Salvare gli archivi audiovisivi

Gabriele Coassin Salvare gli archivi audiovisivi

Un’intervista al nostro amico Gabriele Coassin (Archivio Plurimedia Edu Lab – Laboratorio didattico dell’immagine e del suono – Treviso) curata da Mirella Tuzzato in una recente trasmissione televisiva di Rete Veneta pone – giustamente – l’accento sulla necessità sociale di salvare gli archivi foto audio cine video…

Chi ci legge da sempre certamente ricorderà il nostro lettore e amico Gabriele Coassin, un professionista sempre in prima file per organizzare, divulgare, conservare tutto quanto fa immagine e dintorni. Per chi avesse perso la trasmissione citata – comunque reperibile su YouTube – pubblichiamo un commento a margine dello stesso Coassin che in qualche modo fa il punto di una situazione importante per il futuro dei nostri ricordi, per così dire.

“A monte c’è la scelta di cosa val la pena conservare per essere tramandato ai posteri. Non tutto, altrimenti bisognerebbe creare un mondo parallelo pieno di anticaglie, a volte irrilevanti, affrontando costi non giustificabili nelle buone pratiche amministrative di una saggia comunità. Ma qui nasce un problema ideologico: chi sarà delegato a selezionare il cosa conservare? Con quali criteri, secondo quali mode, intolleranze o fondamentaliste fedi?

Una mentalità molto aperta battezza la nascita della Biblioteca di Alessandria, la più ricca del mondo antico, a partire dal terzo secolo avanti Cristo. In un mondo quasi interamente barbarico nasceva la necessità di salvare la cultura dello scibile umano dell’epoca, anche diverso dal proprio. Più volte distrutta, per annientare questo suo portato sapienziale, ogni volta è rinata, ogni volta perdendo qualcosa. Ma i roghi di libri che a noi sembrano roba da inquisizione medievale, si ripetono periodicamente (…).

Cancellare il portato storico-culturale di un Paese equivale a tentare di annientarne l’identità. Sembra un abisso, ma in realtà è solo una sottile differenza il disinteresse della classe politica per il salvataggio e rilancio creativo dei nostri archivi audiovisivi. I governanti sbandierano pubblicamente la volontà di valorizzare le culture locali, solo per prendere la distanza dalle culture altre, ma non fanno nulla per tenere vivo un patrimonio esistente, ormai morente.

E non parlo dei miei 3.500 film, migliaia di libri, fotografie, 2.000 videocassette girate su ambiente, arte e cultura del Triveneto, ma anche di oltre 120.000 fotografie del Fondo Mazzotti a Treviso, tutte sul Veneto, centinaia di film della Mediateca regionale, oggi praticamente inaccessibili, le migliaia di film dell’Istituto Gramsci a Padova, le copie, un tempo stupende, dell’Asolo Art Film Festival, che si trova oggi, nella rinata organizzazione, a tentare il recupero di ciò che era stato a lungo gravemente trascurato.

Nulla di tutto questo può essere fatto con la sola buona volontà! È un patrimonio che può rigenerarsi e diventare pubblico, tornare alla collettività, solo se esce dalla muffa degli scaffali ed entra in un circuito virtuoso di buone pratiche collettive che creano nuova occupazione, con vivaci e innovativi interventi divulgativi, di assoluta attualità.”

Insomma, aggiunge Coassin, si tratta di un problema mondiale, anche con risvolti inquietanti, di cui si è parlato all’ultima edizione dell’Asolo Art Film Festival dopo la visione di Film, the Living Record of Our Memory. Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, date un’occhiata al trailer ufficiale

Nell’immagine in apertura, un’eloquente immagine di Gabriele Coassin.

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