Le crepe ci sono, accadono, le facciamo. Ma è la luce con cui le riempiamo che dà un senso alla nostra vita (F. Caramagna)
I paesi vesuviani, l’area della Campania alle pendici del Vesuvio, sono un tesoro nascosto per i suoi stessi abitanti, che dovrebbero saperne vedere i gioielli dietro i non sempre felici riassetti urbani, l’incuria delle varie amministrazioni e il menefreghismo degli stessi cittadini. Nonostante tutto, ci sono degli artisti dal cuore amante del territorio di cui si sentono figli, essendo questo, per loro, casa e fonte d’ispirazione. Tale è l’identikit della fotografa Marilisa Biondi, che con il suo progetto “Nostalgia” ha realizzato un percorso fotografico in cui si definisce la costruzione di un paesaggio, quello di Terzigno, un paese ricco in arte e storia.
Terzigno, inserito nel suggestivo Parco Nazionale del Vesuvio, è luogo di scavi archeologici di ville romane fastose, siccome tutta la “Campania felix” era posto di vacanze per il patriziato dei Romani. Gli artefatti di queste ville (affreschi e suppellettili) sono conservati al MAT, Museo Archeologico di Terzigno. Qui è stato esposto anche il lavoro di Marilisa, che ha proposto una visione di Terzigno a partire dall’elemento della crepa. Da entità fisiologica cui va incontro il materiale edificato, come la ruga sul volto dell’uomo, le crepe raccontano l’identità delle costruzioni: essere figlie del Tempo e testimoni di vita vissuta – dalle ville romane alle strutture del ‘800, fino a quelle risalenti ai primi del Novecento. L’obbiettivo della macchina (analogica e digitale) di Marilisa si posa dalle strade principali agli edifici segnati dalle crepe, fino ai ritrovamenti storici all’aperto, e mira a confutare una prospettiva sul passato di queste zone ormai vuota di proattività.
Come racconta l’artista nelle sue note, il percorso fotografico prova a forgiare un immaginario sano per la comunità cittadina e i turisti. Così, afferma che il progresso della terra in cui viviamo è sulle spalle di ciascuno di noi. Marilisa continua dicendo che partire dalle crepe non significa provare a rimarginarle, ma capire quanto esse sono parte di una più vasta eredità culturale e quanto siano importanti per una rinascita: esternamente, come manifestazione nei paesi; internamente, come consapevolezza della persona.
Marilisa Biondi (classe ‘99) nasce a Napoli. Suo padre è un fotografo, quindi è dall’infanzia che coltiva la passione della fotografia. Lavora nello studio fotografico di famiglia ed è particolarmente appassionata al lavoro con i bambini, che ama ritrarre nel servizio fotografico del “newborn”, un album speciale dedicato ai neonati con le loro famiglie.
Marilisa studia “Fotografia” all’Accademia di Belle arti di Napoli, con particolare attenzione per i ritratti e il nudo artistico come materie preferite. Lavora anche nel cinema come direttore della fotografia e fotografa di scena sul set.
L’architettura degli edifici antichi vesuviani è da sempre oggetto privilegiato del suo studio. Infatti, “Nostalgia” è il frutto d’amore per il territorio, condensato in due anni di lavoro. “Nostalgia è il risultato di ciò che ho sempre visto nelle strade del mio paese: un’atmosfera romantica, con tutte le sfumature dentro le crepe di alcuni palazzi che, con la naturalezza del tempo, sfidano lo spettatore a pensare quanto grandi e belli siano i segni del tempo passato, ancora viventi” – commenta la fotografa.
Negli scatti e nella loro disposizione nello spazio in sala, “Nostalgia” mette in risalto la dicotomia “fermo-in movimento”, trovando in Terzigno (come in tutti paesi vesuviani) la cifra di quest’animo. Perciò alcune immagini mostrano, ad esempio, l’edificio e un soggetto umano/un’automobile in movimento, staccato da questo; in altre, il soggetto in movimento quasi si fonde e confonde con l’immobilità della materia architettonica e della roccia. La fotografa ha ordinato le immagini in modo che il dettaglio della crepa fa seguito al soggetto principale (ripreso da una prospettiva più ampia) di cui è parte, per mostrare, con tale sequenza, l’anima di quell’edificio e raccontare la sua storia. I soggetti in questione sono un antico palazzo, la pressa delle olive e dell’uva, le cascine, la piazza e le strade, in un rimando continuo di antico e contemporaneo presenti nella stessa immagine e quindi nell’identità del territorio.
Marilisa ha deciso di scattare le foto in bianco e nero perché, per lei, è questa texture in grado di descrivere la “nostalgia”: un sentimento del passato, e di un futuro che stenta a decollare in questi paesi. (Elena Palazzi)