Si è dovuto attendere quasi nove anni perché Nikon rimpiazzasse la sua fotocamera top di gamma in formato DX, la gloriosa D300. Nove anni in cui il mondo della fotografia è profondamente cambiato: le prestazioni in termini di sensibilità e definizione sono decisamente migliorate, sono state introdotte funzionalità video sempre più complete e accanto alle reflex sono apparse macchine senza specchio molto più compatte e leggere.
La nuova D500 è una fotocamera dal design tradizionale, ma dalle caratteristiche sicuramente innovative. Come, ad esempio, la connettività con gli smartphone Android e iOs, che permette di trasferire in tempo reale gli scatti online; oppure la possibilità di acquisire filmati 4K, direttamente su scheda di memoria; o ancora lo schermo touch-screen che in modalità live view permette di mettere a fuoco i soggetti con un dito.
Quest’ultima ed altre funzionalità non devono trarre in inganno: pur non essendo una full-frame, la D500 è una macchina destinata ad un uso professionale. Ne è testimonianza non solo il prezzo elevato (paragonabile a quella di alcune reflex con sensore a pieno formato), ma anche l’assenza di un flash integrato a comparsa, come a sottolineare che chi acquista una fotocamera di questo livello certamente utilizzerà un flash esterno più potente e versatile.
Perché un professionista, a parità di prezzo, dovrebbe scegliere una macchina con un sensore in formato DX, che ricordiamo è di fatto appena più grande di un APS-C, ma circa un terzo più piccolo di un sensore full-frame 24×36 mm? Sicuramente per lavorare in quelle condizioni in cui una macchina più leggera e meno ingombrante può rivelarsi più efficace. Il corpo della D500 è infatti più piccolo, ad esempio, di una Nikon D5 (anche se la D500 può comunque montare un battery grip opzionale), ma non solo: il fattore di crop del sensore permette di ottenere ingrandimenti maggiori con obiettivi più leggeri e compatti; ad esempio un classico zoom 18-55 mm equivale all’incirca a un 28-80 mm montato su una reflex full-frame, un 135 mm a un 200 mm, un 200 mm a un 300mm e così via. Questa caratteristica risulta assai utile nelle situazioni in cui si ha bisogno di un teleobiettivo più spinto, senza ricorrere a lenti troppo costose o molto pesanti. In definitiva l’alta velocità di scatto (fino a 10 fotogrammi al secondo in Raw 14-bit e fino a 200 scatti totali continui), unita al fattore di ingrandimento 1.5x del formato DX, rende la D500 la macchina ideale per il fotografo naturalista e il reporter di eventi sportivi.
In altri ambiti, come ad esempio lo still life, la fotografia architettonica o i servizi moda, è probabile che la maggior parte dei professionisti continuerà a scegliere una full-frame. Fatta questa premessa, che ci aiuta a inquadrare la D500 ed il mercato a cui si rivolge, cominciamo ad analizzare pregi e difetti della nuova Nikon.
Raffiche sempre a fuoco
Come abbiamo detto, la D500 ha un design molto più compatto rispetto a reflex di fascia alta con battery grip integrato (ad esempio la Nikon D5 o la Canon 1D), ma comunque più grande e più pesante rispetto a quello di una reflex entry-level o di una mirror-less.
Il corpo macchina è molto ben bilanciato, robusto e abbastanza grande da offrire lo spazio necessario per tutti i comandi rapidi di cui un professionista ha bisogno: oltre alle classiche ghiere per diaframma e otturatore sono presenti 8 pulsanti a sinistra del display (molti dei quali programmabili dall’utente), mentre a destra troviamo sia un piccolo joystick che un control pad, per navigare nel menu o scegliere il punto di messa a fuoco. Altri selettori posteriori permettono di attivare la modalità live view, scegliere tra lo scatto e la ripresa video, bloccare il punto di messa a fuoco (focus lock) o visualizzare diversi tipi di informazioni sul display.
Lo schermo è in assoluto il più definito sul mercato (insieme a quello della D5), con oltre 2.3 Megapixel di risoluzione, paragonabile per contrasto e nitidezza al display di uno smartphone di fascia alta, anche se più piccolo (3.2”). Caratteristica rara – ma molto apprezzata – per una reflex professionale, è la possibilità di ruotare il display sull’asse orizzontale, facilitando le riprese da posizione angolata, dal basso o dall’alto.
Lo schermo è poi dotato di funzioni touch, anche se Nikon è stata piuttosto prudente nell’implementare tali opzioni, forse per rispetto dei molti professionisti che nutrono un certo scetticismo nei confronti dei dispositivi a sfioramento; in ogni caso è possibile utilizzare il touch screen sia per scorrere le immagini appena scattate, che per selezionare il punto di messa a fuoco in modalità live view (sia per le foto che per i filmati). Non è possibile invece modificare le impostazioni o i settaggi della macchina via touch-screen.
A sinistra del mirino troviamo anche una ghiera da cui è possibile regolare il bilanciamento del bianco, il tipo di matrice da usare per l’esposizione, la qualità di scatto (JPEG e RAW), infine il modo di ripresa (automatico, manuale, a priorità di tempi e di diaframmi).
La stessa ghiera può essere ruotata per la scelta tra scatto singolo e scatto continuo. Come abbiamo anticipato la velocità degli scatti in raffica è uno dei punti di forza della D500: con 10 fotogrammi al secondo anche in RAW a 14 bit, la nuova Nikon è tra le 5 più veloci reflex sul mercato, full-frame comprese. Alla velocità di scatto si abbina un sistema di autofocus innovativo con ben 153 punti di messa a fuoco (sì avete letto bene, 153 punti, 99 sensori a croce, 55 selezionabili dall’utente – record assoluto per una macchina fotografica); tale sistema consente la copertura di una porzione più estesa dell’area d’immagine e dunque assicura un’acquisizione accurata anche di soggetti che si spostano velocemente all’interno dell’inquadratura. Il sistema è altamente personalizzabile, con opzioni di messa a fuoco continuo molto articolate, tra cui il 3D-tracking e il face detection. Tutto ciò si traduce in prestazioni eccellenti nell’inseguimento, ad esempio, di uccelli in volo, animali in corsa, auto sportive o atleti in gara. In tutte queste situazioni estreme, la D500 non sbaglia un colpo, offrendo immagini sempre nitide e dettagliate e rivelando la sua vocazione di fotocamera sportiva.
Per assicurare la corretta acquisizione di raffiche così veloci anche in RAW è necessario affidarsi a supporti di memoria ad alte prestazioni. La D500 offre un doppio slot per schede di tipo SD e XQD. Sappiamo che le XQD, eredi insieme alle CFast delle tradizionali Compact Flash, offrono il massimo in termini di velocità di scrittura, con alcuni modelli che superano i 300 MByte/s, e dunque rappresentano la soluzione ideale per scattare raffiche prolungate in RAW o per girare filmati in 4K. Tuttavia nella maggior parte degli usi anche una più economica scheda SDXC UHS-II o una semplice SDHC Classe 10 potrà essere sufficiente.
Nel nostro test, ad esempio, abbiamo utilizzato proprio una SDHC certificata 90 MB/s con cui abbiamo lavorato in 4K senza problemi di interruzioni.
Il doppio slot permette inoltre di usare contemporaneamente entrambe le schede per un backup automatico dei file o anche per memorizzare separatamente le immagini RAW e la loro versione JPEG su due supporti distinti.
Sempre connessi
La D500 è la prima fotocamera Nikon ad offrire una connessione sempre attiva con smartphone iOS e Android, con possibilità di scegliere tra WiFi e Bluetooth, per privilegiare la velocità di trasferimento oppure il risparmio energetico. Grazie all’app Nikon SnapBridge è possibile fare un backup automatico delle immagini acquisite con la D500 su cellulare o su un server online messo a disposizione da Nikon, con uno spazio di archiviazione fino a 20 GByte. Durante il trasferimento le immagini vengono ridimensionate a 2 Megapixel per essere visualizzate sullo smartphone, condivise rapidamente sui social media ed organizzate attraverso tag geografici. Tutto questo avviene in background, senza che l’utente debba svolgere operazioni particolari. Attraverso l’app è anche possibile controllare lo scatto in remoto, anche se le funzionalità di SnapBridge riguardano solamente il versante fotografico e non quello video. Inoltre, la possibilità di un collegamento con il proprio telefono, permette alla D500 di acquisire le informazioni del GPS e del fuso orario direttamente dallo smartphone, senza ricorrere a moduli aggiuntivi. L’opzione NFC, infine, semplifica la configurazione di SnapBridge, rendendo immediato il riconoscimento dei dispositivi da associare.
C’è da dire che, nonostante la D500 sfrutti un sistema Bluetooth 4.1 a basso voltaggio, abbiamo verificato come la connessione sempre attiva incida sul consumo della batteria.
Per il massimo risparmio energetico è comunque possibile disattivare ogni connessione selezionando da menu la modalità ‘aereo’. In ogni caso, la possibilità di avere un backup automatico su smartphone, senza mai interrompere nemmeno un momento il proprio lavoro, rappresenta una soluzione ideale per i fotoreporter di hard news e non solo.
Per quanto riguarda le connessioni fisiche, sono disponibili oltre all’USB 3.0 e al terminale per il controllo remoto, ingressi e uscite audio mini-jack, per il collegamento di un microfono esterno e un paio di cuffie; non manca l’uscita HDMI che permette il transito di un segnale 4K non compresso a 8 bit 4:2:2, offrendo la possibilità di collegare un monitor professionale per la video-assistenza o anche un registratore 4K, per chi non si accontenta del formato di registrazione interna con compressione 4:2:0 H.264.
4K luci e ombre
Proprio la possibilità di girare in 4K, o sarebbe meglio dire in UltraHD (a 3840×2160 pixel di risoluzione), rappresenta una delle maggiori novità in casa Nikon – novità attorno alla quale si sono concentrate molte delle aspettative del pubblico e degli addetti ai lavori.
La D500, insieme alla full-frame D5, è infatti la prima reflex dell’azienda giapponese a offrire tale funzionalità. Diciamo subito che per quanto riguarda la qualità d’immagine, le nostre aspettative non sono state tradite; tuttavia le riprese in 4K con la D500 comportano qualche difficoltà in più rispetto al previsto, soprattutto per quanto riguarda la messa a fuoco e l’uso delle ottiche. Ma andiamo per ordine.
È possibile registrare clip della durata massima di mezz’ora in UltraHD direttamente su scheda di memoria, senza cioè ricorrere a costosi e ingombranti recorder esterni.
I file sono archiviati in formato MOV H.264 con un bitrate dichiarato 144 Mbit/s (in realtà il bitrate è variabile e si adatta alla complessità della scena: nelle nostre riprese abbiamo registrato alcune clip con bitrate di 110 Mbit/s e altre con bitrate di 170 Mbit/s, con una media di circa 130 Mbit/s); per avere un confronto con altre soluzioni di ripresa, ricordiamo che una macchina da presa per il cinema digitale come la Sony F55 può arrivare a gestire un flusso dati di 600 Mbit/s, mentre una video-fotocamera apprezzata nelle produzioni 4K come la Panasonic GH4 usa un codec a 100 Mbit/s. La qualità di compressione offerta dalla D500 è dunque di ottimo livello, adatta ad un utilizzo broadcast (per un riscontro diretto potete vedere una selezione del nostro girato sul canale YouTube di Tutto Digitale (www.youtube.com/user/TuttoDigitale). Colpisce sicuramente la nitidezza dei dettagli, superiore a quella vista su altre camere 4K, ma anche l’ottima gestione delle alte luci e l’ampia gamma dinamica. Buone anche le prestazioni alle basse luci, anche se non al livello delle migliori reflex full-frame: è possibile lavorare fino a 6400 ISO senza problemi e fino a 12.800 ISO con una qualità accettabile, mentre a valori superiori la grana e il rumore provocato dal guadagno elettronico diventano troppo evidenti. Sotto gli 800 ISO, invece, possiamo dire senz’ombra di dubbio che la pulizia d’immagine e l’attenuazione del rumore sono superiori a quanto visto su qualsiasi altra fotocamera 4K ad oggi in commercio.
Il codec adottato ci è sembrato valido, senza artefatti di compressione se non nelle tonalità più scure delle riprese ad ISO elevati; analizzando le riprese frame-by-frame, il sottocampionamento 4:2:0 non è immune da qualche problema di banding (linee seghettate), specialmente sui colori omogenei e sui gradienti, un problema noto, comune a tutti i sistemi di compressione video a 8 bit. Quasi impercettibili, invece, i difetti legati al rolling shutter, ovvero la deformazione delle linee verticali nelle panoramiche a schiaffo: in questo caso la D500 si comporta meglio di molti prodotti concorrenti.
In modalità video la macchina offre pieno controllo sulle regolazioni di ripresa (diaframma, otturatore, ISO), opzioni audio avanzate (regolazioni del volume in ingresso, filtro anti-vento, scelta tra modalità wide e voice) e diversi profili d’immagine, tra cui l’impostazione Flat, che permette di catturare un maggior numero di sfumature nelle alte luci e nelle ombre, restituendo un’immagine sbiadita che andrà poi elaborata in fase di color-correction in modo da ottenere una gamma dinamica più ampia.
Fino a qui sembrerebbe che la nuova Nikon rappresenti una delle migliori soluzioni leggere per la ripresa in 4K. In effetti è difficile negare il contrario, anche se non si possono nascondere alcuni problemi di gioventù. Innanzitutto la scelta di eliminare del tutto il filtro passa basso ottico paga in termini di livello del dettaglio e riduzione del rumore, ma può causare aberrazioni cromatiche. Il filtro passa-basso, infatti, serve proprio a tagliare le frequenze più elevate per ridurre il cosiddetto effetto moiré (effetto arcobaleno), un difetto di interpretazione del sensore che si verifica in corrispondenza dei dettagli più fini come ad esempio le trame dei tessuti o le fitte linee verticali di paesaggi o elementi architettonici.
La scelta da parte di Nikon di rinunciare al filtro passa-basso si rivela una scelta vincente sul fronte fotografico, poiché è molto raro catturare un singolo fotogramma ‘sporcato’ dall’effetto moiré; il discorso cambia però nella registrazione d’immagini in movimento, in quanto l’eventualità di riprendere anche solo per un momento linee sottili ravvicinate è assai più frequente.
L’altro limite nell’utso della Nikon D500 come videocamera 4K è che a tale risoluzione il sistema sfrutta solo la parte centrale del sensore. Tale scelta è stata operata, crediamo, per limitare al minimo i processi di elaborazione dell’immagine e restituire un’immagine il più possibile nitida e cristallina. Il rovescio della medaglia riguarda però l’ingrandimento eccessivo dell’inquadratura in rapporto all’ottica usata: se il sensore in formato DX ha già un fattore di crop di 1.5x rispetto al formato full-frame, nei filmati Ultra-HD si arriva a un fattore di circa 2.25x rispetto al pieno formato. Questo riduce di gran lunga la gamma di grandangoli disponibili – e sappiamo quanto nella produzione video un buon grandangolo sia molto più importante di un tele spinto. Per avere una focale equivalente a un classico 28 mm bisognerà dunque ricorrere a un 12mm, mentre per allargare il campo ulteriormente sarà necessario un obiettivo fish-eye (e non sappiamo con quali risultati).
L’altro svantaggio di usare solo una porzione del sensore riguarda le prestazioni alle basse luci, che abbiamo già detto essere molto buone, ma comunque inferiori alle prestazioni (impressionanti) offerte dalla D500 sul fronte fotografico.
Infine il sistema di messa a fuoco automatica, così efficiente e veloce in modalità fotografica, si è rivelato piuttosto incerto in modalità live view ed anche abbastanza rumoroso da essere registrato dal microfono (l’ottica in dotazione nel test era un 16-80mm f/2.8 dal costo di circa 1200 euro).
In questo caso, dunque, la D500 non riesce a competere con alcune delle fotocamere concorrenti di ultima generazione, dotate di sistemi di messa a fuoco continua efficaci e silenziosi anche in modalità video. Scartata dunque la possibilità di affidarsi all’autofocus, il film maker che voglia lavorare con la D500 dovrà abituarsi ad usare esclusivamente il fuoco manuale. Non si tratta di una missione impossibile, specie se si ha un po’ di esperienza con altre ‘video-fotocamere’. La differenza, però, è che lavorando in 4K invece che in Full-HD sbagliare un fuoco diventa un’eventualità non così rara, poiché ogni minimo errore risulterà ben visibile agli occhi di chi guarderà le immagini su un maxi-schermo con oltre 8 milioni di pixel. Per cercare una messa a fuoco corretta ed evitare imprecisioni sarebbe stato utile avere opzioni di focus assist, peaking o ingrandimento di una parte dell’inquadratura. Funzionalità che purtroppo sono del tutto assenti sulla D500.
In conclusione, la nuova Nikon offre prestazioni eccellenti in 4K, con un livello di dettaglio e di rumore da prima della classe. Purtroppo le enormi potenzialità in campo video sono difficili da sfruttare a pieno, sia per la difficoltà nell’ottenere una messa a fuoco precisa (salvo affidarsi ad un monitor esterno di video-assistenza) che per la scelta limitata di ottiche grandangolari.
Ovviamente il discorso cambia lavorando in Full-HD: in questo caso, infatti, i rischi di sbagliare un fuoco sono più bassi, mentre il sensore e di conseguenza anche le ottiche possono essere sfruttate in tutta l’ampiezza del formato DX.
Anche in Full-HD, tuttavia, mancano opzioni di ripresa ad alta velocità, per ottenere rallenti fluidi, presenti invece su macchine concorrenti.
Prestazioni da prima della classe
Se le opzioni video della D500 presentano luci e ombre, ogni dubbio svanisce quando si passa a valutare la nuova Nikon per quello che è, ovvero una macchina fotografica professionale.
Da apprezzare innanzitutto la scelta dei 20 Megapixel, una risoluzione più che sufficiente nella maggior parte dei casi anche a stampe di grande formato, che allo stesso tempo permette una gestione di file non troppo pesanti in fase di foto-ritocco e archiviazione. Un sensore meno definito, inoltre, offre migliori prestazioni in condizioni di luce scarsa, in quanto ogni singolo foto-diodo è più grande e può catturare più luce.
Questo si traduce in foto di altissima qualità anche a valori ISO elevati, al punto che la D500 può misurarsi in notturna anche con le migliori reflex full-frame (il rumore a 6400 e 12.800 è leggermente inferiore, ad esempio, a quello di una Nikon D810).
Quanto poi alla risoluzione reale, sappiamo bene che il numero di pixel non è il solo parametro da considerare; nel caso della D500, ad esempio, l’assenza del filtro ottico passa-basso – al di là degli effetti collaterali in campo video – permette di acquisire i particolari più sottili con una precisione straordinaria.
Quanto a nitidezza e incisione delle immagini, la D500 può così competere senza problemi con macchine da 24 o 36 Megapixel, mostrando talvolta risultati addirittura migliori sui dettagli fini. La resa cromatica, infine, ha la pasta tipica delle macchine Nikon, equilibrata, non troppo satura, con gialli e verdi brillanti (è comunque possibile impostare diversi profili colore per variare la resa).
Abbiamo già parlato della velocità di scatto, dell’affidabilità della messa a fuoco e del corpo macchina robusto ed ergonomicamente quasi perfetto. Insomma senza troppi giri di parole, siamo in presenza di una delle migliori fotocamere reflex sul mercato. Un’ottima scelta per il professionista in cerca di una macchina leggera, per muoversi con più agilità in condizioni difficili (eventi sportivi e ambienti naturalistici), ma anche per l’amatore che non può permettersi una full-frame e allo stesso tempo è in cerca della massima qualità fotografica possibile. Pur avendo un sensore più piccolo e un corpo più compatto, infatti, la D500 ha molto in comune con l’ammiraglia di casa Nikon, la D5, che però costa tre volte tanto. Infine, per chi già possiede un parco ottiche Nikon DX, ma ha un corpo macchina di vecchia generazione, la D500 rappresenta un ottimo investimento, per restare al passo con i tempi e sfruttare le migliori tecnologie del momento. Quanto poi alla possibilità di girare filmati in 4K, la D500 rappresenta una soluzione ideale non tanto per le troupe leggere o i film-maker indipendenti, quanto per le produzioni pesanti in ambito pubblicitario o cinematografico: con un monitor di assistenza professionale, un recorder esterno 4K non compresso, un parco ottiche adeguato e un assistente fuochista a supporto dell’operatore, la macchina potrà liberare anche sul fronte video le potenzialità di cui è capace.