’) che zoom. Con gli obiettivi cinematografici la C300 MKII è in grado di visualizzare non soltanto il valore di apertura tradizionalmente utilizzato in fotografia (il numero f-stop per intenderci), ma anche il valore di luminosità in T-stop che indica un valore “assoluto”, reale, di luminosità trasmessa dalla lente alla particolare apertura, importantissimo per mantenere il massimo controllo delle caratteristiche di ripresa cambiando gli obiettivi.
Continuità con la C300
Sotto il profilo ergonomico la Mark II non apporta variazioni sostanziali rispetto alla precedente versione. Un apparecchio d’uso piuttosto intuitivo, pur nella sua complessità data dalla notevole ricchezza funzionale.
I tasti di accesso diretto alle funzioni più utili in fase di ripresa permettono di controllare i parametri principali di immagine in modo immediato, semplificando le operazioni di messa a punto. Anche la nuova disposizione degli elementi del menu facilita ulteriormente l’impiego, presentando le opzioni più utili ed importanti in cima alla lista delle voci, per ridurre il tempo di accesso.
Ottima la qualità del mirino OLED da 0.46”, in formato 16:9, composto da 1.17 milioni di pixel, luminoso, ben contrastato ed in grado di produrre colori ricchi e saturi, come ci si aspetta da questa tecnologia. È anche presente un piccolo display che mostra svariate informazioni relative alle impostazioni dell’apparecchio che è bene avere immediatamente sotto controllo in qualsiasi momento, senza dover necessariamente guardare nel mirino o nel monitor.
Naturalmente è possibile collegare l’unità display aggiuntiva, con schermo orientabile LCD da 4”, semplicemente installabile sul corpo macchina e collegabile mediante i cavi (con attacco speciale) forniti assieme allo stesso modulo. L’operazione si effettua con semplicità, come con tutti gli accessori di questa famiglia di prodotti Canon noti proprio per la versatilità e la semplicità con cui possono essere adattati e trasformati per rispondere alle specifiche esigenze di ripresa e lavoro.
Per il test, abbiamo utilizzato un esemplare di C300 Mark II insieme a 3 obiettivi prime luminosissimi Canon, 24mm/T 1.5, 50mm /T 1.3 e 85mm/T 1.3, oltre a diverse ottiche ‘photo’ di vario genere.
Vista la possibilità di disporre di un numero così elevato di obiettivi, e la possibilità di provare le diverse combinazioni non solo a zonzo per la città ma anche su veri set cinematografici, abbiamo deciso di effettuare una prova accurata e di lunga durata, allo scopo di sviscerare ogni aspetto del problema, e permetterci anche di valutare l’affidabilità.
In questo numero pubblichiamo quindi le prime impressioni avute a seguito di alcune ore d’uso, che saranno integrate sul prossimo numero in relazione a quanto riusciremo a scoprire nel frattempo.
Anticipiamo subito che è inutile dire che ci siamo nuovamente innamorati della qualità di immagine di questa videocamera che effettivamente aggiorna, rinnova e potenzia le prestazioni della precedente C300.
In due parole, la qualità delle registrazioni è altissima, e, grazie alla codifica AVC ad alto bitrate, permette di integrare senza problemi la C300 MKII in produzioni di livello anche molto elevato, in cui vi sia l’esigenza della massima qualità di immagine.
Grazie alla possibilità di registrare ‘in camera’ materiale direttamente trasferibile in video (utilizzando le curve di gamma e gli spazi colore appositi, come Wide DR con colore Rec.709 o Rec.2020), la EOS C300 MKII è adatta innanzitutto come camera principale per documentari, produzioni musicali e simili, anche nelle occasioni in cui non si vuole necessariamente passare per uno stadio di post produzione, mentre con le curve speciali di gamma (log e log 2), e gli spazi colore estesi, può essere integrata in un workflow di produzione cinematografica di livello, magari anche come apparecchio speciale per riprese in condizioni complesse, visto l’ingombro ridotto. Una macchina tecnicamente ed ergonomicamente molto versatile, insomma.
Le immagini prodotte dalla C300 MKII sono pulite, nitide, ricche di dettagli. Il rumore alla risoluzione nativa (ISO 800) è praticamente assente, e rimane molto contenuto anche con il salire della sensibilità, ed appare di densità e caratteristiche piuttosto “naturali”, che permettono di mantenere una qualità ottima anche in condizioni di illuminazione ridotta.
Come prima impressione d’uso la C300 MarkII conferma quindi la validità della resa alle basse luci (che già contraddistingueva il precedente modello) e che assicura la possibilità di lavorare senza problemi a sensibilità molto elevate, fino ad almeno ISO 8000 se non ISO 16000.
Da quanto abbiamo potuto osservare, anche l’elettronica video è stata migliorata e trasformata non soltanto per supportare la risoluzione 4K, ma anche per minimizzare i possibili difetti legati alla tecnologia CMOS. In particolare, grazie all’impiego di due processori Digic DV5, la velocità di lettura del sensore è stata raddoppiata, il che ha permesso di ridurre ulteriormente il rischio di far insorgere fenomeni di rolling shutter che affliggono di norma questa tipologia (CMOS) di componenti.
I risultati si vedono subito, e rendono ancora più flessibile l’impiego dell’apparecchio che non richiede dunque eccessive accortezze per aggirare il fenomeno.
L’ampia gamma di formati di registrazione disponibili permette di ottimizzare la capacità delle (ancora costose e poco diffuse) schede CFast rispetto alla qualità e l’utilizzo che si intende effettuare per le riprese. Lavorando in 2K/Full HD è possibile salire fino al formato 12 bit 444, ideale per lavori che richiedono pesanti manipolazioni in postprocessing, e dove quindi è necessario disporre della migliore qualità possibile sotto il profilo cromatico.
Questo non significa che 10 bit in formato 422 rappresenti una limitazione, tutt’altro. Ed infatti anche in 4K il materiale è adattissimo al post processing. E considerato il peso già notevole di questo formato, il vantaggioso “compromesso” anche rispetto all’occupazione di spazio e la potenza di calcolo non è da trascurare.
Prime considerazioni
La conclusione, almeno per il momento, è che la C300 MarkII è un chiaro esempio di evoluzione in continuità di un prodotto di successo in cui Canon ha integrato i necessari aggiornamenti che permettono agli utenti di questo tipo di prodotti di elevare e attualizzare lo standard di lavoro.
Il prezzo non è certamente contenuto, ed anche gettando uno sguardo alla concorrenza è chiaro che per la Mark II la battaglia sarà molto meno semplice rispetto al passato.
Ma poter contare sullo splendido parco ottiche Canon foto e cine, e su un più semplice aggiornamento di un sistema già basato sul sistema Cinema EOS non è cosa da poco, e la qualità di questo prodotto non può che ripagare dell’investimento.
Appuntamento quindi al prossimo numero per una valutazione più approfondita delle prestazioni in condizioni critiche.