Il mondo è bello perché è vario, dice il proverbio. Se lo trasferiamo pari pari al mondo dell’hi-tech, possiamo facilmente asserire che in questo caso la varietà di soggetti è sterminata. Persino prodotti della stessa categoria, anche quando sono realizzati con componenti comuni ad altri, hanno una propria personalità, una propria anima.
Se poi ci concentriamo su uno dei settori tradizionalmente più vivaci, quello della fotografia digitale, scopriamo facilmente che tutte la macchine funzionano secondo lo stesso principio (la luce che passa attraverso un obiettivo, viene catturata da un sensore e memorizzata su un supporto di memoria) ma le implementazioni sono quasi infinite.
Limitiamoci anche solo al settore delle compatte. Ci sono quelle ad ottiche intercambiabili, quelle con zoom ultrapotente, quelle un po’ più grandicelle stile bridge, eccetera. Una piccola nicchia, infine, è quella delle macchine ‘per uomini veri’, ovvero studiate per offrire robustezza a tutta prova ed altro, come l’impermeabilità o addirittura la capacità di scendere sott’acqua a profondità anche di un certo rilievo.
E il bello è che queste macchine non sono solo robuste e versatili meccanicamente, ma spesso anche più che discretamente dotate sul fronte delle funzioni e delle possibilità d’uso, e pure delle prestazioni.
A prova di (quasi) tutto
Finalmente, dopo questo lungo preambolo, diamo un’occhiata alla macchina in prova, prodotta da Panasonic e siglata DC-FT7. Nel vasto catalogo di modelli Lumix, marchio con il quale da sempre si presentano sul mercato le macchine della casa giapponese, infatti, accanto alle mirrorless, alle compatte, alle bridge, c’è spazio anche per i modelli a prova di tutto o quasi.
Già da qualche tempo era disponibile la DMC-FT30, una sorta di entry level del ‘no-limits’, ed ora è arrivata appunto la FT7, ben più dotata, performante (e costosa… il prezzo supera 400 euro).
La nuova Panasonic si presenta proprio come una cosiddetta ‘compact rugged camera’ nell’aspetto, quasi da strumento destinato ad usi gravosi, con un look ‘da cantiere’ più che da concorso di bellezza, e nei dati di targa, che dichiarano doti non comuni sotto il profilo della resistenza alle basse temperature (freeze proof fino -10° C), agli urti (shockproof fino a 2m), alla pressione (fino a 100kgf).
Inoltre, la macchina è waterproof, anzi subacquea; Panasonic dichiara sino a ben 31 metri, ovvero una profondità ben maggiore di quella tipica di chi non si immerge professionalmente o comunque con assiduità e non ha la competenza necessaria ad affrontare certi valori. Nel test, anche per condizioni atmosferiche non ottimali, ci siamo limitati a qualche metro, senza alcun problema.
Se le caratteristiche sul fronte dell’affidabilità sono interessanti, non di meno lo sono anche quelle puramente fotografiche.
Per iniziare, la Panasonic FT7 è in assoluto la prima macchina rugged a disporre di un electronic viewfinder, un EVF o mirino elettronico, utile per gli scatti fuori dall’acqua, da 0.2″ e 1.17MP, oltre che di un display LCD da 3″ e 1.04 MP.
Il cuore della FT7 è costituito da un sensore CMOS retrolluminato (BSI) da 2/3 di pollice e 20.4MP, mentre l’ottica – stabilizzata – offre un’escursione 4,6 x, con una focale equivalente a un 28-128mm di luminosità F3.3-5.9. La macchina può registrare anche video, al valore ormai comune a tutte le camere di qualsiasi prezzo, ovvero 4K (come è ormai comune definire – a torto – il formato Ultra HD, 3840 x 2160 per le foto e videocamere e in genere anche i TV).
Ancora sempre in rispetto alle tendenze di oggi, la macchina può realizzare lo slow motion, registrando in high speed @120 fps, anche se solo a 1280 x 720 (in Ultra UHD le opzioni prevedono 24p o 30p). E non è tutto qui. A disposizione del fotografo, tante altre funzioni, (come la 4K Photo oppure il post focus, il time lapse…) che scopriremo piano piano.
Form follows function
Come accennato, dal punto di vista estetico la macchina tradisce un’impostazione funzionale, studiata per garantire in primis la robustezza degli elementi a rischio di una fotocamera classica (obiettivo eccetera) e dell’insieme. Dunque, forme che non cedono al fascino dell’estetica tradizionalmente intesa, ma che rispondono a funzioni pratiche: form follows function.
La forma segue la funzione, insomma, come sosteneva Louis Henry Sullivan (1856-1924), uno dei massimi architetti dell’Ottocento.
Un tocco di civetteria, in ogni caso, è garantito dalla possibilità di scegliere la FT7 non solo nel classico colore nero, sobrio e professionale, ma anche in due versioni più vivaci per la presenza di un pannello anteriore colorato, presumiamo in alluminio anodizzato, arancio oppure blu.
Linea funzionale, quindi, che però non significa ergonomia compromessa. La piccola Panasonic infatti offre una buona manovrabilità in tutte le condizioni, comprese quelle più complesse, sott’acqua. Certo, pur essendoci in sostanza le regolazioni abituali, è necessario adattarsi alle scelte imposte dalla natura ‘impermeabile’ del prodotto.
E così, ad esempio, cercherete invano la classica rotella di selezione del modo di registrazione; un tipo di comando, per sua natura (cioè per la necessità di ruotare una manopola) che si presta a movimenti che potrebbero determinare una certa permeabilità all’acqua, e così Panasonic ha scelto un’altra soluzione. Per passare da M a P, ad esempio, bisogna agire sul tastino ‘mode’ e poi muoversi attraverso le indicazioni che appaiono sullo schermo muovendosi con il classico comando stile joystick, con la corona circolare esterna sensibile ai quattro punti cardinali e il pulsante di consenso al centro.
Ergonomia obbligata
In quanto allo zoom, naturalmente tutto l’obiettivo è all’interno della macchina, protetto dietro un oblò di discrete dimensioni, e il cambio di focale può essere realizzato solamente attraverso un pulsante a bilanciere collocato orizzontalmente. La velocità della zoomata è abbastanza veloce, ma è difficile (per la collocazione e le dimensioni del comando) effettuare un movimento fluido e costante… per gli scatti in verticale, con una sola mano, poi, le difficoltà aumentano… insomma, bisogna allenarsi un po’!
In generale, l’impostazione ergonomica della macchina è determinata dalle necessità tecniche legate all’affidabilità, i tasti sono piuttosto piccoli e ravvicinati. Prendiamo ad esempio la micromanopola per la regolazione diottrica del mirino, collocato accanto a quest’ultimo; effettuare la regolazione ‘mentre’ si osserva nel mirino è praticamente impossibile. In compenso il pulsante di scatto è ampio e comodo, evidentemente pensato anche per chi fotografa sott’acqua, magari indossando guanti.
In ogni caso, con un po’ di pratica, alla fine si riesce a padroneggiare la macchina senza troppe difficoltà.
Pura e intelligente
Come accennato, anche se la principale ragion d’essere di prodotti come questo è l’uso in condizioni particolari, la FT7 ha alcune caratteristiche da fotocamera pura.
In aggiunta all’escursione 4,6 x dello zoom ottico, infatti, è possibile usare lo zoom intelligente (con un ulteriore 2x) e lo zoom digitale (4x); come sempre però, le consigliamo solo in caso di reale necessità. Al contrario, restando nell’ambito dell’ottica, segnaliamo come utile e ben fatto – oltre che assai efficace – il comando per AF macro e zoom macro.
Per quello che riguarda le modalità di ripresa, vista la natura della macchina, Panasonic ha deciso di implementare solo le opzioni M (manuale) e P (Program), oltre ad una funzione automatica intelligente (iA) ed una una serie di modalità scena (ben 21, fra le quali due – dai curiosi titoli ‘Manicaretti’ e ‘Dessert goloso’ per le foto di cibo che sono sempre più comuni) e modalità più vicine alla natura della macchina (modalità Sport, Neve, Spiaggia e Surf, Subacquea, Panorama).
Sulla FT7 non manca inoltre una funzione già introdotta su altre macchine del marchio giapponese, il Post Focus, che in sostanza offre una serie di riprese a raffica con lievi spostamenti del fuoco, che può essere scelto in fase di visione, dopo lo scatto.
Resta qualcosa da dire delle opzioni video. Con la scheda adatta, cioè veloce, è possibile registrare sino ai ‘soliti’ 29 minuti e 59 secondi, in Ultra HD 3840×2160 @ 24, 25, 30p, il Full HD 1920×1080 @ 25, 30, 50, 60p e in HD 1280×720 @ 25, 30p. C’è anche un comando per lo slow motion a circa 1/4 del normale, registrando a 100 fps. Infine, da segnalare lo scatto a raffica in modalità 8MP/4K, la possibilità di personalizzare funzioni ed altro ancora.
Il momento della verità
Eccoci al momento della verità, o quantomeno della curiosità, alla prova pratica. Prima di iniziare, naturalmente, carichiamo l’accumulatore. In questo caso, come sempre più spesso accade, l’operazione è effettuabile con la batteria ‘in camera’ e il collegamento ad una sorta di adattatore di rete; in alternativa, lo stesso cavo che connette camera e adattatore, terminato in USB, può essere utilizzato per un computer e la ricarica tramite quest’ultimo.
Tale soluzione ha il pregio di essere davvero minimalista, e quindi, soprattutto in viaggio, risulta davvero apprezzabile. Per contro, con questo sistema (come con tutti gli altri esempi del genere) è indispensabile tenere sempre in ostaggio la fotocamera, che quindi non può essere usata ad esempio possedendo due accumulatori (uno carico, uno da caricare). In ogni caso, abbiamo verificato che il tempo di carica, con accumulatore praticamente scarico, è inferiore alle 3 ore, e che la carica basta anche in caso di utilizzazioni piuttosto intense.
Con l’accumulatore carico, inseriamo la scheda nello stesso vano dell’accumulatore, che è l’unico aperto all’acqua e quindi potenzialmente critico; a tal proposito il libretto d’uso spende giustamente tante parole per spiegare come fare a garantire la resistenza ad acqua & co, e non a caso addirittura appena accesa la macchina appare una schermata con la domanda ‘Rivedere le precauzioni prima dell’uso sott’acqua. Rivedere ora? Sì/no’.
Diciamo subito che non ci siamo spinti a far cadere appositamente la macchina da un’altezza di 2 metri, né a farla lavorare a -10 C°, e neppure (causa meteo non favorevole) a grandi profondità. Ci siamo limitati a immersioni in apnea, che comunque ci hanno consentito di farci un’idea delle doti complessive e della manovrabilità. Fermo restando che la resa risente innanzitutto della trasparenza dell’acqua, non sempre ‘disponibile’, e che senza una dotazione di luci adeguata a determinate profondità non è possibile ottenere una resa cromatica precisa, in generale, le immagini scattate e le riprese video, sono risultate di ottima qualità. In primis, per un’escursione ottica che di fatto, dal grandangolare al moderato tele, copre tutte le esigenze ‘normali’ di inquadratura. Questo, non solo in esterni, ma con la possibilità di effettuare scatti in situazioni altrimenti non proponibili: in barca in una giornata di mare mosso, in spiaggia sulla sabbia e simili, per non parlare del pelo d’acqua o un po’ sotto senza preoccuparsi troppo delle conseguenze, anche se Panasonic giustamente richiama l’attenzione alle precauzioni che vanno comunque prestate.
In ogni caso, anche senza scendere troppo in profondità, un mirino sportivo, magari disinseribile, non avrebbe guastato per agevolare le inquadrature in situazioni comunque sempre critiche di ripresa.
In esterni ‘normali’ la resa è interessante, con il bonus del macro facile ed efficace; in interni, a dire il vero, la resa non è eccezionale, fra dimensioni (relativamente) ridotte del sensore, ottica non eccessivamente luminosa. In ogni caso c’è un sempre utile (mini) flash inglobato nella struttura, che fa quello che può, ma non è la ripresa in condizione critiche di luce il terreno d’elezione della macchina.
Una macchina 4 stagioni
Arriva il momento della resa dei conti, se non dei conti tout court.
La Panasonic FT7 si presenta con un look tipico della categoria e una versatilità interessante, non solo sotto l’aspetto ‘affidabilità’.
Le prestazioni (foto e video) sono adeguate, a livello di una buona compatta ‘normale’, con autofocus abbastanza veloce e preciso in ogni situazione. Definizione notevole, resa cromatica corretta, rumore talvolta avvertibile e autonomia superiore alla media completano il quadro.
Il prezzo, tutto considerato, è adeguato, anzi forse più che onesto. Se desiderate una macchina ‘quattro stagioni’, un jolly compatto adatto a mille situazioni (non necessariamente in acqua), questa è una soluzione interessante, offerta peraltro a un prezzo che non spaventa.