La prima rivoluzione digitale nel settore video avvenne circa 20 anni fa, e tra le protagoniste assolute giocarono un ruolo importantissimo due camcorder compatti di casa Sony, siglati DSR-PD100 e PD150/170. Chiunque li abbia posseduti o anche solo utilizzati ne ricorda le grandi qualità con gioia e nostalgia.
Due macchine che fecero storia per l’ergonomia, le prestazioni video ed il primo autofocus affidabile per uso professionale.
Lo scorso settembre, a due decenni di distanza, Sony ha presentato all’IBC tre modelli palmari molto simili tra loro, la XDCAM PXW-Z90, la NXCAM HXR-NX80 e la Handycam FDR-AX700. Tre macchine in qualche modo ispirate alla PD100 ma che per caratteristiche si collocano in tre segmenti di mercato differenti, rispettivamente professionale, semi-pro ed amatoriale. Le differenze sono soprattutto nelle dotazioni hardware e software, con i due modelli maggiori dotati di maniglia superiore removibile che aggiunge gli ingressi audio XLR, e nei codec di registrazione, che sono ovviamente più completi nella macchina professionale. Che, appunto, è la Z90, da poco arrivata sugli scaffali dei negozi, ed oggetto di questa prova.
La PXW-Z90, alla dotazione delle sorelle, aggiunge anche il supporto per l’output video 3G SDI e maggiori funzionalità software, con la presenza di codec aggiuntivi per la registrazione ed il supporto per l’app Content Browser Mobile, che consente di utilizzare il monitoraggio Wi-Fi, il telecomando e la sincronizzazione wireless per il timecode tra più camcorder impiegati sullo stesso set.
Dal punto di vista tecnologico, cuore del sistema è un avanzatissimo sensore a strati EXMOR RS da 1” e 14.2 megapixel, parente stretto di quello della RX10 IV che abbiamo provato recentemente, che avendo un buffer di memoria interno, consente prestazioni velocistiche estreme, con la possibilità di registrare filmati sino a 1000 fotogrammi al secondo. Secondo Sony, questa tecnologia consente anche di girare con successo in condizione di luce molto scarsa, con un’illuminazione minima rispettivamente di 3 e 1.7 lux, nelle modalità standard e “low lux”. Inoltre, sempre per il costruttore giapponese, questo tipo di sensore ha consentito di ridurre notevolmente il rolling shutter rispetto ai modelli precedenti.
La sezione autofocus è notevole, con un sistema ibrido con 273 punti a rilevamento di fase, che coprono l’84% dell’area immagine, per consentire l’inseguimento dei soggetti in movimento su tutta l’area di ripresa. La sezione ottica prevede uno zoom 12x griffato Zeiss con una focale equivalente che parte da 29 mm. Al sistema ottico è affiancato un sistema clear zoom che utilizza la maggiore risoluzione del sensore per spingere gli ingrandimenti senza perdita di qualità sino a 18x in 4K e 24x in FHD.
La vocazione professionale di questo camcorder è confermata e completata dalla presenza dei picture profile avanzati, incluso S.log3, e dal supporto del workflow semplificato per l’HDR HLG, Hybrid Log Gamma, che, come abbiamo visto per altri sistemi di ripresa professionali e con monitor compatibili, consente di preservare il massimo di gamma dinamica in file a basso contrasto e saturazione e di far applicare la LUT di sviluppo corretta direttamente ed automaticamente nel monitor o nel televisore. Inoltre, numerose funzioni di personalizzazione dell’immagine permettono di creare dei look in camera già pronti, con la possibilità di salvare 10 preset custom.
Un lavoro ben fatto
Come abbiamo già sottolineato in apertura, una delle caratteristiche peculiari della PXW-Z90 è la sua estrema compattezza che si accoppia ad un peso altrettanto contenuto. I materiali impiegati, plastica e metallo, sono di ottima qualità. La camera esternamente non ha il tasto di accensione, che è nascosto sotto all’LCD. Pertanto, per accenderla basta estrarre il monitor o il viewfinder telescopico (che, intelligentemente, rientra nel corpo macchina e si disattiva completamente quando non serve), quindi è esente dal problema del sensore di prossimità, che su tante macchine a volte spegne il monitor nel momento sbagliato.
Il mirino, una volta estratto, diventa orientabile per adattarsi alle varie posizioni di ripresa, cosa che fa altrettanto bene il monitor.
Questo è dotato di funzioni touch, ma non è molto reattivo.
Sia il VF che l’LCD sono di ottima risoluzione e luminosità, e caratterizzati da una resa che consente di interpretare scena e punto di fuoco correttamente.
Il monitor, una volta chiuso, nasconde e protegge numerosi tasti ed i due slot per SD card (in grado di alloggiare anche schede Memory Stick Duo Pro), dotati delle stesse caratteristiche e prestazioni delle mirrorless di casa Sony, quindi con uno velocissimo UHS-II ed uno più lento UHS-I, con velocità comunque di 104 Mbps. Quanto ai tasti fisici, sotto al display ne troviamo ben 8; tra questi tre sono custom riprogrammabili, per consentire di configurare la camera secondo le necessità di lavoro.
Il tasto per il bilanciamento del bianco, e quello S+Q per la selezione di ripresa in quick e slow motion e super slow motion, sono accessibili senza dover accedere alle funzioni via menu. Menu semplice e ben organizzato, al quale si accede tramite uno dei pochi tasti non nascosti dal display e che permette di effettuare tutte le impostazioni rapidamente e con semplicità.
Altri tasti fisici programmabili sono sparsi con razionalità su tutto il corpo macchina. Dal punto di vista ergonomico l’impostazione operativa generale è praticamente identica a quella dell’illustre antenata, PD100; la ghiera sull’ottica è una sola, e può essere utilizzata sia per il fuoco che per lo zoom, agendo su un commutatore fisico. Le impostazioni principali per la ripresa – iris, shutter e gain/ISO – si attivano premendo il piccolo tasto collocato sul fianco sinistro, subito sotto all’LCD; una volta azionata una di queste funzioni, le regolazioni si possono effettuare utilizzando la rotella multifunzione presente sempre sul lato sinistro o tramite il joystick presente sul lato destro accanto al tasto rec, in posizione ideale per essere azionato con il pollice. Lo stesso joystick torna utile in varie situazioni e per altre funzioni, come ad esempio nella selezione dell’area di fuoco.
Sul fianco destro, al di sopra dell’impugnatura, è presente un comando a bilanciere per lo zoom, di tipo professionale, che ne consente di modulare perfettamente la velocità. Accanto a questo troviamo altri due tasti riprogrammabili tra cui l’utilissimo magnifier che aiuta nelle operazioni con il fuoco manuale, e l’instant AF.
Le porte di collegamento sono numerose e ben posizionate. La camera è dotata sia di connettore HDMI large, che di 3G SDI.
La sezione audio prevede un microfono stereo integrato, un ingresso mini jack in grado di alimentare microfoni a condensatore, posto sul corpo camera principale, e quindi utilizzabile anche se la maniglia superiore non è collegata. Questa a sua volta ospita nella parte anteriore due ingressi XLR, dotati di tutte le funzionalità professionali, con potenziometri per la regolazione dei livelli manuali, attenuatori, commutatori di ingresso tra linea o microfonico ed alimentazione phantom +48V. Non manca una presa cuffia per il pre-ascolto della registrazione.
Come sulle mirroless Sony, è presente una presa chiamata “multi” con connettore micro USB.
Sorprendente!
Diciamo subito che siamo rimasti sorpresi dalle qualità generali di questa camera. A dispetto del suo minimo ingombro, la resa infatti si è rivelata ottima in tutte le condizioni, merito anche dell’adozione di componenti di qualità ben armonizzati. Ad iniziare dall’ottica Zeiss, che si fregia anche del rivestimento T star (T*) degli elementi vitrei.
La massima apertura in grandangolo è di F2.8, e si mantiene sul 4.0 per quasi tutta l’estensione focale, e solo in tele estremo, equivalente a ben 522mm in 35mm, chiude sino ad F4.5.
Molto interessante la possibilità di mettere a fuoco soggetti a partire da una distanza di un solo centimetro, con focale di massimo grandangolo, mentre, in massimo tele, la distanza minima sale ad un metro. Per quanto riguarda aberrazioni e deformazioni, le qualità ottiche sono notevoli e, specialmente con luce diurna, il sensore a strati riesce a cogliere ció che il nobile vetro fa passare. Pur senza spingere sui guadagni, i colori sono vividi ma perfettamente realistici. I dettagli di dimensioni irrisorie vengono resi perfettamente; i codec riescono a preservare tutto con accuratezza senza rovinare le riprese aggiungendo artefatti di compressione.
Il codec di registrazione interna 4K è l’XAVC QFHD a 100Mbps che, sebbene abbia campionamento 4:2:0 ad 8 bit, svolge bene il suo lavoro. In Full HD invece la macchina è dotata di un ottimo XAVC S con campionamento 4:2:2 a 10 bit. Per aiutare ulteriormente il codec di registrazione, come abbiamo già anticipato, un tasto fisico dedicato permette di attivare i picture profile, incluso il più recente S-Log3, che consente, così come avviene per le mirrorless di punta ed i camcorder di fascia alta, di memorizzare in un file a basso contrasto e saturazione, il massimo livello di gamma dinamica e di informazioni complessive, che possono essere poi esaltate durante il color grading in post produzione.
Bokeh, per servirla!
Certo, se rapportato ai camcorder di questa classe di qualche tempo fa, il sensore da 1” è notevolmente più grande, ma rimane sempre molto più piccolo sia di unità full frame, che APS-C/Super 35 o MFT; tuttavia, grazie agli accorgimenti con cui sono stati progettati ottica e diaframma, siamo rimasti positivamente impressionati dalla quantità e dalla qualità del bokeh.
La presenza dei filtri ND aiuta, permettendo di ridurre la luce in ingresso ad 1/4, 1/16 e 1/64 e quindi di tenere il diaframma aperto anche con forte illuminazione luce.
Lo zoom servoassistito è perfettamente fluido nella sua azione; il comando a bilanciere principale permette di modularne perfettamente la velocità. Sulla maniglia è presente un secondo comando a corsa ridotta con velocità di ingrandimento programmabile. Se attivato, il clear zoom permette di aumentare considerevolmente la potenza del teleobiettivo senza compromettere la qualità o la fluidità degli ingrandimenti. Superando la barriera ottica di 12x, la zoomata resta comunque fluida e progressiva, senza che si noti un salto alla modalità elettronica.
Come sulle sorelle mirrorless più recenti, l’autofocus è tra le forze e le certezze di questo modello.
Il sistema Fast Hybrid AF, dotato di funzioni di face detection e lock on, permette di avere i soggetti sempre a fuoco e di seguirli come un mastino, se necessario.
Il face detection permette, anche con numerosi volti nella stessa inquadratura, di selezionare un viso e seguirlo sempre con precisione. Il fuoco viene raggiunto con decisione, senza tentativi o tentennamenti, quindi, per giocare con i piani focali, si può escludere l’automatismo, sfocare a mano e riattivare l’autofocus, avendo la certezza che lo shot verrà registrato perfettamente.
La velocità dell’automatismo è regolabile su vari livelli per ottenere l’effetto desiderato. Oltre a questa funzione, è possibile personalizzare tanti aspetti del fuoco automatico.
Il fuoco manuale è comunque agevole da utilizzare. La ghiera oppone la giusta resistenza e la demoltiplicazione è corretta. Il tasto fisico magnifier posto accanto al bilanciere dello zoom permette di verificare con precisione che il fuoco impostato sia corretto.
Treppiede inside (o quasi)
Visto che siamo in presenza di un camcorder palmare, dotato di uno zoom notevole, 29-522 mm equivalenti al 35mm in modalità clear zoom in 4K, la stabilizzazione riveste un ruolo chiave. I livelli impostabili sono due, standard ed active. In modalità standard è attivo solo lo steady shot ottico, che già funziona egregiamente, compensando notevolmente vibrazioni e piccoli movimenti della mano. In modalità active si aggiunge un livello elettronico; il ‘fotogramma’ viene croppato ai bordi, quindi si perde un po’ di grandangolo ma le immagini acquistano un ulteriore progresso di stabilità. Una mano ferma produce immagini da cavalletto: basta attivare e disattivare le funzioni di stabilizzazione durante una registrazione per verificarne l’efficacia.
Corri, video, corri
Lo abbiamo detto in apertura: uno dei punti di forza di questo camcorder è nelle estreme capacità velocistiche. Questa macchina è in grado di effettuare riprese in formato Full HD ad alta velocità con due modalità operative, S&Q e Super Slow Motion. Nella prima, S&Q, Slow and Quick, è possibile impostare la velocità su vari step, da 1 fps a 120 fps, per creare piacevoli effetti di accelerazione, quick, o rallentamento, slow. In questa modalità, riprendendo sino a 120fps, sono pienamente operative tutte le funzioni della videocamera, inclusi autofocus e registrazione audio, e la registrazione è illimitata. La seconda modalità, super slow motion, funziona in maniera analoga alla HFR della RX10M4, ossia le immagini vengono registrate in un piccolo buffer interno, e poi trasferite a fine registrazione nella scheda di memoria. Da menù si sceglie la velocità estrema, 250, 500 o 1000 fps, ma in fase di ripresa vengono sospese alcune funzionalità, tra cui l’autofocus e la registrazione audio.
I file vengono generati con un raster 1920×1080, ma la risoluzione reale è inferiore (scende al salire del frame rate). Al contrario il rumore aumenta in maniera direttamente proporzionale, e suggerisce di mantenere la sensibilità ISO a livelli piuttosto bassi per poter sfruttare le immagini. Quindi, in tale modalità, generalmente, occorre tanta luce, ed in caso di illuminazione artificiale, sorgenti luminose continue, per evitare lampeggiamenti, ma il gioco vale la candela; in redazione ci divertiamo sempre tantissimo a fare esperimenti con queste funzionalità visualizzando fenomeni che l’occhio umano non riesce a cogliere. Le velocità massime di ripresa sia per l’S&Q che il super slowmotion sono condizionate dal sistema video prescelto, PAL o NTSC, con il primo che permette di andare sino a 1000 fps contro 960 in modalità Super Slowmotion, ma che si ferma a 100 contro 120 in modalità S&Q. Come da consuetudine Sony, sulla stessa scheda non possono essere registrate clip con frequenze derivate dal PAL (25 fps) o dall’NTSC.
Ma la notte no
Sinora abbiamo detto un gran bene di questa piccola ma generosa macchina da presa, trovando pochi difetti o lacune, anche se confrontata con le sorelle mirrorless dotate di sensori notevolmente più grandi. Ma la fisica, come la matematica, non è un’opinione e così, quando la luce è scarsa, le dimensioni fanno la differenza, e la PXW-Z90 paga il dazio alle parenti maggiormente dotate. Per carità, questo camcorder è in grado di difendersi bene, specialmente contro concorrenti della stessa fascia di prezzo, ma è inevitabile confrontarlo anche con le macchine senza specchio di casa (anche se bisogna ricordare che le prestazioni non sono tutto, e che contano anche impostazione ergonomica e dotazione funzionale ai fini di una ripresa agevole). Già ad 800 ISO, quando la scena è molto buia, si cominciano a vedere dei formicolii che non ci sono sulle scene correttamente illuminate; il rumore sale poi con l’aumento di ISO sino a divenire molto fastidioso al limite massimo di circa 10000 ISO, corrispondenti ad un guadagno superiore ai 30dB.
Atipica, ma apprezzabile, per un camcorder “Pro”, la presenza della modalità di ripresa notturna nightshot ad infrarossi.
Rolling shutter addio?
Il nuovo sensore a strati che equipaggia questo modello dovrebbe, a quanto dichiarato da Sony, ridurre enormemente il rolling shutter.
Alla prova dei fatti, rispetto ai modelli precedenti della stessa categoria, abbiamo potuto in effetti constatare una riduzione del fenomeno ma che comunque è presente, in maniera assolutamente tollerabile ed in linea con i migliori concorrenti. Muovendo velocemente la camera si evidenzia l’effetto di deformazione skew, ed è presente anche il flash banding, ma anche alle focali più spinte, è molto difficile innescare il difetto più fastidioso, il wobble, che amplifica le oscillazioni inevitabili del teleobiettivo da oltre 500mm.
Xdcam sia!
Ormai quasi tutti i dispositivi di ripresa sono dotati di funzionalità wireless per il controllo remoto, ma questo camcorder si spinge ben oltre, e si guadagna l’appartenenza al gruppo dei camcorder più prestazionali di Sony, XDCAM, sinonimo non solo di qualità ma soprattutto di ottimizzazione dei workflow produttivi, XDCAM air incluso. Quest’ultimo fornisce strumenti avanzatissimi per la condivisione dei filmati tra più camcorder e la sede di lavoro remota, emittente televisiva o azienda organizzata che sia. Tra i servizi supportati, per visualizzare a distanza ciò che la telecamera sta inquadrando, c’è lo streaming con QoS, quality of service, che minimizza anche problemi di trasmissione tipici delle connessioni mobili, e l’invio automatico, via FTP, su un server remoto, dei media registrati.
Per potersi agganciare a qualsiasi rete wireless, il WiFi supporta sia la banda da 2,4 che quella da 5GHz.Inoltre la camera supporta lo streaming in tempo reale sulla piattaforma Ustream di IBM cloud, che permette di condividere le dirette anche sui social.
L’applicazione Content Browser Mobile consente di controllare le funzioni principali del PXW-Z90 tramite smartphone o tablet dotati di sistema operativo iOS oppure Android.
Per completare il quadro dell’eccellente connettività, è possibile collegare la camera ad internet tramite una LAN via cavo; con un cavo adattatore USB VMC-UAM2 optional si trasforma la porta USB in una RJ45 a 100Mb.
Le opzioni hardware e software disponibili sono diverse, e permettono di incrementare le funzionalità di questo modello, ma sono talmente numerose che per descriverle tutte sarebbe necessario un articolo ad hoc. Pertanto, oltre a quelle già citate, ne segnaliamo solo un paio, due controlli remoti, il semplice RM-1BP ed il versatilissimo RM-30BP, in grado di remotare sino a tre camcorder simultaneamente, dotato di funzioni molto avanzate, tipiche dei CCU, control camera unit, professionali.
Sulla slitta alimentata hot shoe possono trovare alloggio i funzionali kit radiomicrofonici Sony, che attraverso tale attacco fanno transitare audio ed alimentazione, eliminando cavi di connessione e batterie, oltre a semplificare la gestione del ricevitore (che viene spento ed acceso automaticamente dalla videocamera).
Un ottimo acquisto
Volendo riassumere in poche righe il contenuto del test, possiamo dire che questa videocamera Sony PXW-Z90 ci ha sorpreso positivamente sotto tutti i punti di vista.
Il form factor compatto e pratico ci aveva fatto immaginare che questo camcorder fosse adatto soprattutto ai lavori dove serve più la praticità di manovra che la qualità, ma nella realtà, soprattutto il nuovo sensore, l’ottica Zeiss e l’autofocus forniscono prestazioni eccellenti in quasi tutte le condizioni operative, e quindi, nulla è precluso; non ci stupiremmo di vedere la macchina impiegata anche in produzioni cinematografiche indipendenti con qualche ambizione ma impostate con un occhio al budget. Poche videocamere, ad esempio, possono contare sulle modalità di ripresa ad altissima velocità, fino a 1000 fps, offerta dalla PXW-Z90. La sezione audio è eccellente: la macchina è dotata di una versatilità – tra ingressi audio e microfono integrato – impareggiabili. Per le aziende produttive più grandi, come emittenti televisive o studi di produzione, potrebbe risultare decisiva la funzionalità del workflow XDCAM, che pone la macchina su un gradino più in alto rispetto ad altri sistemi di ripresa; inoltre, la quantità notevole di opzioni, consente di migliorare ulteriormente l’operatività…
Certo, la PXW-Z90 non è la soluzione perfetta per tutte le necessità, e volendo cercare qualche piccolo difetto, alcuni potranno sentire la mancanza delle modalità di ripresa 4K a 50/60p, ed altri potrebbero esigere una migliore resa notturna, che è valida, ma non al livello – ad esempio – delle mirrorless full frame proprio di casa Sony, che ci hanno ormai abituato a vedere al buio.
In ogni caso, questo quadro complessivo, tra (molti) pro e (pochi) contro, ci consente di stabilire che il rapporto qualità prezzo della Sony PXW-Z90 è certamente ottimo, e non crediamo che sia difficile ipotizzarne un grande successo: la macchina risulterà certamente fra i best seller della sua categoria.