Sono passati ormai quasi dieci anni, da quando, nel 2008, Panasonic ed Olympus si unirono per rilasciare congiuntamente lo standard MFT, Micro Four Thirds, Micro Quattro Terzi (di pollice), per un sistema di fotocamere ed ottiche “mirrorless”, cioè senza specchio ribaltabile, vetro smerigliato e pentaprisma, che le DSLR hanno ereditato dalle reflex analogiche.
La prima fotocamera MFT mirrorless di Panasonic fu la G1, subito apprezzata per le sue doti, sebbene le mancasse una caratteristica oggi irrinunciabile su una fotocamera digitale, cioè la possibilità di registrare video.
Nacque così, nel 2009, la Panasonic DMC-GH1, una G1 estesa alle funzioni video Full HD, che fu la prima di una specie, una fotocamera con grandi attributi per ‘fare video’.
Ad ogni generazione successiva, Panasonic ha fatto corrispondere una grande evoluzione tecnologica e qualitativa che il mercato ha accolto con sempre maggiore entusiasmo. Grazie alle sue caratteristiche innovative, unite ad un costo accessibile, la penultima serie, la GH4, si è definitivamente affermata, divenendo spesso la prima scelta di videomaker e fotografi interessati al mondo delle immagini in movimento, scalfendo l’egemonia di Canon cominciata con la EOS 5D MK II e fronteggiando l’avanzata di Sony con A7S ed altri modelli “video oriented”.
La GH4 è stata tra l’altro la prima fotocamera di costo accessibile a proporre registrazione di filmati 4K ed UHD di qualità sino a 30 fps, oltre alla registrazione high speed a 96 fps in risoluzione Full HD per slowmotion estremamente fluidi.
Oggi è il turno della quinta generazione: le ambizioni sono grandi, e non a caso il costruttore giapponese chiama questa Lumix “Il top dei due mondi”, quello fotografico e quello video. In prova il kit DC-GH5LEG-K , che include il corpo DC-GH5 ed il nuovo obiettivo Leica DG Vario-Elmarit 12-60mm f/2.8-4 Asph OIS.
Introduzione e specifiche
Sino alla quarta generazione, Panasonic aveva introdotto un nuovo modello quasi ogni anno; visto il successo e le caratteristiche avanzate della GH4 è stato necessario un triennio di sviluppo per realizzare un prodotto migliore.
La GH4R, presentata a fine 2015, era infatti una versione identica con software migliorato (aggiunta del V-LOG e possibilità di registrazione di durata illimitata).
I miglioramenti partono da una svolta; la GH5 è la prima della famiglia a non avere il filtro passa basso. Tale filtro ottico, sino a poco tempo fa presente su tutte le fotocamere digitali, è necessario per eliminare le alte frequenze prima dell’arrivo al sensore, che sono causa di moiré e falsi colori. Il moiré, che prende il nome da un tipo di tessuto, è quel fastidioso effetto che si innesca riprendendo scene caratterizzate da motivi geometrici sottili e ripetitivi (giacche, camicie…).
Il filtro passa basso però non ha solo effetti positivi, poiché limita in parte la definizione delle immagini e del video; il lavoro congiunto della nuova coppia sensore “Live MOS”/processore Venus Engine ha consentito, secondo Panasonic, di eliminarlo senza avere effetti collaterali, a tutto vantaggio delle definizione complessiva.
Nuova anche la possibilità di realizzare scatti ad alta velocità sino a 6K e 18MP, che vengono memorizzati in un unico file video HEVC H265 (il nuovo algoritmo di compressione ad altissima efficienza spazio/qualità). Da questo filmato è poi possibile estrapolare i fotogrammi desiderati direttamente dalla camera.
Una procedura analoga è prevista per il “Post Focus”, caratteristica già introdotta su altre fotocamere Panasonic, ossia la possibilità di scegliere il piano di fuoco dopo lo scatto, sfruttando la capacità – espressa in precedenza – di registrare video sino a 6K ad alto numero di frame al secondo. In ogni frame viene memorizzato dalla macchina un piano di fuoco differente da scegliere successivamente.
Ergonomia e costruzione
Il corpo macchina, con telaio costruito in lega di magnesio, è compatto e leggero: pesa infatti appena 725 grammi. Tutti i materiali impiegati, metallo e plastica, sono di qualità e realizzazione superiore alla media.
Il corpo – tropicalizzato, e quindi protetto da polvere, umidità e spruzzi d’acqua – ospita, in maniera ergonomica, due rotelle (una anteriore per il controllo del diaframma ed una posteriore per il tempo di esposizione e shutter) e numerosi tasti funzione. Questi sono tutti personalizzabili, in modo semplice e rapido: tramite menu, od anche tenendo premuto il comando per alcuni secondi per fare apparire la lista delle funzioni associabili. Nella parte alta della macchina ci sono le due ghiere girevoli realizzate in metallo, una sulla destra per l’impostazione del programma (che ha anche un utile tasto di blocco che ne impedisce l’involontaria commutazione), ed una, sulla sinistra, per l’impostazione sul tipo di ripresa. Quest’ultima contempla tutte le possibilità di scatto, da quello singolo, a quello multiplo, al post focus, alla raffica foto 6K/4K, all’autoscatto e la modalità Timelapse/Stop Motion.
Sempre sul pannello superiore nella parte alta, ci sono – oltre al tasto di scatto – il pulsante per la registrazione dei video, e tre comandi, per bilanciamento del bianco, impostazione ISO e compensazione dell’esposizione.
Il tasto centrale, quello degli ISO, è dotato di due piccole protuberanze che permettono di identificarlo al volo senza distogliere lo sguardo da display e mirino. Questi ultimi sono di ottima qualità; il viewfinder elettronico, di tipo OLED, ha la risoluzione notevole di 3.680.000 pixel ed una copertura del 100%, mentre il display – dotato di funzionalità touch che risponde molto bene ai comandi – è da 3.2” e risoluzione di ben 1.6 MP. Nella parte destra del touch sono presenti delle “Tab” che permettono di accedere a funzioni accessorie, tra cui altri tasti funzione programmabili. Lo schermo è articolato e permette un posizionamento molto versatile, che però è ostacolato in alcuni movimenti se vengono collegati cavi cuffie e/o HDMI.
Il mirino è dotato di sensore di prossimità e permette un’ottima visione per valutare con accuratezza il fuoco (operazione che sulle macchine 4K, data l’elevata risoluzione, non è sempre semplice).
Nella parte posteriore, oltre alla grande ed utile ghiera girevole già presente sulla GH4, è stato introdotto un praticissimo joystick, che si trova in posizione naturale per l’azionamento con il pollice e consente di selezionare la porzione di immagine su cui effettuare l’autofocus. Dopo averlo spostato, è sufficiente una pressione sullo stesso per riportarlo in posizione standard. Davvero pratico e ben pensato.
Al centro della grande ghiera girevole è posizionato il tasto per accedere al menù principale della macchina. Questo è organizzato in Tab, per suddividere in maniera logica le tantissime opzioni presenti senza perdersi. Ognuna delle Tab è infatti suddivisa in varie pagine. Una di queste – “My Menu” – permette la creazione appunto di un proprio menu per accedere rapidamente alle funzioni di uso più frequente. Il menù si sfoglia agevolmente con le varie rotelle poste su corpo ed anche via touch.
Uno sportellino protegge i due slot per le card SD (HC ed XC), che permettono tre tipi di memorizzazione differente: “relay” per la registrazione ininterrotta passando da Slot 1 a 2 e da 2 uno quando le memorie si riempiono, mentre la funzione “backup” attiva la registrazione speculare dei file su entrambe. Infine, con “allocation rec” si possono indirizzare i diversi tipi di file a destinazioni differenti (i RAW su una scheda ed i JPEG nella seconda).
L’obiettivo Leica 12-60, coprotagonista della prova, è realizzato interamente in metallo e trasmette ottime sensazioni già al tatto; come la fotocamera, è resistente a polvere e spruzzi d’acqua.
Il nuovo design del sensore della GH5 ha consentito di ridurre il fattore di crop degli obiettivi da 2,3 a 2, e quindi di gestire meglio le focali grandangolari. Pertanto la lunghezza reale di questa ottica sulla GH5 diventa 24-120. L’apertura massima non è costante, spaziando da 2.8 a 4.0 in massimo tele.
Prestazioni video
Con qualsiasi modalità di ripresa è possibile avviare e fermare la registrazione video premendo il tasto “Rec”, ma posizionando il selettore del programma sulla posizione “Creative video”, la fotocamera si trasforma in una vera e propria videocamera e nel menù appaiono una serie di funzioni dedicate a questa modalità.
La quantità e la qualità delle opzioni disponibili fanno immediatamente capire che ci troviamo al cospetto non solo di una fotocamera, ma anche di una videocamera di ottimo livello con dotazione professionale. È possibile regolare tutto di tutto; ad esempio la modalità di registrazione del Timecode, può essere sia Free Run che Rec Run, con partenza da zero, manuale oppure oraria.La macchina è una “World Cam”, ossia supporta sia le frequenze NTSC a 59.94/29,97/24 che quelle PAL a 50/25.
Le modalità di registrazione sono quasi infinite. Si parte dal 4K ‘pieno’ (DCI 4096×2160 @ 24p sia in 4:2:2 a 150Mbps che in 4:2:0 a 100Mbps), passando per il 4K televisivo, o meglio, UHD (3840×2160 @ 60/50/30/25/24p, con possibilità di registrare a 10 ed 8 bit, in 4:2:2 ed in 4:2:0, a 150 e 100Mbps), per finire al Full HD con le medesime opzioni di frequenza e campionamento e bitrate di 100Mbps. I file creati possono MOV (Quicktime), AVCHD, MP4 ed MP4 LPCM.
Per il test abbiamo privilegiato il PAL 50/25p con il bitrate più alto e compatibile con la registrazione ad alta velocità. Tutte le registrazioni effettuate in 4K hanno superato le aspettative. L’accoppiata GH5-Leica 12-60 fornisce una qualità eccellente, con dettagli davvero notevoli, su tutto il fotogramma, bordi compresi.
L’assenza del filtro passa basso non comporta effetti collaterali. Moiré e falsi colori sono assenti anche nella ripresa delle texture più ostiche.
Durante la prova della GH4 erano emersi due limiti. Il primo era un notevole rolling shutter che si manifestava con uno skew elevatissimo, ossia una deformazione delle immagini in fase di movimento veloce della videocamera. Questo avviene poiché la natura dei sensori CMOS prevede le immagini vengano “fotografate” a blocchi di linee orizzontali e non tutte insieme come avviene per i sensori “global shutter”. Come sappiamo, tali sistemi sono stati riservati sinora a macchine da presa estremamente costose. Il miglioramento della GH5 rispetto alla versione precedente è dovuto ad un sensore con latenza di 15 ms contro i 22 della precedente generazione; un bel salto che si nota non solo durante le carrellate, ma anche utilizzando il tele spinto senza treppiede. In effetti, con la GH5 il rolling shutter non risulta più un problema fastidioso neppure a mano libera e con stabilizzatore disattivato.
Il flash banding, altro effetto collaterale del rolling shutter, è ancora presente, ma in maniera gestibile. Il flash investe infatti quasi tutto il quadro e genera porzioni più chiare e non del tutto bianche come in passato.
Il secondo limite della GH4 era la resa agli ISO più elevati. La macchina infatti arrivava al massimo a 6400 ISO in video, e già a 3200 le immagini erano inutilizzabili. La GH5 mostra un evidente passo avanti, e sino a 1600 ISO non sono presenti né rumore video né i suoi conseguenti e dannosissimi effetti sui codec di registrazione. Difatti, questo fastidioso “formicolìo” si moltiplica esponenzialmente nei file compressi.
A 3.200 ISO il rumore diventa visibile e a 6.400 ISO troppo invadente, mentre a 12.800, nuovo valore massimo, rende le immagini difficilmente utilizzabili.
Per aiutare la macchina in condizione di luce scarsa, è possibile accoppiare alla GH5 uno o più obiettivi “prime” a focale fissa, più luminosi. Per sfruttare la doppia stabilizzazione di cui stiamo per parlare, nel catalogo Panasonic-Leica ci sono vari modelli con apertura 1.4/1.7.
Su GH5 debutta la stabilizzazione su 5 assi. Su questo modello, in concorso con le ottiche dedicate, vengono sfruttate le stabilizzazioni degli obiettivi e del corpo macchina sinergicamente, e le qualità dei sistemi vanno a sommarsi. Con ottiche MFT di terze parti, è possibile utilizzare queste possibilità, ma va specificata, nel menu, manualmente, la lunghezza focale usata.
Sempre da menu è possibile abilitare anche la stabilizzazione elettronica per i soli filmati, che garantisce un ulteriore livello di stabilità, compensando movimenti su 5 assi. Questa opzione comporta però la riduzione del grandangolo della camera. Viene infatti effettuato uno zoom dell’area centrale (quindi, con l’esclusione delle parti periferiche dell’immagine), per evitare che in caso di compensazione del mosso appaia il nero su uno dei lati del fotogramma.
Il nostro test, effettuato con l’ottica Leica che supporta la doppia stabilizzazione, ci ha fornito come indicazione che anche senza attivare l’opzione elettronica, gli stabilizzatori ottici di obiettivo e corpo camera sono in grado di svolgere un lavoro egregio, stabilizzando anche riprese a mano libera effettuate con zoom in posizione di massimo teleobiettivo (120mm).
Sfruttando i 20MP del sensore, e la sua capacità “di ridursi” (crop) in maniera intelligente, è possibile impostare un fattore di zoom aggiuntivo senza che ciò pregiudichi la qualità dell’immagine. Questo fattore è di 1,4x in 4K e di 2x in Full HD, il che si traduce in una focale rispettivamente di 168 e 240 mm. L’inserimento di questo “Extender” è pratico, specie se si ha l’accortezza di memorizzarlo con uno dei tasti funzione.
Molti videomaker continuano a considerare l’autofocus in ambito video superfluo, poiché lo sfalsamento dei campi di fuoco è una delle più usate caratteristiche della produzione video e cinematografica (specialmente con macchine con sensori di buona taglia, che offrono una profondità di campo limitata a vantaggio dell’effetto bokeh).
Sulla GH5 l’autofocus è disponibile in numerose modalità, AFS (Singolo), AFF (Flessibile) e AFC (Continuo) , e con buone condizioni di luce si rivela quasi sempre preciso ed affidabile; ‘quasi’ poiché alcune volte in modalità continua non sempre è in grado di inseguire oggetti e persone in rapido movimento. La situazione è ancora più drastica, poi, quando la luce cala nettamente, e l’autofocus diventa di fatto inutilizzabile… È possibile – o almeno auspicabile – che con uno dei prossimi aggiornamenti di firmware si possa migliorare questa sezione.
In modalità fuoco manuale, la camera aiuta l’operatore fornendogli utili assistenti. Di default è attivo l’MF Assist in modalità PIP. Agendo sulla ghiera del fuoco, sul display e nel view finder appare un picture in picture con ingrandimento di una parte dell’immagine che permette di capire se si è a fuoco o meno; muovendo il joystick possiamo rapidamente vedere altre parti dell’immagine. Come ulteriore aiuto è disponibile anche il “Peaking” che evidenzia – con colori selezionabili dall’utente – se è stato raggiunto o meno il fuoco sul punto desiderato dell’immagine.
In modalità fuoco manuale, l’obiettivo Leica 12-60 garantisce delle grandi soddisfazioni sia per gli eccellenti risultati qualitativi sia perché “non respira”, ossia intervenendo sul fuoco non vi è quella leggera ma fastidiosa variazione della lunghezza focale, che invece è tipica di molte ottiche fotografiche, anche prestigiose.
Con quest’ottica arrivare al punto di fuoco esatto non è sempre semplice o meglio veloce. Come su altre macchine, l’obiettivo è dotato di una funzione per la demoltiplicazione variabile della ghiera del fuoco. Girandola velocemente, con una breve rotazione avviene una grande variazione del fuoco. Girandola lentamente la demoltiplicazione aumenta ed è necessario effettuare un movimento molto esteso anche per regolazioni minime. Se da un lato ciò consente di effettuare la regolazione con una grandissima precisione, dall’altro lato rende difficile il lavoro “del fuochista” nel variare il punto di fuoco per mettere in evidenza elementi posti a profondità diverse all’interno dell’inquadratura, poiché spesso è necessario girare varie volte sulla ghiera per effettuare la variazione desiderata. Abbiamo cercato sia nel menu che nel manuale d’uso un’opzione per modificare o disattivare questa funzione di demoltiplicazione variabile, ma senza successo.
A parte questo, l’obiettivo fa sempre bene il suo lavoro, al punto che di fatto non abbiamo trovato difetti. Aberrazioni cromatiche assenti o ben corrette dalla macchina, dettaglio anche nelle zone periferiche dell’immagine. L’apertura non costante, da F 2.8 a 4, non costituisce un grande problema.
Il sensore di dimensioni generose, il diaframma meccanico e l’ottica, che si spinge sino all’apertura 2.8, permettono di ottenere un notevole effetto Bokeh, ossia profondità di campo limitata, con il soggetto a fuoco e con tutti gli altri elementi, in particolare quelli sullo sfondo, completamente sfocati.
Il costruttore dichiara una distanza minima per la messa a fuoco di 20 cm in grandangolo e di 24 cm in tele, ma in realtà, in modalità di fuoco manuale abbiamo misurato risultati migliori con distanze minime rispettivamente di 6,5 e 10 cm. La registrazione video condivide gli stessi “look” disponibili per la parte fotografica, ossia Standard, Natural, Vivid, Monochrome, L. Monochrome, Scenery, Portrait, Custom 1, 2, 3, 4, Cinelike D, Cinelike V, con l’aggiunta di Like709 che consente di applicare una correzione della curva del gamma per comprimere le aree sovraesposte.
Acquistando il software DMW-SFU1 viene aggiunta l’ulteriore opzione V-Log, che opera in maniera opposta alla Like709, tenendo molto basso il contrasto e permette, con interventi di color grading in post produzione, di ottenere i risultati migliori di gamma dinamica e lavoro dei codec di registrazione.
Se le immagini devono essere postprodotte, suggeriamo sempre di usare un profilo più piatto possibile. Ciò consente di memorizzare nel file la maggiore estensione di gamma dinamica ed allo stesso tempo di far lavorare al meglio gli algoritmi di compressione. Quindi, in quasi tutte le circostanze, suggeriamo la modalità Standard o, se disponibile, l’opzionale V-Log. Quest’ultima consente di registrare in modalità “piatta” utile in post e di visualizzare le immagini nel monitor e nel viewfinder nella modalità finale desiderata importando delle LUT che usano lo standard Panasonic Varicam 3D (con estensione .vlt). Le LUT vengono caricate in macchina tramite la scheda SD.
Un’altra circostanza in cui si apprezza la GH5 è relativa al menu del bianco, che ospita opzioni interessanti. Ci sono due modalità automatiche, AWB e AWBc, con la prima dedicata a preservare i toni rossi quando la luce assume questo colore, cinque modalità preset per luce diurna, cielo nuvoloso, ombra, luci incandescenti, e solo flash. A queste si aggiungono quattro memorie per bianchi manuali, ed altre quattro per bianchi manuali in gradi Kelvin!
Le impostazioni manuali risultano perfette, e abbiamo verificato che pure il bilanciamento automatico funziona in maniera corretta ed è riuscito a rilevare il giusto colore della luce, anche con luci di diverse temperature all’interno della scena.
Frame rate etc.
Una delle più interessanti novità di questa generazione è l’introduzione del “frame rate variabile” con velocità di ripresa che può spingersi sino a 180 fps in Full HD, e sino a 60 in 4K, per spettacolari immagini rallentate.
L’attivazione della funzione non è immediata: bisogna prima impostare una combinazione di formato di file di registrazione e modalità video (frame rate base e risoluzione). I codec che permettono maggiore libertà sono MP4-LPCM e MOV, mentre in MP4 non è disponibile alcuna funzione.
In risoluzione 4K, l’unico frame rate base utilizzabile è 25P e la funzione “frame rate variabile” permette di impostare valori sino a 60. In questo modo i 60 fotogrammi vengono “espansi” sui 25 del frame rate base, producendo uno slowmotion del 41% circa (che viene visualizzato sul display e sull’EVF).
In modalità FULL HD si riesce ad ottenere il massimo numero di frame al secondo e di fluidità. Impostando il frame rate base a 50, ed il variable a 180, la velocità delle immagini è del 28% e lo slowmotion risultante è assai fluido e cinematografico.
Panasonic segnala sul manuale che impostando una velocità superiore a 60fps l’immagine potrebbe degradarsi, ma a nostro avviso la qualità rimane comunque di ottimo livello e non si avverte quel salto enorme che c’era con la GH4, se si mettevano nello stesso filmato immagini 4K ed in slowmotion girate a 96fps in Full HD, anche se viste su un monitor 2K.
Va notato che, con l’attuale versione di firmware, sussistono alcuni limiti nella registrazione ad alta velocità: l’audio non viene registrato e l’autofocus viene disattivato automaticamente.
La batteria in dotazione, agli ioni di litio da 1860 mAh, è la stessa della GH4 ed è simile anche l’autonomia operativa. I dati dichiarati da Panasonic ci sono apparsi ottimistici, ma l’autonomia reale è comunque ottima. È poi possibile aumentare l’autonomia tramite il battery grip opzionale, che alloggia una seconda batteria. Il caricabatterie in dotazione permette di ricaricare una batteria in circa quattro ore.
Se dovesse essere necessario fornire l’alimentazione per un periodo molto prolungato, è possibile alimentare la camera usando la finta batteria opzionale. Sotto allo sportellino un tappo in gomma consente il passaggio del cavo di alimentazione. Purtroppo non è possibile alimentare la camera tramite il connettore USB.
Dal momento che molte mirrorless sono soggette al blocco momentaneo per evitare surriscaldamenti, abbiamo messo sotto stress la macchina, ed effettuato sessioni di shooting in condizioni climatiche impegnative, con temperature sopra i 30°C e la macchina non ha mostrato alcun problema di temperatura (la casa giapponese indica 40° come temperatura massima).
Audio: Funzioni e Qualità
La sezione audio è adeguatamente dimensionata alla sfera professionale. Il sistema microfonico integrato ha numerose regolazioni possibili e ci ha spesso sbalorditi per la qualità con cui ha registrato i suoni durante le sessioni di shooting nei parchi.
Sulla camera sono presenti ingresso microfonico mini jack stereo e presa cuffie per monitorare il suono, con opzione audio diretto o playback di quello che si sta registrando.
L’unità DMW-XLR1 per collegare microfoni e sorgenti XLR è del tutto nuova ed estremamente funzionale. Si monta sulla slitta flash hot shoe da cui prende l’alimentazione, e fornisce due connettori XLR femmina, con le funzionalità proprie di una camera professionale. Sono presenti, per ciascuno degli ingressi, la rotella per la regolazione del volume in ingresso, uno switch per scegliere fra linea, microfono e microfono con l’alimentazione phantom a +48 per i microfoni a condensatore, uno switch per il Pad/Gain (-20,0,+20dB) e per il low cut (16 e 160Hz), ed altri due switch per invertire i canali e per attivare il guadagno automatico (ALC).
Prestazioni fotografiche
Abbiamo parlato in dettaglio delle prestazioni video di questa avanzata mirrorless, che però per forma e natura è una fotocamera. Abbiamo visto che le prestazioni video sono migliorate decisamente rispetto a GH4 e forse la parte fotografica si è evoluta ancor di più. L’abolizione del filtro “passa basso” ha portato in dote una definizione decisamente accresciuta. Allo stesso tempo, nonostante la risoluzione maggiorata di oltre il 20%, è diminuita la rumorosità ad alti ISO. Con il modello precedente avevamo riscontrato che a 3200 ISO le immagini erano già molto rumorose e fissato come limite “pulito” 1600 ISO. La GH5 alza con decisione l’asticella. A 3200 ISO le immagini sono perfette e non perdono di definizione, cosa che accade in maniera “tollerabiile” a 6400 ISO. Solo 12800 e 25600 ISO risultano ancora “off limits”…
Le foto possono essere registrate con varie opzioni; ovviamente non manca il RAW, ed i file JPEG vengono sviluppati automaticamente in macchina. Il file RAW, alla risoluzione massima, “pesa” circa 25MB, e può essere sviluppato in macchina anche manualmente. Mentre l’AF in modalità video non si è mostrato il migliore della classe, in ambito fotografico, grazie alle tecnologie adottate e l’ampissima disponibilità di 225 punti, la musica cambia. La messa a fuoco è veloce e sempre accurata. Le funzioni speciali per le foto in raffica basate su video 6K/4K sono utili, ed è piùttosto agevole estrapolare i fotogrammi desiderati, sia in camera che con il software in dotazione. La qualità ci ha comunque sorpreso positivamente; gli scatti effettuati in queste modalità mostrano artefatti di compressione, ma gestibili.
Per i collegamenti, la GH5 è dotata di connettore USB 3.1 Type-C, Bluetooth v4.2 (Bluetooth Low Energy) e WiFi. Un’app comune a tutte le Lumix è disponibile sia per Android che iOS, e consente di controllare varie funzioni, e soprattutto la visione del preview, di buona qualità e senza ritardo.
Da sottolineare che, per ottimizzare affidabilità e resistenza, il connettore HDMI è quello full size e che a corredo viene fornito un utile accessorio che consente di bloccare il cavo al corpo per evitare scollegamenti e danni.
In dotazione, con download, è fornito PhotoFunStudio 10.0 XE, che consente visione ed editing essenziale di foto JPEG e video, e permette di estrarre le foto dai video; è disponibile solo per Windows. Per lo sviluppo dei file RAW, viene suggerito il download gratuito di Silky Pix Developer Studio, disponibile anche per Mac OS.
In conclusione, Panasonic con la GH5 ha centrato i suoi obiettivi: battere molti avversari e se stessa, proponendo una V generazione decisamente migliorata rispetto alla IV. Questa “foto-video-camera” ha funzioni video ed audio avanzatissime, a volte anche ‘pro’, e prestazioni fotografiche migliorate nettamente che le permetteranno di sconfinare anche lì dove le generazioni passate non avevano fatto breccia, “tra le braccia” dei fotografi. La GH5 fa meglio di molte concorrenti in alcuni settori, non paga troppo lo scotto di avere il sensore da appena 4/3”, ma deve inseguire ancora alcune proposte di altri costruttori in merito ad AF per il video e resa agli alti ISO. Il parco obiettivi MFT è ormai ampio e copre tutte le necessità focali, mentre una serie di convertitori di terze parti consente di adattare, ottiche con attacco Canon EF, Nikon F-mount ed altri. Proprio l’aggiunta di alcuni adattatori, di cui parleremo in uno dei prossimi numeri di Tutto Digitale, può fornire una marcia in più a questa mirrorless che nel corso dell’estate si migliorerà tramite un aggiornamento di firmware con nuove funzioni.
Infine, per una verifica personale delle potenzialità della macchina, date un’occhiata al nostro canale YouTube: troverete il video con i test effettuato.