Il progresso è, come l’età, crudele, ed avanza impietoso, e con lui le prestazioni degli apparecchi fotografici.
Nella recente prova della Nikon Z7 avevamo sottolineato che un’altra fotocamera della casa giapponese, la D90, era stata la prima DSLR a supportare la registrazione video nel lontano 2008. In questi anni sulle nostre pagine non sono stati pochi i riferimenti a quella data storica. Oggi, ad oltre un decennio di distanza, torniamo di nuovo indietro nel tempo, proponendo un confronto, se non impossibile, quantomeno improbabile, tra la prima e la più recente fotocamera Nikon a registrare video, la D90, appunto, contro la più recente Z6.
Un po’ di storia
La D90 è stata presentata una decina di anni prima dei modelli della serie Z, Z6 e Z7 – per l’esattezza il 27 Agosto 2008 – per sostituire la D80. La macchina portava in dote un nuovo sensore da 12.3MP ed altre novità rispetto alla precedente, tra cui, giusto per citarne alcune, l’estensione della gamma di sensibilità, la correzione automatica dell’aberrazione cromatica nei file JPEG, l’AF con il riconoscimento dei volti e soprattutto il live view, la possibilità di visionare nello schermo LCD la preview di foto e video.
La DSLR fu subito accolta da un buon successo di pubblico e di critica, e fu in auge fino all’uscita del modello successivo, la D7000, nel 2011. Il vero motivo però per cui questa macchina resterà nella storia è però un altro, in quanto, come già detto sopra, la D90 è stata la prima DSLR a registrare video. Il supporto era relativo, in quanto la risoluzione supportata era limitata all’HD da 1280×720 pixel, con frame rate fisso a 24p, audio monoaurale, e codec video molto compresso.
Nonostante questi limiti, la macchina permetteva, secondo alcuni, di ricreare un film look impossibile per le videocamere compatte dell’epoca di pari prezzo, grazie alle dimensioni APS-C del sensore ed alla grande disponibilità di ottiche da 35mm, anche di pregio. E fu così che venne utilizzata anche per la realizzazione di alcuni lungometraggi.
Il retroscena
Quando è arrivato il momento di provare la Z6, la più recente fotocamera di Nikon, muscolosissima nell’area video, il nostro direttore Stefano Belli, ha tirato fuori dal cappello una D90, proponendo a tutti noi un parallelo tra la prima e l’ultima Nikon, che permettesse di capire i passi fatti dalla tecnologia in questi due lustri. Questa idea ha raccolto subito il nostro entusiasmo, sebbene ci fossero da risolvere alcuni problemi, come lo smarrimento temporaneo dell’alimentatore e il peirodo di clima instabile. Così, non appena ci sono state le condizioni meteo opportune – anche a Roma i cambiamenti climatici si fanno sentire – siamo riusciti nel nostro intento.
Il setup
Lo sappiamo, il confronto è folle, e lo è ancor di più pensando alle differenti fasce d’appartenenza delle macchine. La D90 era una prosumer con costo d’acquisto attorno ai 1000 Euro; la Z6 è una pro, che un decennio dopo costa circa il doppio. Inoltre anche il valore delle ottiche in dotazione è sbilanciato nella stessa misura a favore della Z6. Il Nikkor Z 24-70 mm f/4 rispetto all’AF-S DX Nikkor 18-55mm f/3.5-5.6G VR del 2007 appartiene anch’esso ad una categoria superiore, e può contare su un’apertura massima costante, con un grosso vantaggio specialmente alla lunghezza focale maggiore. Per questo motivo, per rendere i risultati quanto più omogenei possibile, abbiamo scelto di utilizzare gli stessi angoli di campo e le medesime aperture su entrambe le combinazioni.
C’è da aggiungere che eisste poi una grande differenza filosofica, basata sull’adozione del classico F-mount nella D90, e del nuovo, ‘gramde’ Z- mount nella Z6. Abbiamo analizzato in dettaglio nelle prove dulle Z67Z7 pubblicate su Tutto Digitale questo cosa significhi; una differenza, se ci permettete il gioco di parole, che fa la differenza.
Live view
La D90 aveva già un’ottima ergonomia e sebbene sia una mirrorless con dieci anni di meno, la Z6 risulta essere molto simile, non solo per la parte fisica, ma anche i menu sono incredibilmente somiglianti, permettendo di passare da una macchina all’altra senza dover prendere confidenza.
Come già accennato la D90 ha introdotto il live view, e Nikon l’aveva equipaggiata con un ottimo, per quel tempo, display LCD da 3”, dotato di risoluzione VGA, 640×480 pixel e 921600 punti RGB; è una convenzione tutt’ora in uso, da parte dei produttori, di non dichiararare la risoluzione in pixel, ma i punti totali, quindi pixel moltiplicati per tre. Sulla Z6 i punti in più sono più che raddoppiati, 2.1 milioni, ma non è questa la sola differenza. Tra i due schermi c’è infatti un abisso in termini di qualità di visualizzazione in qualsiasi condizione di luminosità ambientale, ed è forse questa una delle cose più determinanti a vantaggio della Z6, in ambito ergonomico.
Per quanto riguarda il discorso dell’ottica, la differenza è altrettanto notevole. Il Nikkor Z è superiore, non solo nella resa, ma anche nella gestione. Il vecchietto 18-55 VR invece fa trasparire una forte provenienza amatoriale, soprattutto nel comando del fuoco, che non oppone alcuna resistenza e rende i giochi focali, soprattutto in video, estremamente complessi.
Il confronto
Dopo le dovute introduzioni, veniamo al dunque, il vero e proprio confronto tra le rese delle due fotocamere.
Dal punto di vista fotografico, sebbene la risoluzione da 12.3MP non sia molto elevata e non proprio al passo coi tempi, la D90 riesce ancor oggi ad effettuare scatti molto interessanti, utilizzabili anche in ambito professionale, almeno di giorno (ed in condizioni non estreme, finché la sensibilità nativa lo consente; questa infatti si ferma a 3200 ISO).
La D90, al momento della sua presentazione, era infatti una delle fotocamere dotate della migliore estensione di gamma dinamica, superiore ai 12 stop. Scavalcò addirittura la Nikon D3, l’ammiraglia presentata un anno prima.
La Z6 da parte sua fa valere i suoi muscoli, e piega l’antenata, grazie alla modernità del progetto, del sensore stabilizzato a pieno formato, e del processore Expeed di sesta generazione.
Una vittoria di Z6 attesa e prevedibile, nella parte fotografica, ma con D90 in grado di produrre ottimi scatti, una volta che tutte le circostanze sono favorevoli. Nell’ambiente video però le cose vanno ben diversamente. La prima reflex a registrare filmati viene infatti bastonata dalla sua erede, non solo nella differenza di risoluzione – che è senza dubbio schiacciante visto che parliamo di HD contro UHD, 0.92 Megapixel contro 8.29 Megapixel – ma in ogni frangente.
Di notte il confronto è quasi irrealizzabile. Spingendosi al massimo degli ISO, la D90 riesce appena a riconoscere la luce, ma anche di giorno le differenze sono enormi. La gamma dinamica dei video della D90 è molto scarsa, così come lo è la definizione. I limiti vengono amplificati da un codec di registrazione estremamente compresso e poco efficiente, basato su MJPEG. Le immagini che pubblichiamo qui ed il video che sul nostro canale YouTube dicono tutto, o quasi. Non dicono dei tanti progressi che hanno fatto le fotocamere in questi anni. La D90, oltre a registrare l’audio mono ad 11KHz, quindi ben lontano dalla qualità CD, non era dotata di ingresso audio, per poter collegare un microfono esterno. Allo stesso tempo non c’era una presa cuffie, ma al suo posto un’uscita AV generica, quella tipica delle telecamerine di un tempo; un connettore per mini-jack che supportava audio e video analogico composito. L’uscita HDMI c’era, ma gestiva, in HD, solo un segnale 1920 x 1080 interlacciato, quindi ben poco adatto alla registrazione.
Punto e a capo
Così distanti nella per età, dotazione, costo, e resa, questi due modelli ci dicono che la casa giapponese ha cambiato registro. Dopo aver introdotto per prima in assoluto la registrazione video su una reflex, e dopo un decennio di evoluzioni video non significative nelle proprie fotocamere (per una sorta di timidezza nell’approccio ad un settore vicino e lontano allo stesso tempo), che ha lasciato ai concorrenti spazio per i fotovideomaker), Nikon con la serie Z ha effettuato un grande salto in avanti nel suo ecosistema e con la Z6 il salto è stato ancora più grande, in particolare nel comparto ‘video’.
Evoluzioni che – come altre proposte mirrorless full frame recenti – hanno peraltro cambiato la storia della tecnica foto e video. Del resto, alla presentazione di Z6 e Z7, Nobuyoshi Gokyu, vice presidente dell’azienda, ha manifestato chiaramente le volontà dell’azienda di crescere ancora, sfoderando tutte le proprie armi e coprendo ogni nicchia di mercato. L’impresa non sarà facile, ma la casa giapponese ha la strategia e i prodottti giusti. Il mercato oggi è quanto mai ricco di proposte e di agguerrite concorrenti. Vedremo come andrà a finire, ma, si sa, la concorrenza, quando è leale e sostenibile, porta grandi vantaggi agli utenti finali.