Un artista entrato nel mito, un’eredità creativa che ha influenzato i maggiori autori del mondo, l’uomo che ha inventato un nuovo linguaggio filmico: tutto questo è stato il regista romano, che rivive in un’interessante mostra
Un anno che rappresenta una doppia ricorrenza per Sergio Leone: questo 2019 segna infatti i 90 anni dalla nascita e i 30 dalla morte di uno dei maestri assoluti del cinema italiano.
Sarà forse per questo che il Museo dell’Ara Pacis ha voluto dedicare al regista romano troppo presto scomparso (e molto rimpianto) un omaggio davvero particolare: una grande mostra dal nome evocativo “C’era una volta Sergio Leone”, chiara parafrasi dei titoli dei suoi film più celebri.
Evocativo perché richiama un’aderenza perfetta tra vita e opere in Sergio Leone, che – rendendo leggendario il racconto filmico di miti come il West o l’America – dopo oltre mezzo secolo, è diventato, lui stesso, un mito.
L’esposizione, curata dalla Cineteca di Bologna (con Canon in veste di Digital Imaging Partner), arriva in Italia dopo il successo dello scorso anno alla Cinémathèque Française di Parigi, e ripercorre – in varie sezioni – tutto l’iter creativo del regista, grazie a preziosi materiali d’archivio della famiglia Leone, a cimeli personali e poi modellini, scenografie, bozzetti, costumi, oggetti di scena, fotografie di backstage, realizzate sul set da un un maestro come Angelo Novi.
A partire dalle sue radici culturali – i classici del passato come John Ford, ma anche l’architettura e l’arte figurativa di artisti come De Chirico – e poi dai primi peplum ai western all’italiana (da lui riscritti e interpretati alla luce di un linguaggio assolutamente innovativo), dalla trilogia del dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo) alla trilogia del tempo (C’era una volta il West, Giù la testa, C’era una volta in America), fino all’ultimo progetto incompiuto, il kolossal abbozzato e mai portato a termine, sulla battaglia di Leningrado (cui è dedicata una apposita sezione “Leningrado e oltre”).
Un enorme volume di dati e testimonianze per un percorso artistico breve nel tempo ma intenso nello spessore, un’eredità creativa di cui oggi si comincia a comprendere appieno la portata. Se molti dei maggiori registi contemporanei (Scorsese, Spielberg, Coppola, Tarantino, Lucas. Eastwood, John Woo, Ang Lee…) riconoscono il loro debito nei confronti del suo cinema, se i suoi film sono tuttora la bibbia su cui gli studenti di cinema di tutto il mondo imparano l’arte cinematografica, una cosa è certa: Sergio Leone è senza dubbio uno dei padri nobili del cinema contemporaneo e a lui va il ringraziamento della sua città e di tutte le persone che gli renderanno omaggio all’Ara Pacis.
“C’era una volta Sergio Leone”
Museo dell’Ara Pacis, Roma
fino al 3 maggio 2020 -
tutti i giorni ore 9.30-19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima); 24 e 31 dicembre 9.30-14.00;
1 gennaio ore 14.00-20.00; chiuso 25 dicembre e 1 maggio
www.arapacis.it