Fotocamera mirrorless Fujifilm X-H1

Test estratto da: Tutto Digitale 122 – Luglio 2018
Fotocamera mirrorless
Fujifilm
X-H1
– Prezzo: € 1.940,00
Dopo una serie di fotocamere di successo basate sui sensori X-Trans, in prova la Fujifilm che introduce una stabilizzazione particolarmente efficace ed offre molto anche sotto il profilo video. Una macchina tutta sostanza, una vera forza della natura, pardon della tecnica, in un abito sobrio
Fujifilm X-H1

Il mercato delle fotocamere professionali è ricco di offerte di produttori vecchi e nuovi, ma in pochi possono vantare un’esperienza nel settori foto, video e cinema, paragonabile a quella di Fujifilm. Parliamo di un’azienda forte di un enorme know how non solo nella realizzazione di macchine ed obiettivi ma anche in quello degli elementi fotosensibili. In questo settore la casa giapponese è presente da più di ottanta anni, con una produzione  spaventosa di pellicole, per fotografia e cinema, e anche di sensori per macchine digitali, spesso contraddistinte da tecnologie uniche ed all’avanguardia.
Una ventina d’anni fa, agli albori della fotografia digitale, mentre tutti usavano i CCD, Fuji adottava il cosiddetto Super CCD. Stiamo parlando di una tecnologia proprietaria, caratterizzata da varie soluzioni estreme, come i pixel di superficie ottagonale e la disposizione inclinata a 45°.
Quando, in tempi più recenti, c’è stato l’avvento in massa dei sensori CMOS, il colosso nipponico ha fatto debuttare, nel 2012, la prima serie di un sensore avveniristico, l’X-Trans.
In questo caso, al posto del classico filtro Bayer – strutturato in 4 fotositi, 2×2, di cui due verdi, uno rosso ed uno blu – è utilizzata una matrice diversa, da ben 6×6 elementi. Una soluzione originale, che ha il vantaggio di ospitare su ogni linea orizzontale e verticale tutti le componenti cromatiche RGB, scongiurando naturalmente l’insorgenza dell’effetto moiré. In termini pratici ciò vuol dire che l’X-Trans non richiede l’uso del filtro passa basso utilizzato su quasi tutte le macchine dotate di filtro Bayer, e quindi le immagini risultano essere immuni da moiré e falsi colori, ed allo stesso tempo, a parità di risoluzione, molto più nitide e dettagliate.
Un altro vantaggio di questa soluzione è nel rumore generato ad alti valori ISO, che somiglia più alla grana della pellicola che a quella sorta di disturbo ‘elettronico’ a cui i sensori tradizionali ci hanno abituato, e quindi risulta più naturale, più gradevole visivamente.
La macchina oggetto della prova di oggi, la X-H1, è dotata della terza generazione di questo tipo di sensore. Un dispositivo che è stato già adottato in tempi recenti da una fotocamera di grande successo come la X-T2, prima ad introdurre il video 4K UHD.
Naturalmente il sensore non è tutto: diverse soluzioni adottate, come vedremo, rendono la X-H1 una temibile concorrente per tante macchine di alto profilo presenti sul mercato, sia per la fotografia che per la realizzazione di filmati.
Tra le dotazioni tecniche spiccano subito le nuove e complete funzioni video e l’inedita stabilizzazione del sensore su 5 assi, che risulta essere molto efficace ed in grado di garantire oltre 5 stop di vantaggio; tuttavia le migliorie sono tante e riguardano tutti gli aspetti, anche ergonomici e fotografici. Ad esempio, sempre molto legata al settore fotografico ed alla resa delle proprie pellicole, Fujifilm su questa macchina aggiunge il profilo colore da cinema Eterna, disponibile anche per gli scatti fotografici.
A rendere la macchina competitiva contribuisce anche l’ormai vasto parco ottiche X mount, che comprende modelli prime (a focale fissa) e zoom. Le prime – tredici – coprono tutte le esigenze con focali da 14 a 90 mm; gli zoom fotografici sono sette e si estendono da 10 a 400 mm. A questi modelli si sono recentemente aggiunti due obiettivi per cinema vero, appartenenti alla nuova serie MKX, ossia il 18-55mm T2.9 ed il 50-135mm T2.9. Due zoom notevoli, che abbiamo conosciuto recentemente, con una prova completa del 50-135mm T2.9 nella sua variante E-mount (Tutto Digitale 120) e con il prossimo test del 18-55 mm sul numero 123 di Tutto Digitale.
Naturalmente, visti i tempi, non manca un’App per Android ed iOS, che si è rivelata tra le più evolute: consente un collegamento tra i dispositivi molto agevole, permette di controllare le funzioni principali della macchina, e di ricevere, anche automaticamente, gli scatti sul device per una loro istantanea condivisione sui social.
Insomma, tanta carne al fuoco…

Una proposta solida

Rispetto alle sorelle, X-T2 in testa, esternamente l’X-H1 si presenta con ingombri maggiori ed un corpo molto simile a quello di una DSLR.
Si fa subito notare la ‘novità’ del bellissimo display LCD superiore, dotato di tecnologia always on, che mostra tutte le informazioni principali sulla macchina. I dati visualizzati sono personalizzabili dall’utente, con configurazioni differenti per l’uso fotografico e video. Di default è attiva la modalità bianco su nero, ma è possibile anche invertirla.
Tutti i materiali utilizzati per la costruzione della fotocamera sono di qualità eccellente e ciò viene trasmesso sia alla vista che al tatto.
Il corpo è tropicalizzato e quindi resistente a polvere ed umidità.
Il telaio in lega di magnesio è stato irrobustito per supportare ottiche lunghe e pesanti, ben oltre la coppia di zoom cine della serie MKX; è infatti già predisposta per obiettivi inediti dal peso di oltre due chilogrammi. Il lato destro dell’impugnatura è molto più pronunciato che in passato, ed oltre alla presa migliorano anche la disposizione dei comandi di scatto e delle rotelle multifunzione anteriore e posteriore. Grazie a queste modifiche la macchina si tiene in mano perfettamente, e sebbene sia un po’ ingrassata rispetto alle sorelle minori, il peso resta comunque contenuto in 673g con scheda e batteria.
Per la gioia dei possessori di altre mirrorless Fujifilm, la fotocamera è compatibile anche con i vecchi modelli di batterie, sebbene, a causa della presenza dello stabilizzatore, l’autonomia d’utilizzo diminuisca di circa il 10% rispetto ad X-T2, a 310 scatti nello standard CIPA. In ogni caso, la durata di una singola carica non ci ha mai messo in difficoltà durante le sessioni di shooting, foto e video, che abbiamo effettuato.
Come opzione è disponibile un pratico battery grip, realizzato in maniera pregevole, dotato di replica dei comandi di scatto e rotary control, e consigliato anche per l’uso video. La sua funzione non è infatti solo quella di aumentare l’autonomia, ma anche di fornire caratteristiche aggiuntive: spostando e distribuendo il calore su una superficie maggiore, permette di aumentare la registrazione di video 4K continui da 15 a circa 30 minuti, ed aggiunge l’uscita cuffie, utile al videomaker per valutare i livelli audio di registrazione.
All’interno del battery grip trovano posto altre due batterie, che non escludono quella presente nel corpo macchina, triplicando quindi capacità e durata; il grip dispone anche di una porta di alimentazione, in quanto funziona pure da caricabatterie a macchina spenta, e da alimentatore quando la macchina è accesa.
Da notare che la macchina è in grado di visualizzare lo stato di carica di ciascuno dei tre accumulatori, anche sul display superiore.
Il posizionamento di quest’ultimo ha richiesto lo spostamento delle classiche rotelle di ISO e tempi d’esposizione, care agli utenti Fujifilm; poste una per lato, sono dotate di comandi coassiali per la scelta della modalità della misurazione di esposizione e delle modalità di scatto o ripresa video. La rotella dei tempi è molto utile. Selezionando la posizione T permette di regolare i tempi come sulle altre macchine, ossia tramite la rotella multifunzione. Se invece si ha bisogno di cambiare rapidamente, in un attimo si passa da 1/10 a 1/2000 senza passare dai valori intermedi, e con la multifunzione si ha comunque la possibilità di fare delle regolazioni.
A proposito di tempi, per adattarsi all’uso cinema, sono stati introdotti nuovi valori, che mancavano in precedenza: sono multipli di 24, cari ed utili ai direttori della fotografia, in maniera tale da avere i classici tempi di shutter espressi in gradi, come 1/48 o 180°.
Nella parte posteriore una serie nutrita di comandi fisici, che include un comodo joystick, permette di avere il pieno controllo della macchina senza dover necessariamente ricorrere ai menu. Nell’uso aiuta tanto il display LCD da 3 pollici e 1.04 MP, dotato di funzioni touch avanzate, tra cui utilissime gesture. Tracciando delle linee con il dito si attivano infatti funzioni aggiuntive. La risposta al tocco è perfetta ed anche il software è realizzato bene per sfruttarne tutte le caratteristiche, sia in fase di ripresa che in riproduzione. Anche il menu camera è tra i migliori per praticità, con funzioni suddivise correttamente ed impostazioni e memorie differenziate nelle modalità foto e video; passando da una all’altra non si perde tempo per riconfigurare le caratteristiche di ripresa.
La qualità visiva del monitor è ottima, ed è garantita una copertura del 100% dell’inquadratura; sono presenti due articolazioni, verticale ed orizzontale con due gradi di libertà, per agevolare scatti e riprese dall’alto, dal basso o dal lato sinistro (o in verticale).
Il tasto Q presente sul retro dà accesso al pratico Quick Menu. Sul display appaiono 16 miniature che indicano, e permettono di regolare, tutti i più importanti parametri di ripresa, via touch o rotelle. Le funzioni visualizzate possono essere poi personalizzate a piacimento.
Il viewfinder è eccellente ed al livello delle migliori concorrenti. è costituito da un pannello OLED da 0,5” con una risoluzione di 3.69 milioni di punti, in grado di coprire per intero l’area visiva, con un fattore d’ingrandimento di 0,75x. L’unità è dotata di un sensore di prossimità estremamente reattivo ma al contempo in grado di evitare spegnimenti indesiderati del monitor quando non occorre. Risoluzione, colori e contrasto sono estremamente fedeli e consentono di interpretare la scena correttamente e di effettuare la messa a fuoco manuale con precisione. La velocità di refresh è in linea con le prestazioni generali e garantisce la notevole velocità di aggiornamento di circa 100 fps.

Grande dinamica

Fotograficamente la macchina risponde benissimo a tutte le richieste dell’utente. La gamma dinamica massima, cioè la capacità di rappresentare in un solo scatto una serie di stop differenti, è notevole (dodici) e si raggiunge in modalità DR400, con ISO minimo da 800 ISO. L’assenza di filtro passa basso garantisce immagini perfettamente dettagliate con assenza di moiré. Seppure il sensore sia ‘solo’ APS-C, non fa rimpiangere macchine full frame utilizzando ISO elevati. Il rumore è sempre contenuto, e come abbiamo già anticipato, il pregio della tecnologia X-Trans è che, quando questo inevitabilmente appare, è piu simile alla grana della pellicola che a quello elettronico dei sistemi convenzionali. Se necessario, si sale con gli ISO senza patemi d’animo; 12800 è un valore ancora ampiamente utilizzabile, 25600 è un livello limite con compromessi, 51200 resta un valore che ci consente di vedere al buio, ma che difficilmente potrà essere usato per foto professionali.
La velocità di scatto in modalità raffica raggiunge la ragguardevole cifra di 14 fps, ma con un buffer limitato a 27 foto continue ed otturatore elettronico. Scendendo con la velocità il buffer aumenta considerevolmente, sino ad arrivare alla raffica infinita di JPEG quando la velocità impostata è di 6 fps.
Per aiutare i fotografi di eventi sportivi indoor, la macchina è dotata di un sistema di compensazione dello sfarfallio originato dalle luci artificiali a bassa frequenza (come quelle fluorescenti e ai vapori di mercurio). Questo si è mostrato efficace, con tutte le foto in sequenza generate con esposizione stabile e coerente.
I JPEG vengono sviluppati correttamente in macchina, con una dimensione media di circa 10MB.
I file RAW, in formato RAF, possono essere sia non compressi, che con compressione lossless, ossia occupano meno spazio, ma non riducono la qualità dell’immagine. Fujifilm fornisce in dotazione un pratico e potente software per lo sviluppo di tali file: Fujifilm X RAW Studio, che ha la peculiarità di poter utilizzare il processore della camera, e quindi rendere le operazioni istantanee anche su computer non particolarmente veloci.

Stabilizzatore, 5 su 5

Lo stabilizzatore sul sensore che appare per la prima volta su questa macchina si dimostra sul campo già perfettamente a punto. I dati dichiarati parlano di oltre 5 stop su 5 assi con una lunga serie di obiettivi, tra cui molti non stabilizzati. Ne abbiamo verificato l’efficacia sia con l’XF16 F1.4 che con il 90 F2 della stessa serie. Anche scuotendo volontariamente la macchina, il sistema è stato in grado di compensare oscillazioni e vibrazioni e quindi consentire scatti a mano libera con tempi di esposizione altrimenti inutilizzabili; inoltre gli scarti per micro mosso sono ridotti a zero.
La macchina è dotata di funzioni di scatto avanzate con temporizzazione pienamente configurabile, quindi si possono effettuare timelapse senza ausilio di controller esterni a tutto vantaggio di costi e oggetti da inserire nello zaino. La fotocamera, come le concorrenti della sua classe, non è dotata di flash integrato ma – utile bonus – è fornita in dotazione di un piccolo flash da montare sulla slitta hot shoe in caso di necessità.

AF, abile ed arruolato

Tra i comandi fisici spicca un manettino per la selezione del fuoco, dotato di tre posizioni per fuoco manuale, automatico singolo e continuo. L’automatico, dotato di un sistema ibrido avanzato, con punti sia a rilevamento di fase ed a contrasto, si è rivelato veloce ed affidabile, anche in presenza di luce scarsa.
La modalità continua riconosce volti e soggetti in movimento e li segue con precisione, riconoscendo anche ostacoli che li nascondono momentaneamente. Da menu è possibile scegliere il comportamento in base al tipo di scena da riprendere così come programmare completamente le caratteristiche.
In un quadro decisamente positivo, l’unico appunto che potremmo fare al sistema è che – nel caso nell’inquadratura siano presenti numerosi volti – non c’è il riconoscimento facciale per il singolo viso, che abbiamo visto su altre macchine recenti; così può succedere che, durante uno shooting il fuoco si sposti su una persona diversa da quella desiderata.
Il fuoco manuale prevede ottime e preziose assistenze, utili sia in fotografia ma soprattutto, come vedremo in seguito, in video. È presente sia il peaking che mostra con varie modalità le porzioni di immagine a fuoco, sia il magnifier che ingrandisce automaticamente l’immagine per semplificare il raggiungimento del valore corretto toccando la ghiera sull’ottica. Quando il magnifier è attivo, la rotella posteriore permette di variare al volo l’entità dell’ingrandimento, ma funziona anche come tasto, e – a seconda del tempo di pressione – si attiva, disattiva o si impostano modalità differenti.
Nelle prove di altre macchine, con obiettivi dotati di comando del fuoco “by wire”,  avevamo segnalato la difficoltà nel raggiungere il punto focale soprattutto in video a causa della demoltiplicazione della ghiera, a seconda della sua velocità di azionamento. Su questa macchina il problema è risolto, con una voce nel menu che permette di scegliere anche la regolazione assoluta.
Con il tasto, a portata di pollice, AF On, anche durante l’uso manuale, l’autofocus istantaneamente mette a fuoco facilitando le ulteriori regolazioni, se desiderate.
Anche se inferiori a quelle full frame, le generose dimensioni del sensore APS-C permettono, grazie ad ottiche molto valide, di ottenere un bokeh consistente, con soggetti a fuoco e foreground e background molto sfocati. Le due ottiche fotografiche con cui abbiamo provato la macchina si sono dimostrate accoppiamenti perfetti, anche sotto questo punto di vista. Come vedrete dalle immagini pubblicate in queste pagine, se era lecito aspettarsi grandi sfocature dal 90mm F2, non era altrettanto scontato con il cortissimo XF16 F1.4, che è in grado di ottenere un bokeh notevole e non solo a diaframma completamente aperto. Inoltre, durante l’uso video, entrambi gli obiettivi hanno dimostrato di non essere soggette a breathing o respirazione – il famoso disturbo che affligge molte ottiche fotografiche, anche di fascia alta, che fa variare la lunghezza focale o deformare i soggetti agendo sul fuoco – cosa che sarà apprezzatissima dai videomaker.

Obiettivo Cinema

In apertura abbiamo già parlato dei grandi numeri di cui è in possesso l’X-H1 in area video, e la  disponibilità degli zoom cine della serie MK anche per l’X mount ci fa capire quanto l’azienda giapponese abbia investito su questo aspetto. X-H1 è la prima Fujifilm (e fra le non molte macchine sul mercato) a supportare il video 4K ‘vero’, ovvero il formato full cinema DCI da 4096×2160 17:9 a 24p, ma supporta anche l’UHD 3840×2160 (spesso definito erroneamente ‘4K’) a 24/25/30p. Il codec interno, seppur con campionamento ad 8 bit, supporta un bit rate sostenuto, da ben 200 Mbps, laddove molte concorrenti si fermano a 100. Per i videomaker più esigenti non manca un picture profile F-Log per consentire di preservare al massimo la gamma dinamica da esaltare in post produzione, ma soprattutto una serie di profili colore unici, eredità delle pellicole foto di Fujifilm. X-H1 è la prima macchina – e per il momento l’unica – a supportare la gloriosa modalità Eterna, che si ispira all’omonima linea di pellicole cinematografiche. Questo profilo colore ha una doppia ed importante valenza. Per le sue caratteristiche di bassa saturazione, unite a contrasto e resa delle ombre, può essere utilizzato sia come base di partenza per un color grading in post produzione, dal momento che permette di mantenere elevata la gamma dinamica quanto un profilo Log, 12 stop, sia come look definitivo poiché le immagini sono già molto belle senza necessità di alcun ritocco.
Oltre ad Eterna sono comunque presenti numerosi stili già pronti, derivati dalla resa delle pellicole, differenti e molto appaganti. In tutto sono sedici, sia a colori che in bianco e nero; tra quelli a colori segnaliamo il profilo standard Provia, ispirato ad una pellicola con resa molto efficace, con saturazione e contrasto ottimali per un uso cine-televisivo, senza enfasi spinta del colore; enfasi che invece è presente in Velvia, che come suggerisce il nome dal ‘suono italiano’, fornisce alle immagini saturazione e vivacità molto accentuate, creando un look molto bello in tutte quelle situazioni in cui il colore è protagonista. Per i nostalgici del vecchio film look, la X-H1 offre la possibilità di aggiungere la grana della pellicola, con tre impostazioni, spenta, debole e forte.
Le prestazioni video sono elevate in tutti i settori. Di giorno la macchina produce immagini di grande livello; l’assenza di filtro passa basso garantisce una resa dei dettagli limpida e cristallina, pur in assenza di moiré. Di notte, o in tutte le circostanze di scarsa luminosità, la fotocamera fornisce il meglio di sé. Con ISO bassi, anche in oscurità pressoché totale, il rumore nelle ombre è nullo, ed anche salendo vertiginosamente con il guadagno, il rumore rimane sempre contenuto e poco fastidioso. A 12800 ISO le immagini sono ancora buone, 25800 rappresenta il limite che sarebbe meglio non superare, anche se la macchina può spingersi anche a 51600.
Il codec da ben 200 Mbps, consente, sia con il profilo F-Log, ma anche con Provia ed Eterna, di non veder mai apparire artefatti da eccesso di compressione; ciò accade solo aumentando molto il dettaglio, in una scala che va da -4 a +4.
La realizzazione di ottimi video è agevolata ancora una volta dall’ergonomia del corpo macchina e del software di gestione. Il viewfinder è da 10, ed il il touch screen è probabilmente il migliore che abbiamo provato sino ad oggi, sia in termini di reattività che di funzionalità.
Ad alcuni potrebbe sembrare strano che tra le assistenze manchi la zebra, ma non ne abbiamo sentito la mancanza. La gamma dinamica da 12 stop consente infatti di esporre tranquillamente senza che ci siano clipping nelle alte luci.
Come abbiamo già detto prima, ciò che serve al videomaker – l’assistenza per il fuoco – c’è, ed è implementata benissimo. Peaking e magnifier funzionano davvero alla grande.
Insomma tutto sembra essere studiato benissimo e nulla lasciato al caso, tuttavia, qualche margine di miglioramento c’è ancora. Quando si utilizzano ottiche dotate di autofocus sarebbe bello poter disporre della funzione transition focus presente su alcune macchine, ossia della possibilità di programmare punti focali facendo in modo che la camera si sposti da uno all’altro automaticamente, eliminando vibrazioni o margini d’errore che la manovra manuale può generare. Sarebbe stato possibile anche passare, durante la registrazione, da fuoco manuale ad automatico, sempre per agevolare i giochi sui piani focali sfruttando gli automatismi. In modalità video, il pratico tasto AF On funziona solo quando il fuoco è in automatico sulla funzione S o in manuale ma non durante la registrazione.
Dell’autofocus abbiamo già detto nella prova fotografica. A differenza di altre macchine dove il rendimento in ambito foto o video è notevolmente differente, X-H1 fornisce in entrambe le modalità prestazioni analoghe, anche con luce ridotta, e soprattutto nella modalità continua, dove segue con precisione i soggetti in movimento.
Se la stabilizzazione è importante per il fotografo, lo è ancor di più per il videomaker. Gli oltre 5 stop dichiarati non sembrano affatto una chimera. Abbiamo potuto realizzare video a mano libera anche con il 90 F2 (equivalente ad un 135mm in 35mm), inquadrando oggetti lontanissimi, producendo immagini stabili, praticamente da cavalletto. Con obiettivi nativi il sistema si attiva automaticamente, mentre con quelli adattati è possibile specificare la lunghezza focale nel menu.
Sono presenti due memorie per attivare al volo le due focali più utilizzate senza dover perdere tempo nelle regolazioni. Insomma il ricorso a steadycam e gimbal è limitato solo ai casi di necessità produttive.
Essendo la X-H1 studiata come vera macchina da presa, abbiamo, come di consueto, sottoposto la macchina ai vari test per la valutazione della velocità di read out del sensore, per verificare l’entità del fenomeno rolling shutter. Alla prova dei fatti la X-H1 ha dimostrato di avere una velocità di lettura notevole, e i risultato è quello di mostrare i classici difetti – deformazione nei movimenti laterali veloci, effetto jello nelle oscillazioni indotte dalla riprese a mano libera, e flash banding – sempre molto ridotti, in linea con le migliori mirrorless.

Fra high speed e slomo

Come ormai quasi d’obbligo in macchine di un certo livello, nella X-H1 non manca una modalità high speed per la realizzazione di slow motion estremamente morbidi e progressivi. In 4K non sono presenti registrazioni a 50/60p, per cui, come su tante concorrenti, per aumentare il frame rate di ripresa, la risoluzione viene limitata al Full HD; in tale modalità la camera può arrivare sino a 120  fps. L’audio non viene registrato ed il file generato viene già rallentato allo standard video prescelto. In PAL la velocità massima è di 100 fps, ma con qualsiasi buon software di editing possono essere sfruttati tutti i 120 fps riservati all’NTSC, senza introdurre interpolazioni che possano portare a perdite di qualità. Le immagini sono buone, ma, ovviamente, la resa dei dettagli registrati a 100 o 120 fps non è uguale a quella del 4K ed è presente una maggiore tendenza a generare rumore video, anche impostando valori ISO non particolarmente elevati.

Occhio all’orecchio

Una caratteristica importante della registrazione video è anche la parte relativa all’audio. I microfoni integrati, così come abbiamo visto su altre mirrorless recenti, garantiscono una qualità di registrazione decisamente elevata. Con una delle gesture sul touch screen si attivano in maniera estremamente pratica la gestione dei volumi di registrazione, attiva anche durante il record. Come abbiamo già detto, la macchina necessita del battery grip per aggiungere il jack cuffia, e la gestione dell’ascolto è ben realizzata, con la possibilità di ascoltare il live o il pre-registrato.
Chi fa cinema registrerà l’audio indipendentemente, chi fa video a basso budget utilizzerà l’ingresso mini jack, mentre alcune produzioni intermedie sentiranno l’assenza dell’opzione per montare sulla slitta hot shoe un adattatore nativo Fujifilm per gli ingressi XLR (disponibile come optional, invece, per alcune camere).

Fotovideomaker, eccomi

Fujifilm con la X-T2 aveva già realizzato un’ottima macchina, che resta comunque in listino ad un costo più accessibile; con X-H1 è riuscita a migliorarla a 360° fornendo a fotografi e videomaker uno strumento dalle prestazioni e dalla versatilità davvero notevoli, all’altezza delle migliori proposte, che siano dotate di sensore MFT, APS-C o anche Full Frame.
La macchina infatti non ha vere lacune in alcun settore. Produce immagini e filmati bellissimi ed aiuta l’utente a fare ciò con un’ergonomia fisica e software eccellente, grazie anche all’ausilio di un touch screen ottimo per reattività e funzionalità.
Il viewfinder è anch’esso eccellente e le ottiche Fujifilm e Fujinon supportano perfettamente la macchina sotto ogni profilo.
Ci sono oggi tante fotocamere in grado di generare video ‘da cinema’. La X-H1 si distingue per la tecnologia esclusiva del sensore, privo di filtro passa basso, in grado di generare immagini dettagliate, estremamente definite in ogni situazione, e di comportarsi benissimo agli alti ISO.
La resa notevole è dovuta anche a una color science intelligente, frutto di quasi cento anni di ricerca di Fujifilm: la X-H1 è infatti in grado di generare dei look in macchina unici, estremamente simili alla resa delle pellicole, senza necessariamente richiedere in post un color grading.
Perfetta? No, qualcosa si può ancora migliorare: manca una modalità 4K a 50/60p per gli slow motion, e, dal punto di vista software, potrebbe essere aggiunta un’assistenza per gestire in video i piani focali, tipo un transition focus o un autofocus da inserire durante la registrazione.
Infine, come di consueto, analizziamo l’aspetto economico. Le prestazioni molto elevate, la versatilità notevole, la costruzione impeccabile, uniti ad un costo di acquisto ‘giusto’ (anche se il grip opzionale è obbligatorio, di fatto, almeno per fotovideomaker esigenti), portano ad una facile conclusione: il rapporto qualità prezzo è molto favorevole. Perfetta no, forse, ma di certo un buon affare!

Paolo Castellano

Pagella

ESTETICA 8/10
Valida, anche se non particolarmente originale; l’aspetto esterno è quello di una DSLR ‘importante’, con il display superiore “always on” molto bello da vedere
COSTRUZIONE 9/10
Ineccepibile: corpo tropicalizzato, materiali di buon livello, finiture curate
VERSATILITA’ 8/10
Dotazioni tecniche adeguate anche per gli utenti più esigenti, e doppia anima video e foto, quasi senza compromessi, si traducono in un’ottima versatilità.
PRESTAZIONI   9/10
Resa fotografica e video ottime in ogni situazione, anche per valori ISO elevati. Autofocus  veloce ed affidabile.
RAPPORTO Q/P  9/10
Valutando costruzione, versatilità foto/video, resa immagini, prezzo, il rapporto q/p è favorevole. Ancor più vantaggioso il bundle con battery grip e 2 batterie aggiuntive, peraltro indispensabile per massima autonomia e versatilità nell’uso video

PRO
✔  Definizione immagini
✔  Video 4K ‘vero’ (4K DCI)
✔  Viewfinder e touch screen eccellenti
✔  Ergonomia hardware e software
✔  Color science da cinema
✔  Rolling shutter contenuto
✔  Flash in dotazione (pop-up)
CONTRO
✔  Non supporta 4K/UHD a 50/60p
✔  Assenza Transition Focus
✔  Assenza opzione hot shoe per ingressi audio XLR
✔  Battery grip optional di fatto necessario per utenti esigenti ed usi impegnativi

Costruttore:  Fujifilm Co.- Giappone
Distributore: Fujifilm Italia – S.S. 11 Padana Superiore 2/B , 20063
Cernusco sul Naviglio (Mi) – tel. 02929741 – www.fujifilm.it

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

Sensore: (APS-C)X-Trans CMOS III senza filtro passa basso e 24,3 MP effettivi
Fattore di Crop: fotografico 1,5x – Video 4K ed UHD aggiungono un ulteriore 1,17x
Processore: X-Processor Pro
Estensione gamma dinamica: 12 Stop
Autofocus: AF Intelligent Hybrid (contrasto e fase, max 325 punti) joystick di controllo
Monitor: 3.0”/1.04 MP, touch; copertura 100%; doppia articolazione orizzontale e vert.
Viewfinder: OLED da 3.6MP e 100Fps; copertura del 100%; ingrandimento 0.75x
Stabilizzazione dell’immagine: Sensore elettroattuato con compensazione su 5 assi di 5,5 stop nello standard CIPA
Raffica: max 14 fps in JPEG con shutter elettronico (con buffer 27 immagini); 6 fps con buffer infinito
Funzioni fotografiche speciali: Time lapse, panorama
Simulazioni pellicola: 16 modalità (Provia/Standard, Velvia/Vivid, Astia/Soft, Classic Chrome, PRO Neg.Hi, PRO Neg.Std, B&W, B&W+Ye Filter, B&W+R Filter, B&W+G Filter, Sepia, Acros, Acros +Ye Filter, Acros +R Filter, Acros +G Filter, Eterna/Cinema)
Filtri avanzati: Toy camera, Miniatura, Pop color, High-key, Low-key, Dynamic tone, Soft focus, Colore parziale
Tropicalizzazione: Si, corpo impermeabile ad umidità, spruzzi d’acqua e polvere.
Formati di registrazione 4K: DCI 17:9 4096×2160 a 24p,UHD 3820×2160 @ 24/25/30p
Formato file video: MOV con bitrate sino a 200Mbps
Registrazione di video ad alta velocità: Fino a 120fps in full HD
Durata max registrazione video continua: 15’ (29’ e 59”con battery grip opzionale).
Uscita video: HDMI micro type D
Connettore dati: USB 3.0 micro, anche per lo scatto remoto RR-90 (opzionale)
Ingresso microfonico: Mini jack
Uscita cuffia: Mini jack su battery grip opzionale
Memory card: Doppio slot per Card SD, SDHC, SDXC UHS-I/UHS-II sino a 512GB
Dimensioni: 139,8 x 97,3 x 85,5 mm – 673 grammi

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