Negli ultimi anni Sony ci ha abituato alla presentazione, accanto a quelle di fotocamere compatte e reflex tradizionali, di macchine più originali, per certi versi uniche. Pensiamo ad esempio alle mirrorless NEX e alle A7, oggi disponibili in tre varianti, alle varie compatte professionali RX-100 con sensore da 1 pollice, alla superzoom RX-10 per finire alla compatta de luxe RX-1. Tutti modelli, per qualche ragione, diversi dalla produzione comune (da quella mainstream, direbbero gli anglofili), che però hanno ottenuto un grande successo di critica e di pubblico.
Concentriamoci sulla RX-1, una macchina che, se la memoria non ci inganna, venne presentata a grandi linee nel corso di una conferenza stampa a Reykjavick, tre anni fa. In quella occasione i colleghi di tutto il mondo furono prima sorpresi (non immaginando una novità del genere), poi ammirati (nel toccare con mano – ma senza poter provare – la fattura della nuova macchina), infine choccati nell’apprendere il prezzo ipotizzato, degno di una tedesca di razza. Stiamo parlando di una compatta top level, di una macchina tutta-in-uno costruita senza badare a spese, della quale ricordiamo un paio di caratteristiche giusto per far capire di che si tratta: il sensore è un CMOS Full Frame da 24 MP, l’obiettivo – non intercambiabile – è firmato Carl Zeiss, ed è un Sonnar 2/35 T* (T star, come dicono i ben informati… il simbolo non è un asterisco, e segnala le ottiche della casa tedesca particolarmente curate nel trattamento antiriflesso).
Questa macchina (pur criticata per l’ingombro e il costo, necessariamente non ridottissimi) ha avuto un buon successo rispetto alla media della sua categoria, viste le prestazioni decisamente valide (eufemismo: diciamo eccellenti dal punto di vista della resa fotografica complessiva) in tutte le condizioni.
Squadra che vince non si cambia, dice il proverbio, ma si aggiorna, aggiungiamo noi. E così, qualche tempo dopo arriva una nuova versione della RX1, siglata RX1R.
Una macchina praticamente identica, ma con una caratteristica importante: come su altre fotocamere top class, il sensore è privo di filtro passa-basso. Una scelta per ottenere un (piccolo ma significativo) aumento della nitidezza rispetto alla RX1 ‘standard’. Naturalmente, togliere il componente di cui sopra può determinare moiré e artefatti cromatici, che vanno combattuti a prezzo di adeguamento di altri componenti o accorgimenti ad hoc; un’operazione che comporterebbe complicazioni costruttive e costi in proporzione, e quindi è riservata alle macchine di un certo livello. Per la RX1 R, Sony ha scelto di far gestire il controllo dei possibili artefatti dal processore Bionz, qui adottato in una versione potenziata.
R(imozione) del filtro a parte, la versione R ha portato altre piccole migliorie (come l’integrazione della tecnologia Triluminos per la riproduzione delle immagini su TV Bravia).
Non c’è due senza tre, per continuare con i proverbi, e dunque, dopo la RX-1 e la RX1 R in casa Sony arriva, in tempi più recenti, la RX1R II, cioè la RX1R Mark II (o meglio, come vorrebbe la denominazione completa ufficiale, la DSC-RX1RM2).
Al solito, grandi/piccole novità: la RX1R II offre innanzitutto un nuovo sensore CMOS Full Frame, retroilluminato, da ben 42,4 MP, ed un potente processore Bionz X; l’obiettivo, sempre non intercambiabile, resta uno Zeiss Sonnar T*, di lunghezza focale pari a 35 mm e buona luminosità (F/2).
Sony segnala una serie di piccoli e grandi miglioramenti della RX1R II rispetto alla versione precedente. Ad iniziare dalla struttura del sensore, questa volta con cablaggi in rame e circuiti estesi, che permette una maggiore velocità di trasmissione – con elaborazione dati 3,5 volte più rapida – a vantaggio quindi della reattività nelle diverse situazioni.
L’ultima implementazione della RX poi può contare su un sistema AutoFocus con risposta del 30% più rapida (a quanto dichiara Sony) rispetto alle prime RX1; la RX1R II, infatti è dotata di sistema Fast Hybrid AF, con 399 punti di messa a fuoco automatica a rilevamento di fase sul piano focale (circa il 45% dell’area dell’immagine, che corrisponde alla più ampia copertura AF al mondo su un sensore full-frame al momento del lancio della fotocamera) che funzionano in sintonia con i 25 punti di messa a fuoco automatica a rilevamento di contrasto.
Il risultato, a quanto appunto dichiarato da Sony, è una risposta il 30% circa più veloce del modello originale.
Altra caratteristica più che degna di nota, l’adozione – per la prima volta al mondo – di filtro passa-basso ottico variabile, che in una precedente presentazione della macchina avevamo definito ‘il filtro di Colombo’, cioè l’uovo di Colombo applicato allo specifico problema. Si tratta di un’idea tutto sommato frutto del ‘buon senso’ (che continuiamo a credere sia il vero nocciolo del comportamento in ogni momento della vita, ma non divaghiamo), che prevede la presenza nella RX1R II di un filtro passa-basso ottico variabile. Il dispositivo in effetti è studiato per lasciare la scelta di tre opzioni, corrispondenti alle posizioni “off” (con una resa complessiva dell’immagine di fatto identica a quella ottenibile senza passa-basso, per la massima risoluzione), “standard” (che in qualche modo ottimizza la resa fra risoluzione e rimozione di moiré e distorsioni cromatiche), e “high” (che privilegia l’assoluta eliminazione di moiré e distorsioni; la gran parte delle fotocamere sono di questo genere).
Scusate la ripetizione, ma si tratta davvero di un’applicazione del buon senso alla tecnica, più che di chissà quale rivoluzione tecnologica, di un’idea che speriamo possa trovare seguito in ambito Sony e anche nei prossimi modelli di altri costruttori.
Le novità non terminano qui. La RX1R II è la prima fotocamera della serie RX1 dotata di mirino XGA OLED a scomparsa, con quattro elementi in vetro (tra cui due lenti asferiche) caratterizzati dall’adozione del rivestimento Zeiss T* anche in questo caso. Il mirino si attiva con una pressione e si nasconde con una successiva pressione per tornare in posizione di riposo, nascosto alla vista; l’ingrandimento dell’immagine è sino a 0,74x.
Prezzo da pagare per questa innovazione, l’impossibilità di disporre del flash presente nella precedente versione, per evidenti ragioni di spazio…
Per inquadrare (e naturalmente visualizzare foto e video ripresi in precedenza, utilizzando il dispositivo come monitor tout court), la RX1R II dispone di un display sul retro, di tipo WhiteMagic. Lo schermo misura 3″ di diagonale (quasi 8 centimetri) con 1,2 milioni di punti, ed è opportunamente inclinabile sia verso l’alto (109°) che, in misura minore, verso il basso (41°). Come è facile intuire, queste regolazioni ampliano la comodità d’uso e le possibilità in termini di creare inquadrature.
E’ arrivato il momento di spendere qualche parola sulla voce ‘sensibilità’. Sony dichiara per la RX-R II valori superiori alla media (100-25600 ISO, espandibili a 50-102400 ISO), con un’ampia gamma dinamica non meglio specificata.
In quanto alla memorizzazione delle immagini, queste possono essere acquisite nei formati JPEG L (tre livelli di compressione, Extra Fine, Fine, Standard), RAW, RAW & JPEG, e anche in formato RAW non compresso a 14 bit, per massimizzare le prestazioni del sensore.
Più andiamo avanti nell’analisi delle caratteristiche della macchina, più scopriamo o ricordiamo funzioni di vario genere. Ad esempio, il diaframma è a nove lamelle, soluzione che aiuta ad ottenere effetti di sfocatura morbidi; anche se l’escursione focale è ridotta, la grande dimensione del sensore permette, con un po’ di attenzione, la realizzazione dell’effetto bokeh oggi tanto in voga. In effetti, grazie anche alla luminosità della macchina che permette di lavorare a tutta apertura con valori ridotti, è possibile ottenere un piacevole sfocato in soggetti relativamente vicini, come un piatto cucinato, una rivista o simili. Semmai, bisogna stare attenti proprio alla messa a fuoco, in tali frangenti, perché – soprattutto alla massima apertura – c’è il rischio che sia (quasi) tutto fuori fuoco.
La macchina dichiara una distanza minima di messa a fuoco di 0,3 metri; interessante la soluzione trovata per effettuare riprese macro. L’obiettivo, infatti, è dotato di un anello adattatore macro per la messa a fuoco di soggetti a distanza ravvicinata (0,2-0,35 m); prima di ogni ripresa bisogna ruotare questo anello nella posizione adatta.
Dal diaframma all’otturatore, pensando all’esposizione, il passo è breve. Lo shutter della RX-1 R II offre tempi da 30” a 1/4000, e la collocazione ‘in-lens’ (a differenza delle comuni fotocamere con obiettivo intercambiabile e otturatore sul piano focale) offre la possibilità di synchro flash a 1/2000 sec e una riduzione significativa delle dimensioni complessive del corpo macchina.
Sempre in tema esposizione (ma non solo), qualche parola sulle possibili impostazioni del bracketing.
Questo è possibile per l’esposizione (± 3 EV, incremento 1/3 EV), il flash (sempre ± 3 EV) ed anche il filtro passa basso. Tale – utilissima – opzione lascia ad una visione successiva allo scatto la decisione di scegliere fra massima definizione e riduzione di artefatti.
Video? Sicuro!
Anche se la macchina è studiata essenzialmente per la fotografia, non manca – come ormai è la regola per le fotocamere di qualsiasi genere – la possibilità di effettuare anche riprese video. La Sony RX1 II offre la registrazione in vari formati, in XAVC S HD, AVCHD, MP4. In XAVC S HD sino al Full HD 1920×1080 con frame rate di 25p, 50p o 100p, a 50 Mbps; possibile anche utilizzare varie opzioni in AVCHD 50i 24 M, 50i 17 M, 50M 28 M, 25p a 24 o 17 Mbps o MP4 (1920×1080 50p 28 m, 1920×1080 25p 16M, 1280×720 25p 6M), come anche, in base a quanto già visto su altri modelli recenti Sony, l’opzione Dual Rec – con alcune limitazioni – in AVCHD e MP4 contemporaneamente.
Come si può vedere, quindi, niente 4K. Se da una parte è vero che registrare in 4K con una compatta così piccola può apparire un controsenso, dall’altra suona strano che una macchina di questo genere (e costo) non offra tale opzione.
Abbiamo citato solo una minima parte delle funzioni ed opzioni disponibili, che offrono infinite possibilità di scelta ad un fotografo. Per motivi di spazio, non possiamo in questa sede approfondire ogni comando disponibile. Diciamo che si impone un attenta lettura del manuale di istruzioni per scoprire ogni dettaglio, anche perché il menu – secondo una deprecabile abitudine di Sony già vista in tanti altri casi – spesso offre indicazioni abbreviate anche quando c’è spazio per la parola intera, e quindi questo riduce l’istintività delle operazioni. Che cosa vorrà mai dire ‘Imp. man. punt. acc.’ oppure ‘Autosc.dte esp. forc’? Sì, poi ci si arriva e l’abitudine fa il resto, però… In ogni caso, c’è da sottolineare che, opportunamente, la macchina è dotata di ampie possibilità di personalizzazione, tasto Fn per la selezione rapida delle funzioni principali (una sorta di utilissima scorciatoia), rotella orizzontale aggiuntiva per la selezione veloce in alternativa al classico jog con pulsante centrale di consenso.
Dal punto di vista ergonomico, insomma, siamo a posto, anche e grazie soprattutto alla rotella meccanica di correzione dell’esposizione, che offre la duplicazione del controllo possibile via menu in maniera più efficace (ad esempio, mentre si inquadra con il mirino, senza staccare l’occhio).
Fra le tante possibilità della macchina, c’è da ricordare la RX1R II è compatibile con le tecnologie Wi-Fi e NFC e con l’applicazione PlayMemories Mobile di Sony, disponibile per le Android e iOS, oltre che con la gamma sempre più ricca di Play Memories Camera Apps sviluppate dalla casa giapponese. Fra queste ultime, a breve, sarà disponibile una nuova versione di “Smart Remote Control”, per la gestione dello scatto da remoto, da smartphone, comprensiva di varie funzionalità (come la posa prolungata e lo scatto continuo), che consentono di sfruttare al meglio le potenzialità della macchina.
In passato abbiamo già esposto il nostro punto di vista su queste ‘aggiunte’ alle macchine. Si tratta di una serie di applicazioni che permettono – gratuitamente, o dietro il pagamento di pochi euro) di disporre di funzioni particolari in più, utili in determinate situazioni. Anche se si tratta spesso di spiccioli, riteniamo che in macchine come le RX-1R II – che costituisce un po’ un prodotto allo stato dell’arte – tali Camera Apps debbano essere preinstallate on-board o comunque scaricate in maniera totalmente gratuita. Per ulteriori informazioni, consultare il sito sony.net/pmca.
Dopo tante parole, passiamo ora alla fase più piacevole e impegnativa allo stesso tempo, quella della prova pratica. Per prima cosa diamo un’occhiata da vicino alla macchina, prendendola in mano: davvero, è praticamente identica alla precedente RX-1 R; addirittura, sul frontale campeggia il nome del modello, senza indicazione della ‘versione’… ma stavolta non ci caschiamo; come in altri precedenti modelli, vedi le mirrorless della serie A7, la casa giapponese con una punta di civetterìa (quasi a voler dire ‘questa è la RX-1 R; quale versione non ha importanza’) riporta il (mark) ‘II’ solo sul retro…
Differenze sono nella presenza del comando ‘finder’ per la comparsa del viewfinder elettronico, della denominazione del pulsante di controllo personalizzato superiore (C1 anziché C tout court, per distinguerlo dalla scritta C2 aggiunta in basso in corrispondenza del comando di cancellazione, da una grafica leggermente differente per il simbolo della lente, per l’ingrandimento dell’immagine, e dal simbolo dell’NFC aggiunto sul lato destro. Dall’altra parte, come accennato, le modifiche riguardano la (leggermente) differente dotazione di connessioni.
Mentre osserviamo la macchina, non possiamo non notare – come del resto anche nella versione precedente – la cura posta nella realizzazione, ad iniziare dal tappo anteriore, che è costituito da un dispositivo metallico con sistema a molla per la temporanea diminuizione del diametro e dunque il distacco dall’obiettivo. Davvero un bell’elemento, che certamente costerà ben di più dei classici tappi in plastica; converrà stare attenti a non perderlo…
On the road again
Iniziamo ora a giocare con la macchina. L’ottica, ormai lo sanno pure i sassi, è fissa, o meglio sarebbe dire saldamente attaccata alla struttura, e il più vicino possibile al sensore; in altre parole, una soluzione che – a prezzo dell’impossibilità di cambiare focale – assicura la massima qualità ottica, riducendo anche solo le tolleranze di accoppiamento.
In ogni caso il 35 mm costituisce un’ottica ideala per buona parte delle utilizzazioni, con un angolo di campo non troppo lontano a quello dell’occhio umano (visione periferica sfocata compresa…). Certo, non è possibile effettuare scatti di (s)oggetti lontani, ma un sensore da oltre 40 MP permette comunque di ingrandire notevolmente l’immagine, per poi tagliarla successivamente. E anche se questo non è esattamente l’effetto che si avrebbe con un obiettivo di focale più lunga, per le noti leggi dell’ottica, si ottengono comunque risultati interessanti.
All’estremo opposto, come si comporta la macchina rispetto agli oggetti vicini? Come nella precedente versione, l’ottica Zeiss va settata meccanicamente (girando una ghiera in senso orario prima dello scatto) su una delle due posizioni 0,3-infinito, oppure 0,2-0,35 metri. Nel primo caso, quindi, questa è la posizione da predisporre nella maggior parte delle situazioni, perché va bene praticamente per tutto; vero è però che alla minima distanza di messa a fuoco l’AF lavora al limite e può entrare in difficoltà. In tal caso, conviene arretrare leggermente, oppure ruotare la ghiera e porsi nella posizione ‘macro’ (0,2-0,35 metri). Effettivamente, in questo caso l’operazione di messa a fuco è più rapida, e ci si riesce ad avvicinare ancora al soggetto (Sony dice sino a 14 cm); non proprio un macro obiettivo, insomma, però…
A proposito di fuoco, bisogna dire che l’AF in ogni condizione di prova, anche in situazioni abbastanza critiche di illuminazione, ha mostrato il suo valore, con un funzionamento rapido e preciso; piuttosto, a dire il vero, siamo stati un po’ stupiti dal rumore indotto dal movimento interno all’obiettivo. Niente di straordinario, sia ben chiaro, ma una sorta di soffio/ronzio che comunque si fa notare nel silenzio assoluto.
Sì, ma le foto come vengono? Pensavate ce ne fossimo dimenticati, vero? E invece no, anche perché è davvero impossibile scordarsi di immagini quali quelle catturate dalla RX-1 RII. In situazioni ottimali di illuminazione e trama (leggi, minino rischio di moiré) la qualità – lo diciamo senza tema di smentita – è assolutamente straordinaria, diremmo trascendentale, per definizione, resa cromatica, naturalezza. In situazioni critiche comunque siamo sempre a livelli fra l’ottimo e l’eccellente a qualsiasi valore ISO, con grana fine e delicata, mente in situazioni disperate (tipo la foto di una gatto nero con gli occhi chiusi in una notte senza stelle…) qualcosa riesce comunque ad uscire dal ‘magnifico duo’ sensore/processore, con la complicità di un’ottica che si fa notare per la sua assenza (cioè per la capacità di tramettere ciò che inquadra con il minimo di artefatti di qualsiasi tipo)
Lo stato dell’arte
Insomma, siamo allo stato dell’arte del formato 35 mm, siamo nella terra di nessuno ove poche, pochissime macchine riescono ad arrivare, e dove ognuna è la migliore per qualche ragione, nel paradiso delle immagini ove le sfumature e i gusti personali possono condizionare la preferenza per l’una o l’altra fotocamera. Di certo, questa Sony è oggi la regina, la campionessa, del rapporto qualità/ingombro, la migliore soluzione per chi – non avendo problemi di pìccioli, di sghei, di dobloni o come volete chiamare quegli oggetti che permettono di acquistare merci – voglia la certezza del massimo.
Con questa premessa, si capisce come pensare al video sia quasi un sacrilegio, un’operazione fuori luogo: la RX-1 RII sembra nata per le migliori immagini fisse, e – a differenza di altre fotocamere di prezzo simile e ingombro superiore, come le mirrorless della stessa Sony – non ci verrebbe da consigliarle di primo acchito per le riprese video (che comunque mostrano un Full HD impeccabile, e la possibilità di realizzare un (quasi) ralenty di qualità, all’altezza del resto). Diciamo che la RX-1 RII è essenzialmente una signora fotocamera, capace, all’occorrenza, di fare la sua parte anche con le immagini in movimento; in questa logica, l’assenza della registrazione 4K va giudicata più come un limite psicologico che pratico (anche se sicuramente in futuro l’opzione sarà disponibile), visto che creare un rig per una compatta non è semplicissimo.
Ci sarebbe tanto ancora da dire, ma lo spazio, come al solito, è tiranno.
Proviamo a trarre qualche conclusione, anche se sospettiamo vi siate gìà fatti un’idea, partendo da lontano.
Sony, nella fotografia digitale ‘compatta’ o cumunque non eccessivamente pesante, ultimamente sembra aver fatto bingo. Pensiamo alla mirrorless A7, disponibile in tre varianti, perfetta per i fotografi, per i videomaker e per i fotovideomaker. Oppure alla tascabile RX-100 con sensore da 1″, arrivata alla V implementazione, una signora compatta multiuso.
E che dire di questa RX-1 RII, una ‘scatola’ nera elegante, dal sapere e dal sapore professionale, quasi confezionata su misura per il professionista o l’utente esperto?
Si tratta in effetti di una macchina curata, affidabile, superversatile, e soprattutto di grande sostanza, per ottenere immagini di livello davvero superiore, di vertice.
Certo, qualche difetto c’è pure in questa RX-1 RII; come ci piace sottolineare di quando in quando, ‘i miracoli non esistono, nemmeno nell’hi-tech’, che fa il paio con ‘la perfezione non è di questo mondo’. E così notiamo comunque una certa mole che rende la macchina, più che una vera compatta, una ‘trasportabile’… ci manca la presenza del flash, sacrificato sull’altare di un mirino elettronico comunque evoluto… ci sembra un po’ troppo rumoroso, in un prodotto candidato all’eccellenza in tutte le voci della pagella, il movimento dell’AF… e che dire del prezzo, che costringerà molti (noi compresi, ahinoi…) a catalogare il prodotto nell’archivio dei sogni…
Però, se pensate a quanto costa ogni aspetto di un matrimonio, o la manutenzione annuale (garage, benzina, assicurazione, bollo, inevitabili multe, meccanico) di un’auto anche utilitaria, se fate mente locale sui prezzi di un abito di alta moda o di una vacanza all’estero con la famiglia, può venirvi la tentazione di limare qui e là, o magari organizzare un matrimonio meno pomposo e più divertente, o passare al car sharing più scooter e così via. E come per incanto vi troverete in tasca quel piccolo capitale necessario a farvi entrare in possesso della macchina che può darvi accesso al MIV, il Mondo dell’Immagine Vera…