Cento anni, un secolo. Un traguardo importante, che Leica ha raggiunto in questo 2014, regalandosi grandi festeggiamenti, un complesso di nuovi edifici, un’asta storica (della quale vi parliamo in altre pagine) e anche una fotocamera del tutto inedita, oggetto di questa prova.
La gamma attuale di macchine della firma tedesca comprende diversi modelli divisi fra le serie M, S, X e le compatte. Fotocamere, come tradizione dell’azienda, che sono tutte – compresi i modelli meno prestigiosi, realizzati in Giappone – pensate e costruite senza risparmio, per le massime prestazioni qualitative.
Ora arriva la prima fotocamera della serie T, una mirrorless con sensore APS-C da 16 MP, accompagnata da un Summicron-T 23 mm f/2 ASPH e uno zoom Vario-Elmar-T 18–56 mm f/3.5–5.6 ASPH), alle quali seguiranno altri due zoom verso la fine dell’anno.
Interessante segnalare che la nuova macchina – e naturalmente questi obiettivi – adottano un nuovo attacco ‘T’ che, attraverso un adattatore (dotato di sensore ottico per leggere il codice 6-bit usato per identificare le ottiche moderne, e di contatti per trasferire le informazioni alla macchina), permette anche di utilizzare le ottiche M mount.
Una ‘finta grassa’
A prima vista, la Leica T sembra piuttosto massiccia, più ingombrante di quanto non ci si aspetti. In realtà, presa in mano, la macchina risulta abbastanza leggera, grazie alla realizzazione basata su una scocca in alluminio lavorata da un pezzo unico (vedi immagine nelle pagine seguenti). Un blocco del peso di circa 1,2 chilogrammi diventa poi infatti la struttura della fotocamera, che resta sotto i 100 grammi dopo la lavorazione (e l’eliminazione delle imperfezioni a mano). Si tratta di una soluzione piuttosto inedita, basata sul cosiddetto ‘unibody’ design.
A differenza della maggior parte delle fotocamere, costruite assemblando i circuiti elettronici e i vari elementi ‘intorno’ a uno châssis, e il corpo a chiudere il tutto, Leica ha scelto una strada diversa.
Tutti i componenti infatti sono assemblati direttamente sul corpo, costituito appunto da un blocco di alluminio lavorato ad hoc.
Una soluzione inconsueta, che determina un oggetto dal feeling originale, molto ‘tattile’.
Il look – sviluppato in collaborazione con il Centro Design Audi – è assolutamente moderno, essenziale, quasi rarefatto; in qualche modo riporta alle mente altre realizzazioni di design tedesco del passato, come i prodotti hi-fi firmati Braun e Canton di qualche decennio fa.
L’effetto-sobrietà è poi amplificato dal retro dominato dallo schermo (un touchscreen da ben 3.7″, in 16:9), mentre i comandi meccanici sono ridotti all’essenziale (scatto, registrazione video, interruttore generale e due rotelle) e quasi inglobati nella struttura.
In altre parole, si tratta di una soluzione estrema, che potrà piacere molto o per niente, ma che di certo non lascia indifferenti.
Da segnalare, fra l’altro, che la T è disponibile con le classiche colorazioni argento e nero, e può essere protetta e personalizzata (in nero, bianco, argento, e anche nelle più vivaci tinte giallo melone e rosso arancio) con la fondina T-Snap; il tutto, con tracolla o cinghietta (dotato di inedito sistema di aggancio Easy-Click, semplice ed efficace) in tinta… E ancora, a disposizione fondine in pelle, protezioni, borse…
Interessanti anche alcune soluzioni pratiche adottate. A parte il citato sistema Easy-Click, qualche parola ad esempio va spesa in favore dell’accorgimento adottato per l’accumulatore; non c’è uno sportello ad hoc, perché in posizione d’uso della fotocamera la base della batteria si inserisce perfettamente a filo rispetto al fondo, del quale riprende spessore e finitura. Semplice ed efficace.
A proposito di batteria, questa può essere caricata internamente via porta micro USB, oppure attraverso un caricatore esterno fornito a corredo; una doppia opzione che ci piacerebbe vedere diffusa su ogni macchina…
CMOS, APS-C da ‘Appena’ 16 MP
Dal punto di vista tecnico la macchina, come accennato, si basa su un sensore in formato APS-C (quindi con fattore di moltiplicazione di 1,5 X) di tipo CMOS, con risoluzione oggi ‘sufficiente’, ovvero 16 milioni di pixel, e sprovvisto di filtro passa-basso, come ormai sembra sempre più comune; la sensibilità va da 125 a 12.500 ISO.
La Leica T può registrare immagini fino alla massima risoluzione in JPEG di 4928 x 3264; è disponibile l’opzione in RAW, ed anche la possibilità di riprendere in video in Full HD 1920 x 1080.
La registrazione dei segnali avviene sulla memoria interna da 16 GB oppure su una scheda SD (preferibilmente di tipo XC/HC)
In quanto alla voce ‘esposizione’, la macchina offre i modi classici PASM, oltre ad alcune opzioni scena (ritratto, sport, paesaggio e così via); sono possibili la correzione manuale (+/- 3 EV) ed il bracketing (+/- 3 EV, a passi di 1/3 EV).
Altre caratteristiche prevedono l’adozione di un otturatore da 30 secondi a 1/4000, con sincro flash a 1/180 e possibilità di raffica fino a 5 fps, oltre alla presenza di un flash pop up e di una slitta porta accessori.
Un tocco di modernità è dato dal Wi-Fi built-in, che permette sia il trasferimento a uno smartphone o tablet, che il controllo remoto dello shooting.
Oppss… il mirino
Per l’inquadratura è presente un bel mirino ottico… sarebbe stata la frase che avremmo voluto scrivere. E invece no, dato che sorprendentemente questa macchina – realizzata da un’azienda con una grandissima esperienza e fama proprio nei mirini a telemetro – offre la visione ‘oculare’ solo attraverso un mirino elettronico opzionale, da montare sulla hot shoe. Questa unità, siglata Visoflex, si accende automaticamente all’avvicinarsi dell’occhio, può essere regolata in diverse posizioni per maggior versatilità di ripresa, e offre una notevole risoluzione. Inoltre, incorpora un GPS e si inserisce perfettamente nel design complessivo.
Tuttavia, in tale configurazione, peso e ingombro del tutto aumentano non poco, per non parlare dell’extra costo rispetto ad un conto già più che salato (il solo Visoflex costa all’incirca come una compatta di discreto livello, ovvero 465,00 euro…).
E, se pensate che siamo esagerati a voler pretendere il mirino adottato sempre più raramente – su una compatta (peraltro di costo pari a quello di una reflex media categoria) – provate ad andare in giro in una giornata di pieno sole e ad inquadrare con lo schermo posteriore: scommettiamo che non vedrete nulla o quasi, e che cercherete di usare la mano o altro per proteggere la visione dai riflessi?
Touch screen, smartphone style
In assenza di mirino, tutto dunque è demandato al grande schermo LCD posteriore, da 3,7″ (quasi 13 centimetri) e 1,28 MP che – come si sarà intuito, vista l’assenza quasi totale di comandi di qualsiasi tipo – è di tipo touch e quindi funge non solo da visore ma anche da centralina di comando per la maggior parte delle funzioni (anche se, lo ricordiamo, le due manopole permettono ad esempio di regolare l’esposizione diretamente in manuale).
In effetti, si tratta di un sistema del tutto simile a quello utilizzato negli smartphone di ultima generazione, e, alla prova dei fatti, ha mostrato di essere ben concepito e realizzato, con un’impostazione (evviva) studiata ad hoc (e non adattata) per l’uso fotografico.
Le analogie con i sistemi touch degli smartphone comprendono ad esempio le possibilità di navigazione effettuabili con lo scorrimento delle dita, l’ingrandimento con il ‘pizzico’, e così via. Tutto piuttosto logico ed efficace, al punto che l’apprendimento di tutte le funzioni sarà certamente rapido per chi fosse già abituato a questa logica, mentre risulterà molto più complicato per i fotografi della vecchia guardia, quelli, per intenderci, abituati a pulsanti e manopole. Non si può negare che l’interfaccia della Leica T sia più intuitiva e piacevole di quella di altre fotocamere provate, ma resta il fatto che – proprio per la concezione ‘touch’, l’utilizzazione possa essere meno immediata del solito.
Intendiamo dire che in effetti, dopo aver fatto pratica quanto necessario, sarà certamente agevole effettuare qualsiasi regolazione per realizzare immagini ‘meditate’, cioè studiate con calma. Al contrario, diventa praticamente impossibile effettuare regolazioni ‘al volo’, in tempo reale, in condizioni di street photography o altre situazioni del genere, senza fermarsi a guardare lo schermo (e quindi perdere l’inquadratura) per agire sui comandi touch.
Per usi dinamici della fotografia, l’ideale è tenere l’occhio al mirino (quando è presente…) e regolare i parametri direttamente sui comandi meccanici senza staccare l’occhio… anche se temiamo che in futuro, per avvicinarsi sempre di più al modello smartphone, aumenteranno purtroppo le fotocamere ispirate al mondo dei cellulari…
Nel caso della Leica T c’è poi da dire – fermo restando comunque la validità, nel suo genere, della soluzione touch adottata – che il voler privilegiare forme assolutamente pure ha causato un’ergonomia non sempre ottimale dal punto di vista della manovrabilità e stabilità della presa (nonostante la presenza di un rigonfiamento-grip sul corpo, anteriormente) e che, in egenrale, ma macchina sembra meno ‘rapida’ del desiderabile, quasi agisse sempre in souplesse….
Ottiche ben costruite, ma…
Per il momento, come accennato, la macchina può usare un Summicron-T 23 mm f/2 ASPH e uno zoom Vario-Elmar-T 18–56 mm f/3.5–5.6 ASPH oltre che – via adattatore – le ‘M’.
Il 23 mm è molto compatto e luminoso, e corrisponde a un classico 35 mm, cioè ad un’ottica moderatamente grandangolare che per molti fotografi sostituisce il classico ‘normale’ (50 mm).
Lo zoom, invece, è equivalente a un 27-84 mm, dunque garantisce un’escursione focale adeguata alla maggior parte delle situazioni di ripresa. Con tale ottica, la coppia corpo/zoom comunque risulta relativamente pesante ed ingombrante. Da segnalare, poi, l’assenza di un qualsiasi sistema di stabilizzazione; è vero che l’escursione massima in tele non è eccessiva (corrisponde a quella di un classico medio tele), ma è altrettanto vero che la luminosità dell’obiettivo non è granché e in particolare alla massima escursione (corrispondente a f 5,6) in condizione di scarsa illuminazione potrebbe essere necessario utilizzare tempi lunghi con conseguente rischio di mosso. Visto il prezzo di listino….
Alla prova dei fatti le immagini ottenute con le due ottiche sono risultate ben definite, e i risultati frutto di una scelta diciamo filosofica di Leica relativa all’implementazione personalizzata del sensore. A 100 ISO la resa è notevole, e, sino a stampe in formato A2, non si notano grandi differenze con quelle ottenibili con altre macchine da 20 e più megapixel. In caso di soggetti particolarmente critici, come primi piani di capelli, pupazzi di peluche e simili, la resa del dettaglio sembra meno incisiva, ma comunque sempre piuttosto naturale, senza artefatti digitali. Le texture, insomma, risultano precise, con i dettagli contrastati ben restituiti.
Per valori ISO elevati i risultati sono più che buoni, almeno in caso di immagini ben illuminate; un po’ di rumore risulta evidente nelle aree più in ombra. In generale, il rumore è poco avvertibile sino a 800 ISO, evidente a 1600, ancora accettabile a 3200 euro; valori superiori vanno bene solo per scatti d’emergenza. L’impressione che abbiamo ricevuto è che per questa macchina Leica abbia optato per una soluzione in grado di favorire la massima risoluzione, con una forte accentuazione dei dettagli e un trattamento debole del rumore. Del resto, la possibilità di agire sulle immagini in RAW permette di ottenere risultati personalizzati.
Da aggiungere qualche parola sul sistema autofocus – che comprende le possibilità di scelta spot, centro, multiarea, il Touch AF e il Face Detection – che non ha creato problemi di sorta – fermo restando la souplesse generale della macchina – e sulle doti delle due ottiche. Il 18 mm ha mostrato una resa piuttosto equilibrata, con i vantaggi della compattezza e luminosità. Può costituire una soluzione (quasi) definitiva per chi è abituato a ‘vedere’ (e soprattutto a concepire immagini) con il 35 mm.
Il costo è notevole, simile a quello richiesto per il più versatile zoom 18-56 mm; quest’ultimo, però, è poco luminoso, e privo di stabilizzatore. Inoltre, ha manifestato una leggera aberrazione cromatica e una minima vignettatura a 18 mm. Per contro, la distorsione è sembrata assente.
Movie mode e dintorni
Resta qualcosa da dire sulla ripresa video. Diciamo subito che, già solo per l’ergonomia della macchina (e il fatto che costituisca una ‘novità’ assoluta, che si traduce in assenza di accessori ad hoc prodotti da terze parti) non crediamo che questa sia una caratteristica inserita per vera convinzione, ma più che altro una opzione offerta per collocare la T accanto alle macchine ‘ moderne’.
La registrazione video è immediata e semplicissima, al tocco del pulsante relativo, ma non è possibile alcuna regolazione manuale (a parte la scelta fra 720p/1080p (entrambe a 30fps).
In quanto all’AF, in video la Leica T si prodispone nel modo multi-area continuous focus, replicando il ciclo di messa a fuoco automatica ad ogni avvio, dopo il quale si attiva una ricerca continua del fuoco sul soggetto ‘ipotizzato’. Vista anche l’assenza di un ‘focus lock’, è d’obbligo impostare la macchina su fuoco manuale.
Del resto, nel cinema si riprende con il fuoco manuale, determinato con precisione da una figura professionale ad hoc, il ‘focus puller’…
Infine, per restare nel video, resta da dire qualcosa del suono, che viene registrato in diretta attraverso due mini microfoni collocati sul piano superiore della macchina; a conferma della ‘non’ vocazione audiovisiva della macchina, manca la possibilità di collegare un microfono esterno, e di regolare il livello della registrazione. In compenso, la T dispone di un filtro wind-cut.
Per fotografi davvero amatori
Siamo al momento delle conclusioni, che ogni appassionato potrà peraltro trarre da solo ragionando su alcuni concetti.
Il primo, che la T è a tutti gli effetti (anche se le ottiche non risultano essere ‘made in Wetzlar’ ) una vera Leica. Originale, ben costruita, dalle prestazioni al vertice della categoria ‘mirrorless con sensore da 16 MP’.
Ciò premesso, andando a guardare il prezzo (la somma del corpo, più le due ottiche, più il mirino optional), questo supera i 5000 euro; anche solo per corpo e un’ottica a scelta servono almeno 3000 euro, ovvero ben oltre la media delle mirrorless teoricamente comparabili.
Un prezzo alto, giustificato in buona parte dell’esclusività della realizzazione e dalla cura di alcuni particolari, che però diventa obiettivamente salato considerando le carenze grandi e piccole fra corpo macchina ed obiettivi. Ma questo probabilmente non sarà un grande ostacolo per il classico cliente Leica…