Il 2018, fotograficamente parlando, passerà probabilmente alla storia poiché Canon e Nikon, detentori delle maggiori quote di mercato delle reflex digitali, sono entrati ufficialmente (e quasi simultaneamente), nell’era mirrorless professionale. Nikon ha lanciato per prima la sua proposta, la serie Z (prova della Z7 sul Tutto Digitale 125); Canon ha scelto di farlo un minuto dopo, ed entrambe probabilmente sono state anche condizionate dal momento in cui i mirini elettronici hanno raggiunto risoluzioni e rese qualitative affini ai mirini ottici, prerogativa delle macchine dotate di specchio e pentaprisma.
Canon fa il suo ingresso nel settore mirrorless con una macchina che presenta dati tecnici molto interessanti, una flangia per il montaggio delle ottiche che guarda verso il futuro, ed un costo tutto sommato accessibile, soprattutto osservando il catalogo di casa e la sorella ben più costosa, 5D Mk IV, dotata di un sensore molto simile ed un processore più datato.
Già con la piccola EOS M50, che abbiamo provato alcuni mesi fa, Canon aveva mostrato la volontà di fare sul serio nelle mirrorless, mettendo su quella compatta APS-C alcune novità assolute, tra cui il nuovo processore Digic 8 ed supporto per i file RAW CR3 a 14 bit con la modalità compressa C-RAW. Ora, con la EOS R, il salto ‘nel nuovo che avanza’ è ancora più netto.
Vecchio, eppur sì giovane
Nato nel 1987, l’attacco EF ha fatto la storia della fotografia e della cinematografia recente. Il suo successo è testimoniato dal fatto che numerosi produttori lo hanno scelto come formato standard per le loro macchine da presa. Il parco ottiche è praticamente infinito, con modelli ovviamente firmati Canon e tanti di altre marche diverse, proposti a prezzi per tutte le tasche.
Il sistema RF che debutta sulla EOS R conserva lo stesso diametro interno, 54 mm, ma la distanza focale della flangia scende a 20 mm rispetto ai 44 mm dell’EF. Questa riduzione comporta una serie notevole di vantaggi. Innanzitutto fornisce ai progettisti la possibilità di realizzare ottiche grandangolari e soprattutto zoom, con aperture stratosferiche, e di poter avere obiettivi con un’uniformità periferica maggiore, soprattutto alle focali al di sotto dei 50 mm.
E non è tutto: la distanza ridotta a 20 mm permette di poter adattare, senza problemi, tutti gli obiettivi che erano stati studiati per attacchi con distanze focali superiori. Restando in casa Canon, non solo EF ma anche EF-S, TS-E e MP-E potranno essere supportati con successo: per gli EF/EF-S la casa del logo rosso ha già messo a disposizione una serie di tre adattatori, di cui due con caratteristiche decisamente interessanti.
Il più semplice ed economico è il Mount Adapter EF-EOS R. Il secondo, dispone invece di un anello di controllo, che aggiunge alla fotocamera una ghiera con funzione personalizzabile. La terza scelta, che sarà certamente apprezzatissima, è un modello dotato di slot per filtro drop-in; come in un matte box cinematografico, si possono infilare dei filtri, tra cui un clear, un polarizzatore ed un filtro ND variabile. Aggiungere i filtri a valle dell’ottica ne semplifica notevolmente la gestione; cambiando ottica non bisogna smontarli e rimontarli da una parte all’altra. Il filtro ND variabile, praticamente annegato nel corpo, fornisce alla fotocamera una funzione sinora riservata alle videocamere professionali. Per ridurre la luce in ingresso non bisognerà ricorrere necessariamente alla chiusura del diaframma o all’utilizzo di shutter con tempi molto rapidi.
Gli obiettivi EF-S sono stati progettati per coprire sensori APS-C, e quando vengono adattati, la fotocamera li riconosce ed applica automaticamente un crop generando foto da 11,6 MP, che corrispondono al cerchio immagine più piccolo degli obiettivi della serie EF-S. Tutte le ottiche supportano il Canon DLO, digital lens optimizer, che consente di avere file RAW che tengono già conto delle correzioni elettroniche delle lenti.
Ottiche native
La disponibilità dei convertitori che non inducono alcuna perdita fornisce alla EOS R un parco ottiche enorme, ma Canon ha già predisposto una roadmap per lo sviluppo di tante ottiche native. Al momento quelle create ex novo per questo attacco ottico sono quattro, di cui tre della serie L, quella con il cerchio rosso (ad indicare l’appartenenza alla serie più preziosa di Canon). Al tuttofare RF 24-105mm F/4L IS USM ed al RF 35mm f/1.8 macro, si aggiungono due obiettivi davvero top class; l’RF 50mm F/1.2L USM, che garantisce luminosità e bokeh straordinari, e lo zoom RF 28-70mm F/2 L USM, che porta per la prima volta su una focale così estesa, l’apertura costante F/2.
In realtà, per il test abbiamo ricevuto ufficialmente da Canon Italia la macchina con il solo RF 35mm f/1.8 macro e un adattatore; tuttavia, grazie all’amicizia personale con John Doe (*), siamo riusciti a disporre anche del 24-105mm F/4 L e soprattutto il 50mm F/1.2L USM, e di una utilissima power grip.
Attenzione però, la qualità si paga, e non solo sotto il profilo monetario. Gli obiettivi sono tutti piuttosto pesanti ed ingombranti; il cinquantino, ad esempio, pesa poco meno di 1000 grammi. Da segnalare la presenza su tutte le ottiche di una ghiera aggiuntiva, che di default è assegnata al comando dell’iris, ma che può essere personalizzata molto facilmente, grazie al pratico menu visivo di assegnazione dei tasti funzione.
(*nome abitualmente utilizzato, soprattutto in USA, per identificare una persona di sesso maschile la cui reale identità non è nota o va comunque ignorata).
12 è meglio di 8
Oltre alla distanza ridotta del piano focale, il nuovo mount dispone di 12 contatti elettrici per consentire uno scambio dati più corposo e veloce tra obiettivo e fotocamera gettando le basi per una nuova filosofia. L’ottica non è più un elemento passivo, ma viene promossa ad intelligenza aggiuntiva, una sorta di espansione alle capacità computazionali della macchina. I pin aggiuntivi garantiscono uno scambio dati di quantità e velocità decisamente maggiore, un’interazione senza precedenti tra i due elementi, obiettivo e corpo; anche il nuovo sistema di stabilizzazione, Dual Sensing IS, prende vantaggio da ciò. L’ottica riceve i dati giroscopici ricevuti dai sensori della macchina, e riesce a capire se le correzioni suggerite dal processore Digic 8 della EOS R, sono sufficienti o se ne devono essere effettuate altre.
E’ grazie a questo che per la prima volta un obiettivo riesce ad avere un vantaggio di 5 stop sulla stabilizzazione.
AF DP: simply the best
Sin dal suo debutto nel 2013, la tecnologia per l’auto focusing “Dual Pixel” di Canon rappresenta una certezza assoluta, e questa camera non rappresenta un’eccezione. Il sistema della EOS R porta il sistema a raggiungere vette elevatissime; è integrato sul sensore con oltre 5 milioni di punti con copertura verticale del 100% ed orizzontale dell’88%. L’autofocus è sia veloce che accurato, ed è dotato di tutte le caratteristiche più recenti, come la rilevazione di volti e degli occhi. Le modalità presenti sono chiamate AF One Shot per la singola selezione e Servo AF per quella con il tracking; quest’ultima capisce quando gli ostacoli nascondono momentaneamente il soggetto e si predispone immediatamente per il suo ritorno in scena.
La selezione del punto, del soggetto o del volto si effettua primariamente tramite touch screen, che anche sotto questo aspetto è molto efficace. Lo schermo può essere utilizzato come pad, ossia utilizzando il viewfinder per osservare l’inquadratura, a schermo spento, il touch resta attivo e permette di scegliere l’area di fuoco.
Si può scegliere di utilizzare sia la modalità assoluta o relativa, ed anche limitare l’area sensibile per evitare di spostare il punto di fuoco toccando lo schermo con il naso.
A completare questo quadro avanzato, c’è la capacità dell’autofocus di funzionare in assenza pressoché totale di luminosità. I dati tecnici dicono -6EV con l’obiettivo 50mm F1.2; la 5D Mk IV si fermava a -3EV, la luce di candela.
Per dare l’idea di quanto sia scuro un ambiente a -6 EV, l’occhio umano impiega un minuto ad adattarsi e far scorgere solo i bordi degli oggetti. Le ottime prestazioni dell’autofocus non lasciano però scoperta un’altra area, quella del fuoco manuale, che prevede le utili ed essenziali assistenze peaking ed ingrandimento, con indicatore di distanza in tempo reale sia per foto che filmati, ma soprattutto il sistema guida del dual pixel, mutuato dalla cinema camera EOS C300 Mk II, che mostra sul display due piccole frecce divergenti che si sovrappongono quando il fuoco è perfetto.
Heart & brain
Abbiamo parlato di tanti aspetti tecnici, tralasciando cuore e cervello della macchina, sensore e processore. Il primo deriva direttamente, dall’unità della EOS 5D Mk IV; Canon ha scelto la strada della continuità evolvendo un’unità eccellente, piuttosto che una realizzazione ex novo che avrebbe comportato costi per l’utente più elevati. Ha una risoluzione molto elevata, 30,3 MP effettivi, e delle ottime doti di gamma dinamica e di resa agli alti ISO.
L’adozione del processore Digic 8, rispetto al Digic 6 utilizzato dalla 5D Mk IV, ha consentito di ottenere una riduzione rumore più efficace con guadagno molto elevato. La sensibilità ISO nativa è compresa tra 100 e 40.000, in modalità estesa invece spazia tra 50 e 102.400. Il Digic 8 permette la riduzione rumore anche sul video 4K, cosa che non era attiva sulla 5D Mk IV, pertanto migliorano le rese ad alti ISO. In 4K la modalità standard si ferma a 12.800 ISO, tuttavia nella modalità estesa si può arrivare comunque fino a 102.000.
Il Digic 8 ha portato una serie di benefici, quindi, ma come sulla 5D Mk IV, per i video 4K, viene utilizzata solo la parte centrale del sensore, determinando pertanto un fattore di crop risultante di circa 1,8x. In Full HD, la potenza del processore è sufficiente a poter gestire tutto il sensore e poi effettuare un downscaling, lasciando pertanto il fattore di crop ad 1.0x.
Veloce e silenziosa
La velocità massima della raffica raggiunge gli 8 fps con one shot AF e 5 fps con servo AF e AE, il tutto nel silenzio più assoluto, utilizzando l’otturatore elettronico. Migliorato comunque anche quello meccanico, molto silenzioso, con una durata aumentata a 200.000 scatti rispetto ai 150.000 della 5D Mk IV.
La velocità consentita dal singolo slot SDXC UHS-II permette di gestire dei buffer di scrittura molto ampi. Il numero massimo di foto continue memorizzabili cambia a seconda del formato file prescelto, in molti casi si sta sui 100 fotogrammi. La dimensione dei file JPEG generati in macchina, a piena risoluzione e qualità, è di circa 8,3 MB, mentre RAW e C-RAW occupano rispettivamente 31,3 e 17,3 MB. Esiste tuttavia la possibilità di registrare anche i dati raccolti dal Dual Pixel, che consente, in post produzione, di effettuare delle micro regolazioni sul fuoco; in questo caso la dimensione arriva a 55,2 MB per i DP RAW e 27,8 per i DP C-RAW. Nota positiva: sulla 5D Mk IV non è possibile salvare in RAW e JPEG alla massima qualità simultaneamente, la EOS R può farlo.
Ergonomics
Già osservando la camera si nota uno studio attento da parte di Canon nella definizione dello stile e della parte ergonomica. A dire il vero, come già accennato nel corso della anteprime pubblicate sulla macchina, sulle prime senza una guida (o l’analisi in profondità del manuale…) è difficile gestire tutto al meglio; bisogna quindi mettere in preventivo un po’ di tempo per, diciamo così, l’imprinting…
Ciò premesso, dettagli come il blocchetto di accensione e la rotella multifunzione posteriore, entrambi realizzati a filo con la scocca esterna, denotano una cura che va oltre l’essenziale. Entrambi hanno un profilo trapezoidale per massimizzare la superficie di contatto con il dito. L’aspetto complessivo della camera ricorda molto quello di una reflex, con tanto di finto e snello pentaprisma ubicato nella parte centrale; le forme tondeggianti e compatte al punto giusto consentono una presa sicura e comoda, agevolando anche il primo contatto e fornendo una sensazione di sicurezza. Il peso si riduce di circa 200 grammi, così come il volume, rispetto alla sorella reflex.
I comandi fisici sono una novità rispetto a quelli classici di Canon; rispetto alla 5D Mk IV manca la rotella delle modalità, ed è presente una rotella multifunzione in più nella parte posteriore, che ha un tasto integrato nella parte centrale, Mode, che serve appunto per richiamare le modalità, da selezionare tramite un apposito menu grafico.
Le modalità fotografiche e video sono separate, con memorie dei setting di ripresa distinte per entrambe. Tra le modalità debutta la nuova Fv, dove la F sta per flessibile, una modalità ibrida tra manuale e priorità; con questa impostazione, di default, tempi, apertura ed ISO sono in automatico, ma l’utente può impostare manualmente una o più funzioni, e la macchina adegua le altre automaticamente. In modalità manuale, di default, la rotella anteriore è dedicata ai tempi e quella posteriore assegnata agli ISO. Per il diaframma c’è la ghiera presente sulle nuove ottiche.
Centrale per l’operatività della macchina è il menu Q, che si attiva con il tasto centrale. Da questo, visivamente, si possono attivare e regolare tutte le funzioni di ripresa, sfruttando touch e i tasti fisici. Manca il joystick per la selezione del punto di fuoco, che è stato sostituito da un comando inedito, la barra M-Fn, che probabilmente vedremo su tutti i modelli futuri Canon. Una volta che viene assegnata a questa una funzione, strisciando con il dito si regola la funzione come se fosse una touch pad di un PC portatile. Premendo direttamente sulle frecce poste alle sue estremità, funziona invece come due tasti distinti. Per evitare azionamenti indesiderati, è possibile attivare il blocco automatico della barra; per riattivarla basta poggiare il dito per un paio di secondi. Il grosso vantaggio della barra rispetto ad una classica rotella è che il suo azionamento non genera rumore o vibrazioni, deleteri per le riprese video. Oltre che con il touch, le funzioni del joystick per la selezione dell’area di fuoco possono essere effettuate con i tasti di direzione posti attorno al tasto Q/set, o, attivandola, tramite le rotelle anteriore e posteriore, ciascuna addetta allo scorrimento in orizzontale e verticale.
Nella parte superiore il classico display LCD è sostituito da una bella unità dot matrix, che dona un tocco di modernità al look e fornisce una visione migliore rispetto ai cristalli liquidi; per migliorare ulteriormente la lettura, è possibile invertire l’aspetto di testo e sfondo, tra bianco e nero; l’unità mostra, anche a macchina spenta, la modalità di registrazione corrente. Le impostazioni mostrate sono tante ed utili, e premendo il tasto lampadina posto accanto si può commutare il piccolo schermo su un’altra pagina, che mostra altre informazioni.
A completare l’ergonomia della macchina l’interazione con gli smart devices, telefoni e tablet, con l’app gratuita, ben realizzata e completa di tutte le tecnologie più recenti. La presenza del Bluetooth a bassa potenza permette la comunicazione anche a macchina spenta senza dover aprire la borsa per sfogliare o trasferire le foto. Si può attivare anche il trasferimento automatico delle immagini; la fotocamera non è dotata di GPS interno, e per il geotagging si appoggia pertanto ai dati di posizione dati dallo smartphone.
Buona visione!
Il monitor, da 3,15” e 2.1 milioni di punti, fornisce una visione ottimale ed è articolato sapientemente; in tal modo è possibile l’orientamento in tutte le posizioni, anche quella frontale, che un tempo occorreva all’intervistato e che ora viene utilizzata soprattutto per i selfie e la creazione di video personali.
Il display è dotato di funzionalità touch che coprono tutte le necessità. Possono essere utilizzate sia in fase di ripresa per il fuoco, lo scatto o per la personalizzazione delle opzioni, sia in fase di riproduzione, per sfogliare e gestire la galleria fotografica.
Il mirino elettronico è basato su un ottimo pannello OLED da 0,5” analogo a quello dei migliori concorrenti. È dotato di una risoluzione di 3,69 milioni di punti con una copertura del 100% del quadro ed un fattore di ingrandimento di 0,76x. Visualizza le immagini in maniera corretta con un livello di dettaglio e contrasto molto elevato. Dimensioni e risoluzione sono perfettamente coincidenti ai pannelli utilizzati da Nikon, Panasonic, Sony e Fujifilm nei propri modelli di punta. Molta cura è stata posta nella realizzazione degli elementi ottici, che permettono una visione accurata anche se l’occhio non è perfettamente centrato all’interno del mirino. Chi porta gli occhiali farà solo un po’ di fatica a vedere il logo rec durante la registrazione, in quanto appare in maniera leggermente periferica, nell’angolo in alto a destra.
Vado ai tropici
Come buona parte delle macchine di recente presentazione, la EOS R è certificata per essere tropicalizzata, resistente quindi a condizioni di lavoro difficili, con spruzzi d’acqua ed esposizione a polvere, anche minuta, con caldo e freddo sino a 0°C. Gli sportelli di protezione delle porte sono ben realizzati così come tutte le guarnizioni, inclusa, quella removibile, del connettore elettrico per il battery grip opzionale.
Sul lato destro, uno sportello ben realizzato protegge l’unico slot SDXC UHS-II, in grado di supportare data rate sino a 312 MBps e quindi oltre 2 Gbps.
Sul lato sinistro delle protezioni ben realizzate in gomma nascondono tre sezioni indipendenti. La parte audio dispone di due porte mini jack da 3,5mm, una di uscita stereofonica per le cuffie ed una per l’ingresso, sempre stereo, che supporta sia segnali di linea che microfonici, con i livelli regolabili tramite menu.
Un secondo sportellino protegge la porta HDMI type C, mini, quindi maggiorata rispetto alle type D presenti su molte fotocamere, e la porta dati e di alimentazione USB 3.1 type C. Infine la terza protezione cela il terminale E3 per il controllo remoto via cavo.
La sezione alimentazione prevede l’utilizzo della seconda serie di batterie DSLR Canon, le LP-E6N, ma le vecchie LP-E6 sono comunque compatibili. L’autonomia dichiarata con una singola carica è di 370 foto a 23°C e 350 a 0°C. Nel nostro test abbiamo utilizzato anche il battery grip opzionale BG-E22, equipaggiato con due batterie LP-E6N; la scorta di potenza si è sempre dimostrata inesauribile, consentendoci di effettuare numerose sessioni di shooting fotografici e video senza che la carica scendesse al di sotto del 50%. La carica via USB richiede l’alimentatore opzionale PD-E1, il cui costo non è propriamente popolare, essendo di circa 200,00 Euro.
Canon sconsiglia vivamente l’utilizzo di caricabatterie standard USB di altri dispositivi.
Si scatta
Dal punto di vista fotografico, non ci sono sorprese. Il livello qualitativo è lo stesso, eccellente, della 5D Mk IV, che in poche parole colloca la EOS R nell’olimpo delle macchine fotografiche. La resa è perfetta in qualsiasi condizione d’utilizzo, di giorno, di notte, con luce naturale o artificiale. Il rumore è sempre ridottissimo, al contrario della gamma dinamica che è sempre altissima. Spettacolare la resa di texture difficili, come le cromature a specchio e le stoffe riflettenti, così come gli incarnati. è veramente difficile, se non impossibile, trovare difetti in quest’area di lavoro.
L’autofocus Dual Pixel, ulteriormente migliorato, consente di tralasciare completamente questo aspetto per potersi dedicare con maggiore attenzione alla ricerca dell’inquadratura perfetta, anche nelle situazioni più concitate. Già in velocità standard è rapidissimo; aumentandola diviene addirittura fulmineo, come testimonia il tempo necessario a mettere a fuoco, 0,005 s.
La modalità tracking/riconoscimento volti funziona benissimo, anche se è programmata per attendere qualche istante prima di cominciare ad inseguire un volto. La logica distingue gli ostacoli che nascondono il soggetto, e lo intercettano immediatamente non appena torna in campo. L’impostazione di base per il riconoscimento degli occhi è molto articolata, ed automaticamente punta il fuoco sull’iride più vicina, ma con i tasti cursori ci si può spostare sull’altra. Nella versione di firmware attuale, il riconoscimento occhi è attivo solo in modalità One Shot.
Degna erede
Sembra ieri, ma sono passati dieci anni da quando il 17 Settembre 2008, l’arrivo sul mercato di una fotocamera ha cambiato completamente la storia del videomaking. Era nata la Canon 5D Mk II, che ha permesso ad una schiera vastissima di utenti di avere a disposizione un sensore di dimensioni super ad un costo accessibile. Finalmente era possibile creare il film look grazie al bokeh garantito da elemento fotosensibile ed ottiche full frame. Oggi tocca alla EOS R raccogliere il testimone e portare avanti questa tradizione che ha costituito per Canon un decennio di grande successo.
Dal punto di vista qualitativo la EOS R non delude e conferma appieno le attese. Tutte le cose dette per il reparto fotografico valgono per la sezione delle immagini in movimento, con la stessa capacità di cogliere dettagli, gamma dinamica e colore, anche nella modalità standard. La qualità complessiva è elevatissima e la ‘pasta’ gradevole, tipica della tradizione Canon.
Rispetto alla 5D Mk IV ci sono dei progressi, come la dotazione di serie del Canon Log, che consente di preservare al massimo possibile la gamma dinamica pur non aumentando la dimensione dei file. In 4K ed o Full HD i codec utilizzabili sono due; se si vuol badare meno allo spazio occupato, si può optare per la codifica I-Frame, intra frame, in cui ogni fotogramma subisce una compressione indipendente. Tale tipo di codifica è meno efficiente, nel senso che per ottenere lo stesso livello di qualità è necessario un bitrate maggiore, e quindi la scheda di memoria si esaurirà più rapidamente. In teoria un altro vantaggio sarebbe nel minor requisito hardware da parte del PC utilizzato nel montaggio, ma negli ultimi anni i decoder sono stati migliorati in maniera consistente azzerando quasi le differenze, rispetto all’altro codec disponibile, sempre H264 ma IBP, in cui l’interdipendenza tra gruppi di fotogrammi permette di ottenere una buona qualità anche con bitrate inferiori.
Nel caso specifico della EOS R, l’I-Frame ha un data rate di 480 Mbps in 4K UHD e 180 Mbps in Full HD, mentre in IBP sono rispettivamente 180 e 60 Mbps, insomma valori di tutto rispetto, soprattutto considerando che trattasi di file 4:2:0 ad 8 bit. Nota positiva, per i lavori più importanti, di poter registrare esternamente, via HDMI, in 4:2:2 a 10 bit, con il profilo Canon Log. Attivando il 10 bit, la registrazione interna viene disabilitata.
La macchina formatta e registra sulle schede SD con il file system ExFat, quindi i singoli file possono essere più grandi di 4 GB, tuttavia resta il classico limite di 29’ e 59” di registrazione continua, motivato da regole doganali. Durante l’uso intenso che abbiamo fatto della macchina, non abbiamo mai riscontrato inconvenienti, come interruzioni della registrazione per surriscaldamento.
E che crop!
La stretta derivazione della EOS R dalla 5D Mark IV però le fa ereditare anche alcuni limiti, che qualche tempo fa erano più digeribili. Ci riferiamo ad alcuni dati che si leggono in scheda tecnica. In 4K non si va oltre i 30p, ed in Full HD il massimo è 60p. Per andare a 100 o 120, bisogna scendere a 1280×720 pixel, mentre ormai quasi tutte le concorrenti supportano questi frame rate a 1920×1080.
C’è però un’altro limite, a costituire un problema per i video maker. In 4K la macchina, forse per limiti del processore, non sfrutta tutta la dimensione del sensore, ma ne utilizza solo una parte, e precisamente i pixel centrali; ciò comporta l’introduzione di un fattore di crop di circa 1,8x, che allunga di quasi il doppio le focali degli obiettivi. Per superare questo problema, il videomaker dovrà aggiungere al proprio corredo uno o più obiettivi super grandangolari.
Non c’è da temere, la casa madre sta lavorando su questo aspetto; notizia di oggi, mentre scriviamo l’articolo, la scoperta di un brevetto Canon per la realizzazione di un obiettivo zoom supergrandangolare davvero speciale, un RF 12-21mm F1.4, un record possibile grazie al nuovo innesto.
Impostando la registrazione in Full HD, il fattore di crop scompare, e si può sfruttare l’area del sensore per intero, tuttavia la qualità dei file registrati è di tutt’altro livello. Anche se si osservano le immagini sullo stesso monitor Full HD, le immagini appaiono più sfocate e scialbe se confrontate rispetto a quelle girate in 4K.
Comunque stabile
Alla presentazione in molti hanno storto il naso per l’assenza dell’IBIS, In Body Image Stabilizer, che è stato adottato da vari concorrenti. Nell’uso reale però dobbiamo confermare quanto affermato da Canon; raramente se ne sente la mancanza, almeno quando si utilizza un obiettivo stabilizzato con la nuova tecnologia Dual Sensing IS, come l’ RF 24-105 F/4 L di cui disponevamo per questa prova. Test probante poiché con il fattore di crop la focale equivalente arriva a circa 200 mm, e con essa la voglia di avvicinare soggetti lontani. Attivando e disattivando lo stabilizzatore tramite lo switch presente direttamente sull’ottica, si vede che i 5 stop di stabilizzazione dichiarati sono assolutamente realistici. Tuttavia a sorprenderci è stato l’utilizzo dell’altro obiettivo che avevamo in prova, il 50 mm F1.2 L, non stabilizzato. Probabilmente grazie al peso ed al bilanciamento dell’intero sistema, costituito da macchina, ottica e battery grip, abbiamo potuto effettuare riprese a mano libera senza che fossero eccessivamente mosse, e sono risultate sfruttabili in una produzione video professionale, soprattutto inquadrando soggetti vicini. Inoltre, rinunciando ad altro grandangolo, è possibile attivare lo stabilizzatore elettronico, dotato di due step di utilizzo, quindi con due livelli di ingrandimento supplementare; nella modalità più spinta riesce a garantire ben 5 stop di vantaggio ed effettivamente può tornare utile in molte occasioni.
AF per il video
Dell’autofocus dual pixel abbiamo già parlato prima, analizzando gli aspetti tecnici della fotocamera; in video le sue doti vengono esaltate ancor maggiormente. Nel filmato che accompagna questa prova, che troverete già sul nostro canale YouTube, è evidente quanto il sistema sia rapido ed efficiente, nonostante abbiamo voluto limitare la velocità rispetto a quella standard per non avere transizioni fulminee ed esaltare lo sfocato prodotto dagli obiettivi, ed in particolare dall’RF 50mm F/1.2L USM. Con l’automatico si possono fare cose impossibili per il fuoco manuale, invertendo la classica prerogativa dei professionisti, che per avere risultati ottimali erano costretti ad utilizzare il fuoco manuale. Le assistenze al fuoco manuale sono comunque utilissime, sia quando si vogliono creare effetti ad hoc, sia quando si utilizzano obiettivi cinema rigorosamente privi di autofocus.
Non teme il buio
Il sensore della EOS R è del tipo rolling shutter e quindi gli effetti correlati sono presenti, ma in maniera gestibile.
Oltre al test canonico, effettuato inquadrando soggetti estesi verticalmente e muovendo rapidamente la camera in orizzontale, per il rolling shutter, è significativa la clip con i performer cosplay Jem e Mirko (in alto a destra); movimenti estremamente rapidi generano una deformazione laterale dei soggetti che non è fastidiosa. Sono visibili delle sottili fasce bianche, i difetti di flash banding, dovuti ai flash di terzi ed al tempo molto rapido utilizzato per lo shutter; non disponendo di un filtro ND per contrastare l’eccesso di luce catturato dal 50mm F1.2, avevamo impostato il tempo ad 1/4000s. Utilizzando focali lunghe ed inquadrando soggetti lontani, un leggero effetto wobble sottolinea vibrazioni e scuotimenti delle riprese effettuate senza stabilizzatore ottico, che quindi, quando possibile, andrebbe sempre utilizzato.
Il dato tecnico dell’estensione ISO, che si spinge nativamente sino a 40.000 fa intuire quelle che possono essere le prestazioni video in condizioni di scarsa luminosità. La macchina tiene bene valori alti, sebbene quando si utilizzano obiettivi nobili come l’RF 50mm F1.2, la luce in ingresso è così tanta che si possono tenere sempre valori di guadagno molto bassi. Quando è comunque necessario salire con gli ISO, appare sulle immagini una sottile grana scura, neutra, non particolarmente fastidiosa, grazie alla tendenza a non introdurre i deleteri falsi colori.
Slow & Fast Motion
In 4K il frame rate massimo di ripresa è 30p, cosa che inevitabilmente cozza con le necessità di realizzare slowmotion fluidi. Scendendo in Full HD si può arrivare fino a 50/60 fps a seconda dello standard video (PAL/NTSC) impostato. Stesso dicasi per l’alta velocità di 100/120 fps che si raggiunge solo in HD a 1280×720 pixel. La differenza qualitativa è notevole, ma potrebbe essere comunque possibile conciliare nello stesso montaggio 4K le clip realizzate a 100 o 120 fps, specialmente impiegandole in picture in picture di dimensioni ridotte. Già in macchina è presente la funzione per realizzare time lapse in video 4K, permettendo di ottimizzare le catture per il fast motion.
OK, il prezzo è giusto
Dopo aver analizzato la parte tecnica, veniamo a qualche nota sulla parte economica. La Canon EOS R è una macchina eccellente, e fornisce al fotografo tutti gli strumenti necessari per realizzare foto perfette in qualsiasi condizione di uso e luminosità. Allo stesso tempo rappresenta anche una degna erede della EOS 5D Mk II, l’antesignana delle foto-cinema-camera, generando filmati 4K UHD di qualità assoluta, sebbene richieda, in questo ambito, di scendere ad alcuni compromessi; ci riferiamo in primis al fattore di crop in 4K di 1,8x ed alla impossibilità di spingersi su elevati valori di frame rate, sia in 4K che in Full HD. L’assenza dello stabilizzatore integrato nel corpo non si fa rimpiangere grazie alla stabilizzazione efficace fornita dalle ottiche giuste; il rolling shutter è presente ma in maniera gestibile. Fra le buone notizie per gli utenti Canon, da segnalare che la EOS R usa le stesse batterie e può utilizzare le stesse ottiche delle reflex, con adattatori ufficiali, facilitando l’ingresso nel sistema senza richiedere spese aggiuntive. La cifra necessaria per l’acquisto della EOS R è sensibilmente più bassa di quella richiesta per la 5D Mk IV, e doti e prestazioni sono molto simili. Le due macchine si differenziano (concezione tecnica a parte) soprattutto per l’ergonomia, con più di un aspetto a favore della mirrorless, che dispone, tra l’altro, di un autofocus migliorato.
Insomma, e il rapporto qualità prezzo della EOS R è molto elevato e rende il suo acquisto decisamente consigliato.