(Estratto da Tutto Digitale 87 – Febbraio 2014)
A meno di un anno dalla presentazione della X-E1, Fujifilm lancia l’evoluzione della specie CSC puntando su una fotocamera invariata nella filosofia progettuale, ma più performante grazie alla rinnovata coppia sensore X-Trans II/processore EXR II e all’autofocus decisamente più veloce
Superare conservando. Così G.F. Hegel descriveva il fulcro della sua Dialettica, ovvero il momento della Sintesi in cui si fondono Tesi ed Antitesi.
Il paragone filosofico non è peregrino perché la nuova nata in casa Fujifilm, a ben vedere, si comporta allo stesso modo. Contiene elementi distintivi che costituiscono una novità rispetto al modello uscente, ma allo stesso tempo conserva intatta l’idea di fondo di un progetto fortunato che, a partire dalla X100, ha fatto riscoprire la fotografia agli appassionati di lungo corso, ovvero accendere il sacro fuoco a chi, born digital, è rimasto affascinato dal design rétro e dalle cromature scintillanti preferendo una vera macchina fotografica, allo smartphone top di gamma di ultima generazione.
Non una rivoluzione, quindi, bensì una serie di migliorie che offrono quella che in gergo si definisce una rinnovata “esperienza utente”. Si parte sollevando il cofano, per così dire, dove romba un nuovo motore costituito dal sensore X-Trans da 16.3 MP di seconda generazione in accoppiata al processore EXR II, si passa per il nuovo modulo AF integralmente a rilevazione di fase, per finire con alcuni ritocchi ai comandi principali (Fujifilm ne enumera circa 60 in totale) ripensati sulla scorta delle indicazioni e dei suggerimenti arrivati direttamente ai progettisti dagli aficionados del marchio.
GENERAZIONI A CONFRONTO
Cosa cambia, quindi, rispetto alla X-E1? Puntando la lente d’ingrandimento sull’esemplare arrivato in redazione, notiamo subito alcune variazioni nella collocazione dei comandi. Ad esempio, il tasto Q, che visualizza la schermata con accesso diretto a quasi tutti i parametri di scatto, si trova ora al di sopra del pannello LCD sostituendo quello per la modalità di visualizzazione delle immagini.
Sullo spigolo destro, inoltre, si trovano i pulsanti separati per il blocco dell’AF e dell’AE (esposizione), prima accorpati in un unico tasto. Per impostare la modalità AF bisogna agire sull’apposito pulsante-freccia, mentre sulla X-E1 si doveva utilizzare quello posto sullo spigolo in basso a sinistra dove ora spicca il tasto delle funzioni personalizzate Fn2.
Il tutto risponde ad una logica ancor più serrata e ad una maggiore intuitività nell’individuazione e nell’uso dei comandi. Osservando il dorso della macchina ci accorgiamo del mirino elettronico OLED (immutato rispetto alla X-E1), che vanta la risoluzione di 2.36K pixel, per poi passare al rinnovato pannello LCD, con una cornice più sottile ed aggraziata, che ora è da 3” e rapporto d’aspetto 3:2 (contro i 2,8” con aspect ratio 4:3 della X-E1) con risoluzione al passo con la concorrenza, ovvero 1.040K pixel (sulla X-E1 si fermava a quota 480K pixel). Le dimensioni maggiorate dello schermo però influiscono su quelle dei pulsanti, più piccoli di quelli in forza alla X-E1 e più difficili da schiacciare soprattutto per chi ha le dita grandi.
Pressoché immutato, invece, il design dell’apparecchio, che trova il suo punto di forza nelle linee squadrate e nel look vintage che richiama alla memoria le fotocamere con mirino a telemetro più famose della storia della fotografia.
La scelta dei materiali per il corpo macchina la dice lunga sulla qualità generale dell’apparecchio, che vanta fondello e calotta in magnesio sulla quale spiccano due ghiere zigrinate tutte in metallo. La più grande è quella dei tempi ed incorpora anche l’automatismo a priorità di diaframmi A, mentre quella più piccola serve a compensare l’esposizione in un intervallo pari a +/-3EV. Nuovo rispetto al modello precedente il tasto dedicato al sistema di trasmissione WiFi, che può anche essere personalizzato come tasto Fn.
Chiude la rassegna dedicata ai comandi una chicca ben nota agli utenti Fujifilm, ovvero il pulsante di scatto con presa filettata per lo scatto flessibile meccanico. Noi abbiamo rispolverato dal cassetto quello acquistato negli anni ’70 insieme ad una gloriosa Pentax K1000 e possiamo assicurare che funziona.
SI IMPUGNA BENE
La X-E2 fa della maneggevolezza e della trasportabilità i suoi punti forza. Il corpo è compatto ma non troppo, si impugna bene e, grazie al rivestimento simil vulkanite (altra reminescenza del glorioso passato), la presa è sempre sicura.
La presenza del mirino elettronico poi, va a tutto vantaggio della prontezza in fase di scatto così come della costruzione dell’inquadratura più facile perché il fotografo è concentrato sulla scena senza le interferenze esterne derivanti dall’osservazione via LCD posteriore.
In virtù di ciò avremmo preferito che quest’ultimo potesse essere disattivato con l’apposito pulsante (sostituito invece con il Q mode), invece di delegare tale operazione al sensore di prossimità, che interviene nel momento in cui l’occhio del fotografo si avvicina all’oculare. Naturalmente è possibile decidere di tenere spento l’LCD posteriore, ma bisogna attivare la funzione solo via menu.
Per il resto la X-E2 si dimostra piuttosto reattiva con un avvio rapido, uno shutter lag trascurabile e, soprattutto, una risposta dell’AF degna di nota. Una rivincita da parte di Fujifilm, rispetto alle critiche mosse alle fotocamere della serie X, che vedono proprio nella pigrizia del modulo di messa a fuoco uno dei punti deboli. Nello specifico, il passo avanti rispetto alla X-E1 è sostanziale.
La nuova nata della casa, infatti, adotta un sistema AF a rilevazione di fase che sfrutta la presenza di 100.000 pixel, distribuiti su circa il 40% della superficie del sensore, che conferiscono una particolare grinta alle performance generali. In virtù di ciò Fujifilm dichiara l’AF della X-E2 il più veloce del mondo, affermazione forse ottimistica. Dalle prove sul campo abbiamo sicuramente apprezzato il salto di qualità rispetto alla X-E1 toccando con mano la precisione e la velocità di risposta del dispositivo.
Per il verdetto finale bisognerebbe effettuare un confronto diretto con le rivali di categoria per assegnare il primato a questa o a quella macchina. Meno entusiasmante, invece, resta la prestazione del Focus Tracking, sostanzialmente invariata, ma del tutto in linea con la filosofia dell’apparecchio destinato a tutto fuorché le riprese ad alta velocità. Anche perché i risultati da questo punto di vista sono poco incoraggianti.
La macchina, infatti è accreditata di uno scatto continuo fino a 7 fps alla massima risoluzione, il che rappresenta un’ottima performance se si scatta in Jpeg attenuata però da una certa pigrizia del buffer che impiega molto tempo a digerire sequenze di file RAW.
Nel primo caso si possono scattare 20 immagini con un tempo di attesa di circa 3 sec. tra una raffica e l’altra, mentre nel secondo caso i file scendono a 9 e i tempi lievitano a circa 15sec. (il test velocità è stato effettuato con una scheda SDHC di classe 10). Tutti i ‘RAW shooters’ sono avvisati.
LOW LIGHT NO PROBLEM
Fin dal lancio della serie X, inaugurata dalla ormai mitica X100, a tutti è sembrato chiaro che la casa giapponese stesse preparando la strada ai reporter nati in era digitale e non, che vogliono avere a disposizione corpi macchina robusti ed affidabili, poco ingombranti e vistosi, silenziosi al momento dello scatto e dotati di un parco ottiche di grande qualità. Senza dimenticare, last but not least, le prestazioni in condizioni di luce scarsa.
Da questo punto di vista dobbiamo confermare le doti di contenimento del rumore ormai proverbiali di un po’ tutti gli apparecchi della casa e, senza arrivare ai risultati quasi miracolosi della piccola X-M1 (provata nel numero 85 di Tutto Digitale), segnalare la capacità dell’accoppiata tutta nuova Sensore X-Trans II/processore EXR II di tenere molto basso il livello di disturbo all’aumentare della sensibilità ISO, con immagini pulite e dettagliate fino a 3200 ISO e possibilità di portare a casa il servizio spingendosi fino all’ultimo gradino della scala (25.600 ISO).
Doti di non poco conto visto il target di utilizzo.
Un appunto va, invece, alla gestione della gamma dinamica, buona in generale, ma che non sembra estendersi molto pur utilizzando il menu apposito, che dovrebbe consentire incrementi fino al 400%, ma che nella pratica non produce risultati sensibilmente migliori degli scatti standard.
Ormai consolidate, invece, restano le prestazioni eccellenti del processore sotto il profilo del moiré e delle aberrazioni legate ai difetti dell’ottica sebbene, lo ricordiamo, il sensore sia privo del filtro anti-aliasing.
Con queste credenziali la X-E2 si tuffa nelle acque pericolose di un mercato in cui nuotano agguerrite concorrenti ad un prezzo chiavi in mano di 949 euro (solo corpo) e 1.349 euro (in kit con XF18-5). Non certamente ridotto, ma sicuramente proporzionato alle prestazioni fornite.
FOTOCAMERA FUJIFILM
Costruttore: Fujifilm, Giappone
Distributore: Fujifilm Italia S.P.A. – Strada Statale N. 11 Padana Superiore 2/B – 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) – Tel. 02.92.97.41 – www.fujifilm.eu/it
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
Sensore: CMOS X-TRANS APS-C (23,6×15,6mm) con 16.3MP
Innesto obiettivi: baionetta Fuji X-Mount
Spazio colore: Adobe RGB, sRGB
Processore: EXR II Risoluzione min/max: 2496 x 1664/4896 x 3264 pixel
Formati immagine: RAW, RAW+JPEG, JPEG
Video: MPEG4/H.264 1920×1080 30p/ 1280×720 60p, Audio AAC stereo
Auto focus: TTL su 49 aree
Modalità AF: Area AF, Multi AF, Continuous AF, Tracking AF, Manuale
Luce assistenza AF: sì
Esposizione: TTL su 256 zone, media a prevalenza centrale, spot AE
Lock: sì
Compensazione Esposizione: +/-3 EV a passi di 1/3 stop
Bracketing: su 3 fotogrammi a passi minimi di 1/3 stop
Sensibilità ISO: da 200 a 6400 ISO (100 ISO e fino a 25.600 ISO in modalità estesa)
Otturatore: da 30 sec. a 1/4000, posa B, sincroflash 1/180sec.
White Balance: Auto, manuale con 8 modalità
Mirino: no
Monitor: TFT LCD a colori da 3″ con 1.040.000 pixel
Flash incorporato: N.G. 7, copertura 14mm Modalità di ripresa: P, A, S, M, SR+, C, Adv, SP
Cadenza di ripresa: fino a 7 fps
Connessioni: USB 2.0, mini HDMI
Supporto di memoria: SD/SDHC/SDXC
Alimentazione: accumulatore ricaricabile agli ioni di litio tipo NP-W126
Dimensioni: 129×74.5×37.2 mm Peso: 350 g.
LA PAGELLA
ESTETICA 9/10
nvariata rispetto alla X-E1, la nuova nata si presenta con alcune impercettibili modifiche che non ne sconvolgono l’estetica rétro e l’impostazione da macchina fotografica a telemetro anni ’70.
COSTRUZIONE 9/10
L’utilizzo di magnesio, metallo e plastiche di qualità gioca a favore della robustezza e dell’affidabilità. I puristi rimprovereranno soltanto alcune viti a vista di troppo.
VERSATILIT¡À 8/10
È uno dei piatti forti della X-E2, che si offre come strumento di lavoro per i fotoreporter in virtù della leggerezza del corredo che può essere trasportato in una piccola borsa.
PRESTAZIONI FOTO 8/10
Le immagini sono di grande qualità in ogni situazione, anche quando la luce sulla scena scarseggia e bisogna alzare la sensibilità ISO. Molto contenuto il rumore elettronico.
PRESTAZIONI VIDEO 8/10
Il video Full HD è d’obbligo su un apparecchio non certo pensato per i videomaker. Manca il tasto dedicato al video e non è possibile gestire il diaframma in fase di ripresa. La qualità dei filmati però è molto buona.
RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO 8/10
Non è certo tra le CSC più economiche ma il prezzo è allineato alla concorrenza. Alla luce dei risultati il prezzo è proporzionato alle prestazioni fornite.
PRO
✔ Qualità d’immagine
✔ Nitidezza molto elevata
✔ Rumore contenuto
✔ AF veloce
✔ Schermo LCD migliorato
CONTRO
✔ Lentezza del buffer
✔ Alcune limitazioni nella ripresa video
✔ Presa filettata per treppiedi fuori asse