Chiude la storica bottega di plastica e scultura di Cinecittà, che ha dato vita – con i suoi modellini e le scenografie – a moltissimi cult. Per ricordare la sua attività, il fotografo Alessandro Cidda ha realizzato una testimonianza per immagini di scena fino al 29 settembre a Roma
Il tempo e il materiale (sottotitolo: Il laboratorio di plastica e scultura a Cinecittà) è il titolo della mostra fotografica in calendario fino al 29 settembre 2012 a Roma, presso Fotoforniture Sabatini (via Germanico 168/a).
L’autore è Alessandro Cidda, che già avevamo conosciuto alcuni anni fa per via di un’altra mostra – ospitata al Fashion Cafè di Milano – intitolata Luci ed ombre della città e dedicata alle action figures degli eroi dei fumetti.
Una passione, quella per i comics e il cinema, che ritorna prepotentemente nell’attività del fotografo romano, questa volta su un versante che lega la celluloide alla cronaca, la fantasia al reportage d’attualità.
Tutto nasce da un evento che dirà poco ai più, ma certamente molto agli addetti ai lavori: la chiusura dei laboratori Cinears, storica factory di Cinecittà gestita da quattro generazioni dalla famiglia De Angelis.
Laboratori di plastica e scultura, dai quali negli anni sono nati calchi in gesso e resina, statue, modellini e scenografie di tutti i più importanti film, italiani e non: dai primi “sandaloni”, ai film di Pasolini, Scorsese, Zeffirelli, Fellini, Fulci, fino agli ultimi reality.
Ora Cinears chiude ed è, indubbiamente, un pezzo della nostra storia che se ne va, tra la “Hollywood sul Tevere” e la Dolce vita, gli anni di piombo e il cinema di genere.
Per non dimenticare questa importante testimonianza di realtà artigiana di successo, Alessandro Cidda si è addentrato nei capannoni della famiglia de Angelis, lasciandosi catturare da questo mondo di statue che sembrano potersi animare da un momento all’altro.
Fissandolo con la sua fotocamera, ne ha salvato la memoria, nella speranza che tutti i materiali di questa bottega dell’arte possano un domani essere salvaguardati anche fisicamente, trovando loro una nuova “casa”, un museo dell’ingegno applicato all’arte cinematografica