Annunciati i trenta finalisti per il concorso Professional del Sony World Photography Awards 2025
Sponsorizzato da Sony e organizzato da WPO, il Sony World Photography Awards compie diciotto anni quest’anno e così come crescono le edizioni aumentano i numeri dei partecipanti: sono oltre 419.000 le immagini presentate per questa edizione provenienti da più di 200 paesi e territori.
Si conferma così tra le competizioni internazionali più partecipate e seguite.
Quattro i concorsi (Professional, Open, Student e Youth) ma quest’anno si aggiunge un nuovo riconoscimento, il Japan Professional Award, che premia un vincitore e una rosa di fotografi giapponesi che hanno partecipato al concorso Professional con serie eccezionali.
I 10 vincitori di categoria verranno selezionati fra i 30 finalisti e annunciati durante una cerimonia dedicata il prossimo 16 Aprile a Londra. Fra questi verrà premiato il vincitore del titolo di Photographer of the Year che, oltre ad aggiudicarsi un premio di 25000 dollari, riceverà un set di attrezzature fotografiche digitali di Sony e la possibilità di esporre il suo lavoro in una presentazione personale alla mostra di Londra dei Sony World Photography Awards del prossimo anno.
Per la prima volta poi quest’anno i 10 vincitori di categoria saranno invitati a Londra per una giornata esclusiva di sessioni personalizzate con figure di spicco del settore.
Di seguito l’elenco completo per categoria dei fotografi finalisti e in shortlist e le immagini dei professionisti italiani selezionati come finalisti.
ARCHITECTURE & DESIGN
Finalists
Andre Tezza, Brazil
Owen Davies, United Kingdom
Ulana Switucha, Canada
Shortlist
Alejandro Fernández-Llamazares Vidal, Spain
Maciej Leszczynski, Poland
Márton Mogyorósy, Hungary
Miku Yokoyama, Japan
Peter Franck, Germany
Yu Ting Lei, China Mainland
CREATIVE
Finalists
Irina Shkoda, Ukraine
Julio Etchart & Holly Birtles, United Kingdom
Rhiannon Adam, United Kingdom
Shortlist
Alice Poyzer, United Kingdom
Carolina Krieger, Brazil
Giorgia Lisi, Italy
Mariana Greif, Uruguay
Valentina Fusco, Italy
Yinna Higuera, Colombia
DOCUMENTARY PROJECTS
Finalists
Alex Bex, France
Florence Goupil, Peru
Toby Binder, Germany
Shortlist
Alessandro Grassani, Italy
Alfredo Bosco, Italy
Caroline Gutman, United States
Da Yang, China Mainland
Giovanni de Mojana, Italy
Jodi Windvogel, South Africa
Noriko Hayashi, Japan
ENVIRONMENT
Finalists
Cristóbal Olivares, Chile
Maria Portaluppi, Ecuador
Nicolás Garrido Huguet, Peru
Shortlist
Daniele Vita, Italy
Kasia Strek, Poland
Matteo Bastianelli, Italy
Per-Anders Pettersson, Sweden
Shunta Kimura, Japan
Skander Khlif, Tunisia
LANDSCAPE
Finalists
Lalo de Almeida, Brazil
Mischa Lluch, Spain Seido
Kino, Japan
Shortlist
Dudu Roth, Israel
Francisco Gonzalez Camacho, Spain
Gunnar Knechtel, Germany
Javi Parejo, Spain
Kazuaki Koseki, Japan
Lorenzo Poli, Italy
Masood Talebi, Islamic Republic of Iran
PERSPECTIVES
Finalists
Giovanni Capriotti, Italy
Laura Pannack, United Kingdom
Valentin Valette, France
Shortlist
Bárbara Monteiro, Portugal Carlos Folgoso Sueiro, Spain Jed Bacason, Philippines
Lea Greub, Germany
Lina Czerny, Germany
Lorraine Turci, France
Mauricio Holc, Argentina

Due immagini della serie di fotografie di Giovanni Capriotti (tra i finalisti per la categoria Perspectives) intitolata “Terra Nullius”, in latino “terra di nessuno”, era un costrutto coloniale usato per giustificare il sequestro di territori ritenuti “non rivendicati” o “incivili”. È servito come base per l’espansione europea nelle Americhe, spostando le popolazioni indigene e cancellando la loro sovranità. Sotto l’immagine progressista del Canada si nasconde una storia di sfruttamento degli indigeni, assimilazione forzata e sradicamento, spesso oscurata dai miti romantici dei pionieri e dal fascino di una società multiculturale. Negli ultimi dieci anni, Giovanni Capriotti ha lavorato a fianco delle comunità indigene in Canada, raccogliendo archivi, creando immagini e assemblando collage. Con la guida degli anziani del luogo e di coloro che vivono un trauma intergenerazionale, questo progetto stravolge le narrazioni dominanti mettendo insieme i frammenti di una storia taciuta. In quanto immigrato, il fotografo intende affrontare la cancellazione coloniale, amplificare le voci indigene e sostenere l’autodeterminazione, sfidando l’obiettivo che respinge queste ingiustizie come semplici note di progresso.
Nella foto sopra, il defunto amico del fotografo, l’anziano Ojibway Leo Bebonang, appare accanto alla ristampa di una vecchia pagina del Canadian Illustrated News che mostra i coloni che arrestano i leader indigeni dalla sua terra sull’isola di Manitoulin. Leo diceva spesso che Manitoulin è sempre stata terra indigena, ma i coloni l’hanno usata come “prima pietra” nella creazione del Canada, invocando la Dottrina della Scoperta e la Terra Nullius. Questi strumenti giustificarono trattati discutibili, negarono i diritti degli indigeni e stabilirono basi legali che ancora oggi influenzano la sovranità indigena.
Nella foto sotto, una mano si protende verso quella di un bambino in due immagini realizzate nella First Nation di Maliotenam, in Canada. Il defunto anziano Leo Bebonang ha raccontato al fotografo: “Mi hanno portato via. L’unica lingua che parlavo era la mia lingua nativa – mi è stato detto: “Devi parlare la nostra lingua“”. Le scuole residenziali in Canada, sostenute dal Primo Ministro John A. Macdonald e dalle istituzioni religiose, miravano ad assimilare con la forza i bambini indigeni, cancellando le loro culture, lingue e identità.

PORTRAITURE
Finalists
Gui Christ, Brazil
Raúl Belinchón, Spain
Tom Franks, United Kingdom
Shortlist
Alena Grom, Ukraine
Cletus Nelson Nwadike, Sweden
Constance Jaeggi O’Connor, Switzerland
Ivan Ryaskov, Kazakhstan
Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni, Italy
Niccolò Rastrelli, Italy
Stas Ginzburg, United States
SPORT
Finalists
Antonio López Díaz, Spain
Chantal Pinzi, Italy
Michael Dunn, Bolivia
Shortlist
Matthew Joseph, United Kingdom
Mihaela Ivanova, Bulgaria
Robin Tutenges, France
Svenja Wiese, Germany
Tanara Stuermer, Brazil

Due immagini della serie della fotografa italiana Chantal Pinzi selezionata tra i finalisti nella categoria Sport che spiega così il suo progetto “Shred the Patriarchy”: “l’India, il Paese più popoloso del mondo con una popolazione di oltre 1,4 miliardi di abitanti, conta solo una manciata di skater donne. È qui che prende vita Shred the Patriarchy, che mostra come – contro pregiudizi e minacce – alcune donne si siano ribellate, rimanendo in equilibrio su una tavola e trasformando lo skateboarding in una forma di resistenza contro il patriarcato. Attraverso l’arte di cadere e rialzarsi, queste donne sfidano gli stereotipi, combattono l’emarginazione e si riappropriano degli spazi pubblici sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Molte sono riuscite a evitare i matrimoni combinati, mentre altre hanno guadagnato l’indipendenza finanziaria e il rispetto delle loro comunità grazie allo skateboard. È con questi gesti semplici ma rivoluzionari che le giovani donne indiane fanno tremare il sistema patriarcale, rivendicando la libertà di immaginare qualcosa di diverso per se stesse: essere una voce e non più un’eco.
Nella foto sopra, Shradda Gaikwad (18 anni) è originaria di Beed, una zona meno sviluppata del Maharashtra, ma ora risiede a Pune. Si è imbattuta nello skateboard mentre consegnava il pranzo al padre, che lavorava come guardia di sicurezza in un negozio di articoli sportivi. Ora è una campionessa nazionale. Qui, Shradda si esibisce in un “fly out indy grab” dalla bowl del parco di Pune, vestita con un sari bianco.”
Nella foto sotto, Un ritratto delle pattinatrici di Panjim, Goa, uno dei pochi luoghi in India dove si è formata una comunità di pattinatrici.

STILL LIFE
Finalists
Alessandro Gandolfi, Italy
K M Asad, Bangladesh
Peter Franck, Germany
Shortlist
Amanda Harman, United Kingdom
Elaine Duigenan, United Kingdom
Li Sun, China Mainland
Miriam Bräutigam, Germany
Oded Wagenstein, Israel
Rui Caria, Portugal
Shinya Masuda, Japan

“Tideland” è il titolo della serie di fotografie di Alessandro Gandolfi con la quale è stato selezionato finalista nella categoria Still Life. che racconta la fragilità del Wadden Sea in Danimarca, una delle ultime aree selvagge d’Europa. Questa immensa e umida zona è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2009 ed è qui che, alla fine del XIX secolo, è nata l’ecologia moderna. Oggi, minacciata dai cambiamenti climatici, è diventata un laboratorio vivente di pratiche innovative ecosostenibili, mentre gli scienziati si confrontano con le pressanti sfide del futuro. Come possiamo adattarci all’innalzamento del livello del mare? Come proteggere le specie autoctone? Come ridurre l’impatto della pesca e dell’agricoltura? Come promuovere un turismo sempre più responsabile?
Foto sopra, con l’alternarsi delle maree che sommergono ed espongono la terra lungo il Wadden, Sea la natura, le piante e gli animali interagiscono e si adattano gli uni agli altri, creando un habitat ricco che esiste dall’ultima era glaciale.
Foto sotto, incrostazioni di cirripedi su guanti di plastica in mostra al Vadehavscentret (Wadden Sea Centre). Qui è possibile esplorare la moltitudine di forme di vita in un habitat unico, dagli uccelli migratori alle foche fino alle alghe e ai microrganismi che si trovano nelle piane di fango.

WILDLIFE & NATURE
Finalists
Kevin Shi, United States
Pascal Beaudenon, France
Zed Nelson, United Kingdom
Shortlist
Amit Eshel, Israel
Brent Stirton, South Africa
Efrain Sueldo, United States
James Wylie, United Kingdom
Marielle van Uitert, Netherlands
Melina Schildberg, Germany
Thomas Nicolon, France
JAPAN PROFESSIONAL AWARD WINNER AND SHORTLIST
Winner
Noriko Hayashi
Shortlist
Miku Yokoyama
Seido Kino
Shinya Masuda
Shunta Kimura