Con la nascita, lo sviluppo e l’affermazione del dominio digitale sono cambiate tante cose. A livello di produzione, ad esempio, è diventato più semplice adeguare alcune funzioni, semplicemente cambiando il modulo relativo con uno più performante (se non, addirittura, aggiornando il firmware). In altre parole, siamo passati da una fase di ‘obsolescenza programmata’ ad una di ‘obsolescenza tout court’: proprio perché basta aggiornare un firmware per cambiare – anche notevolmente – alcune funzioni di una macchina, si può dire che questa, appena arrivata sul mercato sia già vecchia.
Per una volta tanto, però, la colpa non è principalmente dei costruttori, ma dello sviluppo inevitabilmente ultrarapido della tecnologia; di conseguenza, le aziende non esagerano nell’immissione di nuovi modelli, perché, se da un lato è vero che maggior scelta di macchine uguali/diverse significa superiore libertà di acquisto, questa situazione allo stesso tempo si traduce in confusione nel consumatore, che, magari, nell’imbarazzo della scelta, non sceglie affatto…
Insomma, forse siamo ad un punto di relativo equilibrio, con i costruttori che offrono diversi modelli base adatti a varie categorie di utenti e, senza esagerare, di quando in quando immettono sul mercato modelli sostitutivi di quelli già presenti, quasi sempre evoluzioni e non vere rivoluzioni.
Gemelli poco diversi
Vediamo ad esempio il caso della nuova Nikon D5500, lanciata sul mercato all’inizio di questo 2015 come evidente erede della precedente D5300. Stiamo parlando di una reflex ‘entry level top’, se ci perdonate il gioco di parole, ovvero una macchina per impostazione, prestazioni e prezzo (sotto i 1000 euro in kit con un’ottica-base) destinata essenzialmente ad amatori almeno mediamente evoluti, ma con qualche possibilità di accontentare anche i professionisti alla ricerca di un secondo o terzo corpo più semplice ed economico di quello principale.
A prima vista, la macchina si presenta con il solito family feeling Nikon, pur con alcune piccole differenze, e un ingombro e peso complessivo leggermente inferiore. Ciò premesso, quali sono le differenze fra la D5300 e la D5500?
La prima è nel sensore: i dispositivi montati sulla D5300 e sulla D5500 hanno la stessa taglia (DX nella definizione di Nikon, cioè APS-C), tipologia (CMOS), definizione (24,2 MP), ma quello della D5500 è di nuovo tipo (e inoltre, come sempre più comune in macchine di recente produzione, è sprovvisto di filtro passa basso). Sensore uguale ma diverso, e una serie di componenti e circuiti base del tutto simili (o meglio identici), come il processore (Expeed 4), e il sistema di messa fuoco con modulo Multicam 4800 DX, con 39 collimatori di cui 9 a croce (al proposito, Nikon dichiara che questa nuova implementazione è il 20% più veloce rispetto a quella della D5300 nelle riprese in Live View).
Sarà per il fatto che molti componenti sono praticamente identici, ma alcune prestazioni risultano di fatto coincidenti; basta pensare ad esempio alla cadenza di scatto (in modalità High, 5 fps (JPEG e NEF/RAW a 12 bit) o 4 fps (NEF/RAW a 14 bit), che offre un valore nella media della categoria).
Continuiamo il gioco delle similitudini? D5300 e D5500 possono registrare il video Full HD (1080/60) con la funzione D-Movie attivabile con un tasto dedicato, con acquisizione del suono stereofonico attraverso due micro-microfoni installati sulla parte superiore, davanti alla hot shoe e alla sommità del flash pop-up (un dispositivo sempre utile per emergenze e non).
Le macchine dispongono di Wi-fi integrato, anche se di tipo piuttosto semplificato, e di diverse altre caratteristiche e funzioni degne delle ambizioni di fotografi, se non ultra esigenti, comunque piuttosto esperti.
Non resta che prendere in mano la D5500 per capirne l’anima e il valore!
Che curve!
Osservando insieme dall’alto la D5300 e la D5500 si notano immediatamente la disposizione differente di alcuni pulsanti (e lo spostamento di quello ‘info’ sul retro). Leggermente diverso anche il profilo complessivo, con la D5500 caratterizzata da un’impugnatura meno ingombrante, e la carrozzeria nel complesso di spessore più ridotto (circa 7 mm). Le misure parlano di circa 124×97×70mm e 420g (senza batteria e card di memoria), ovvero 50/60 grammi di meno della D5300; tali valori non spostano troppo la manovrabilità complessiva, sempre agevole nonostante la mole di controlli stipati in poco spazio (perlomeno per chi non ha le mani troppo grandi…)
Giocando con la D5500 si riesce ad apprezzare l’impostazione ergonomica di base, che non differisce troppo da quella, certamente valida, di altre Nikon, e il bel monitor orientabile da 8 centimetri di diagonale e 1.037.000 punti, già visto peraltro sulla D5300. Questo monitor, in effetti, può essere ribaltato, basculato o ruotato (la casa giapponese lo definisce ‘ad angolazione variabile’…), a vantaggio della comodità e versatilità di ripresa, in particolare video, ma porta in sé una novità: stavolta infatti lo schermo è di tipo tattile, touch screen, insomma, secondo una tendenza ereditata dagli smartphone e in costante diffusione – a torto o a ragione: mai come in questo caso si tratta di questione di gusti, o meglio di abitudini…) su fotocamere, videocamere e quant’altro…
In effetti, con il Touch screen della D5500 si possono impostare molti parametri (diaframma, ISO e tempo di posa, area AF in Live View) ed effettuare operazioni (come lo scatto), senza utilizzare i consueti comandi meccanici. Abilitando il pulsante touch Fn (naturalmente, con il monitor “aperto”), mentre si compone l’immagine con il mirino, è possibile regolare velocemente e con un dito le impostazioni principali. All’Fn touch si possono assegnare fino a otto preimpostazioni (punti AF, modi area AF, diaframma, sensibilità…).
E luce sia
L’adozione del touch screen, a ben vedere, non è una novità da poco, e certamente potrà attrarre l’interesse soprattutto dei fotografi più giovani, abituati ai loro smartphone (e ad una connessione costante – e spesso eccessiva – uomo/macchina), ma non è l’unica di rilievo. Importante anche l’estensione della gamma ISO, che nella D5500 va da 100 a ben 25.600. Non siamo a livelli di record, appannaggio di reflex ben più costose, magari con sensori di taglia maggiore, ma per un prodotto di questa categoria, APS-C, si tratta di un interessante passo avanti, di un’opzione utile in tanti frangenti.
Come per ogni reflex di questo genere, dopo ogni scatto, la D5500 visualizza l’immagine catturata sulla superficie del monitor LCD. Se durante la ripresa di immagini e video, si vuole personalizzare l’aspetto del soggetto, si può utilizzare il Picture Control di Nikon. Con la D5500 il sistema è giunto alla seconda generazione; fra le altre cose, il PC/II consente di creare proprie combinazioni personalizzate oppure scegliere tra sette modi precaricati, inclusa la nuova impostazione Uniforme “Flat” (studiata per conservare tutti i dettagli e preservare le informazioni sui toni, sia nelle alte luci che nelle ombre).
Naturalmente dotazione e funzione della macchina richiederebbero molte pagine in più di quelle disponibili per essere descritte in profondità. Un po’ rapidamente, quindi, passiamo in rassegna innanzitutto le opportunità offerte dall’otturatore (con tempi da 1/4000 a 30 sec. con step di 1/3 o 1/2 EV; Posa B; Posa T e SynchroX = 1/200 sec) e quelle del sistema esposimetrico.
Quest’ultimo prevede la misurazione Color Matrix 3D II (per obiettivi tipo G, E e D), e Color Matrix II (altri obiettivi), la misurazione ponderata centrale (75% su un cerchio di 8 mm al centro fotogramma, quella spot (in un cerchio di 3,5 mm, circa il 2,5% del fotogramma, al centro dei punti AF selezionati).
Ovviamente è possibile effettuare la compensazione dell’esposizione, in valori compresi tra -5 e +5 EV, con step di 1/3 o 1/2 EV, nei modi P, S, A, M, Scene e Visione notturna.
I modi di ripresa sono quelli classici – Auto (Auto; Auto, Senza flash); programmato, con programma flessibile (P), a priorità di tempi (S); a priorità di diaframmi (A); Manuale (M) – ma non mancano un’infinità di opzioni ‘scena’ (Ritratto, Paesaggio, Bambini, Sport, Primo piano, Ritratto notturno, Paesaggio notturno, Feste/interni, Spiaggia/neve, Tramonto, Aurora/crepuscolo, animali domestici, Lume di candela, Fiori, Colori autunnali, Alimenti); ed effetti speciali (Visione notturna, Super vivace, Pop, Foto disegno, Effetto toy camera, Effetto miniatura, Selezione colore, Silhouette, High key, Low key).
La DD5500 naturalmente offre adeguate possibilità di controllo del bracketing (3 fotogrammi, con step di 1/3 o 1/2 EV, anche su flash e bilanciamento del bianco, e dispone del sistema proprietario D-Lighting attivo (Auto, Molto Alto, Alto, Normale, Moderato), e bracketing D-Lighting su 2 scatti.
Per motivi di spazio non entriamo in profondità nel capitolo ‘illuminazione’. Ci sarebbe molto da dire sia sul piccolo flash pop up incorporato (che permette regolazioni di ogni genere), che naturalmente a proposito del Creative Lighting System, un vero e proprio sistema di illuminazione basato sui flash Nikon di ultime generazioni.
Diciamo solo che la macchina può costituire parte attiva del sistema e fornire ottimi risultati pratici, naturalmente a patto di essere – se non veri e propri maestri della luce – almeno abili artigiani del ramo.
A proposito di ‘sistema’, saltiamo al mondo delle ottiche Nikkor: la D5500 è compatibile praticamente con l’intera, enorme gamma di obiettivi della casa giapponese, pur con minime limitazioni. L’autofocus è disponibile con obiettivi AF-S e AF-I, ma non con altri obiettivi di tipo G e D, AF (IX Nikkor e ottiche per F3AF non sono supportati) e AI-P. Segnaliamo che è possibile usare gli obiettivi senza CPU in modalità M, ma in tale circostanza l’esposimetro della fotocamera non funziona.
Il kit base
Per la nostra prova abbiamo utilizzato il Nikkor AF-S DX 18-55 mm f/3,5-5,6G VR II, ovvero quello offerto con uno dei kit preparati da Nital (che comprende anche una veloce SD Card Lexar da 8 GB (200x, con prestazioni dichiarate in lettura di oltre 30 MB/sec).
Si tratta di un’ottica adeguata alla macchina, dal punto di vista di peso ed ingombro, e di prestazioni proporzionate alla classe del corpo e alle necessità di chi inizia. L’escursione focale copre all’incirca dal grandangolo al medio tele (24-82,5 mm all’incirca il valore equivalente), quindi è adatta alla stragrande maggioranza delle utilizzazioni ‘normali’; la luminosità non è particolarmente elevata, e drecresce con l’aumentare della focale; in altre parole la combinazione fra macchina e obiettivo dà il meglio di sé in riprese all’aperto, e in generale in condizioni di illuminazione perlomeno decenti. In ogni caso, considerando che la sensibilità ISO non permette di spingersi all’infinito (come del resto in nessuna macchina di questa categoria), possono tornare utili il sistema di stabilizzazione VR e, nei casi necessari, il flash pop up.
Sempre a proposito dell’obiettivo, da segnalare che questo in posizione di riposo si blocca con il minimo ingombro, ma per l’uso normale va ‘sbloccato’ premendo un pulsante che abilita la completa escursione.
Prima di accingerci alla prova pratica, diamo un ultimo sguardo alla macchina, operazione che ci consente di apprezzare ancora una volta la compattezza e razionalità della realizzazione. Più che una reflex, la D5500 sembra una bridge, forse fin troppo compatta per chi è abituato ai ‘pesi massimi ‘ della fotografia… in ogni caso questo ulteriore sguardo permette di apprezzare anche la cura costruttiva, all’altezza della fama Nikon. Stiamo parlando di una macchina relativamente economica, ma ben realizzata, a conferma del livello produttivo raggiunto dalle fabbriche orientali ‘non giapponesi’ (come dichiara la piastrina sul fondo del corpo macchina, e l’incisione sull’ottica, siamo di fronte a prodotti ’made in Tailand’).
A proposito di ‘bella vista’, da segnalare anche la gradevolezza estetica delle informazioni che appaiono sullo schermo, dal disegno studiato probabilmente per utenti alle prime armi più che grandi esperti.
La piacevole sensazione visiva diventa soddisfazione con la macchina in mano: magari sarà necessario fare l’abitudine ad alcune lievi, inevitabili, differenze con altre reflex e addirittura con altre Nikon, e prestare attenzione alla concentrazione di comandi in poco spazio, ma alla fine tutto fila liscio.
E’ il momento della prova vera. Carichiamo la scheda, regoliamo i settaggi di base ed iniziamo a scattare. Prima nota positiva, sulla leggibilità ed orientabilità dello schermo, tra l’altro ‘bello grande’.
Ora proviamo a registrare una breve sequenza video: tutto avviene con estrema naturalezza. Sullo schermo appaiono le varie impostazioni, compresi i mini VU-meter del livello audio in ingresso corrispondenti ai due microfoni. L’AF funziona bene, vista la categoria della macchina; una piccola pressione sul pulsante ne attiva il movimento, che è piuttosto veloce e preciso, anche in situazioni-limite. Lo stesso autofocus si conferma all’altezza della situazione nello scatto di fotografie. In quanto alla resa di queste, possiamo essere più che soddisfatti. La definzione è fin esagerata per una reflex entry level.
La resa cromatica naturale, almeno in condizioni di illuminazione controllata: il rumore resta ben sotto il livello di guardia, almeno se non si esagera, se non si pretende l’impossibile (a 1600 ISO l’immagine è ancora pulita).
Testimone del progresso
Ad osservare i risultati ottenuti, viene da pensare al significato di ‘progresso’ tecnico e commercale. Con meno di 1000 euro – non pochissimi d’accordo, ma quanto spende un fumatore di sigarette in un anno? Ben di più… – il ‘progresso’ di cui sopra permette di avere a disposizione una macchina come la Nikon D5500. Una piccola reflex tuttofare, simpatica, ben costruita, adatta a tutti gli usi e soprattutto dalle prestazioni foto e video più che valide anche per i fotografi ambiziosi. Davvero, come abbiamo detto nel titolo, ‘piccole reflex crescono…’.