Tra i nomi storici della fotografia, Canon è stato probabilmente l’ultimo ad inserirsi nel crescente mercato delle mirrorless, forte del resto di un grande successo tra le reflex. L’azienda giapponese alcuni anni fa ha presentato quasi timidamente la prima macchina senza specchio, a cui sono seguite diverse evoluzioni, ma è solo nel mese di febbraio di quest’anno, con la presentazione della camera oggetto di questa prova – la M50 – che ha cominciato a fare decisamente sul serio. Ne sono testimonianza sia l’impostazione tecnologica complessiva, ma anche e soprattutto alcune novità che hanno fatto la loro comparsa in prima assoluta proprio su questo modello.
La prima è il nuovo formato RAW CR3 a 14 bit, che oltre ai benefici qualitativi, introduce anche una modalità compressa lossless, ovvero senza alcuna perdita qualitativa, con un rendimento molto elevato; in effetti permette di risparmiare in media tra il 30 ed il 40% di spazio occupato, senza avere effetti collaterali.
La seconda novità è l’introduzione del processore di ultima generazione Digic 8, che permette di ampliare le funzioni della camera, fornendo anche prestazioni superiori ed una maggiore flessibilità nell’uso con luce scarsa.
La terza, grande novità, infine, è rappresentata dalla nuova interazione con smartphone e App social, passata ad un nuovo stadio, con l’invio automatico di foto e video al dispositivo. Ciò consente di velocizzare il processo di fruizione ed incoraggiare l’utente a lasciare il telefono in tasca mentre si fanno le foto, con una macchina vera, dotata di sensore ed ottica, di dimensioni e qualità superiori a quelli di qualsiasi cellulare, anche i più costosi. Basti pensare che il sensore della M50 ha una superficie maggiore di 20 volte rispetto alla taglia di quelli usati dai più quotati smartphone! Ciò consente di avere non solo qualità e sensibilità alla luce, ma anche poter ricreare bokeh e cinema look veri, caratteristiche che solo i grandi formati possono offrire.
Su questa fotocamera Canon fa anche debuttare su una mirrorless la registrazione di video 4K, sebbene, come vedremo in seguito, con qualche limitazione.
APS-c 24MP inside
Dal punto di vista tecnico, la macchina si basa su un pregevole sensore APS-C da 24.1 MP reali, dotato di filtro passa basso e di autofocus Dual Pixel integrato e corroborato, come detto prima, dall’inedito processore Digic 8.
L’estensione ISO va da 10 a 25600, espandibili sino a 51200. Gli obiettivi nativi del formato EOS M sono attualmente sette e coprono una gamma operativa molto ampia. Sono quasi tutti zoom, salvo due prime, l’EF-M 22mm F2 STM e il 28mm F3.5 Macro stabilizzato; gli zoom coprono dal wide spinto dell’11-22mm F4-5.6 IS sino al tele classico del 55-200mm F4.5-6.3 IS.
Per questa prova abbiamo usato l’obiettivo che per la sua estensione probabilmente rappresenterà l’opzione più gettonata, ossia l’EF-M 15-45mm f/3.5-6.3 IS STM, un modello stabilizzato (IS) e dotato di Stepping Motor (STM – la tecnologia di Canon nata per garantire all’autofocus silenziosità e fluidità nei passaggi focali, sviluppata espressamente per il video).
Segnaliamo che, sebbene l’attacco EOS M sia nato in particolare per le mirrorless, per ridurne l’ingombro complessivo rispetto a quello delle sorelle maggiori DSLR, tramite un adattatore è possibile montare sulla fotocamera qualsiasi obiettivo della gamma EF ed EF-S, dai super grandangoli ai superteleobiettivi.
Ergonomia adeguata
Il corpo della M50, molto compatto e leggero, è realizzato in materiale plastico leggero ma apparentemente robusto. I comandi sono ben disposti e si fanno notare il viewfinder integrato, assente su altri modelli, ed il touch screen posteriore. Questo si estende su quasi tutta la camera, ed è dotato di articolazione per consentirne l’orientamento in qualsiasi posizione. Nella parte anteriore non sono presenti tasti fisici, se non quello di sblocco dell’obiettivo; in quella superiore, trovano posto l’interruttore di accensione, la rotella dei programmi, un tasto funzione programmabile, ed i due per la registrazione video e lo scatto fotografico. Attorno a quest’ultimo si trova l’unica ghiera rotante multifunzione.
Nella parte posteriore, accanto al monitor, una serie di tasti permettono di accedere al menu ed ad altre funzioni. Senza entrare troppo nello specifico, segnaliamo l’ottima impostazione ergonomica; degno di nota il fatto che i vari pulsanti e la rotella superiore permettono di sfruttare la macchina totalmente, anche nell’uso manuale. In tale modalità il tasto di compensazione dell’esposizione commuta infatti la rotella da regolazione dei tempi a quella del diaframma ed il tasto funzione superiore, riprogrammabile, attiva invece l’impostazione degli ISO. Chi è abituato a macchine professionali, forse sentirà la mancanza di un piccolo joystick per la selezione dell’area dell’autofocus, ma sappiamo che tale comando non si trova generalmente su prodotti di questa fascia di prezzo.
I connettori si trovano ai lati del corpo macchina: a destra HDMI e micro USB, a sinistra invece, a conferma di una buona propensione per il video, il mini jack per il microfono. Manca la presa cuffia, evidentemente intesa per un’utenza decisamente più professionale. Un piccolo ma efficace flash pop up completa la dotazione di bordo, ma è comunque presente una slitta hot shoe per montarne uno esterno o per supportare altri accessori, come una luce led, o il ricevitore di un radiomicrofono.
Il menu utente, tab based, è ben realizzato, e ci si riesce ad orientare con semplicità nonostante le voci da gestire siano davvero tante; è presente la funzione my menu per raggruppare le opzioni utilizzate più frequentemente e richiamarle in maniera molto rapida. Il tasto centrale posteriore attiva il Quick Menu, che visualizza, e permette di regolare, i parametri di ripresa più importanti sul display posteriore. Infine, per agevolare la connessione wireless, sul lato destro è presente (leggermente incassato, per proteggerlo da interventi involontari), il tasto per la connessione WPS.
I dispositivi esterni, Android ed iOS, si collegano con semplicità e l’App è pratica nell’uso ed efficace, e, come accennato, permette di inviare automaticamente allo smartphone gli scatti effettuati. Ricordiamo che la macchina è dotata di tutte le tecnologie di connessione senza fili, WiFi, Bluetooth ed NFC.
Per poter produrre foto e video di buona qualità è necessario disporre di ‘strumenti di osservazione’ di resa adeguata. Il viewfinder OLED da 0,39” e circa 2,4 milioni di punti consente una valutazione ottimale della scena, ed anche il monitor, da 3,2” e 1,04 MP offre buoni numeri e prestazioni. è dotato di funzioni touch complete, per la gestione di tutte le parti operative, fuoco, scatto, ripresa e riproduzione.
La M50 memorizza su scheda SD. Lo slot si trova nella parte inferiore, protetta nel vano batteria. Data la posizione del foro filettato, per sostituire card o accumulatore sarà necessario smontare la piastra rapida se la camera si trova su un cavalletto.
L’M50 utilizza le stesse batterie LP-E12 della M100, ma l’autonomia, nello standard CIPA, scende a 235 scatti. In realtà nella nostra prova non abbiamo sofferto particolarmente per questa riduzione, ma abbiamo qualche riserva sull’indicatore di carica poco progressivo; questo infatti segna quasi sempre il full power, e poi rapidamente, dopo lo spegnimento della prima tacca, arriva “al rosso” ed alla necessità di sostituzione. La camera non può caricare, con il cavo USB, la batteria, e pertanto questa operazione deve necessariamente essere fatta con l’apposito caricatore fornito in dotazione.
Digic 8, una marcia in più
Passiamo adesso all’esame delle prestazioni, iniziando da quelle fotografiche.
Come abbiamo detto, su questa camera debutta il nuovo processore di ottava generazione, che non è solo un numero. Sul campo, infatti, i progressi rispetto ai modelli mirrorless precedenti si vedono nettamente. Oltre al miglioramento di prestazioni diurne e funzionalità, il Digic 8 permette in effetti un boost prestazionale di notte ed in tutte le condizioni di scarsa luminosità.
In particolare, abbiamo potuto riscontrare le differenze con la generazione precedente durante una delle tappe del concerto di Jovanotti, per il quale Canon è stato Imaging Sponsor. Se con le vecchie già ad 800 ISO si cominciava a vedere del rumore, con la M50 ci si spinge tranquillamente a 3200 ISO, compensando le scarse doti luminose dell’obiettivo in prova, dotato di apertura massima di 6,3 in tele. Grazie alla propensione a gestire senza problemi guadagni elevati, per fotografare soggetti in rapido movimento anche di notte, si possono impostare tempi molto veloci per scongiurare mossi.
Per le foto di Jovanotti, che correva da una parte all’altra del palco, abbiamo spesso dovuto selezionare lo shutter a 1/1000s, e con una macchina pigra, ciò non sarebbe stato possibile. In alcune circostanze, in scatti notturni in totale assenza di luce, sul viewfinder vedevamo rumore in quantità notevole, poi click, e nella foto finale la grana non c’era più, e ciò senza che i dettagli venissero eccessivamente penalizzati.
Oltre a due tipi di riduzione rumore, per lunghe esposizioni ed alti ISO, sono presenti anche una serie di ottimizzazioni automatiche, per migliorare gli scatti, correggendo anche diffrazioni, aberrazioni e problemi di uniformità dell’illuminazione periferica degli obiettivi.
Una bella raffica
La raffica fotografica arriva ad un massimo di 10 fotogrammi al secondo, con un buffer di 33 fotogrammi in JPEG e 10 in RAW, usando l’AF One Shot. Con il fuoco continuo AF Servo, la velocità scende al comunque notevole valore di 7,4 scatti al secondo, con un massimo di 47 file JPEG consecutivi. Alla massima risoluzione, un JPEG impostato alla massima qualità occupa in media circa 8MB, ed effettivamente abbiamo riscontrato un grande risparmio di spazio utilizzando i nuovi RAW CR3; in molte condizioni d’uso, anche di notte, quando una parte dell’immagine è nera, i nostri file pesavano circa 13MB, poco più di un terzo di quelli non compressi. Sugli scatti normali, il risparmio è stato tra il 40 ed il 50%, ed effettivamente non siamo riusciti a riscontrare differenze qualitative tra RAW compressi e non compressi.
AF veloce e preciso
Sin dal suo debutto nel 2013, la tecnologia per l’auto focusing “Dual Pixel” di Canon rappresenta una certezza assoluta, e su questa camera non fa eccezione. Il sistema della M50 è integrato sul sensore con 99 o 143 punti a rilevamento di fase a seconda dell’obiettivo prescelto.
L’area di copertura è molto ampia, l’80% dell’intera immagine, e come abbiamo visto già altre volte, l’AF è sia veloce che accurato, ed è dotato di tutte le caratteristiche più recenti, come la rilevazione di volti ed occhi.
Le modalità disponibili sono chiamate AF On Shot per la singola selezione e Servo AF per quella con il tracking; quest’ultima capisce quando ostacoli nascondono momentaneamente il soggetto e si predispone immediatamente per il suo ritorno in scena.
La selezione del punto, del soggetto o del volto, si effettua primariamente tramite touch screen, che anche sotto questo aspetto è molto efficace. Come sulle macchine pro può essere usato come pad, ossia utilizzando il viewfinder per osservare l’inquadratura; a schermo spento, il touch resta attivo e permette di scegliere l’area di fuoco. Si può selezionare fra modalità assoluta o relativa, per limitare l’area sensibile e quindi evitare di spostare il punto di fuoco toccando lo schermo con il naso.
Le ottime prestazioni dell’autofocus non lasciano però scoperta un’altra funzione, quella del fuoco manuale, che prevede le utili ed essenziali assistenze peaking e due valori, 5 o 10x, di ingrandimento. A completamento delle funzionalità è presente la possibilità di effettuare un fuoco misto AF+MF per la regolazione manuale dopo l’AF One Shot.
Svolta Canon?
Tirando un po’ i conti, dalla prova è emerso che con questo modello Canon ha voluto dare un forte segnale al mercato delle mirrorless.
La sezione fotografica è migliorata grazie all’introduzione del nuovo processore Digic 8, che ha portato altrettanti benefici in area video: in Full HD, la macchina si è dimostrata all’altezza delle attese, grazie anche all’ausilio di viewfinder e touch screen di qualità. Un po’ deludente la sezione video 4K, dove si possono certamente realizzare dei bei video, ma solo gestendo alcune limitazioni che non sono presenti a 1080p. Peraltro, segnaliamo il reparto time lapse, davvero completo e valido.
La M50, insomma, è una macchina adatta principalmente a chi è interessato alla fotografia ed al video Full HD. Una mirrorless aggiornata, facilmente trasportabile, anzi quasi tascabile, che può costituire la base di partenza per un sistema di minor ingombro – con soddisfazioni d’uso e prestazioni non troppo diverse – rispetto ad uno reflex.
Il tutto, ad un prezzo al pubblico che, valutando nel complesso, è senz’altro più che corretto sotto ogni aspetto.
PROVA VIDEO
2 per la strada
Per il video test abbiamo questa volta tentato un nuova soluzione. Normalmente, le prove vengono realizzate nella pratica da una o più persone, in funzione del tipo di apparecchio, e scritte da una solo autore che ne è il responsabile.
In questo caso abbiamo voluto dare la stessa macchina in tempi diversi a due tester, che hanno effettuato individualmente la prova e scritto le proprie impressioni.
I loro giudizi saranno concordi? Leggere per scoprire…
Video Full HD OK!
Come abbiamo scritto in apertura, l’M50 è la prima mirrorless Canon a supportare la registrazione video 4K, ma in realtà è in Full HD che dà il meglio di sé, supportando frame rate da 24 a 60p, e soprattutto il sistema di autofocus Dual Pixel di cui abbiamo già parlato in ambito fotografico. Con le ottiche STM, infatti, il sistema, fa la differenza soprattutto in video, e permette di registrare con soggetti sempre a fuoco.
La qualità delle clip è buona di giorno, e si distingue di notte grazie alle doti di sensore e processore. Le dimensioni dell’elemento fotosensibile permettono infatti di ottenere, soprattutto alla massima apertura, una profondità di campo ridotta essenziale per gli agognati film look e bokeh. Certamente con l’ottica in prova non si potranno produrre film hollywoodiani, e per i veri amanti delle belle immagini sarà necessario ricorrere all’adattatore per utilizzare ottiche EF con aperture focali maggiori.
Il sensore non è stabilizzato, e per questo motivo, per attutire piccoli movimenti e vibrazioni, bisogna affidarsi unicamente ad obiettivi IS ed all’eventuale stabilizzatore elettronico, che agisce ingrandendo e rifilando leggermente l’immagine, e quindi riducendo l’angolo di campo.
La stabilizzazione dell’obiettivo è comunque piuttosto efficace, anche perché la M50 è la prima mirrorless Canon ad avere un sensore giroscopico integrato. Questo permette alla macchina di interpretare movimenti ed oscillazione della camera per interagire al meglio con lo stabilizzatore dell’obiettivo.
Tra le modalità di ripresa appare la possibilità di registrare video ad alto frame rate, fino al notevole valore di 120 fotogrammi al secondo, per consentire di realizzare slow motion estremamente fluidi. In queste circostanze però la risoluzione massima scende a 1280×720 e la differenza di qualità, rispetto alle stesse immagini girate in Full HD, si abbassa notevolmente. Non è solo una questione di risoluzione; come spesso abbiamo mostrato nei nostri test, le modalità ad alta velocità fanno apparire artefatti di compressione ed una propensione decisamente maggiore a generare rumore video, anche utilizzando valori ISO piuttosto bassi. Allo stesso modo, in tale modalità, sulla M50 non sono presenti opzioni di autofocus e l’audio non viene registrato.
Sempre a livello di ‘variazioni di velocità’, molto interessante la possibilità di poter realizzare video time lapse, ossia programmare la cattura di un fotogramma ogni tot secondi per realizzare l’opposto contrario degli slow motion, ovvero video notevolmente velocizzati, senza occupare eccessivo spazio sulla scheda di memoria. Le opzioni di personalizzazione sono notevoli e davvero complete.
Per quanto riguarda il 4K (o meglio l’UHD 3840×2160), in apertura abbiamo detto che questa M50 è la prima mirrorless Canon a supportarlo, anche se con alcune limitazioni. La maggiore è probabilmente quella relativa al fattore di crop: già sappiamo che le macchine con i sensori APS-C di Canon sono soggette ad un “allungamento” dell’ottica di 1,6x; quando si imposta la registrazione video su 4K UHD, viene sfruttata solo una porzione del sensore e pertanto viene aggiunto un ulteriore ingrandimento, per un fattore totale di circa 2,6x. Ciò vuol dire che l’obiettivo standard 15-45 diventa così in 4K un 40-122, e quindi il grandangolo viene compromesso a vantaggio del teleobiettivo. Abilitando la stabilizzazione elettronica, disponibile su due livelli, il dato è ancora maggiore: il crop factor complessivo arriva fino a 3,6x, e quindi la focale equivalente in 35mm diventa circa 54-162.
La seconda ed importante limitazione è che in 4K il proverbiale sistema autofocus Dual Pixel viene disabilitato a favore di un classico, meno preciso e meno veloce sistema a contrasto.
Infine abbiamo riscontrato che in 4K risulta maggiore anche il rolling shutter, con presenza abbastanza notevole non solo di flash banding e skew, la deformazione dei soggetti negli spostamenti orizzontali, ma anche di jello effect, ossia il difetto di deformazione che amplifica gli inevitabili movimenti innescati nelle riprese a mano libera.
Infine una meno determinante (ma insolita) limitazione, nei frame rate supportati, solo 24 e 25p; in genere tutte le macchine forniscono anche l’opzione 30p, che per quanto poco, può fornire, quando serve, un 20% di informazioni di movimento in più. Interessante la possibilità di estrarre direttamente in camera fotogrammi dai video 4K e foto da circa 8 mega pixel. Sempre a proposito di 4K, segnaliamo che i video timelapse in questo formato sono risultati di qualità elevata. (Paolo Castellano)
Una piccola cinepresa 16mm
La M50 è la prima mirrorless Canon a supportare la registrazione video in 4K (UHD) a 25p, in formato MP4 con bitrate di circa 120 Mbit. Questa possibilità è da salutare con favore, visto che fino ad oggi Canon non sembra aver investito molto sulla tecnologia della gamma mirrorless, continuando a puntare invece sulle reflex tradizionali. Tuttavia bisogna subito dire che le capacità video 4K della M50 sono piuttosto limitate: impostando infatti la registrazione a risoluzione Ultra-HD viene sfruttata solo la parte centrale del sensore, il che vuol dire che il fattore di crop rispetto al full-frame passa dai classici 1.6x dell’APS-C a un fattore di oltre 2.5x. Per fare un esempio l’ottica 15-45 fornita nel kit, che normalmente corrisponde a un 24-72 in formato 35mm, diventa all’incirca un 40-120mm equivalente quando si gira in 4K. Se poi si utilizza lo stabilizzatore elettronico in modalità avanzata, il fattore di crop aumenta ulteriormente e lo stesso zoom restituisce una focale equivalente all’incirca a un 50-150mm e oltre. Insomma, se si vuole utilizzare la M50 per realizzare filmati in 4K, sarà quasi impossibile trovare un’ottica capace di restituire un vero grandangolo.
Non solo: attivando la modalità 4K il sistema Dual Pixel AF viene disabilitato e la messa a fuoco automatica diventa più lenta e meno precisa. Ma soprattutto ogni piccolo movimento di camera causa deformazioni geometriche ed effetti gelatina molto evidenti a causa del rolling shutter. Questa distorsione si riscontra non solo nelle panoramiche a schiaffo, assolutamente vietate in questo caso, ma persino sulle immagini fisse su cavalletto, quando anche una piccola vibrazione causata dal vento può rovinare una ripresa. Appare dunque impossibile utilizzare la M50 per i camera-car o montarla su drone per immagini aeree (le vibrazioni dei quadricotteri, infatti, tendono ad accentuare i problemi legati al rolling shutter).
Infine, la risoluzione reale delle immagini garantisce un buon livello del dettaglio, a patto di non utilizzare lo stabilizzatore d’immagine in modalità avanzata. Tale opzione, infatti, riduce la definizione, senza peraltro offrire un vantaggio così evidente in termini di stabilità, visto che già lo stabilizzatore standard garantisce ottime prestazioni anche a focali lunghe.
Quando si lavora in Full HD, invece, la M50 si trasforma: i problemi legati al rolling shutter sono molto meno accentuati, l’angolo di campo è accettabile, leggermente più stretto di quello riscontrato in modalità foto, e il sistema di autofocus Dual Pixel funziona alla perfezione, risultando il sistema AF più veloce e affidabile sul mercato fotografico nell’inseguimento dei soggetti in movimento.
Anche la definizione delle immagini 1920×1080 è eccellente, almeno in linea se non superiore a quanto riscontrato sulle mirrorless concorrenti. Girando in HD a 1280x720p è anche possibile ottenere slow motion fluidi a 100 fotogrammi al secondo (4x).
Appare dunque evidente come la M50 non sia dotata di una sezione elettronica capace di gestire le altissime richieste di risorse del video 4K, mentre risulti un’ottima soluzione per riprese Full HD.
Il fattore di crop rappresenta il limite più evidente, anche se esiste una nicchia di utenti che potrebbe apprezzare questa caratteristica: esiste infatti una comunità di videoamatori legata alle vecchie cineprese a pellicola 16mm e che ama usare lenti vintage Super16 sulle nuove fotocamere digitali. Ebbene chi possiede un parco ottico di questo tipo, fino ad oggi poteva utilizzarlo al meglio solamente sul vecchio modello della Blackmagic Pocket Cinema Camera (la nuova versione ha un sensore più grande, Micro 4/3) o sulla Digital Bolex D16, una originale cinepresa digitale peraltro poco diffusa e piuttosto costosa. Con un fattore di crop di circa 2.6x in modalità 4K, la Canon M50 diventa involontariamente una camera 16mm e acquistando dei semplici anelli di raccordo da C-Mount a EOS M si può sfruttare il vastissimo universo di ottiche da 1″; un mercato nuovo e usato che comprende lenti cinematografiche d’epoca di alta qualità e moderni obiettivi super-economici per camere di video-sorveglianza. Utilizzando le ottiche C-Mount in modalità 4K non ci saranno problemi né di vignettatura, né di messa a fuoco, essendo il tiraggio del sistema EOS M molto simile a quello del C-Mount (18mm contro 17,526 mm). La messa a fuoco ovviamente sarà esclusivamente manuale, ma grazie alle ottime opzioni di peaking offerte dalla M50 trovare il fuoco giusto non sarà un problema.
Dunque, gli appassionati interessati all’uso di ottiche C-Mount o in cerca di un look simile a quello del vecchio sistema Super16mm, potrebbero trovare nella Canon M50 una soluzione ideale a basso costo, a patto però di realizzare riprese stabili senza troppi movimenti di macchina, per non incorrere nel problema del rolling shutter. (Marco Zamparelli)