Sullo scorso numero di Tutto Digitale abbiamo pubblicato una prova molto completa e dettagliata sulla Pocket 4K, la più recente cinema camera tascabile, se così si può definire, firmata Blackmagic. Non solo avevamo parlato della camera, ma anche di tutto il workflow di post produzione, integrato in DaVinci Resolve Studio, fornito a corredo con la macchina.
Tuttavia, appena andati in stampa, è stata finalmente rilasciata l’ultima versione del firmware, la 6.2, che ha introdotto anche sulla piccola mdp il Blackmagic RAW, il nuovo formato di file creato dal produttore australiano per le sue macchine da presa. Mentre voi leggevate la prova della macchina, abbiamo ripreso in mano la Pocket 4K e continuato il lavoro: in primis, aggiornando la macchina, con i soliti problemi connessi, e quindi effettuando test e confronti sui file e le modifiche relative all’interfaccia di Resolve (nella sezione Camera Raw, il pannello deputato allo sviluppo dei file). Essendo Resolve 16 ancora in versione beta, abbiamo effettuato la prova sulla più recente versione disponibile, la 15.3.0.008.
CinemaDNG, goodbye!
C’è da premettere che fra videomaker ed utenti attenti ad ogni sviluppo si era già aperto un dibattito, il giorno in cui il codec era stato già rilasciato per la Ursa Mini Pro, la camera più grande di Blackmagic. Vari utenti contestavano la riduzione di qualità e la cosa si è acuita ancora maggiormente con l’ultimo aggiornamento di firmware, perché esclude del tutto la possibilità di registrare video in CinemaDNG, il formato utilizzato sino a quel momento da tutte le cinema camera di Blackmagic.
Si è detto ed ipotizzato di tutto, in merito su quale fosse la causa di tale scelta, ed abbiamo deciso quindi di chiedere all’azienda di Port Melbourne se ci fosse una nota ufficiale che spiegasse questa decisione. Ci è stato risposto, in maniera molto informale, che sono nate delle controversie per l’utilizzo del formato, e che l’azienda piuttosto che spendere tempo e denaro in un’inutile battaglia legale, ha preferito investire le risorse nello sviluppo di un formato tutto suo che aggiungesse valore ai propri prodotti.
Un is mej che tant
Un celebre spot di alcuni anni fa ricordava che era meglio avere due anziché uno; in questo caso il BRAW fa il contrario, in un solo file vengono contenuti audio e tutti i fotogrammi che costituiscono la clip video (mentre con il CinemaDNG ogni clip era in realtà una cartella che conteneva tutti i fotogrammi, ciascuno in un file diverso ed un file audio da accoppiare). Certamente la nuova modalità semplifica notevolmente la gestione dei file.
Le caratteristiche del Blackmagic RAW pubblicizzate portano solo vantaggi, ma è davvero così? Sfruttando potenze computazionali finora nascoste, le camere BMD cominciano ad effettuare una parte dello sviluppo in camera, in particolare il demosaicing, la procedura che ricava i colori dei pixel a partire dalla matrice Bayer. Secondo Blackmagic ciò dovrebbe alleggerire notevolmente la decodifica dei file in fase di post, rendendo quindi l’editing molto più leggero soprattutto sui computer meno dotati e più datati. In realtà ci sembra evidente che la camera effettui anche altre operazioni, inclusa quella che per noi è la più onerosa, ovvero la riduzione rumore. Sul nostro computer di prova, piuttosto potente, avevamo riscontrato infatti che il debayering non era troppo impegnativo e che si poteva montare, con Resolve, più livelli di video 4.6K RAW. Inserendo la noise reduction invece, senza disporre di una GPU molto potente, come un’ AMD Vega 64, anche un solo layer diventava e diventa tutt’ora una barriera ardua da scavalcare.
Se dal punto di vista del debayering siamo quindi di fronte ad un formato che non sembrerebbe RAW, perché non è un file che contiene tutti i dati così come li ha catturati il sensore, d’altra parte ne ha tutta la ricchezza; infatti ne contiene internamente tanti utili per lo sviluppo dei file in post produzione, permettendo di intervenire su tutti i parametri abituali, che analizzeremo in seguito, come l’esposizione, gli ISO ed il bilanciamento del bianco.
Il test: sharp vs smooth
Per confrontare le qualità dei codec abbiamo scelto delle condizioni di luminosità scarse, con la necessità di spingere in alto il guadagno per generare il fattore più avverso ad un codec, il rumore.
Le migliaia di puntini che appaiono, scompaiono e si muovono in maniera casuale vengono infatti interpretati come dettagli.
Abbiamo utilizzato il nostro set classico per i test low light, con inquadratura sul cupolone di San Pietro, con l’ottica Olympus M. Zuiko Digital ED 12‑40mm F2.8 PRO, con la focale su circa 70mm equivalenti, ed impostando gli ISO tra 800 e 25600.
Se si osserva il file BRAW da solo, non ci si renderebbe conto di alcuna differenza, i file sembrano buoni e dettagliati; se invece si effettua il confronto con il CinemaDNG realizzato in condizioni di ripresa identiche, ottimizzato con il Midtone Detail, il BRAW appare effettivamente meno dettagliato, soprattutto se lo si osserva con un fattore di ingrandimento del 400% o maggiore. Non si perdono però solo dettagli: anche il rumore è più smussato e meno fastidioso, ed anche i falsi colori vengono in parte occultati. Per questo motivo, sembra che effettivamente venga effettuata una blanda riduzione rumore e che quindi il ricorso alla noise reduction in post passa da necessario a facoltativo.
C&Q
Il formato BRAW non supporta modalità non compresse, ma due tipologie differenti di compressione, a bit rate costante o a qualità costante, entrambe dotate di più livelli di lavoro.
La prima modalità, costante, prevede fotogrammi generati sempre delle stesse dimensioni, a prescindere dal tipo di video che viene processato. Se ad esempio registriamo un fondo uniforme, che non contenendo dettagli può essere compresso in pochi dati, il bit rate costante lo registra con le stesse dimensioni di un file che richiederebbe maggiori informazioni, come appunto il nostro test con il rumore o alberi ricchi di foglie.
La qualità costante invece ottimizza tutte le scene che lo permettono, con valori impostabili su livelli da Q0, massimo, a Q5, minimo. In teoria il massimo livello di qualità assoluto si raggiunge in modalità Q0, che supporta un bit rate massimo di 274 MBps, laddove in modalità costante a qualità massima 3:1, si arriva a 183 MBps. Come dicevamo, con entrambe le modalità è possibile scegliere livelli di compressione maggiore, che nel caso di Q5 significano un massimo di 78MBps e 12:1 in modalità costante, ossia 46 MBps. Oltre ad effettuare il confronto tra BRAW e CinemaDNG, abbiamo registrato nelle stesse condizioni con tutti i livelli di compressione, per verificare se fosse sempre necessario girare con il massimo data rate. In maniera positiva abbiamo visto che tra la registrazione alla massima qualità ed alla minima ci sono delle differenze, ma non sono poi così evidenti: i file meno compressi hanno più dettagli e le immagini risultano meno sfocate, ma le differenze si notano per lo più ingrandendo notevolmente i fotogrammi, di 4 o 8 volte; questa cosa è molto interessante alla luce del risparmio nella mole di dati di 4 volte. In termini pratici ciò vuol dire che un ora di girato in 4.6K occupa rispettivamente circa 164 GB a 12:1 contro i 658 GB del 3:1 o i 2 TB del non compresso.
Quindi a seconda dell’importanza e della lunghezza del girato si può adattare il data rate per adeguarlo alle necessità di produzione.
Il workflow
Nella prova della Pocket 4K avevamo analizzato il workflow di post produzione dei file CinemaDNG in DaVinci Resolve 15, ed in particolare, tutti i controlli contenuti nel modulo camera RAW della sezione Color. Avevamo visto che i file necessitavano di un tuning abbastanza spinto per poter estrarre il meglio in termini di colore e definizione.
Con il BRAW cambia un po’ tutto. Non cambiano solo i parametri di sviluppo, che sono differenti, ma soprattutto la filosofia. Mettendo sulla timeline un file BRAW, Resolve lo ottimizza già, andando già a regolare saturazione ed altri parametri per farli rendere al meglio, senza dover aggiungere nemmeno una LUT, look up table. Ovviamente l’utente ha poi facoltà di effettuare tutti gli aggiustamenti opportuni per realizzare il color grading più accurato. Tra i comandi che mancano nel BRAW c’è il Midtone Detail, che avevamo visto essenziale sui CinemaDNG per dare ai file i dettagli indispensabili per un look da cinema camera professionale.
In realtà sui BRAW manca qualsiasi comando di sharpening, che è quindi da effettuarsi esclusivamente al di fuori dell’interfaccia di sviluppo Camera Raw.
Non sappiamo se questa scelta è dipesa da una questione tecnica, da un problema di implementazione o simili, o se Blackmagic ha valutato di offrire un valore di nitidezza già ideale, che non necessita di ulteriori interventi.
Promosso o bocciato?
Quando si ha a che fare con il progresso, non si può fare altro che guardare avanti. Non aggiornare la propria cinema camera per mantenere il CinemaDNG, che secondo alcuni è necessario per avere un look più dettagliato, ci sembra una scelta per alcuni aspetti discutibile, perché ci sono anche dei vantaggi ad utilizzare il BRAW, sia per la semplicità del nuovo workflow che per la gestione dei file, che possono essere compressi maggiormente senza avere crolli qualitativi (senza dimenticare che gli stessi file possono essere montati con computer molto meno potenti).
Il software del resto, per sua natura, si presta a continui miglioramenti e vedremo se Blackmagic riuscirà a farlo evolvere ulteriormente, offrendo magari nuove funzionalità, in previsione dell’arrivo del RAW anche su DSLR come le Nikon Z6 e Z7 che hanno dimostrato di essere scelte eccellenti per registrare immagini in movimento. Da parte nostra, resteremo sempre vigili, pronti a pubblicare ulteriori test di approfondimento.