Il nuovo che avanza: alla scoperta della Canon EOS R

Back To The Future

di Stefano Belli*

1. Prologo
2. Verso l’obiettivo: inizia l’evento
3. Canon, Nikon, Sony, Panasonic, Fujifilm…
4. Yuichi Ishizuka, o dell’understatement
5. Reflex-sioni fa rima con ‘prime impressioni’
6. La prova della verità (o la verità della prova?)

1. Prologo
‘When a man is tired of London, he is tired of life; for there is in London all that life can afford’. Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita, perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire.
Con queste parole, attribuite a Samuel Johnson, critico letterario e molto di più vissuto nel settecento, il mio maestro di scherma – un uomo buono, saggio, con moustaches ben pettinati e occhi che sorridevano anche dietro la maschera, e che aveva esercitato la professione in giro per il mondo – mi consegnò una A-Z Atlas and Guide to London, un giorno del 1973 prima della partenza per la terra di Albione. Un regalo – che conservo gelosamente, con tutte le sue pagine ingiallite, anche se oggi uso edizioni più recenti, con le piante a colori e il centro città in super dettaglio – per il primo viaggio ‘da solo’ a Londra, dopo quello con la famiglia effettuato il decennio precedente. Un regalo consegnato con l’aggiunta di una sola parola, ‘occhio’, che nel suo linguaggio significava non solo attenzione a quello che fai, ma anche e soprattutto attenzione a quello che osservi, ascolti, assapori… Un regalo e alcune parole che in qualche modo hanno accompagnato la mia vita, anzi, probabilmente l’hanno condizionata, aprendo la mente alla curiosità, alla ricerca, all’approfondimento.
Quel primo viaggio fu una rivelazione incredibile sotto ogni punto di vista, quasi la scoperta di un nuovo mondo. Era l’anno della musica strumentale, vagamente ipnotica, di Tubular Bells, dei concerti rock al Marquee, del grande magazzino della stilista Biba, degli hamburger XXL (e delle cameriere altissime) di The Great American Disaster, dei locali indiani che si ‘sentivano’ a distanza e iniziavano a diffondersi ovunque…
Ogni successivo viaggio, per lavoro e/o per piacere, ha inevitabilmente portato ad infinite scoperte, arricchimenti, e allo stesso tempo ha ribadito l’ovvio: una città del genere non si potrà mai conoscere davvero del tutto, perché quello che esiste da sempre è tanto, e perché l’evoluzione (delle cose, ma anche delle persone) è costante e inarrestabile, come del resto la vita tout court.
Prima di ogni viaggio a Londra (diverse decine, nell’arco di quasi mezzo secolo) ho pensato a quelle parole (‘Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita (…)’, quasi a cercare una forza ‘oltre’ utile in momenti stressanti. Time waits for no man, il tempo non aspetta nessuno, però, e negli ultimi tempi una certa stanchezza, che fa rima con età, ha iniziato a manifestarsi, e con questa una spinta minore per Londra e qualsiasi altra destinazione di fiere, conferenze stampa et similia, spesso ceduta a colleghi ben più giovani.
Stavolta, però, la stanchezza della vita, o come volete chiamarla voi, non si è manifestata. Sarà che la location di base era prevista al Nobu hotel & restaurant, inaugurato l’anno scorso e interessante per l’architettura, gli arredi e la sua interpretazione di cucina peruvian-japanese cooking, oltre che per il quartiere in cui si colloca, Shoreditch, luogo da sempre in evoluzione, vivace. Sarà che avrei ritrovato l’amico Alessandro Stanzani, amico dalle affinità elettive manifestate fin dal nostro primo incontro appena arrivato in azienda, 26 anni fa, ed oggi Executive Vice President of Canon Imaging Technology & Communications Group EMEA (Europe, Middle East, Africa). Sarà che l’occasione avrebbe permesso di conoscere Yuichi Ishizuka, President & Chief Executive Officer of Canon Europe, personaggio per qualche verso mitico. E sarà anche per la presentazione ufficiale del nuovo sistema R, o meglio RF, che ogni indiscrezione (a proposito: una prossima volta vorrei raccontarvi dell’assurda situazione di rumors ‘piratati’ e degli embarghi…) indicava come lancio epocale, come momento imperdibile. Bisogna ricordare che, prima di tutto, siamo pur sempre appassionati, ed avere l’occasione per sfamare la nostra passione con apparecchi davvero degni di entrare nella storia è irresistibile.

Alessandro Stanzani e Yuichi Ishizuka

Un’immagine ‘moderna’, ‘à la smartphone’, di Alessandro Stanzani, Executive Vice President of Canon Imaging Technology & Communications Group EMEA (Europe, Middle East, Africa) ed un’altra più tradizionale di Yuichi Ishizuka, President & Chief Executive Officer of Canon Europe, presenti all’evento di Londra.

 

2. Verso l’obiettivo: inizia l’evento
Siamo nell’auto che da Heathrow ci sta portando all’albergo. Il tragitto è piuttosto lungo (e del resto i luoghi di partenza ed arrivo sono ben distanti), ma il viaggio resta piacevole perché ci consente di ripassare velocemente lo skyline della città in uno dei possibili itinerari ovest/nordest.
Al solito, non mancano gru ed altre attrezzature edili qua e là a testimonianza dell’interminabile sviluppo urbano, ormai sempre più orientato verso l’alto. Una visione da lontano del grattacielo-proiettile di 30 St Mary Axe, the Gherkin (il cetriolo), ove ceneremo la sera prima del rientro, ci fa capire che stiamo per arrivare.
Il tempo di incontrarsi con i colleghi (solo un centinaio gli happy few a Londra, provenienti da top magazine e quotidiani EMEA, ma – vista l’importanza dell’evento – sono state previste comunque contemporanee presentazioni in occasione del festival Visa pour l’image a Perpignan e presso le filiali locali), una doccia, e inizia la girandola di piatti assolutamente particolari (e buonissimi) della cena.
Troppa grazia, Sant’Antonio? Il prezzo da pagare è un’alzata all’alba il giorno successivo, quello dell’evento vero e proprio. Colazione alle sei, questa sì deludente rispetto alle attese e alla cena precedente, ma arricchita di amicizie estemporanee con tanti camerieri italiani (ad occhio, due su tre) che, come durante la serata precedente, ci hanno coccolato, mentre raccontavano le loro storie, le loro ambizioni, ed anche le loro preoccupazioni per il futuro ‘brexit’.
7,30 sharp, tutti in sala riunioni per il momento tanto atteso. Tre relatori (Stanzani in apertura/benvenuto, Go Tokura in mezzo, Ishizuka in chiusura), qualche slide, poche parole, un minimo di dati tecnici, un messaggio preciso. Non cambia niente, ma cambia tutto. Dopo decenni (31 anni, per la precisione) di grande, enorme successo dell’EF mount (utilizzato, lo ricordiamo, non solo sui sistemi reflex Canon ma anche in tante videocamere e macchine da presa professionali per il cinema), arriva un nuovo attacco, RF mount, e di conseguenza un nuovo sistema (o viceversa: il risultato non cambia). Sistema che per ora è basato su un corpo macchina (EOS R), quattro ottiche e tre adattatori, e che naturalmente crescerà nel tempo.
Per il momento, continua anche la vita del sistema EF e di quello delle mirroless M, come dimostrano nuovi prodotti presentati, ma è chiaro che la direzione del futuro, piano piano, si orienterà sempre più verso l’RF. Come ha spiegato con la sua ‘forza tranquilla’ Ishizuka, questa proposta indica una precisa direzione del mercato, una strada che apre nuove prospettive nel rapporto dimensioni/costi/qualità. In qualche modo una nuova dimensione della fotografia, una aggiornata possibilità di scelta per i consumatori.

F3 © Stefano Belli/Motopepetuopress

Il sistema basato su EOS RF-mount in bella vista: mirrorless EOS R e quattro ottiche. mancano nella foto i tre adattatori disponibili per estendere il tutto al classico Ef-mount ed arricchire la versatilità della proposta. (Immagine © Stefano Belli/Motoperpetuopress)

 

3. Canon, Nikon, Sony, Panasonic, Fujifilm…
Prima di andare avanti, è necessario fare un passo o due indietro. Se guardiamo alla storia della fotografia dell’ultimo decennio o giù di lì, l’unica invenzione davvero significativa è la possibilità di registrare video con le fotocamere, ed in particolare con le reflex. L’idea è di Nikon, che offre con la propria D90 la possibilità di registrare in HD (720p). Un’idea apparsa forse troppo in anticipo sui tempi, alla quale è seguita a breve distanza una simile proposta da parte di Canon, con la sua 5D Mark II (che però registrava in Full HD, 1920 x 1080). Sarà per le prestazioni superiori sul fronte della risoluzione, sarà per l’uso della macchina da parte di videomaker americani autori di video che hanno fatto il giro del mondo, la macchina è diventata (e continuata ad essere, con le successive versioni Mark III e IV) lo strumento d’eccellenza per i giovani film maker indipendenti.
Passa il tempo, ed arrivano altre macchine ibride sul mercato, due delle quali – anche in questo caso, in successive versioni – piano piano entrano non solo nel mercato fotografico ma nel settore specifico della ripresa video, ovvero le mirrorless Panasonic GH5 (con sensore MFT, micro four thirds) e Sony A7 (Full Frame). Soprattutto quest’ultima, disponibile in tre versioni (una delle quali, la S, particolarmente vocata alle riprese in movimento) condiziona fin dalla presentazione il mercato dei fotovideomaker, ed ancora oggi è la macchina di riferimento per quegli utenti che amano riprendere con una fotocamera.
In altre parole, nel mondo della fotografia – almeno, lo ripetiamo, nel preciso segmento di mercato dei fotovideomaker – due attori protagonisti storici della fotografia (Nikon e Canon) hanno visto apparire due nuove stelle, provenienti dall’elettronica, Panasonic e Sony. E non solo: la macchina ‘reflex’, in qualche modo simbolo della fotografia tout court, ha lasciato il passo alla macchina ‘mirrorless’.
C’è da aggiungere che la formula ‘mirrorless’ ha ottenuto un enorme successo nella fotografia tradizionale con la produzione di valide macchine APS-C realizzate da Fujifilm, e che gli ultimi, validissimi modelli dell’azienda giapponese hanno iniziato anche a conquistare vasti spazi fra i videomaker, come provano anche le proposte di costruttori indipendenti di ottiche cine per l’X mount.
Non c’è bisogno di essere grandi esperti, né possedere la palla di vetro, per capire che questa situazione non poteva durare in eterno, che presto sarebbe successo qualcosa destinato a cambiare ancora una volta le carte in tavola. Aggiungiamo che in questo autunno 2018 si svolge l’ultima edizione biennale (dal 2019 ci sarà un appuntamento annuale) della Photokina di Colonia, importante rassegna da sempre momento di riflessione su tecnica e mercato, e si capisce perché i due marchi più blasonati della fotografia siano usciti allo scoperto quasi contemporaneamente alla ripresa post estiva, prima della fiera.
Sia Nikon che Canon hanno già in catalogo mirrorless a obiettivi intercambiabili, ma si tratta di sistemi trendy & cool più che di strumenti di lavoro. D’altro canto, una mirroless Full Frame simil reflex, come la Sony A7, avrebbe fatto apparire Sony come prima e le altre arrivate dopo.
Bisognava creare qualcosa di diverso. Necessità tecnica o virtù, spionaggio industriale oppure accordo fra due big, difficile ipotizzarlo. Quello che è certo che Nikon prima, con la presentazione del 31 agosto, e Canon poi, con quella del 5 settembre, hanno scelto la formula ‘mirrorless full frame+attacco largo’. Una formula che consente di ottimizzare la produzione di ottiche per ampliare le prestazioni, ma che di fatto non permette di usare i modelli F-mount ed EF-mount senza adattatore…
Se l’idea dell’attacco XXL è la stessa, diversa naturalmente è l’implementazione ed anche il tipo di proposta delle due aziende. Nikon, come abbiamo pubblicato sul sito, parte con due modelli (Z6 e Z7), tre ottiche (lo zoom Nikkor Z 24-70mm f/4 S, il grandangolo Nikkor Z 35mm f/1.8 S e lo ‘standard’ Nikkor Z 50mm f/1.8 S) e l’adattatore a baionetta FTZ (che consente di sfruttare gli obiettivi Nikkor F-Mount esistenti con il sistema d’innesto Z). In arrivo poi altri modelli, fra cui l’ultraluminoso Nikkor Z 58mm f/0.95 S Noct, erede dell’AI Noct-Nikkor 58mm f/1.2 del 1977.
In quanto a Canon, per il momento un solo corpo macchina (EOS R) ma ben quattro ottiche (due zoom RF 28-70mm f/2L USM e RF 24-105mm f/4L IS USM, un’ottica standard ultraluminosa RF 50mm f/1.2L USM, e un grandangolare macro, RF 35mm f/1.8 IS Macro STM) e tre adattatori che permettono di utilizzare oltre 70 obiettivi Canon EF ed EF-S (i dispositivi EF-EOS R, quello con ghiera EF-EOS R e quello con filtri drop-in EF-EOS R). Il primo, a quanto appreso, dovrebbe essere fornito con il kit-base; il secondo aggiunge la ghiera di controllo per regolare le impostazioni presenti sulle ottiche RF agli obiettivi che ne sono privi e il terzo (disponibile a dicembre) con filtri drop-in

F4 Canon EOS R

Per mantenere la compatibilità con il diffusissimo sistema EF esistente da oltre 30 anni, ci sono tre adattatori; questo è quello con filtri drop-in (polarizzatore circolare o ND variabile), particolarmente utile in caso di ripresa video e per ottiche sulle quali è difficile aggiungere filtri.

 

4. Yuichi Ishizuka, o dell’understatement
Yuichi Ishizuka, President & Chief Executive Officer of Canon Europe, appena dopo la breve presentazione/conferenza stampa si è reso disponibile ad approfondire alcuni temi con i giornalisti italiani, dichiarandosi pronto a rispondere a ‘qualsiasi domanda’. Una disponibilità davvero rara a livello di top manager giapponesi, che in genere cercano di svicolare sulle domande più critiche… Del resto, Mr Ishizuka, entrato in Canon nel lontano 1981, ha passato gran parte della vita negli Stati Uniti ove è arrivato nel 1983 ed è rimasto sino a 6 mesi fa, con l’eccezione di un periodo trascorso in Canon Canada (1988-1993), e quindi ha probabilmente una visione più aperta della maggior parte dei colleghi restati in patria.
Una carriera sempre in Canon, lunga e fortunata, che si materializza in un uomo calmo, equilibrato, privo del tipico accento giapponese quando parla in inglese. In una sessione di domande e risposte, ma meglio sarebbe dire in un incontro informale ma professionale, sono stati analizzati un po’ tutti gli aspetti legati al nuovo sistema. Proviamo a rendere tutto facilmente leggibile, riunendo tutto in un unico discorso. Vi anticipiamo che, una volta tanto, abbiamo apprezzato un top manager parlare con equilibrio, senza enfasi, quasi con modestia, invece di profondersi in una serie interminabile di autocelebrazioni, di frasi con parole come ‘leader’, ‘numero uno’ e via discorrendo. Una forza tranquilla, davvero.
In sostanza, Canon pensa di offrire oggi uno dei migliori sistemi fotografici al mondo (quello attuale, EF-mount), ma il sistema è vecchio di oltre 30 anni e bisogna guardare al futuro. Il processo di innovazione è costante e per superare determinati livelli è necessario cambiare approccio, superando quanto raggiunto.
In altre parole, in Canon si è capito che era necessario cambiare ‘mind & mount’, e quindi mentalità e sistema, basandosi su un attacco di diametro maggiore, che avrebbe permesso una migliore ottimizzazione obiettivo/sensore e in sostanza una qualità complessiva di immagine superiore. Per raggiungere questo obiettivo, la migliore scelta era quella di basarsi su un corpo mirrorless.
Canon ha quindi sviluppato un nuovo sistema mirrorless capace di offrire il massimo con nuove ottiche create ad hoc, ma non rinnega il mondo reflex. Semplicemente vuole offrire la miglior scelta al consumatore, che può scegliere due opzioni (durante il colloquio, più volte Mr Ishizuka ha ribadito il concetto che Canon propone, ma è il consumatore a scegliere e con le sue scelte di fatto determina il mercato).
Nel lungo termine probabilmente la soluzione mirrorless si svilupperà sempre di più, ma la disponibilità di adattatori ad hoc manterrà al meglio il vecchio sistema. La nuova EOS R, nelle nostre intenzioni, continua il Presidente, è una macchina mid-class, probabilmente preferita da chi utilizza il Live View. I professionisti abituati ad inquadrare con il mirino, probabilmente per un po’ continueranno a preferire le reflex. Canon, sostanzialmente, vuole offrire strumenti a sostegno della creatività dei consumatori, lasciando loro la scelta delle soluzioni più adatte ad ogni caso.
Scegliere se inserire la stabilizzazione nel corpo macchina o nell’obiettivo non è facile, dato che ogni soluzione ha pregi e difetti. In questo caso Canon ha voluto optare per le ottiche, per il vantaggio che offre questa soluzione (ottimizzare la situazione per ogni modello), ma non esclude di studiare altre formule.
Il sottoscritto ha poi aperto una parentesi sul mondo video, argomento appena accennato in conferenza e apparente trascurato dai colleghi, chiedendo al nostro anfitrione se ritiene che la EOS R possa ripetere i successi delle EOS 5D Mk II, III, IV presso i videomaker. Ishizuka è sembrato felice della domanda, forse per la sua esperienza come project leader del sistema Cinema EOS, che gli ha aperto un altro mondo, parallelo e diverso da quello della fotografia. E proprio al tempo di quel progetto in seno al gruppo venne l’idea di realizzare una EOS ‘video’: fu una piacevole scoperta vedere un film girato con la reflex, e nessuno immaginava la qualità ottenibile, dove si sarebbe potuto arrivare, e poi, dopo la EOS 5D MK II, cosa si sarebbe potuto sviluppare per soddisfare la crescente domanda, considerando che nel mondo tutto digitale non c’è differenza fra dati ‘photo e ‘movie’. In quanto alla risposta alla domanda, Canon crede che il nuovo sistema possa essere davvero interessante per il mondo dei film maker, e quindi… il Presidente non lo dice, ma siamo certi che sia intimamente convinto che la EOS R sarà una scelta d’elezione per il cinema indipendente.
Prima della foto-ricordo di rito, Ishizuka ha pregato i presenti di prendere possesso dei nuovi apparecchi, invitandoli a ‘touch and feel and use them’ e a segnalare le proprie impressioni per possibili miglioramenti. Perché il tempo corre veloce, e per catturare il futuro bisogna essere sempre ‘oltre’…

5. Reflex-sioni fa rima con ‘prime impressioni’
Tarda mattina, iniziano i test. Ad ogni giornalista presente è stato fornito un kit, formato da un corpo EOS R, gli obiettivi RF 24-105mm f/4L IS USM e RF 50mm f/1.2L USM, e un adattatore, per utilizzare eventualmente le altre ottiche EF-mount disponibili a richiesta.
Nemmeno consegnate le macchine, già su qualche sito sono apparse le prime impressioni (sic) e le prime foto (doppio sic). Tutto Digitale certamente è arrivato più tardi, perché le nostre prime impressioni e tre foto – frutto di un prima selezione – sono arrivate un paio di giorni dopo quelle dei più veloci.
A dirla tutta, come ben sanno i nostri lettori più fedeli, non siamo molto convinti (eufemismo) dell’utilità di pubblicare queste ‘anteprime’, diciamo così, appena avuta la macchina per le mani. Di certo, le ‘prime impressioni’ fanno piacere alle aziende, che si ritrovano un battage redazionale gratuito amplificato dai commenti di chi legge tali impressioni. Commenti che il più delle volte sono privi di valore, pieni come sono di valutazioni personali di personaggi di cui non si sa nulla (dietro un nickname può esserci un grande fotografo, ma anche un disturbatore della quiete che non possiede nemmeno una fotocamera) e che sembrano divertirsi a far sapere la loro sempre e comunque, a criticare prodotti magari ancora non in commercio oppure (è accaduto sia con le nuove Nikon che la Canon R) addirittura a valutare gli stessi prodotti – ancora non in commercio – sulla base dei rumors…
In più, per quanto si possa essere giornalisti esperti del settore, un ‘instant test’ lascia il tempo che trova, dato che molti pregi o difetti si scoprono solo, al contrario, dopo un ‘long term test’, dopo un uso continuo di giorni e giorni… Questo vale ancora di più nel caso di macchine come la Canon EOS R, che è ricca di funzioni e impostata diversamente dai modelli che l’hanno preceduta; il tecnico inglese che assisteva il nostro gruppo ha candidamente ammesso che, vista la complessità della macchina (o meglio, della gestione della varie funzioni inedite), sarebbe stata necessaria una mezza giornata di studio per poter essere in condizioni di operare al meglio per il 90% delle opzioni.
E non solo. Per modalità legate alla compressione, alla differenza di definizione schermi di chi le osserva, e via discorrendo, tali immagini nella maggior parte dei casi difficilmente possono essere dichiarate rispettose della qualità effettiva e complessiva della macchina; si potrà al massimo trarre qualche indicazione di base.
Per finire, visto che più o meno nello stesso momento tanti giornalisti e fotografi posteranno le prime immagini – scattate inevitabilmente nello stesso ambito, nel caso di eventi come quello di Canon – sui propri siti, e tali immagini risulteranno probabilmente tutte uguali, ‘già viste’… ciò nonostante, proviamo a raccontarvi qualcosa – e mostravi qualche immagine – di quello che consideriamo solamente un primissimo approccio, in attesa di un vero test approfondito foto e, anche e soprattutto, video.

F5 © Stefano Belli/motoperpetuopress

Un momento di calma presso la location (l’installazione Utopia, in un edificio a Coronet Street) scelta da Canon per le condizioni critiche di luce di buona parte del tempo. Questo è un momento tranquillo, con i giornalisti-partecipanti appena entrati e sparsi per il locale. Successivamente la concentrazione di eventi al piano terra ha lasciato poco spazio di manovra, con la necessità di farsi largo per scattare stile ‘paparazzi’… (Immagine © Stefano Belli/Motoperpetuopress)

 

6. La prova della verità (o la verità della prova?)
Il materiale per la prova (come accennato, un corpo EOS R, lo zoom RF 24-105mm f/4L IS USM, lo standard RF 50mm f/1.2L USM, e un adattatore) ci è stato consegnato in uno zaino leggero, senza logo (ma con lo slogan ‘Capture the future’, un po’ il simbolo dell’evento). Il primo giudizio è per quest’ultimo, lo zaino, realizzato in maniera intelligente a livello di divisione degli spazi interni, e al contrario praticamente inutilizzabile per il trasporto (almeno per una persona con la stessa mole del sottoscritto) per la collocazione infelice di unico spallaccio e delle due cinghie.
Presa in mano la macchina, un secondo di incertezza per scoprire che l’interruttore d’accensione… non è dove ci si aspettava. Anzi, rispetto ad altri modelli Canon si percepisce qualche differenza e qualche novità (ad esempio, la striscia touch); in effetti, la nuova macchina offre una gran quantità di funzioni ed una customizzazione quasi totale, che permettono di realizzarsi quasi una fotocamera su misura. Il cambio di impostazione ergonomica rispetto alla tradizione, e la gran quantità di opzioni, determinano però un uso poco istintivo da parte anche dei canonisti più aggiornati, il che si traduce nella necessità di studiare approfonditamente la EOS R per poterla usare con piena soddisfazione in ogni situazione di ripresa (cosa del resto auspicabile con qualsiasi apparecchio).
Non a caso, provando ad impostare la registrazione video, non siamo riusciti a tornare allo status quo senza l’aiuto di un tecnico Canon che ci ha spiegato il trucco…
La EOS R appare un po’ complicata, ma abbastanza compatta e leggera (grazie anche al bel telaio in magnesio che ci viene mostrato), almeno rispetto alla EOS 5D MKII che molti indicano come prodotto per qualche verso paragonabile, e di certo caratterizzata da una personalità tutta sua, da una linea che non ci sembra abbia precedenti né in Canon né in altri.
La curiosità di provarla, anche solo per vedere l’effetto che fa, è tanta, e quindi, dopo aver montato il massiccio zoom RF 24-105mm f/4L IS USM, regolato almeno i parametri di base, ecco il primo scatto (F1), la prima immagine in assoluto da noi scattata con la EOS R realizzata senza alcuna pretesa artistica alzando semplicemente lo sguardo verso l’alto, verso il soffitto non particolarmente illuminato (focale 24mm, f/4L IS USM, 4000 ISO, f/4, 1/160). Come già scritto sul sito, l’idea era semplicemente quella di realizzare (forse) un’immagine diversa da quelle scattate dagli altri 99 invitati presenti, considerando che di fatto la sessione principale di ripresa si sarebbe svolta in un ambiente ‘unico’ con il rischio quindi di immagini tutte uguali o quasi.
E veniamo proprio all’ambiente scelto da Canon per il test, al quale siamo arrivati con un bus anche se in linea d’aria eravamo al massimo a un chilometro di distanza. In effetti, stiamo parlando di una ampia location che ospitava una sorta di installazione spettacolo, dal nome Utopia, organizzata su un ampio piano terra più una sorta di mezzanino. Il luogo, popolato di personaggi bizzarri ed angoli caratteristici (altrettanti spunti per foto significative dal punto di vista della resa cromatica e della definizione), è caratterizzato da aree assai scure, a volte illuminate ad hoc; in altre parole, una location perfetta per saggiare i limiti di sensibilità della macchina e l’effettiva luminosità degli obiettivi. Il tutto, con un paio d’ore abbondanti per la sessione effettiva di ripresa, complicata non solo dalla scarsa luminosità (con una macchina che non si conosce) ma anche dal ridotto numero di possibili appoggi per cambiare ottica mantenendo in equilibrio sul corpo il disgraziato zainetto.
Per la maggior parte delle immagini, abbiamo lasciato montato lo zoom RF 24-105mm f/4L IS USM. In generale, la resa è apparsa sempre piuttosto buona, a conferma delle ottime prestazioni in termini di sensibilità della macchina; con il luminosissimo ‘standard’ (RF 50mm f/1.2L USM) abbiamo potuto spingerci oltre, con piena soddisfazione.

F6 ©Stefano Belli/motoperpetuopress

F7 ©Stefano Belli/motoperpetuopress

Che si tratti di figure umane o oggetti statici, la resa anche in condizione minime di luce è sembrata eccellente, anche utilizzando lo zoom 24-105 f/4, ben meno luminoso del 50 f/1.2 ma capace di fornire ottimi risultati. (Immagine © Stefano Belli/Motoperpetuopress)

In generale, l’autofocus è sembrato velocissimo e preciso anche in situazioni davvero critiche; la raffica in tali condizioni-limite è rapida, veloce ‘quanto basta’ (ed anche di più in altri casi). Alla fine, il dettaglio c’è, la resa è pulita, e l’indicatore di carica della batteria indica che c’è ancora molta energia in corpo, nonostante tutto. Cosa si può desiderare di più in queste condizioni?
Per completezza, a chiusura del tutto trovate anche un’immagine di un esterno (con cielo coperto) e una ‘ecologica’, che permette di farsi una (vaga) idea di cosa è possibile ottenere sul fronte bokeh. Ricordiamo infatti che tutti questi scatti sono solo indicativi, e che, per avere un’idea più reale delle potenzialità del sistema (e della resa video, che, visto il tempo limitato, abbiamo rimandato al momento del test) dovrete avere la pazienza di leggere la prova ‘vera’ su Tutto Digitale. Al prossimo numero…

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F9 ©Stefano Belli/Motoperpetuopress

Un locale nei pressi dell’installazione, in un momento con il cielo coperto; la resa è tutto sommato equilibrata anche cromaticamente, la definizione notevole. Nell’altra immagine, un classico sfocato…
(Immagini © Stefano Belli/Motoperpetuopress)


*Stefano Belli da quasi 50 anni si occupa di hi-tech, prima come progettista hi-fi, poi di installazioni professionali (eventi live, discoteche, cinema). Dagli anni ’70 ha collaborato con Suono, Stereoplay, Car Audio, Reflex, Fotografare, Capital e i quotidiani La Repubblica e il Sole-24 ore. Nel corso degli anni ha fondato e diretto Audio Pro, VR Videoregistrare, Videotecnica, Mr. DeeJay, Cinemax, Alta Definizione Cinema & TV HD e Technoshopping; è autore di libri tecnici, membro storico di giurie foto e video anche internazionali, ideatore e condirettore artistico dei format Villaggio Tutto Digitale e Cinema Show, direttore tecnico TD Cinema & TV School. Ha fondato nel 1998 la rivista Tutto Digitale, che tuttora dirige.
Ama la carbonara, la musica, e colleziona di tutto, di più.

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