Rumors… rumori, voci di corridoio, indiscrezioni… chiamateli come volete… sono ‘sussurri e grida’, per citare Bergman, idee che nel nostro mondo hi-tech prendono forma nelle menti di chi ha carpito qualche possibile informazione – vera o falsa, è un dettaglio – di nuovi prodotti, e le ha immesse sul web ove si diffondono alla velocità della luce, in genere seminando false aspettative, cattiva informazione, confusione… Eppure, pur se da poveri vecchietti non riusciamo a capire l’importanza di avere una notizia (magari anche non vera) un giormo, un’ora, un minuto ‘prima’ del suo rilascio ufficiale, esistono infiniti siti – generalisti o anche dedicati ai marchi più noti – di rumors, che si rimbalzano testi e immagini, urlando il proprio primato. Che nel 90% dei casi, appunto, fa rima con ‘sbagliato’, dato che l’origine del tutto – quando la notizia non è stata inventata di sana pianta, o al contrario di fatto già annunciata dalle aziende – è frutto degli imbonitori dei nostri giorni, dei ‘professionisti’ (sic!) del ‘poche idee ma confuse’ che amano definirsi ed essere definiti con termini inglesi che qui non vogliamo ripetere…
Rumori e venticelli
Perché tutta questa filippica sui rumors? Perché Sony ha convocato i soliti ‘happy few’ (va be’, abbiamo capito, un po’ d’inglese fa cool, no?), con un minimo preavviso, a Venezia, per il lancio di un nuovo prodotto ‘segreto’. Alla filiale italiana hanno tenuto cucita la bocca sino all’ultimo, e quindi arrivati all’appuntamento veneziano chiediamo, ad alcuni colleghi italiani e stranieri, un parere sul possibile oggetto della presentazione. Si parlerà della nuova mirrorless A7SIII, dicono in molti. Come fate ad essere così sicuri, chiediamo ingenuamente. Abbiamo controllato i siti di rumors, rispondono tutti quasi in coro. Al che, altri colleghi insorgono (ricordate? ‘s’ode a destra uno squillo di tromba… a sinistra risponde uno squillo’) sostenendo a pié sospinto che invece la novità sarà una nuova mirrorless compatta, della serie 5/6000, accompagnata da un paio di obiettivi, come sottolineato da alcuni siti di rumors (evidentemente, diversi da quelli già citati in precedenza).
In ogni caso, ad un certo punto, alle 16,00 sharp (sempre in omaggio, a chi dice briffare, deliverare eccetera, o meglio per sfottere tali personaggi), signore e signori, ecco la novità…
la nuova versione della compatta RX100, ovvero la RX100 VI.
Ah, evidentemente NESSUNO aveva consultato siti – di rumors e non – con questa anticipazione… il che ci porta alla mente Il Barbiere di Siviglia: Atto I – ‘La calunnia è un venticello’ di Gioacchino Rossini, e i rumors ci sembrano come la calunnia, che'(…) Piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente’, mentre ogni autore di fake rumors (il termine è nostro, siete pregati di citare la fonte), dovrebbe fare la fine che nel Barbiere in realtà è quella del povero calunniato, ovvero ‘(…) avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello per gran sorte ha crepar.’ E forse dorebbero essere accompagnati da tanti bl…er, inf…..er… (non ce la facciamo proprio a chiamarli come in uso oggi) improvvisati, che dequalificano la categoria degli ‘informatori web’ seri ed esperti. Chi sa, ‘è’: non ha bisogno di definizioni inglesi altisonanti per nobilitare la sua persona e professione, no?
Sei varianti sul tema!
Ok, ora facciamo sul serio, e scusate questo fuori programma… Allora, RX100 VI, o meglio, al completo, Sony Cybershot RX100 VI, nome in codice DSC-RX100M6. Una compatta premium, come dimostra il prezzo al pubblico: ben 1300 euro (gulp!).
In effetti, una compatta davvero quasi tascabile, con un sensore di ‘ben’ (o ‘appena’, dipende dai punti di vista) 1 pollice. Una fotocamera che ha avuto grande successo, come dimostra appunto il fatto che sia arrivata addirittura alla VI generazione da una parte e che tutte le versioni siano ancora in catalogo (un doppio record, probabilmente).
Se la memoria non ci inganna, abbiamo già provato due modelli precedenti ed esattamente la III, e più recentemente, la V, quella immediatamente precedente a quella di cui parliamo in questa pagine. Proviamo qui a riassumere il ‘progetto’ RX100 nella sua impostazione generale e nelle sue diverse evoluzioni, e raccontare le prime impressioni sulla VI.
Parliamo appunto di una macchina davvero compatta, appartenente a un segmento di mercato oggi meno pulsante di qualche anno fa. La diffusione dello smartphone, infatti, ha determinato uno spostamento verso quest’ultimo da parte di chi sceglieva una (economica) compatta per fotografare, e quindi così si spiega al contrario l’aumento di proposte di compatte ‘premium’, che possono costare (come in questo caso) anche più di una reflex e sono destinate quindi a veri appassionati hi-tech e fotografi esperti.
Presa in mano, la RX100 VI appare praticamente identica ai modelli della stessa serie che l’hanno preceduta, nel volume (solo la profondità è aumentata di un paio di impercettibili millimetri), nella forma (un parallelepipedo nero, con gli angoli smussati) e nella impostazione generale.
Esteticamente, la vecchia-nuova RX100 resta un bell’oggetto, con rifiniture piuttosto curate. Come in passato, la carrozzeria appare potenzialmente soggetta a subire piccoli danni (ammaccature o simili), ma possiamo testimoniare che in realtà il tutto risulta robusto (una RX100 di generazione precedente ci è caduta un paio di volte da un tavolo, e, danni estetici a parte, funziona ancora perfettamente. Ma non replicate l’involontario esperimento!).
Un oggetto bello e compatto, ma non proprio leggerissimo: il peso, infatti, sfiora i tre etti (inclusi accumulatore NP-BX1 e scheda), a sottolineare che la dotazione è ‘pesante’.
Dunque, a prima vista nulla è cambiato, ed allora perché è stata lanciata questa versione VI, questa Mark VI (come la chiamerebbe Canon, ad esempio)? Fra l’altro, sensore (CMOS Exmor RS da 1”) e processore (Bionz X) sono gli stessi già adottati sulla IV e la V… Risposta: perché la VI arriva con vari miglioramenti e cambiamenti.
Il primo forse da citare è lo zoom, che è sempre uno Zeiss Vario Sonnar T*, ma è passato da un fattore di ingrandimento di circa 2,9x delle III, IV e V (era 3,6 X sulla I e II) a ben 8x.
In altre parole, si è passati dal 24-70mm delle ultime versioni ad un potente 24-200mm: dunque uno zoom, di fatto, che può coprire il 95% delle esigenze di ripresa normale. Questa scelta di ‘versatilità focale’, però ha un prezzo non solo in soldoni, ma anche in luminosità: siamo passati da F 1,8/2,8 a F 2,8/4,5. E diciamo subito che, se l’apertura massima in tele potrebbe non costituire un problema (200 mm difficilmente si utilizzano in interni, e mentre all’aperto in genere non ci sono problemi di luce, almeno di giorno), la riduzione da F1,8 a 2,8 in ambienti poco luminosi a volte potrebbe farsi sentire.
In ogni caso, la presenza dello stabilizzatore ottico SteadyShot (accreditato di 4 stop) può aiutare in entrambe le situazioni.
Autofocus da record
Altra differenza, l’autofocus. Se la precedente RX100 V all’epoca era accompagnata dalla fama di avere l’autofocus più veloce al mondo, (0,05 secondi), la nuova RX100 VI, invece… è ancora più veloce, con un valore dichiarato di appena 0,03 secondi.
Una prestazione garantita dall’adozione una tecnologia simile a quella adottata nell’ammiraglia mirrorless A9 (cioè con l’accoppiata sensore Exmor RS e processore Bionz X più front end LSI) e di un sistema Fast Hybrid che, come in passato, combina AF a rilevamento di fase sul piano focale da 315 punti che coprono il 65% circa dell’inquadratura, e AF a rilevamento di contrasto.
Da segnalare che il monitor touch offre valide e comode opzioni di messa a fuoco, e che è disponibile una funzione Eye AF piuttosto efficace.
Inalterata invece la ripresa continua, possibile sino a 24 fps con tracking AF/AE per un massimo di 233 scatti (150 con la V). Nella pratica, in effetti, tutto il comparto ‘messa a fuoco/scatto’ha mostrato di funzionare bene, anche in condizioni non ottimali.
Per la visualizzazione (e l’inquadratura) delle immagini, non manca il classico monitor, appunto ora di tipo touch. La dimensione resta quella da 3 pollici, e il dispositivo può essere sollevato di 180° e abbassato di circa 90° per la massima versatilità di scelta di inquadrature in ripresa. Anche se la differenza visiva non è poi clamorosa, segnaliamo che la risoluzione però è scesa dai 1.228.800 punti della versione V ai 921.600 della VI.
Il mirino a scomparsa, OLED Tru-Finder, è rimasto sostanzialmente lo stesso della V, ed offre una buona resa, ma sulla nuova macchina ‘apparizioni e sparizioni’ sono più rapide ed agevoli.
Naturalmente, anche in una compatta oggi si parla di ripresa video. Che, nemmeno a dirlo, è possibile in 4K (o meglio, per essere precisi, in Ultra HD 3.840 x 2.160), realizzata con lettura completa dei pixel senza “pixel binning” e profilo immagine HLG (Hybrid Log Gamma) per HDR, curve S-Log2 e S-Log3. Non mancano poi altre funzioni di moda oggi, ovvero la ripresa HFR per la realizzazione di ralenti, con possibilità di registrare in FHD a 120 fps e in super slo-mo fino a 960 fps a risoluzione ridotta.
Nonostante si stia parlando di una compatta, come si può immaginare ci sono a disposizione del fotografo un’infinità di funzioni ed opzioni. Come in passato, è necessario dunque ‘studiare la materia’ per ottimizzare l’uso della macchina e sfruttarne le grandi potenzialità. Certo, avrebbe giovato alla causa l’utilizzazione, nel menu, di definizioni complete: come nelle precedenti versioni infatti, appaiono – incomprensibilmente – indicazioni di funzioni abbreviate anche quando ci sarebbe lo spazio per le parole intere: può capitare di non capire ‘al volo’ il significato di una abbreviazione, e di perdere l’attimo.
La 24H di Venezia
Sony ci ha fornito la macchina per quasi 24 ore, dal tardo pomeriggio di un giorno alla tarda mattina del successivo, lasciandoci liberi di scattare nei set previsti nelle vaste aree all’aperto dell’hotel (due ballerine, due maschere, un barman acrobatico) come anche in giro per Venezia.
Su queste pagine non trovate immagini dei set, perché immaginiamo ne abbiate viste già infinite sui vari siti, ma un paio di spunti personali e, giusto per rendere omaggio alla città lagunare, un paio di istantanee di monumenti di Venezia, in una giornata in cui il tempo comunque non è stato sempre bello, come testimonia il diverso colore del cielo fra foto e foto.
Presa in mano, la RX100 si impugna bene, e di certo chi ha esperienza con le serie precedenti non avrà molte difficoltà a gestirla; curiosamente, abbiamo avuto però l’impressione che il pulsante di scatto fosse appena (millimetri, forse meglio sarebbe dire micron) più avanti rispetto alle passate versioni, forse per effetto del minimo aumento della profondità della macchina, e così ci è capitato qualche volta di ‘ciccare’ lo scatto, ovvero di premere più carrozzeria che pulsante.
Nulla a cui non possa porre rimedio l’abitudine, mentre, al contrario, crediamo che purtroppo, ancora una volta, la posizione del pulsante di avvio in registrazione video, pur (quasi) protetta, anche dopo cent’anni di uso della macchina resti a rischio di avvio involontario, soprattutto in caso di inquadrature verticali. Un difetto storico di questa compatta, che la VI non è riuscita a risolvere. O magari siamo noi ad avere una mano strana…
Per il resto, ergonomicamente fila tutto liscio, fra viewfinder più rapido nell’uso e monitor versatile negli spostamenti.
In ogni caso, ancora una volta non possiamo non lodare la resa dell’immagine, certo non paragonabile a quella di una reflex o mirrorless full frame, magari della stessa Sony, ma nemmeno troppo lontana, almeno se non si ingrandisce esageratamente lo scatto.
Lo zoom, che si spinge sino a 200 mm equivalenti, rende in effetti la RX100 IV una macchina quasi universale, una soluzione validissima per fotografare in viaggio o nelle diverse situazioni ad esempio nella street photography.
Nonostante la diminuzione della luminosità dell’obiettivo, la resa è interessante anche in condizioni di luce scarsa, anche se – non lo neghiamo – avere a disposizione un’apertura di F/1,8 ci avrebbe reso – perlomeno psicologicamente – più felici… Sempre a proposito di luce, anche il flash ci sembra leggermente meno potente del precedente, mentre il touch screen – e tutte le funzioni associate, AF in primis – lavora sempre bene (almeno con chi è abituato a questo genere di tecnologie; probabilmente i fotografi dell’era meccanica di un tempo trovano simili innovazioni troppo ‘avanti’…).
Nel tempo a disposizione abbiamo anche provato a realizzare qualche ripresa video, che non è apparsa malvagia, con diverse opzioni slomo (e con rolling shutter abbastanza ridotto grazie anche ad una elevata velocità di lettura dati) ma preferiamo tornare su questi aspetti successivamente, in una prova ad hoc. Del resto, se da un lato siamo convinti assertori del video con le fotocamere come alternativa (spesso, non sempre), praticabile alle videocamere e macchine da presa, una compatta da 1”, per quanto sia, per motivi ergonomici, di accessoristica, oltre che di qualità pura, può interessare chi ha bisogno di riprendere più che altro per ‘documentare’, più che creare’, e quindi la RX100 è quasi eccessiva…
Per professionisti e…
Per finire, un giudizio sul prezzo. Mille e trecento euro, una carta da 100 euro in più rispetto alla precedente versione, già costosa… roba da ricchi, viene da pensare come prima cosa! O meglio da professionisti, viste le potenzialità della macchina. Va da sé che – anche se la qualità c’è, la versatilità pure e le prestazioni probabilmente sono vicine (o già) al limite del formato del sensore – il prezzo non può essere definito popolare, e il rapporto qualità/prezzo non è quello di un affare imperdibile.
Sony però ne sa una più del diavolo, e quindi ha mantenuto in catalogo tutte le versioni precedenti, dalla I (600 euro) alla V (1200 euro). Sei modelli uguali ma diversi, sei classi di prezzo: chi è in cerca di una vera compatta premium potrà scegliere la macchina ad hoc per le proprie esigenze, certo di una scelta comunque di soddisfazione.