Fotocamera Mirrorless Panasonic Lumix DC-S1R

Test estratto da: Tutto Digitale 130 – Giugno/Luglio 2019
Fotocamera Mirrorless
Panasonic
Lumix DC-S1R
– Prezzo: € 3.699,00 corpo macchina, Ottica 24-105 € 1.399,00, in Kit € 4.599,00 Iva inclusa
Dopo mesi dall’annuncio, arriva finalmente sul mercato una delle più importanti novità dell’anno, la mirrorless full frame più grande e risoluta. Il suo nome? Panasonic S1R
Panasonic LUMIX DC-S1R

Se il 2018 rimarrà negli annali della fotografia per l’esordio di due costruttori del calibro di Canon e Nikon nel mondo delle mirrorless full frame professionali, il 2019 resterà probabilmente per un’altra première, il debutto di Panasonic nel medesimo settore, con tre camere, le DC-S1, S1H ed S1R. L’annuncio per S1 ed S1R era stato fatto con largo anticipo, alla Photokina 2018, dopo che per mesi indiscrezioni avevano fatto salire l’attesa da parte di appassionati ed addetti. Un po’ a sorpresa, invece, il 31 Maggio scorso, Panasonic ha svelato la terza sorella, siglata S1H ed espressamente dedicata alla produzione video.
Al momento del primo annuncio della serie S, molti erano increduli che Panasonic, dopo aver investito energie e denari per un decennio sul formato micro quattro terzi, avesse cambiato radicalmente strada, presentando due pesi massimi, la DC-S1 ed S1R, full frame tutt’altro che compatte e leggere.
Nel momento in cui andiamo in stampa, della S1H non si conoscono ancora tutti i dettagli tecnici; sappiamo che sarà in grado di registrare video 6K a 24p e 5.9K a 30p, ma non se sarà o meno dotata dello stabilizzatore integrato IBIS, e per questo motivo ci concentreremo sulle macchine che abbiamo utilizzato, ed in particolare su quella che abbiamo potuto provare in profondità, la S1R.
Esternamente, le due macchine sono identiche, e più pesanti di una reflex tradizionale di buon livello. È possibile che Panasonic abbia pensato a quei clienti che a tutt’oggi non siano passati  alle mirrorless, proprio perché troppo leggere e compatte, e che fieramente dichiarano “la macchina la devo sentire in mano”.
Internamente, le sorelle si differenziano essenzialmente per il sensore e per la relativa risoluzione, che nelle S1 ed S1H si ferma a 24 megapixel, mentre nella S1R è da ben 47,3 MP effettivi, il valore più elevato dell’intero panorama full frame. Con l’hardware cambia anche una parte del software di gestione, che come vedremo tende a contenere le prestazioni video della S1R, spianando la strada – per l’uso video – alla S1, che prossimamente potrà usufruire di un upgrade a pagamento dei codec video. Operazione che al momento, curiosamente, non è prevista per la S1R, di cui pubblichiamo oggi la prova.
Continuando il discorso sulle differenze, le S1/S1R possono girare video 4K UHD  fino a 50/60p; la S1R può farlo con il medesimo e minimo fattore di crop, 1,09x, a qualsiasi frame rate, mentre la S1 sfrutta quasi tutta la superficie utile del sensore solo sino al 4K UHD fino a 25/30p. Impostando il massimo frame rate se ne utilizza solo una parte, che determina un fattore d’ingrandimento abbastanza consistente.
Lo sfruttamento di quasi tutto il sensore anche a 50/60p ha sulla S1R però un prezzo, che si chiama pixel binning, ossia una parte delle informazioni catturate dal sensore sono eliminate prima di essere processate, così come avevamo visto sulla Z7 di Nikon. Vedremo nel corso della prova in cosa si traduce questa rinuncia, dovuta probabilmente all’impossibilità del processore Venus di gestire la risoluzione-monstre della S1R.

Tutto al massimo

La cura con cui Panasonic ha studiato e costruito la S1R è evidente già prima di aprire la scatola. Evidentemente, il concetto di imballo Apple ha fatto scuola anche nella fotografia, pur se in questo caso in versione ‘notturna’.
La dedizione è ancor più evidente quando si prende la fotocamera tra le mani, che comunica un senso di solidità e qualità. I materiali utilizzati sono ottimi e nessun dettaglio sembra lasciato al caso. Anche i tasti, retroilluminati, contribuiscono a creare questo feeling, con la totale assenza di gioco e la giusta resistenza per l’azionamento.
La camera è tropicalizzata: basta osservare le guarnizioni per confermare quanto dichiarato dal costruttore, ossia la piena resistenza a gelo, spruzzi d’acqua, neve, polvere e sabbia.
Insomma, resiste quasi a tutto, a parte l’immersione e l’uso no-limits. L’attenzione per l’affidabilità è evidente anche nel numero di scatti dichiarati senza problemi per l’otturatore meccanico, ben 400.000.

La triplice alleanza

La S1R è stata costruita attorno all’L-Mount, la baionetta concepita dal partner storico di Panasonic, Leica, nel 2014, che ha guadagnato di importanza e notorietà, quando lo scorso anno è nata la L-Mount Alliance. Una joint venture fra Leica, Panasonic e Sigma, che si sono consorziate per costituire un ecosistema comune, con macchine ed obiettivi perfettamente compatibili tra loro. Probabilmente è la prima volta che tre aziende, in parte concorrenti, si uniscono per un’unica baionetta, creata per supportare sia sensori APS-C che FF ed ottiche ‘pro’ molto pesanti, grazie alla flangia in acciaio inossidabile con quattro elementi di tenuta. L’L-mount ha 51,6 mm di diametro interno e 20 mm di distanza della flangia dal piano focale. In questo modo vengono garantiti i vantaggi della tecnologia mirrorless. La lente posteriore è vicina quanto basta per evitare elementi aggiuntivi di correzione e garantire una resa uniforme su tutto il fotogramma, anche nelle zone più periferiche, e la distanza sensore/flangia offre una rigidità adeguata al supporto di ottiche pesanti.
Nella S1R Panasonic ha inserito l’IBIS, In Body Image Stabilizer, estremamente evoluto, per il quale dichiara ben 5.5 stop di stabilizzazione. Del resto l’azienda è stata pioniera nel settore e ripropone sulla S1R il Dual IS, con l’interazione tra camera e stabilizzatore del sensore, per ottenere 6 stop di guadagno (quindi più o meno quanto la G9, provata su Tutto Digitale n.121 di Maggio 2018) .

42 obiettivi entro il 2020

L’adozione dell’L-Mount fornisce agli acquirenti delle macchine della serie S, la disponibilità immediata di un parco ottiche molto vasto, che va ben oltre le tre ottiche di Panasonic presentate con le fotocamere, ed include 14 modelli di Sigma oltre all’offerta di Leica. Panasonic da parte sua prevede tre ottiche entro il 2019, ed altre 4 nel 2020, per un totale di 10, mentre nel prossimo Luglio arriveranno due utili extender, con fattori di zoom di 1,4 e 2,0x, riservati alle ottiche 70-200 (sia all’attuale F4 che all’F2.8 futuro). Per la migliore resa, i due extender sono in realtà due lenti complesse; il DMW-STC14 (1.4x) è composto da 7 elementi, di cui due UHR, suddivisi in 4 gruppi, mentre il DMW-STC20 (2 x) da 8 elementi, di cui 2 UHR, sempre suddivisi in 4 gruppi.

Tuttofare

Per questa prova, Panasonic ci ha fornito l’obiettivo (24-105 mm F4) che numericamente godrà sicuramente delle maggiori simpatie del pubblico, per il costo accessibile e la focale ampia, anche se la luminosità non è da primato. Si tratta di uno zoom versatile, dotato di OIS con supporto Dual IS, e di una qualità ottica eccellente, come evidenziato dalla prova. Interessante la funzione macro, con un rapporto di massimo ingrandimento di 0,5x.
Il Lumix S S-R2410, questa la sua sigla, non è né leggero né compatto (pesa 680 grammi e si estende per circa 12 centimetri), e si adegua perfettamente a forma e peso della fotocamera.
Da segnalare poi lo zoom Lumix  S  70-200 F4, come il fratello più “corto”, non è un fuscello (circa 20 centimetri di lunghezza e un chilo di peso), e il Lumix S PRO S-X50, un 50mm F1.4. Un ‘normale’, come ha evidenziato un breve test, davvero eccellente, l’ideale per ottenere il massimo dalla S1R.

La Tecnologia Autofocus

A differenza degli altri concorrenti, che uano di sistemi ibridi, basati cioè sia sulla rilevazione di fase e di contrasto, Panasonic anche sulla serie S è rimasta fedele alla tecnologia DFD, depth from defocus, basata solo sul rilevamento di contrasto, e sullo studio predittivo del comportamento dell’ottica. Rispetto alla serie G micro quattro terzi, però il tutto è stato aggiornato. Le modalità disponibili sono ovviamente diverse, fra cui una tracking ed una con rilevamento avanzato di corpi visi ed occhi (non solo umani, ma anche di animali). Le modalità a zone comprendono varie forme ed una con divisione in 225 aree.
Come accennato, la S1R è attualmente la camera full frame 35mm con la risoluzione più elevata, 47,3 MP, che possono salire drasticamente sfruttando la modalità High Resolution. La S1R usa lo stabilizzatore, come la G9, per spostare il sensore ed effettuare 8 scatti, che vengono combinati poi in una sola immagine dalla risoluzione super: 187 MP e oltre 300 MB!
Risoluzione ma non solo; un numero così elevato di immagini  permette di superare i limiti del filtro bayer, dando ad ogni pixel le informazioni complete RGB, senza approssimazione; è come se si avesse a disposizione un sensore Sigma Foveon da 187 MB.
Costituita da uno scatto combinato, la funzione è limitata a situazioni in cui non ci sono movimenti o cambiamenti della scena, e con l’uso di un cavalletto.
Quella del  pixel shift non è però l’unica tecnologia avanzata applicata alla fotografia. Pensiamo ad esempio alla modalità HLG, che permette di creare foto di risoluzione appena inferiore, circa 6464×4320 in 3:2 e 7680×4320, ma dotate di una gamma dinamica estesa, generate nello spazio colore ITU-R BT.2100.
La raffica arriva a 9 fps, con l’AF bloccato sul primo fotogramma, e 6 fps con AF continuo.
Come su altri modelli Panasonic è disponibile la modalità photo 6K, per estrarre fotogrammi da video H.265 ad alta qualità, con risoluzione massima di circa 18 MP, 6000×3000, fino a 30 fps. Alternativamente la modalità foto 4K estrae da un video H.264 foto da circa 8 MP scattate fino a 60 fps. Una volta registrati i video, si estrae il fotogramma desiderato direttamente in macchina, con tutte le informazioni EXIF proprio come in una foto vera e propria. La qualità non arriva a quella degli scatti da 47,3 MP ma è comunque accettabile.
Con la stessa filosofia opera la modalità Post Focus. Dando inizio allo scatto, la macchina registra un video ad alta qualità mettendo in ogni frame una profondità di fuoco differente che si può scegliere poi successivamente, o che si può combinare, nella modalità Stacking. Qui i livelli di fuoco vengono combinati in camera in un unico file, con profondità di campo totale. Questa funzione è molto utile, soprattutto in combinazione con il 24-105, che ha un macro molto interessante (massimo ingrandimento di 0,5x grazie alla capacità di mettere a fuoco da distanza ravvicinata, anche alla massima focale).

Potere a portata di dita

E’ il momento di analizzare l’ergonomia.  Quando si impugna la macchina si ha la sensazione che in genere si prova solo sulle ammiraglie. Il peso, sebbene non trascurabile, in realtà, almeno con l’obiettivo 24-105 da 685 grammi, non è un problema, anche usando la macchina per un’intera giornata. Anche con le ottiche pesanti che abbiamo provato, il sistema è equilibrato e si mantiene in asse senza alcuno sforzo. Sulla fotocamera sono presenti tasti fisici a profusione, disposti con criterio su ogni lato. Sono talmente numerosi che alcuni di default non hanno funzioni associate! Troviamo una rotella delle modalità sul lato sinistro, con ben tre posizioni custom, e un comando coassiale per la gestione della modalità di scatto (singolo, raffica I/II, timelapse ed autoscatto). Anteriormente c’è un selettore a due stadi, 1 e 2, che di default abilita la modalità silenziosa, con shutter elettronico, ma come tutti gli altri comandi è riprogrammabile, con la solita modalità comoda comune alla serie GH5: tenendo premuto un tasto a lungo appare il menu per la mappatura delle funzioni, senza dover passare dal menu principale.
Due sono le rotelle multifunzione, con l’anteriore assegnata di default all’apertura del diaframma e la posteriore ai tempi. Subito dietro al tasto di scatto ci sono tre tasti per la gestione del bilanciamento del bianco, degli ISO e della compensazione della modalità P. Il pulsante ISO ha una funzione inedita: premendolo più volte fa avanzare il guadagno, ogni volta di una posizione, evitando quindi di ricorrere alla rotella.
Sempre nella parte superiore troviamo un ampio display LCD, che a macchina accesa fornisce tutte le informazioni più importanti, e che a macchina spenta indica comunque lo stato di carica della batteria e lo spazio rimanente sulla scheda di memoria. Il display consente la visione con tutte le condizioni di luce, grazie alla possibilità di attivare una retroilluminazione ambra molto accattivante nelle ore notturne.

Il lato B

Sul dorso della camera troviamo però la sezione più ricca. Sul lato sinistro accanto al tasto per la riproduzione c’è un interruttore per il lock, e da menu si può scegliere cosa bloccare. Sul lato destro abbiamo un pratico selettore per la modalità del fuoco, selezionabile tra manuale, AF singolo ed AF continuo, ed al suo centro c’è il tasto per la selezione delle aree e della tipologia per la messa a fuoco automatica. In modalità MF, lo stesso tasto aziona il magnifier per la verifica dettagliata del fuoco.
Accanto a questo selettore c’è il tasto AF on, per richiamare la messa a fuoco automatica anche in modalità manuale e non solo in AF S.
Sempre nella stessa zona troviamo il joystick per la messa a fuoco, chiamato anche da Panasonic “Focus Lever”, che si aziona benissimo con il pollice e che, premuto nella posizione centrale, riporta il fuoco al centro del fotogramma.
Il tasto Q aziona il Quick Menu, menu rapido, dal quale si possono richiamare le 12 funzioni di ripresa principali, senza perdere il preview dell’immagine.
Molto grande, e ben disposta, è la terza rotella girevole, chiamata da Panasonic “Selettore di Controllo”, che include anche i tasti cursore, se premuta nei quattro punti contrassegnati dalle frecce. Di default in modalità di ripresa, né la rotella, né i tasti hanno funzioni associate, dando via libera alle personalizzazioni. Infine tre tasti, sempre riprogrammabili, sono associati a funzioni di visualizzazione, indietro nei menu ed alla cancellazione degli scatti e delle clip indesiderate.

Touch me

Il quadro ergonomico è completato dal display touch, con funzionalità ineccepibile, basato su un pannello OLED da 3.2” e 2.1 milioni di punti. Ha un’ottima visibilità, ed è uno strumento adatto per interpretare la scena senza rischiare errori in esposizione e messa a fuoco. È dotato di una doppia articolazione, che permette di orientarlo in verticale ed in orizzontale solo su un lato, per favorire anche l’uso quando si scatta in verticale. Una tipologia di articolazione che abbiamo visto finora su molte Fujifilm. Panasonic ha scelto questa soluzione rispetto alla piena articolazione su tutti gli assi, per fornire una robustezza assoluta. Il telaio del monitor è talmente robusto che si riesce a sostenere macchina ed obiettivo reggendola dallo schermo, ma vi suggeriamo di non provarlo!

Nessuna come lei

Nel test della prima GH5, avevamo elogiato la scelta di Panasonic di dotarla del migliore viewfinder in commercio, che abbiamo ritrovato, come caratteristiche e numeri, nelle più valide mirrorless di Sony, Nikon e Fujifilm. Per la serie S, Panasonic si è spinta oltre: basta osservare il finto pentaprisma e l’oculare che ospita per capire la potenza di questo reparto (ed il contributo importante anche alla voce ‘costi’). Nella S1R troviamo infatti un pannello OLED da 5.7 milioni di punti e 120 fps, con copertura del 100% del campo visivo , d’ingrandimento 0,78x, ed con un ritardo quasi nullo. In altre parole, non si rimpiange affatto un mirino ottico, e non si può fare altro che restare a bocca aperta quando si inquadrano i soggetti, specialmente di giorno. Contrasto, colori e riproduzione della gamma dinamica sono top class.

Porte OK, Batteria  pure

Collegamenti. A parte quello per il flash (con syncro a 1/320s, valore che sarà molto apprezzato da chi effettua il fill-in sui controluce in pieno giorno) posto anteriormente, quasi tutti i connettori si trovano sul lato sinistro, protetti da due sportellini in gomma separati. Sotto il primo ci sono le porte audio, per cuffie e microfono, mentre sotto il secondo le HDMI ‘full’ e USB Type-C, che permette anche di caricare ed alimentare la fotocamera. Sul lato destro, uno sportello corazzato protegge i due slot per le schede (nei veloci formati XQD e SDXC II). Come consuetudine Panasonic, si possono scegliere varie opzioni per registrazioni relay e backup.
La batteria merita una menzione importante. Al pari di tutta la macchina, Panasonic non ha badato a spese ed ha dotato l’S1R di un’unità davvero grande, non tanto nelle dimensioni, che non sono di molto dissimili da quelle di altre unità, ma per la capacità, da oltre 3000 mAh e 23 watt di potenza.
Il numero di scatti massimo per singola carica non è elevatissimo in modalità standard, circa 340 con il mirino e 360 con l’LCD, secondo lo standard CIPA, ma c’è una modalità ‘risparmio energia’, che spegne immediatamente l’EVF, che porta tale valore ad oltre 1000, in linea con una reflex di alto rango. Segnaliamo che in dotazione viene fornito un caricabatterie molto potente e veloce, in grado di ricaricare questa super batteria in poco più di un’ora. Opzionalmente è disponibile il battery grip DMW-BGS1 che permette di ospitare al suo interno un’altra batteria, non in dotazione, DMW-BLJ31 da 23 watt, raddoppiando di fatto l’autonomia. Il grip dovrebbe costare intorno ai 350 euro e la batteria, a dispetto della sua grande potenza, circa 90 euro.

Il Test Fotografico

La S1R non è una piuma, ma come anticipato, il peso è ben distribuito e non incide negativamente sull’uso. La tracolla fornita in dotazione, che riporta il nome completo Lumix S1R, con quella R e le cuciture rosse a sottolineare l’appartenenza ad un club riservato, è molto spessa, 45 millimetri, e permette di scaricare la massa su una grande superficie di spalle e collo, togliendo il senso di fastidio che si avrebbe con un peso di circa due chilogrammi, tra macchina ed obiettivo, per un’intera giornata. L’ergonomia è perfetta, grazie ad un’impugnatura disegnata per accogliere mani anche over size, e con comandi disposti in maniera accurata. Monitor e mirino accompagnano l’uso al meglio; i numeri di targa da record o quasi sono confermati nell’utilizzo reale. Per quanto riguarda disponibilità di comandi e tasti, la S1R è perfetta così; sembra fatta su misura: come direbbero gli inglesi, o in Ferrari, ‘tailor made’.
Nelle prove delle GH5, GH5S e G9, la messa a fuoco (basata sul DFD di Panasonic) aveva costituito un punto debole delle macchine, a confronto con  le logiche più evolute dei sistemi ibridi. Con S1R l’autofocus è infatti migliorato enormemente. Sul fronte fotografico, non è più evidente, in modo continuo, la ripetuta messa a fuoco e fuori fuoco tipica della G9; il fenomeno c’è, ma sul soggetto a fuoco non si nota affatto (si vede, solo prestando grande attenzione, sul background, quando si trova su un piano focale notevolmente diverso). L’affidabilità e la velocità sono ottime in tutti i frangenti, anche quando la luce è scarsa. Il dato dichiarato di luminosità minima di -6 EV ci ha spinto a fare delle prove in condizione di luce estrema, ad esempio quando ad occhio nudo le teste delle statue non illuminate sul Ponte Sant’Angelo non si vedevano. La macchina mette a fuoco non solo bene, ma anche abbastanza rapidamente. Tuttavia il buon comportamento può essere ancora migliorato via software, visto che in tali condizioni, dopo aver messo correttamente a fuoco, per un motivo in apparenza illogico, la macchina ricomincia a focheggiare da capo, come se non fosse stata in grado di mettere a fuoco correttamente. Questi miglioramenti, rispetto alle sorelle più piccole, sono stati possibili grazie alla velocità di tutti i componenti, processori, motori, sensori, con la frequenza di interventi sul fuoco portata a 480 interventi al secondo, ed all’efficienza degli algoritmi predittivi.
Come da tradizione Panasonic, grande attenzione è poi dedicata alla messa a fuoco manuale, che prevede due modi operativi, lineare e non lineare. Nel primo caso, si può creare un rapporto di demoltiplicazione fisso, utilissimo soprattutto per chi fa video.
La modalità lineare però è troppo diretta, quindi a volte anche a minime rotazioni della ghiera corrisponde una variazione importante del fuoco, mentre in modalità non lineare, che varia l’entità dello spostamento con la velocità di rotazione della ghiera, è l’opposto: ruotando piano, il fuoco si sposta di pochissimo, e bisogna effettuare troppi giri per arrivare al valore desiderato.
Le assistenze per il fuoco manuale sono complete. Il peaking è funzionale ed affidabile, e consente di valutare perfettamente se è stato raggiunto il fuoco anche su superfici arrotondate. Il magnifier si può abilitare manualmente, con il tasto al centro del selettore della modalità di fuoco, o automaticamente, toccando la ghiera del fuoco. Con questi supporti, il fuoco si raggiunge sempre con certezza.
Per quanto riguarda la qualità degli scatti, un’analisi approfondita ci conferma che la gamma dinamica è uguale a quella delle migliori full frame concorrenti. I colori vivi, naturali, con le modalità standard e vivid che sono le nostre preferite. I profili colore sono tanti, ed includono anche modalità in b/n. Oltre a quelli pre-programmati, ci sono comunque molti parametri su cui intervenire. Il bilanciamento del bianco offre un ventaglio di opzioni nutritissimo,  anche se la modalità auto è stata sempre in grado di interpretare correttamente la scena; non abbiamo trovato un singolo scatto, effettuato in tale modalità, non soddisfacente, anche con luci artificiali, con qualità e CRI, color render index, scadenti.

Non teme il buio

Nonostante l’elevatissima risoluzione, e la conseguente dimensione contenuta dei fotositi, la S1R si è dimostrata un’ottima performer anche in condizioni di scarsa luminosità. I test confermano che fino a 6400 ISO il rumore è al di sotto della soglia di visibilità, ed appare a 12.800 ed al valore massimo di guadagno nativo 25.600, tuttavia le immagini restano di ottima qualità e risoluzione: al contrario di quanto vedremo nella sezione video, il processo di noise reduction funziona piuttosto bene.
Gli amanti delle lunghe esposizioni troveranno buone prestazioni anche in questo comparto, ma come avevamo visto sulla G9, la riduzione rumore non è rapidissima (impiega circa lo stesso tempo che abbiamo impostato sulla posa: poco su tempi ridotti, svariati secondi su tempi più alti).
Sulle lunghe esposizioni segnaliamo un aspetto del software che a nostro avviso dovrebbe essere modificato. Facciamo un esempio: impostando il tempo su 10 secondi, la macchina in preview si comporta esattamente come se quel tempo fosse reale. Se facciamo una modifica alla ripresa, modificando, il fuoco, l’apertura, gli ISO o quant’altro, vedremo il risultato dopo dieci secondi, se spostiamo la camera vediamo l’effetto di trascinamento così come verrà sullo scatto. Questa simulazione della foto secondo noi è meno utile di poter avere immediatamente un riscontro su ciò che cambiamo.
Come da recente tradizione Panasonic, la S1R genera in camera file RAW a 14 bit, con una dimensione di ben 66,4 MB ciascuno: a differenza di altre proposte, non abbiamo trovato modalità compresse per non rinunciare alla qualità e ridurre lo spazio occupato. Dal punto di vista prestazionale però i file RAW sono ineccepibili. In post si riesce a sviluppare tirando fuori molti stop di luminosità in più senza che appaia rumore. Bisogna davvero esagerare per avere comunque risultati apprezzabili. Abbiamo trovato interessante la modalità HLG, che, sul monitor 4K HDR, mostra effettivamente maggiori dettagli sia nelle alte luci che nelle ombre.

Focus Stacking & C.

Le modalità fotografiche avanzate, basate su video 6K con codec H.265 sono certamente utili. Il post focus trova a nostro avviso la migliore applicazione nell’opzione focus stacking, che fonde i livelli di fuoco differenti in un unico scatto, che conserva le informazioni EXIF. Tuttavia ci sarebbe piaciuto poter disporre della stessa funzione a partire anche dai file RAW a piena risoluzione, per poter effettuare l’accoppiamento in post produzione, come abbiamo visto recentemente su altre macchine, che al contrario della S1R non possono farlo in macchina. È una funzione software da aggiungere; speriamo che Panasonic possa farlo con una release successiva del firmware. Comunque la foto generata in modalità foto 6K non è male, ed è assolutamente sfruttabile per usi professionali.
Interessante anche la modalità Multiesposizione, che si richiama sempre dal menu, e che permette di fondere più scatti in maniera manuale. Dopo il primo, la S1R mostra il risultato in semitrasparenza, dando la possibilità di utilizzarlo come guida; dopo l’interpolazione mostra un nuovo fotogramma guida di volta in volta. La funzione si può sfruttare per realizzare composizioni, o per ottenere un’immagine con maggiore gamma dinamica; una sorta di bracketing con fusione, con l’utente, manualmente, a definire le differenze di esposizione e guadagno tra uno scatto e l’altro.

187 megapixel

Abbiamo apprezzato gli scatti effettuati alla risoluzione nativa, 47,3 MP, ma come abbiamo detto, la camera supporta la modalità High Resolution, che, accoppiando otto scatti, genera file enormi, RAW a 14 bit non compressi, da 187 megapixel e 333 MB su disco! Abbiamo effettuato varie sessioni di shooting per analizzare a fondo questa modalità e cercare eventuali controindicazioni. L’interpolazione di 8 scatti permette di ottenere informazioni RGB complete, per ogni pixel, ed una conseguente gamma dinamica superiore. Generare file così grandi è certamente un vantaggio per chi ha la necessità di fare stampe di grande formato che mantengano un’ottima definizione anche se guardate da vicino; pensiamo ad installazioni fieristiche o museali, ma ovviamente anche nel quotidiano disporre di più informazioni può sempre tornare utile, se ad esempio da uno scatto vanno ricavati dei ritagli. Anche prendendo una porzione della foto originale, potremo avere stampe o foto per internet con definizione eccellente. Panasonic non è la prima a sfruttare lo stabilizzatore del sensore per ottenere questo risultato, ma quando si usa tale funzione bisogna comunque fare i conti con il tempo, quel piccolo intervallo che intercorre tra uno scatto e l’altro, che a causa di vari fattori esterni potrebbe determinare, anche se la camera si trova stabile su un cavalletto, delle discrepanze, che appariranno sulla foto finale sotto forma di artefatti. Se sulle foto ravvicinate non abbiamo avuto problemi di sorta, non è stato così su panorami e soggetti posti a distanza di centinaia o migliaia di metri, dove magari vento ed atmosfera generano delle variazioni: vi suggeriamo di vedere le foto che alleghiamo per capire di cosa parliamo. Prima di scrivere alla casa madre, abbiamo effettuato tutti i vari test, aprendo i file non solo con il programma di sviluppo fornito in dotazione, via download, Silky Pix Developer Studio SE 8, ma anche con Adobe Lightroom, sia Classic che Photoshop, per essere sicuri che non fosse un problema di visualizzazione o un difetto della camera che avevamo in dotazione. Abbiamo poi chiesto a Panasonic se ci fosse un workflow ad hoc per eliminare i piccoli difetti che si notano ingrandendo al massimo queste foto e stiamo aspettando una loro risposta, che sicuramente non arriverà prima di andare in stampa.

Rolling shutter super

Un aspetto che molte macchine, soprattutto full frame, lasciano sempre in secondo piano, è la velocità di lettura del sensore, che è determinante quando si scatta con l’otturatore elettronico, essenziale per effettuare scatti silenziosi o per spingersi sino ad 1/16000s visto che l’otturatore meccanico arriva fino a 1/8000s.
Da questo punto di vista la S1R, fra le macchine che abbiamo provato, non è probabilmente solo la migliore tra le reflex e mirrorless con risoluzione superiore ai 40 megapixel, ma lo è in assoluto. Movimenti velocissimi della camera o dei soggetti si traducono in effetti in  deformazioni molto contenute.

Video da cinema, però!

In genere quando parliamo di immagini in movimento, mettiamo per ultima la voce rolling shutter; avendone appena parlato per la parte fotografica, lo mettiamo in testa, e con ragion di merito, perché sotto questo aspetto la S1R ha prodotto risultati davvero interessanti. Tra tutte le mirrorless e reflex full frame che abbiamo provato finora, nessuna supporta la ripresa video 4K con un frame rate superiore a 30, limite importante per il videomaker professionista, che ha bisogno delle informazioni aggiuntive di movimento che un 50 o 60p possono fornire. Spesso i produttori ci hanno detto che non implementavano questi frame rate perché un sensore così grande genera effetti di rolling shutter incompatibili con tale velocità. Che la S1R potesse avere grandi prestazioni sotto questo ambito lo avevamo quindi intuito dal fatto che, unica su una full frame, potesse registrare video 4K a 60p sfruttando praticamente tutto il sensore (il fattore di crop di 1,09 è infatti davvero minimo e tollerabile). Facendo i classici test, per lo skew, il wobble ed il flash banding i risultati sono stati molto interessanti, mostrando la freschezza di progetto dell’unità fotosensibile. Il risultato è doppiamente buono, perché non solo abbiamo a che fare con un sensore full frame, ma con una versione molto risoluta.
Detto ciò, vediamo altre prestazioni video, che pur essendo molto valide, lasciano comunque spazio ad alcune problematiche. La prima? Gli effetti del pixel binning, ovvero l’esclusione dalle immagini registrate di una parte dei pixel, determinata probabilmente dal processore Venus, non abbastanza potente da gestire tutti i 47,3 MP e ridurli in un video 4K, da circa 8 MP.
Guardando il video su un monitor Full HD, le immagini UHD sono bellissime e si presentano decisamente migliori di quelle girate con la S1R impostata in Full HD. La differenza è notevole (sembra che sulle seconde sia applicato un filtro di sfocatura), quindi, come altre volte, suggeriamo sempre di girare in 4K, anche se le immagini finali sono destinate ad una fruizione Full HD.
Guardando invece, da vicino, le immagini su un monitor 4K HDR, gli effetti del pixel binning si notano, soprattutto sulle linee oblique che appaiono leggermente scalettate, soprattutto quando la camera non è immobile sul cavalletto.
I colori sono vividi, ed il profilo Standard si è rivelato perfettamente equilibrato, dando la possibilità di ottenere anche apprezzabili miglioramenti in post produzione. Quello Vivid fornisce nel display e nel viewfinder risultati di certo appaganti, ma esaltando dettagli e definizione, quando si vedono le immagini su monitor, in presenza di alcuni pattern mette in mostra ancor di più il pixel binnning.
Un notevole limite della camera, il codec di registrazione interna, limitato a 100 Mbps. In condizioni normali riesce a gestire la qualità della camera, ma quando sono presenti scene complesse, come riprese a campo largo ricche di dettagli in movimento, o di notte con guadagni altissimi e rumore, purtroppo il rendimento crolla e con lui la resa dei file. Per risolvere questo problema, sulla S1 è previsto per il prossimo mese di Luglio un upgrade a pagamento, di cui non si conosce il costo, che aggiunge sia la possibilità di registrare in Log, con un profilo colore analogo a quello delle Varicam, e codec super qualitativi che supportano anche il 4:2:2. Abbiamo chiesto a Panasonic se ciò sarà messo a disposizione anche per gli utenti della S1R ma ci hanno risposto che per il momento non è previsto. Un vero peccato. Tuttavia, va detto che si può comunque registrare su un registratore esterno collegato alla porta USB, e per la quale viene anche fornito un supporto per bloccare il cavo evitando danni in caso di trazione.

La notte è piccola per noi

La resa notturna in modalità video rispecchia esattamente le prestazioni fotografiche, quindi ci troviamo davanti ad una macchina che si può utilizzare senza alcuna remora a 6400 ISO ma anche a 12.800 o 25.600, avendo però l’accortezza di intervenire sul noise reduction, la riduzione rumore.
Dagli screenshot si nota che con l’impostazione base o portandola più in alto fino a +5, ISO 25.600, le immagini video diventano davvero scialbe, slavate, senza dettaglio e con strani artefatti. Impostando la noise reduction al minimo valore ammesso, -5, la musica cambia, ed anche al massimo guadagno, 25.600 le immagini restano di ottimo livello. Soprattutto se si sovraespone può apparire rumore nelle ombre, ma le immagini sono sfruttabili.
Comunque ci è piaciuta non solo la resa ad alti ISO. Rispetto alle macchine di casa con sensore MFT, la resa del sensore è ottimale anche con ISO bassi, da 800 a 1600, dove, quando non c’è luce ad investire il sensore,  il nero è assoluto e non contiene alcun rumore, così come ci avevano abituato le videocamere professionali, impostando il guadagno a 0 dB.
Una bella sorpresa è stata la resa dell’autofocus in video: sulle GH5 e G9 avevamo visto un buon comportamento dell’AF fotografico ma molto meno sui filmati. Sulla S1R invece abbiamo quasi sempre potuto sfruttarlo, senza problemi di sorta. Il touch focus permette di spostare il punto di fuoco da un soggetto all’altro con una progressione degna di un focus puller professionista. Le transizioni avvengono in maniera fluida e morbida, accompagnate da un’ottica, che sebbene fornisca un look non proprio cinematografico, non ha un breathing significativo, non respira, e quindi rende appaganti i giochi sui piani focali. La messa a fuoco manuale funziona bene grazie alle assistenze, ma ripetiamo quanto detto prima, per la modalità lineare, ci piacerebbe disporre di una demoltiplicazione leggermente superiore, per evitare a volte quel pizzico di spostamento in più.
La stabilizzazione Dual IS, garantita dal 25-105 F4 e dall’IBIS, si è rivelata come sempre eccellente. Abilitando e disabilitando nel mezzo di una ripresa  a mano libera il sistema si vede quanto sia efficace, anche se bilanciamento e peso della macchina permettono comunque di avere delle immagini discrete, anche con lo zoom a 105 mm, inquadrando soggetti lontani.

Slow Motion

La presenza del 50/60p fa il paio con un’altra caratteristica interessante, la capacità di registrare fino a 180 fps in Full HD, mutuando quindi lo stesso frame rate della GH5. Come la sorella piccola in high speed non è registrato l’audio, e sul display un’icona ce lo ricorda. Ci sarebbe piaciuto che la S1R anche a 150 o 180p mantenesse la qualità visiva del Full HD standard, ma come abbiamo visto quasi sempre, c’è un piccolo degrado, con una differenza più o meno analoga a quella che abbiamo visto tra il 4K ed il Full HD normale. In modalità ad alta velocità viene aggiunto un piccolo fattore di crop aggiuntivo, che abbiamo misurato in 1,06x, per un totale di circa 1,16x rispetto al pieno sensore, quindi un valore decisamente interessante.

Audio al top

A supporto della registrazione video, la sezione audio si conferma al top. Come avevamo riscontrato già sulla prima GH5 due anni fa, il sistema microfonico integrato riesce a catturare l’audio, in maniera ottimale e con una grande qualità. I livelli si gestiscono bene sia in modalità automatica che in manuale, dove possono essere gestiti anche programmando i tasti cursori, che come detto sono liberi da funzioni, in default. Sono presenti sia un ingresso mini jack da 3.5 mm che l’opzione DMW-XLR1 da montare sulla slitta flash hot shoe, che fornisce due ingressi nativi XLR, con alimentazione phantom +48V e tutte le opzioni tipiche delle videocamere professionali.

Una nuova specie?

Come al solito arriva il momento di tirare delle conclusioni. Panasonic con la S1R ha mostrato di aver messo in campo tutta la sua esperienza nel settore mirrorless, iniziata ormai 11 anni fa con la G1, in una fotocamera unica nel suo genere, in controtendenza rispetto agli altri costruttori, quindi imponente e poco leggera. Una macchina ‘di peso’, ove tutto è proporzionato, e ben armonizzato.
La qualità fotografica è ineccepibile, ed al momento la S1R rappresenta il top  della risoluzione e delle prestazioni del sensore tout court. Certo, non stiamo parlando di una velocista pensata per lo sport, ma con la definizione e la modalità high resolution da 187 MP intercetterà tanti interessati più alla definizione che alla rapidità.
Tutto perfetto, quindi? Ci sono piccoli affinamenti che (speriamo) si possono fare nel software, ma per il resto le perplessità sono limitate solo all’uso video, dove la macchina mostra da un lato delle prestazioni eccellenti, con una grande qualità visiva nonostante il pixel binning, con un fattore di crop minimo e rolling shutter estremamente contenuto. Tuttavia allo stesso tempo non sono presenti codec interni adeguati al resto. Chi intende farne un uso video professionale dovrà dotarsi di un registratore esterno da sfruttare quando nella scena sono presenti elementi complessi da comprimere in 100 Mbps. È un vero peccato che al momento l’upgrade software DMW-SFU2 non sia disponibile per l’S1R.
I fotografi che si occupano anche di video avrebbero trovato in un solo apparecchio ciò che serve loro, dovranno invece valutare anche le caratteristiche della S1, definita da Panasonic l’ibrida tra foto e video, dotata di un sensore meno risoluto, e la S1H destinata invece alle produzioni video. Del resto sappiamo, e la prova lo conferma ancora una volta, che la macchina perfetta non esiste ancora.
Per finire, il rapporto prezzo prestazioni: la S1R costa tanto, ed anche le sue ottiche non contribuiscono a rendere economico il pacchetto . È evidente che Panasonic non cerca di attrarre clienti con il prezzo, ma vuole che la macchina diventi una ‘solida realtà’, e magari anche uno status symbol, un po’ come delle autovetture o delle motociclette in genere tinte di rosso.
In ogni caso, considerando le prestazioni ed alcune caratteristiche (come il viewfinder da primato), fanno sì che il rapporto qualità prezzo si possa comunque ritenere corretto.

Paolo Castellano

Pagella

ESTETICA         8/10
Forme generose ed armoniose, con un grande (e finto) pentaprisma a sottolineare l’importanza del viewfinder, circondato da un anello in gomma.
COSTRUZIONE     9/10
Eccellente, perfetta da ogni punto di vista. Qualità jap – anche se la macchina è ‘made in China’ – dei componenti. Metalli e plastiche pregiate, montaggio e finiture ottime, corpo tropicalizzato per resistere a polvere ed umidità.
VERSATILITA’   8/10
Prestazioni elevate sia in ambito video che fotografico. Le dimensioni importanti potrebbero essere un problema per foto e video reporter che viaggiano spesso in aereo o che vogliano passare inosservati; al contrario sono un plus per chi vuole dimostrare il suo status.
PRESTAZIONI         9/10
Ottima resa fotografica in tutte le condizioni di luminosità; rolling shutter contenuto, immagini fotografiche molto belle, grazie a sensore innovativo. Video penalizzato da codec non adeguati alle qualità complessive ed in parte dal pixel binning.
RAPPORTO Q/P        8/10
Nonostante il costo decisamente elevato, il rapporto qualità/prezzo è corretto, considerando le prestazioni e la versatilità.

PRO
✔  Viewfinder da primato
✔  Resa fotografica
✔  Modalità high resolution da 187 MP
✔  High Speed Recording sino a 180 fps
✔  Sezione audio eccellente
✔  Focus stacking, time lapse e stop motion integrati
CONTRO
✔  Codec video non adeguati alla classe della macchina
✔  Peso e ingombro notevoli
✔  Parco ottiche da sviluppare
✔  Prezzo molto alto

Costruttore:  Panasonic Corporation, Giappone
Distributore: Panasonic Italia, viale dell’Innovazione 3, 20126 Milano tel. 02 67881- www.panasonic.it

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

Sensore: 35mm full-frame (36.0 x 24.0mm) da 47,3MP effettivi
Fattore di Crop: 1x fotografico, 1,09x video 4K UHD
Autofocus: Panasonic DPD a di contrasto, 225 aree di maf e Joystick  (focus lever). Modalità singola e continua, con tracking e Face/Eye/Body/Animal Detection
Monitor: OLED touch da 3.2” (8 cm) e 2.1 milioni di punti
Viewfinder: LVF OLED da 5.7 Mpunti e 120 fps; copertura 100%, ingrandimento 0,78x.
Stabilizzazione:  su 5-assi (+5.5-stop), con ottiche compatibili Dual I.S. (+ 6.0-stop).
Raffica: 9 fps (RAW 14bit ott. mecc. AF su primo frame), 6 fps con AF/AE per ogni fot.
Funzioni extra: foto 6K/4K da video fino a 60 fps, post focus/focus, time lapse, stop m
Tropicalizzazione: Si, corpo impermeabile ad umidità, spruzzi d’acqua e polvere.
Registr.ne video 4K: UHD 3820×2160 @ 24/25/30/50/60p con pixel binning e crop 1.09x
Formati file video: MP4 ed AVCHD, con codec 8 bit  4:2:0  codec IBP con campionamento 4:2:0 fino a 150Mbps (solo a 50/60p) o 100 Mbps (24,25, 30p)
Uscita video: HDMI standard tipo A, con segnale 4K 4:2:2 a 8 bit non compresso, eccetto 4K a 50/60p 4:2:0 a 8bit. Dispositivo hardware per il blocco del cavo
Registrazione di Video ad alta velocità: Fino a 180fps in full HD con crop immagine
Massima durata di registrazione video: 4K 15’, Full HD Illimitata, High Speed 10’
Slot memory card: Doppio slot per Card XQD ed SDXC UHS II ad alte prestazioni
Ingresso microfonico: Mini jack da 3.5 mm, in audio XLR optional con interfaccia DMW-XLR1 dotata di comandi fisici per phantom +48V, Gain, Low cut, linea/mic
Uscita cuffie: mini jack da 3.5 mm
Dimensioni e peso: 148.9 x 110.0 x 96.7 mm, c-ca 1020 grammi con batteria e scheda
Accessori in dotazione: copertura attacco a slitta, conchiglia oculare, tappi vari, tracolla, batteria DMW-BLJ31, caricabatterie, adattatore CA, cavo di alimentazione CA, Cavo di connessione USB (C-C), cavo di connessione USB (A-C), blocca cavi
Software in dotazione: PHOTOfunSTUDIO 10.1PE e Silkypix Developer Studio SE 8

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