Gli smartphone di oggi offrono prestazioni tali da rendere difficile spingere il consumatore a fare un upgrade da un modello top di gamma ad uno più recente. Offrire qualcosa di tangibile in più non è affatto scontato. Ecco che Huawei continua a cercare di stupire con la sua linea top Mate, orientata agli utenti più esigenti e smaliziati che non si accontentano del meglio offerto dal mercato (per quello c’è la famiglia P), ma cercano proprio quel motivo in più per cambiare. Diretto concorrente del Samsung Galaxy 9 ed anche dei nuovi iPhone Xs, il Mate incorpora tutti i più recenti ritrovati targati Huawei ed Android, con una ricca serie di assi da non poco conto.
Ve li segnaliamo qui, a raffica: tripla fotocamera posteriore, fotocamera selfie da 24 MP con HDR, schermo OLED con definizione 558 ppi e gamut colore DCI-P3, primo processore per smartphone al mondo con tecnologia 7 nanometri, primo smartphone con connettività a 1.4 Gbit/s su reti 4.5G (compatibili), tecnologia di ricarica veloce (70% in 30 minuti) anche wireless, possibilità di funzionare da carica-batterie wireless per altri dispositivi, sensore impronte digitali integrato nello schermo… ed inoltre certificazione IP68 water resistant, doppia SIM card con doppia connettività dati. Non male, vero?
7 nanometri
Rispetto alla maggioranza degli altri produttori, Huawei ha un vantaggio competitivo non da poco: produce direttamente i processori centrali dei suoi dispositivi mediante la controllata HiSilicon. Ne deriva una stretta collaborazione fra chi disegna un nuovo prodotto finito e chi ne realizza i processori che lo fanno funzionare, e l’azienda è in grado di portare alla luce più velocemente idee e innovazioni. Non è un caso che il Kirin 980, cervello degli smartphone Mate 20, sia il primo processore (SoC) al mondo per dispositivi mobili realizzato con processo a 7 nanometri. Per dare un’idea, i più recenti Intel Core i7 per PC sono realizzati con tecnologia a 14 nanometri. Questo significa che la densità di transistor nel dispositivo è maggiore, si riducono i consumi e migliorano le prestazioni. Il Kirin 980 contiene 8 core in tutto, di cui quattro basati su Cortex A76 e quattro su Cortex A55, cui si aggiunge una GPU Mali-G76 e due NPU, i processori neurali dove girano le funzioni basate su intelligenza artificiale.
Il nuovo design ha permesso a Huawei di aumentare quasi del 50% il flusso di informazioni elaborate dal processore di immagine, e realizzare così lo speciale sistema a tre fotocamere di cui parleremo più avanti, con tanto di funzione di registrazione video 4K con compressione H265 più efficiente. Anche la velocità di riconoscimento delle immagini è stata più che raddoppiata, permettendo al Mate 20 di impostare rapidamente la fotocamera per lo scatto, migliorare il riconoscimento facciale e garantire una riproduzione più fluida dei giochi. Sempre il processore centrale abilita, primo al mondo, la connettività 4G di livello cat.21 pari a 1.4 Gbit/s. L’utilizzo di questa funzione necessita che la rete dell’operatore cui si è collegati disponga dell’analoga funzionalità (alcuni operatori in Italia stanno implementando in questi mesi la connettività Gigabit LTE).
Il design slim
Come sempre alla sigla Mate 20 non corrisponde un solo dispositivo ma una famiglia di prodotti. Questa volta ne troviamo 4: il Mate 20, il Mate 20 X, il Mate 20 Pro di cui ci occupiamo in queste pagine, ed infine la versione depotenziata Mate 20 Lite.
Le specifiche tecniche dei primi tre modelli sono di fatto coincidenti, mentre il Mate 20 Lite è un prodotto completamente diverso accomunato agli altri principalmente dal nome e l’aspetto che però sottendono processori meno performanti, un display poco più che Full HD, una piattaforma basata sulla precedente versione di Android (8.1 invece che 9), l’assenza delle tre fotocamere, della connettività Gbit LTE… praticamente di tutti i punti di forza del Mate 20. Teniamo quindi da parte il Lite e occupiamoci del Mate 20 Pro e dei suoi fratelli più vicini basati sulla stessa piattaforma Android e lo stesso processore.
Le differenze sono nello schermo, le dimensioni complessive, la memoria ed il gruppo fotocamere. Tutti sono dotati di display a piena copertura della superficie anteriore, con tanto di “scalino” attorno all’altoparlante originariamente introdotto da parte di una certa mela transoceanica…
Il Mate 20 ed il Mate 20 X hanno un design tradizionale piatto, mentre il Mate 20 Pro è arrotondato ai lati. 20 e 20 Pro hanno praticamente la stessa lunghezza, ma il Pro è leggermente più spesso (8.6 mm contro 8.3 mm) e apprezzabilmente più stretto (72.3 mm contro 77.2 mm), il che rende lo schermo fondamentalmente più piccolo, con 6.39” in formato 19,5:9 contro 6.53” in formato 18,7:9.
Il Mate 20 X ha lo schermo dello stesso formato del 20, con rapporto d’aspetto 18,7:9, ma espanso fino a 7.2” di diagonale; ed infatti le dimensioni complessive crescono fino a 174.6 mm per 85.4 mm, sebbene il 20 Pro si mantenga il più sottile dei tre con 8.2 mm di spessore.
Evidente quindi che i tre modelli si rivolgono ad utenti con diverse esigenze, privilegiando le dimensioni o la maneggevolezza, la risoluzione o la praticità.
Il Mate 20 Pro è senza dubbio il più particolare, innovativo e maneggevole, con una forma che ben si adatta all’utilizzo con una sola mano. I bordi arrotondati rendono l’apparecchio più compatto, garantendo una presa comoda in tutte le condizioni. Lo schermo però è di fatto più stretto e questo significa che le dimensioni dei caratteri saranno più piccole a parità dei contenuto di una pagina. Il Mate 20 ed il 20 X di contro permettono di ingrandire maggiormente i caratteri senza perdere in contenuto lungo la linea di testo, e si confermano più adatti per l’utilizzo di spreadsheet, testo, numeri, email e quant’altro, ma meno maneggevoli specie per chi non ha la mano particolarmente grande.
Nel Mate 20 Pro, come da tradizione, la risoluzione del display è potenziata e raggiunge ben 558 ppi, con 3120 x 1440 pixel all’attivo. Il Mate 20 ed il 20 X si fermano a soli 381 ppi e 2244 x 1080 pixel. Ma serve una simile densità di pixel? Sicuramente superando i 400 ppi l’immagine appare molto più compatta, realistica e precisa, anche i testi più piccoli appaiono più leggibili. Ma le differenze non sono poi così marcate e la risposta in merito al reale vantaggio percepito dall’utente non è scontata: il 20 Pro ad esempio permette di ridurre la risoluzione ad HD+ (1560 x 720 pixel) o FHD+ (2340 x 1080 pixel confrontabile con gli altri due modelli) e sfidiamo l’utente a percepire differenze veramente sostanziali.
Mate 20 Pro e Mate 20 X condividono il sistema fotocamera composto da 3 sensori da 40 (standard), 20 (wide angle) ed 8 (zoom) Megapixel rispettivamente, mentre il 20 è dotato di 3 sensori da 12 (standard), 16 (wide) e 8 (zoom) MP, sempre con ottica Leica. La fotocamera anteriore invece è in tutti e tre i casi da 24 Megapixel f/2.0 con HDR.
Tutti e tre i modelli sono disponibili con 128 GB di memoria e 6 GB di RAM, mentre i 20 / 20 X esistono in versione da soli 4 GB di RAM. Solo il Mate 20 Pro è disponibile invece nella versione super carrozzata da 256 GB di memoria e 8 GB di RAM. Tutti sono disponibili in versione Dual SIM, mentre il 20 Pro anche in versione a singola SIM.
È possibile inserire una memoria di espansione con capacità aggiuntiva fino a 256 GB ma attenzione… Huawei ha abbandonato le tradizionali SD card (in versione micro) per utilizzare le nuove NM (Nano-Memory) al momento compatibili solo con i Mate 20. Se quindi avete una MicroSD nel telefono attuale… non la potrete spostare sul nuovo acquisto.
Per il resto i tre modelli sono sovrapponibili per caratteristiche e funzionalità. Proseguiamo il test del nostro 20 Pro arrivato nella versione base da 6 GB di RAM e 128 GB di memoria.
Comodo e veloce
Come accennato precedentemente, il particolare design del Mate 20 Pro lo rende uno smartphone piuttosto maneggevole. Pratico da impugnare, anche con una mano non particolarmente grande tutto lo schermo è facilmente accessibile con il pollice (ad eccezione forse dello scalino attorno all’altoparlante) senza perdere la presa dell’apparecchio. La scocca posteriore è realizzata in un materiale plastico non troppo liscio, il che garantisce una buona presa, mentre lo schermo risulta molto sensibile e gradevole al tatto.
La reattività è notevole, grazie ovviamente al potente processore ma anche alla più recente versione di Android (9 Pie), rimaneggiata da Huawei con il suo skin.
EMUI 9.0.
Lo smartphone dispone di un piccolo slot estraibile per l’inserimento delle due SIM oppure di una SIM ed una sheda Nano Memory, posizionato di fianco al connettore USB Type C. Notiamo subito l’assenza del jack per le cuffie tradizionali che però il Mate 20 Pro (così come gli altri modelli della famiglia) supporta attraverso un adattatore USB Type C – Jack 3 mm in dotazione. Una scelta che non ci sentiamo di appoggiare, in quanto ancora oggi non è raro l’uso dello smartphone come riproduttore musicale (ad esempio in palestra) utilizzando delle normali cuffie con filo, anziché più moderne e trendy cuffie bluetooth. Per farlo ora bisognerà ricordarsi di portare con sé l’adattatore, o lasciarlo attaccato alle cuffie…
Una volta inserite le SIM nello slot non c’è altro da fare che accendere il Mate 20 Pro. Lo schermo nero… rimarrà perfettamente nero grazie alla tecnologia OLED, tranne per la comparsa dell’elegante logo Huawei bianco (sono spariti i petali – o raggi – rossi).
L’accensione è rapida quanto i modelli precedenti e porta velocemente l’apparecchio a chiederci i PIN ed il codice di sblocco. Immediatamente riconosciamo la mano di Huawei nell’interfaccia Emui che può essere impostata con o senza drawer per la gestione delle applicazioni. Di fabbrica troviamo un set di applicazioni Huawei e terze parti preinsallate nel Mate 20 Pro, molte fortunatamente disinstallabili ed alcune no, soprattutto quelle Huawei. Nei primi minuti di uso siamo tempestati da richieste di autorizzazioni, permessi e login aggiuntivi rispetto a quelli standard di Google: ci vuole un po’ di pazienza.
Il design a tutto display è veramente bello ed elegante, ed i bordi arrotondati contribuiscono ulteriormente alla particolarità ed eleganza di questo smartphone. Dal punto di vista dell’usabilità chi scrive queste righe non è un particolare fan dei bordi arrotondati, che aumentano il rischio di contatti non desiderati con lo schermo, specie nell’uso con una mano. Va detto che il software del Mate 20 Pro sembra sufficientemente intelligente da ridurre la quantità di touch indesiderati, ad esempio compiuti con il palmo della mano, ma ogni tanto qualcosa capita. Per il resto l’usabilità è fantastica: un telefono velocissimo in cui scorrere foto, così come le pagine dei social, Facebook o Instagram, è un piacere. Abbiamo scaricato alcuni giochi, più o meno intensi dal punto di vista della grafica, e le prestazioni sono sempre state fluide ed ottimali. Il touch screen è sensibile, il gorilla glass piuttosto robusto il che fa piacere visto che il design con i bordi arrotondati viene particolarmente rovinato dall’installazione di una pellicola protettiva, cui è quasi d’obbligo rinunciare. Non ci siamo avventurati in tentativi di rovinare o rigare la superficie del display, per questo lasciamo ai folli test facilmente reperibili su YouTube… in ogni caso è chiaro che con l’utilizzo quotidiano senza pellicola un telefono così elegante tenderà a rovinarsi inesorabilmente, suggerendo almeno l’uso di una buona custodia protettiva.
Viva il grandagolo
La fotocamera è senza dubbio uno degli elementi di spicco del Mate 20 Pro. Che gli smartphone abbiano causato un ridimensionamento del mercato delle fotocamere compatte non è una novità… ma che i risultati fotografici possano essere così interessanti in realtà lo è un po’ di più.
Molti smartphone del passato hanno puntato ad uno sterminato quanto inutile numero di pixel, impacchettati in sensori talmente piccoli da ridurre la sensibilità ed aumentare il rumore, riducendo la risoluzione utile a valle di pesanti filtri di riduzione dello stesso.
Anche lo zoom è sempre stato sacrificato dalla impossibilità di integrare un’ottica con teleobiettivo, così come il grandangolo è sempre stato un sogno non realizzato per chi scattava con il telefonino.
Ebbene, le tre fotocamere del Mate 20 Pro sembrano proprio venire in aiuto per risolvere buona parte dei problemi. Lo scatto può essere impostato nella modalità a massima risoluzione, pari a 40 Megapixel. In questo caso lavorerà principalmente una fotocamera, non saranno disponibili funzioni di zoom. La dimensione delle immagini è massima, le fotografie in condizioni di buona illuminazione sono generalmente di buona qualità, mentre il rumore sale inesorabile con l’oscurità, ma non sfrutteremo nulla delle novità specifiche di questo nuovo Huawei.
Impostando la risoluzione alla modalità 10 Megapixel, ecco che le possibilità aumentano. Innanzitutto apparirà un controllo zoom che permette di ingrandire da 0.6x (quindi aprire al grandangolare) fino a 10x. Selezionando 0.6x entra in funzione un’altra delle tre fotocamere, quella da 20 Megapixel, che cattura con una focale equivalente ad un 16 mm. Un eccellente grandangolo… ed i risultati si vedono (comprese le inevitabili distorsioni di questa focale).
Portando l’ingrandimento a 1x, torna in funzione la fotocamera principale con focale equivalente a 27mm, che scatta fino a 40 MP ma ne usa solo 10 (per via dell’impostazione di cui sopra) a vantaggio della riduzione di rumore e l’aumento di nitidezza. Agendo sullo zoom, subentra anche il terzo occhio, una fotocamera da 8 Megapixel con focale equivalente ad 80 mm, che prende il controllo dello scatto man mano che si ingrandisce verso il fattore 3x. Oltre questo ingrandimento entra in gioco lo zoom digitale, visibile per via della riduzione di risoluzione ed un graduale peggioramento della qualità cromatica delle immagini.
Le prestazioni sono molto fluide e confrontabili in tutti i fattori di zoom fra 0,6x e 4-5x, segno che il sistema di elaborazione intelligente delle immagini è in grado di offrire prestazioni simili dalle tre fotocamere. Spingendosi oltre gli scatti sembrano provenire da un apparecchio diverso, per calibrazione cromatica e complessivo aspetto delle fotografie, e questo è dovuto alla forte elaborazione software applicata agli scatti per ingrandire.
In tutti i casi è possibile attivare l’HDR, piuttosto blando ma efficace nel migliorare la resa delle luci più alte, oppure nel riempire lo sfondo in ambienti chiusi in luogo del flash. Abbastanza buona la stabilizzazione: nulla di miracoloso e preparatevi in ambienti chiusi ad imbattervi con il mosso se le condizioni di illuminazione non sono favorevoli. È presente una modalità Aperture per gestire la sfocatura dello sfondo, una modalità Night per ridurre il rumore e migliorare la qualità degli scatti in condizioni di bassa illuminazione mentre la foto scatta più foto a raffica (e richiede un cavalletto o una mano incredibilmente ferma per qualche secondo), nonché la classica funzione Pro di Huawei con cui gestire manualmente il controllo di esposizione, la selezione degli ISO (fino a 6400), la velocità di scatto ed il tipo di messa a fuoco. È anche possibile riprendere video fino alla definizione 4K con compressione H264 o H265, quest’ultima più difficile in termini di compatibilità ma meno esigente in termini di memoria.
È tutto oro?
Uno smartphone perfetto? In effetti il Mate 20 Pro è un prodotto di altissimo livello che sarà capace di soddisfare anche l’utente più esigente. Stabile ed affidabile, veloce nello start-up e nel riavvio, veloce ad agganciare le reti nonché equipaggiato di un ormai stabile skin Emui Huawei, che non appesantisce in modo evidente il sistema Andriod nativo, il Mate 20 Pro strizza l’occhio all’utente più smaliziato ma anche a quello meno orientato ad addentrarsi nei meandri dei menu.
Il sistema a doppia SIM permette ora di gestire con entrambe la connettività dati. È possibile effettuare chiamate VoLTE con una SIM e contemporaneamente connettersi ai dati, così come disabilitare temporaneamente l’una o l’altra SIM da menu. La memoria a disposizione è veramente tanta, con 128 GB di default (esiste il modello da 256 GB), ed anche la RAM con un minimo di 6 GB promette di resistere ad anni di upgrade ed update del sistema operativo prima di mostrare segni di affaticamento.
Il sensore per le impronte digitali è stato eliminato ed integrato nello schermo. A prima vista si tratta di una novità particolarmente accattivante… nella pratica ne riscontriamo più difetti che pregi. Se il sensore frontale non trovava più spazio, per via dello splendido display che ora occupa tutta la superficie del telefono, per quello posteriore, come nel Mate 9 per intendersi, lo spazio c’era eccome ed avrebbe garantito prestazioni migliori. La lettura da parte del display infatti si rivela a tratti un po’ incerta e fallace. Bello ma meno preciso e soprattutto più lento.
L’assenza del jack cuffie ci ricorda una decisione criticata da parte di un concorrente che si poteva non seguire. È vero che l’adattatore Type C è in dotazione, ma preferivamo poterne fare a meno. Più pesante la scelta di abbandonare le microSD. È chiaro che l’intento di Huawei sia quello di rendere sempre più compatto lo smartphone, eliminando e riducendo tutto il possibile ma lo spazio per una microSD poco più grande di una Nano Memory si poteva trovare, evitando di introdurre ancora un altro sistema di memoria sul mercato.
Ottime invece le prestazioni in termini di autonomia. Con 4200 mAh il Mate 20 Pro resiste tranquillamente ad una giornata intensa di utilizzo (ma non di gioco ovviamente), mantenendo ancora un po’ di carica anche da mettere a disposizione di qualche altro dispositivo, magari di un amico. Solo che dovrà essere in grado di gestire la ricarica wireless, funzione al momento piuttosto rara oltre che non velocissima. Quasi impressionante invece la velocità di ricarica mediante la funzione Super Charge. Raggiungere più del 70% di capacità in una mezz’ora vuol dire veramente tanto.
Promosso? A pieni voti. Il Mate 20 Pro è un ottimo smartphone dotato di soluzioni innovative importanti, alcune di indiscutibile successo, altre migliorabili. Ma senza dubbio dobbiamo riconoscere a Huawei la capacità di cambiare ed osare, e per questo accattivare ad ogni generazione l’utente con qualcosa che ancora mancava.
Il prezzo è importante, ma se paragonato a prodotti concorrenti anche con diverso sistema operativo, ci sono più innovazioni interessanti nel Mate 20 Pro.